martedì 12 febbraio 2013

Chiusa l’inchiesta Maugeri: Formigoni accusato di associazione a delinquere.


Roberto Formigoni


Oltre al governatore uscente della Lombardia, coinvolte complessivamente 17 persone. Per tutti le accuse sono, a vario titolo, associazione finalizzata alla corruzione, frode, riciclaggio e interposizione fittizia. Secondo il pm, il Celeste "è il promotore dell'associazione a delinquere".

Associazione a delinquere per l’affaire Maugeri. E’ il reato di cui è accusato il governatore uscente della Lombardia Roberto Formigoni. E’ quanto emerge dalla chiusura delle indagini della Procura di Milano, che contesta al numero uno del Pirellone l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Secondo gli inquirenti, il Celeste è il “promotore e organizzatore” dell’associazione a delinquere e avrebbe garantito stabilmente tra il 1997 e il 2011 favori alla Fondazione Maugeri e tra il 2002 e il 2011 al San Raffaele. Stando alla ricostruzione della procura, avrebbe favorito, grazie a delibere di giunta, i due poli sanitari e in cambio avrebbe ricevuto favori (tra cui viaggi e l’uso della yacht) e 8 milioni di euro. In tutti questi anni dai conti correnti di Formigoni non sarebbe uscito nemmeno un euro.
Complessivamente sono 17 le persone per le quali la procura milanese ha chiuso l’inchiesta con accuse che a vario titolo comprendono l’associazione finalizzata alla corruzione, frode, riciclaggio e interposizione fittizia. Dall’avviso di chiusura delle indagini, inoltre, emergono nuove accuse – rispetto a quelle già note – a carico del Celeste, già indagato per corruzione sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Maugerie, più recentemente, anche nel fascicolo riguardante il caso San Raffaele. Oltre che a Formigoni l’atto che sigla la fine delle indagini e precede, di solito, la richiesta del processo, è stato notificato, tra gli altri, al faccendiere Pierangelo Daccò, all’ex assessore alla Sanità della Lombardia Antonio Simone, agli ex vertici della fondazione Maugeri, a Nicola Maria Sanese dirigente del Pirellone, al direttore generale dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina e Alberto Perego, memores domini e amico di lunga data del presidente Formigoni. La vicenda riguarda una distrazione milionaria dalle sue casse avvenuta tra il 1997 e il 2011. Per la vicenda Daccò, Simone e altre cinque persone furono destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare.

Lega: “Mai preso tangenti da Finmeccanica”. Maroni: “Ipotesi fuori dal mondo”.



Per l'ex ministro dell'Interno il partito "non si fa intimidire da queste stronzate fangose". Via Bellerio prende le distanze dalle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, l’ex direttore centrale del gruppo pubblico, che ai pm ha parlato di una mazzetta di circa dieci milioni di euro destinata al Carroccio.

