sabato 26 gennaio 2013

Roma, inchiesta sui bus: “Mazzetta destinata alla segreteria di Alemanno”.


Roma, inchiesta sui bus: “Mazzetta destinata alla segreteria di Alemanno”


L'inchiesta su una commessa da 20 milioni per l'acquisto di 45 mezzi pubblici da parte di Roma Metropolitane sfiora il Campidoglio. Un ex manager che era stato arrestato: "Fecero riferimento allo staff del sindaco". Ma il primo cittadino se ne tira fuori: "Escludo tutto". Il Pd: "Si dimetta".

Scuote i piani alti del Campidoglio l’inchiesta del pm romano Paolo Ielo su una commessa da 20 milioni di euro del 2009 per l’acquisto di 45 bus da parte di Roma Metropolitane, società del Comune di Roma. Appalto che sarebbe stato subordinato, secondo la procura, ad una maxi tangente da 600mila euro realizzato tramite il meccanismo delle sovraffatturazioni. I mezzi, mai entrati in circolazione, sono destinati al corridoio della mobilità Laurentina.
I soldi di una tangente erano “destinati alla segreteria di Alemanno” ha detto un manager (arrestato e ora di nuovo libero) durante un interrogatorio. “Ceraudo fece riferimento alla ‘segreteria di Alemanno’ come destinataria delle risorse finanziarie. Non precisò né io chiesi se la segreteria di Alemanno fosse destinataria di tutto o di parte delle risorse” ha affermato nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Stefano Aprile, l’8 gennaio scorso, Edoardo D’Incà Levis, imprenditore di 59 anni, originario di Verona ma residente a Praga, indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti per una commessa di 20 milioni di euro per la fornitura di 45 bus destinati al Comune di Roma.
Il sindaco Gianni Alemanno se ne tira fuori: “Escludo nella maniera più categorica che membri della mia segreteria possano essere tra i destinatari di somme in denaro per questo o per qualsiasi altro affare. Non ho idea di chi sia il signor D’Incà Levis e né il sottoscritto né la mia segreteria si sono mai occupati di interferire nelle assegnazioni di appalti di qualsiasi genere, compreso ovviamente quello riguardante l’inchiesta in questione”.
Ma la polemica politica esplode. “Dopo decine e decine di scandali che hanno compito in questi cinque anni gli uomini vicini al sindaco, ora con le tangenti Atac si arriva addirittura alla segreteria dello stesso Alemanno. E’ una questione gravissima il coinvolgimento del sindaco che deve essere immediatamente chiarita. Roma è stufa del malaffare e del malgoverno che da cinque anni regnano sul Campidoglio” dichiara il segretario del Pd romano Marco Miccoli. “La posizione del sindaco Alemanno è ormai insostenibile – rincara Paolo Gentiloni, candidato alle primarie del centrosinistra per le comunali di Roma – Il suo cerchio magico è ogni giorno coinvolto da nuove e sempre più gravi accuse. La magistratura farà chiarezza sulle responsabilità dei singoli, ma è evidente che Gianni Alemanno non può più restare alla guida della città”.
L’inchiesta ha portato all’arresto di Roberto Ceraudo, l’ex amministratore della Breda Menarinibus e alle dimissioni dell’ex amministratore dell’Ente Eur, Riccardo Mancini. “Ceraudo mi disse – dice nel corso dell’interrogatorio D’Incà Levis – che la politica voleva ancora soldi; io, stupito, gli chiesi se era De Santis ed egli disse no, la politica, senza aggiungere nomi o sigle”. “Gli accordi preliminari non scritti con Ceraudo – dice l’imprenditore al gip – erano nel senso che il compenso di tutto il lavoro da me svolto per la fornitura dei 45 filobus ammontava all’1% della fornitura di competenza della Breda Menarini. Poco dopo, sempre nel 2008, Ceraudo mi manifestò la necessita’ di ‘aiutare’ la commessa nel senso che andavano reperite risorse per un milione 200mila euro da destinare a persone della De Santis Costruzioni in grado di influire sull’assegnazione dell’appalto”.
Ed oggi Ceraudo è stato interrogato dal pm Ielo per cinque ore a Regina Coeli. L’atto istruttorio si è tenuto a due giorni di distanza dall’interrogatorio di garanzia, avvenuto a Napoli, durante il quale il manager si era avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi Ceraudo, invece, ha risposto, ma sull’esito c’è grande riserbo. Lo stesso Mancini, all’indomani delle dimissioni dalla carica più alta dell’Ente Eur ha parlato oggi della sua gestione e ribadito la piena “fiducia nell’operato della magistratura”. “L’anno 2009 – ha aggiunto – è stato chiuso con una perdita di 12,6 mln di euro; il bilancio dell’anno 2010, di mia piena competenza, è stato chiuso con un utile netto di 8,2 mln di euro; il bilancio dell’anno 2011 riportava un utile netto di 9,4 mln di euro mentre il bilancio del 2012 chiude con un utile previsto che sfiora i 10 mln di euro, con un incremento continuo dei ricavi e soprattutto del Margine Operativo Lordo”.

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