sabato 8 giugno 2013

Inchiesta sulle multe cancellate a 255 tra politici e notabili. - Giulio De Santis

Arrestati due funzionari dell'Ufficio contravvenzioni. Migliaia di verbali distrutti. Nella lista dei beneficiati anche carabinieri e agenti dei servizi.

Una ex deputata dell'opposizione durante il precedente governo dei tecnici. Un consigliere municipale capitolino del Pdl. E poi, una sindacalista della Cgil, una concorrente del Grande Fratello. E anche un primario del Policlinico Umberto I e un ex assessore del Comune di Frosinone. Un Cavaliere della Repubblica ordinato nel 2008. Sono alcune delle persone inserite in una «sezione speciale» di cittadini - creata nell'Ufficio contravvenzioni del Comune di Roma - a cui sono state stracciate o annullate, senza un'apparente giustificazione, le multe prese nel 2011 per violazione del codice della strada.
I loro nomi sono nella lista acquisita dalla Procura, che indaga sulla distruzione di migliaia di verbali, molti dei quali riconducibili a deputati e senatori, funzionari di polizia, carabinieri, agenti dei servizi segreti.
Dall'elenco dei 255 «graziati», però, agli atti dell'inchiesta ne mancano molti: per 160 di loro è scattato un provvidenziale (quanto tempestivo) omissis . In questo gruppo di privilegiati - alleggeriti dall'onore di dover pagare multe spesso assai «salate» - compaiono pure cittadini privati che non ricoprono alcun ruolo istituzionale: è il caso degli imprenditori Paolo e Silvio Bernabei, a cui sono state cancellate oltre mille contravvenzioni a partire dal 2005.

Ed è proprio la scoperta della scomparsa delle multe dei Bernabei che ha dato il via all'inchiesta per la quale sono stati arrestati due funzionari dell'ufficio contravvenzioni, Angelo Vitali e Tiziana Diamanti, accusati di falso ideologico mediante soppressione di atti pubblici. La ragione che li ha spinti a cancellare migliaia di ricorsi e verbali non è ancora stata chiarita. Interrogato in carcere, Vitali ha detto che tutto è stato causato da un malinteso tra lui e la collega. «Le ho detto di "buttare" il cartaceo da una parte. Lei ha inteso le mie parole alla lettera e ha cestinato la documentazione», ha detto al pubblico ministero Laura Condemi. Una versione che non ha convinto affatto il magistrato. Anzi. Il pm è sicuro che dietro a quello che appare come un vero e proprio «mercato» delle multe si nascondano episodi molti gravi, da approfondire.
Mazzette? Favori? Il sospetto della Procura appare più che giustificato: tuttavia, al momento non è stata ancora trovata la prova del pagamento di nessuna mazzetta. Un «vuoto» che ha fatto balenare nella mente degli inquirenti un ulteriore sospetto: la cancellazione dei verbali sarebbe la conseguenza di una direttiva imposta dall'alto per privilegiare - senza alcuna distinzione particolare - una determinata categoria di persone, di «potenti».
Un'ipotesi diventata più concreta dopo la confessione della Diamanti, difesa dall'avvocato Claudio De Amicis: «Mi era stato dato l'ordine di cominciare a cancellare anche le multe dei gruppi consiliari della Regione e del Comune», ha detto.
A denunciare la scomparsa di migliaia di verbali è stato Pasquale Pelusi, direttore del dipartimento Risorse economiche dell'ufficio, insospettito per primo dalle strane e reiterare manovre nelle sue stanze. La cancellazione delle multe per motivi di servizio è corretta ma, come ha sottolineato Pelusi durante un colloquio riservato con un collega depositato agli atti, «qualcuno l'ha travisata e l'ha utilizzata per metterci dentro altro. A punto basta!», era sbottato prima che esplodesse il caso. Nell'inchiesta è coinvolto anche il funzionario Enrico Riccardi. Ma l'avvocato Antonio Paparo è sicuro: «Lui non c'entra nulla. Mi auguro di ottenere presto l'archiviazione».

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