domenica 13 gennaio 2013

Il generale Mori contro Pisanu: “Pazzo se avessi trattato senza appoggi politici”.


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Diverse le critiche contro la relazione della Commissione antimafia sulla trattativa.

di AMDuemila - 12 gennaio 2012
Nello stesso giorno in cui la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio al processo sulla trattativa il generale dei carabinieri, Mario Mori, ha avuto modo di leggere la bozza della relazione del presidente della Commissione antimafia Beppe Pisanu. Un documento che in sintesi “salva i politici lasciando la trattativa ad una mera iniziativa di carabinieri e mafiosi”.
“Ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini di Cosa Nostra divisi tra loro e quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano” è scritto nella relazione. E ancora: “La trattativa Mori-Ciancimino partì molto probabilmente come un’ardita operazione investigativa che, cammin facendo, uscì dal suo alveo naturale. Ne uscì, forse, per imprudenza dei carabinieri e ancor di più per ambizione di Vito Ciancimino”. La notizia è che a non condividere le conclusioni della commissione antimafia non è solo la Procura di Palermo ma anche lo stesso generale Mori. “Le conclusioni dell’Antimafia, raggiunte peraltro senza che nemmeno mi fosse concessa la possibilità di esporre le mie ragioni, sono inattendibili e tendenziose – ha commentato al quotidiano La Stampa - Pisanu nella sua relazione tende ad assolvere i politici, da Scalfaro in giù. Lo dice lui, io non ho titoli per commentare, Ma i casi, a questo punto, sono due: o io sono innocente al cento per cento, oppure sarei un folle completo... un colonnello dei carabinieri che da solo, senza le spalle coperte, senza i politici dietro di me, che avvia una trattativa addirittura con Cosa Nostra? Sarei stato un pazzo... Uno da ricovero”. Ovviamente l'ex comandante del Ros si ritiene innocente al cento per cento. Ma nello smentire la relazione Pisanu fornisce una chiave di lettura specifica: la trattativa, per aver luogo, necessitava di un aggancio con la politica. Ed è proprio questo passaggio che è alla base dell'impianto accusatorio dell'inchiesta della procura di Palermo.

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