“Mai preso tangenti nè da Finmeccanica nè da nessun altro”. La Lega Nord rispedisce al mittente l’accusa di avere intascato mazzette milionarie dopo le perquisizioni di ieri in Svizzera nell’ambito dell’inchiesta degli appalti condotta dalla Procura di NapoliRoberto Maroni, che già ieri aveva preso le distanze dalla vicenda, scrive su Facebook che si tratta di ipotesi “fuori dal mondo” e mentre rilancia il Lega Unita Day del primo maggio, aggiunge che “la Lega non si fa intimidire di certo da queste stronzate fangose”.
Gli sviluppi investigativi sarebbero legati alle dichiarazioni fatte ai pm da Lorenzo Borgogni, l’ex direttore centrale del gruppo pubblico, che ai pm aveva parlato di dieci milioni di euro destinati al Carroccio nella vendita di 12 elicotteri Agusta Westland all’India. Un’operazione che sarebbe stata orchestrata dall’amministratore delegato della storica azienda varesina, Giuseppe Orsi, vicinissimo a Roberto Maroni e oggi numero uno del gruppo pubblico.
Ma via Bellerio si dice “totalmente estranea a questa vicenda” e prosegue: “In merito alle insinuazioni riportate oggi da alcuni quotidiani riguardo a presunte tangenti alla Lega Nord da parte di Finmeccanica” precisa che “chi associa la Lega Nord a questa vicenda sarà perseguito in sede civile e penale”.
Già in alcuni precedenti interrogatori, Borgogni aveva toccato questo tema e i magistrati hanno tentato di approfondirlo alla luce delle loro recenti acquisizioni investigative. In particolare, secondo quanto ha detto ai pm, i costi di mediazione della vendita all’India degli elicotteri militari sarebbero stati gonfiati per pagare mazzette milionarie alla Lega Nord con il consenso dell’allora amministratore delegato di Agusta Westland Giuseppe Orsi, promosso prima ad amministratore delegato di Finmeccanica nel maggio 2011 e poi alla guida dell’intero gruppo nel dicembre scorso. Orsi rappresenta da decenni l’anima lombarda del gruppo pubblico romano e non fa mistero di essere un buon amico di Roberto Maroni ed è l’unico manager vicino alla Lega nord a ricoprire un ruolo manageriale di primo piano in una grande società pubblica.
Orsi ha guidato nella sua fase di espansione Agusta, l’azienda più forte del gruppo dal punto di vista industriale e Maroni lo ha sponsorizzato nelle ore decisive della promozione. I due si conoscono da almeno 15 anni. Agusta Westland ha il suo cuore nella provincia di Varese e Maroni ha cominciato a frequentare l’amministratore di questo colosso industriale per ragioni istituzionali. L’importanza del gruppo Finmeccanica è nota a tutti in queste zone e soprattutto a casa Maroni: la moglie dell’ex ministro dell’interno, Emilia Macchi, da 25 anni lavora alla Aermacchi, una società controllata da Finmeccanica che recentemente si è fusa, ma forse sarebbe meglio dire ha inglobato, la Alenia dando vita alla Alenia Aermacchi. Emilia Macchi, molto stimata in azienda, è diventata dirigente qualche anno fa grazie a una delibera del Consiglio di amministrazione che ha riconosciuto la sua professionalità. Ovviamente Orsi conosce benissimo la signora Maroni e le due famiglie si frequentano.
Lorenzo Borgogni ha riferito di avere saputo in ambito aziendale (anche se non ha rivelato la fonte delle sue informazioni che a maggior ragione sono tutte da riscontrare) che nella vendita di 12 elicotteri da parte di Agusta Westland al governo indiano sarebbe stato riconosciuto un compenso di 41 milioni di euro a un consulente del gruppo che ha rapporti storici con la Agusta, un imprenditore che opera in India ma è residente a Lugano e si chiama Guido Ralph Haschke. Questa somma, dovuta per le sue prestazioni, stando al racconto di Borgogni, però sarebbe stata poi elevata a 51 milioni per far fronte alle “esigenze” dei politici della Lega Nord.
Proprio Giuseppe Orsi avrebbe chiesto inizialmente ad Haschke di sottrarre al suo compenso la somma di 9 milioni di euro da far tornare attraverso un intermediario nella disponibilità del manager. Di fronte al rifiuto del consulente di rinunciare a una parte della sua fetta di commissione, si sarebbe trovata una via diversa a carico della società: in un incontro apposito – sempre stando al racconto di Borgogni tutto da verificare – si sarebbe raggiunto l’accordo di aumentare il costo della consulenza di dieci milioni “per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare della Lega Nord”, partito che avrebbe appoggiato la nomina ad amministratore delegato di Giuseppe Orsi. Un racconto tutto da verificare. I magistrati hanno convocato Guido Haschke ma il consulente si è avvalso della possibilità di non presentarsi essendo un cittadino straniero.

Finmeccanica, arrestato il presidente Orsi per corruzione internazionale. - Massimo Martinelli


Giuseppe Orsi (foto Daniel Dal Zennaro - Ansa)


Ai domiciliari l'ad di Augusta Westland, Spagnolini, e i due presunti mediatori della maxitangente per la vendita in India di 12 elicotteri. Orsi: ho fatto il bene dell'azienda. Scoppia la polemica, Maroni: la Lega non c'entro nulla.

ROMA - Giuseppe Orsi, l’uomo che aveva promesso di dare nuovo lustro all’immagine di Finmeccanica dopo le inchieste che avevano coinvolto l’ex consulente Lorenzo Cola, è stato arrestato nelle scorse ore per corruzione internazionale. Era stato eletto amministratore delegato a maggio del 2011 e aveva successivamente assunto anche la carica di presidente nel dicembre successivo. Ma già a quell’epoca i magistrati napoletani avevano nei loro fascicoli i primi indizi per sviluppare l’indagine che lo ha portato in carcere stanotte.

L’INCHIESTA
Il provvedimento è stato firmato di magistrati della procura di Busto Arsizio, che avevano ricevuto nei mesi scorsi il fascicolo d’inchiesta dai colleghi napoletani. Il reato contestato è la corruzione internazionale, peculato e concussione, per presunte tangenti che sarebbero state pagate per la vendita di 12 elicotteri in India dalla Agusta Westland, la consociata di Finmeccanica della quale Orsi era l’ad prima di approdare al vertice del colosso di piazza Montegrappa. Insieme a lui, sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi anche all’amministratore delegato di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, che andrà ai domiciliari, e i due presunti mediatori della maxitangente, Guido Haschke e Carlo Gerosa, che sono stati fermati dalle autorità elvetiche in quanto residenti in Svizzera. Dopo l’esecuzione dei provvedimenti cautelari, gli investigatori del Noe dei Carabinieri hanno perquisito le abitazioni di numerosi manager del gruppo, anche a Roma e Milano. Nel capoluogo lombardo, i carabinieri hanno visitato gli uffici di Finmeccanica in piazza S.Babila e presso uno studio legale a Cornaredo. E ancora, sono state perquisite la sede di Agusta Westland, a Cascina Costa Samarate (Varese) e altre filiali dell’azienda.

LE RIVELAZIONI 
Le indagini della procura partenopea, poi condotte da quella di Busto Arsizio che è competente per territorio perché la sede centrale di Agusta è in quel distretto giudiziario, erano partite dalle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, ex direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica. Era stato lui a raccontare una serie di episodi di corruttela che si era verificata negli ultimi anni; tra questi il presunto pagamento di una maxi tangente da dieci milioni per aggiudicarsi una commessa milionaria per la fornitura di dodici elicotteri militari al governo indiano. Gli inquirenti napoletani arrivarono ad ipotizzare che dal prezzo finale di quei velivoli, che era di 560 milioni, fosse stata distratta una fetta di circa dieci per cento (51 milioni), che sarebbe stata ripartita tra i funzionari del governo indiano che avevano pilotato l’appalto, la politica italiana (Borgogni ipotizzò che dieci milioni fossero finiti alla Lega e a Comunione e Liberazione) e infine agli stessi della holding pubblica e ai due mediatori, Guido Ralph Haschke e Carlo Gerosa.

INCHIESTA INDIANA
Sulla vicenda era stata avviata anche un’inchiesta del ministro della Difesa indiano, Antony Ak, che nella scorsa primavera aveva chiesto al segretario generale della Difesa Shashi Kant Sharmit di accertare che non fossero stati episodi di corruzione per la stipula del contratto che Agusta Westland firmò nel 2010 con la Indian Air Force, sbaragliando la concorrenza della statunitense Sikorsky Aircraft Corporation che voleva piazzare i suoi elicotteri S-92. Nell’ambito di quelle indagini furono richieste in via informale alle autorità indiane alcune conferme circa le trattative che portarono alla stipula della commessa. E subito dopo, la segreteria del ministro della Difesa Antony Ak avrebbe cominciato a monitorare anche i mezzi di informazione italiani per capire l’origine dell’interessamento della magistratura italiana per l’appalto con Agusta Westland.

Amnesty International denuncia il governo e la polizia greca per torture. La Grecia è collassata. Ma a noi non lo dicono perchè siamo in campagna elettorale. - Sergio Di Cori Modigliani



L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta.Me ne stavo amenamente trastullando con un amico di lunga data, un giornalista neo-zelandese, con il quale ci incontriamo in un sito, chesscube.com, dove ci sfidiamo in un nostro personale duello a scacchi mentre chattiamo scambiandoci informazioni sull’Europa e su quello che accade nel continente australe e nel sud-est asiatico, di cui lui è un attendibile esperto.

A un certo punto, mi fa:

- “E che ha detto Bruxelles della bomba di Amnesty International?” - 
- “Quale?”  
- “Quella di tre giorni fa che gli ha ammollato il filosofo francese in piena riunione sul budget dell’Unione Europea” 
- (sconcertato dalla mia ignoranza dei fatti, nonché  fortemente incuriosito, chiedo ragguagli in merito) - 
- “Ma sì, quella dei rapinatori delle banche”  
- “Quali banche? Dove?”  
- “Nel nord della Grecia” 
“Chi?” 
“Gli anarchici, i ragazzi arrestati e poi torturati dalla polizia”. 

A questo punto mi arrendo e confesso di non sapere di che cosa stia parlando.E così, vengo a sapere da un neo-zelandese che abita in quel di Auckland, a 22.500 chilometri di distanza, 12 ore di fuso orario prima di noi, dall’altra parte del mondo, nel continente più lontano (in tutti i sensi) dalla nostra vecchia e cara Europa, che cosa sta accadendo a 1.000 chilometri da Roma, nel territorio che è stata la culla originaria della nostra civiltà.
E tutto grazie ad Amnesty International.
Faccio delle telefonate e mi butto in rete a caccia di notizie.
In Italia, nulla. In giro per l’Europa, anche.Notizie strabilianti in Sudamerica, in Canada, in California e sembra dovunque tra i bloggers scandinavi e nord settentrionali che scrivono nelle loro lingue.
Descrivono e raccontano qualcosa che sta accadendo in questi giorni di cui a nessuno è stata detta neppure una parola, né a Roma, né a Berlino, né a Parigi né a Londra. Tantomeno a Madrid.
Parlano della Grecia. Ma in termini nuovi. Nel senso che riferiscono di una società ormai collassata, al limite della guerra civile, ormai precipitata nel baratro, sulla cui attuale realtà è stato steso un osceno velo di totale censura per impedire che le notizie vengano usate in campagna elettorale in Italia e diffuse in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli iberica delle banche corrotte e Rajoy ha già fatto sapere a Bruxelles che là a Madrid si corre il rischio di veder la situazione sfuggire al controllo.
La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.
Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. 
Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. 
Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.
Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli  hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali.
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. 

Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.
E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.
Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, , la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.Silenzio assoluto.Nessuna risposta.Censura totale.
Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale.Ecco qualcosina che ho trovato in rete.

Grecia: anarchici torturati, Amnesty chiede un’inchiesta..


Emergono particolari scioccanti sul caso dei quattro giovani arrestati sabato e torturati dalla polizia ellenica. Lo scandalo supera i confini nazionali e Amnesty International punta il dito contro Atene.
Anche Amnesty International, in una nota diffusa ieri, ha chiesto l’apertura di una inchiesta sulle torture inflitte dalla polizia ellenica a quattro giovani arrestati lo scorso 1° febbraio 2013, perché sospettati di aver partecipato alla rapina di una banca di Kozani, nel nord della Grecia. Due dei quattro detenuti sono accusati di far parte del gruppo armato di ispirazione anarchica “Cospirazione delle cellule di fuoco”. “Le autorità greche non possono pensare di risolvere i loro problemi con Photoshop. Questa cultura dell’impunità dev’essere fermata. Su questa vicenda occorre indagare in modo efficace, imparziale e approfondito, in modo che i responsabili siano identificati e portati rapidamente di fronte alla giustizia” ha dichiarato Amnesty International. Le foto dei quattro giovani con i volti tumefatti per le botte e le torture ricevute hanno fatto nei giorni scorsi il giro del mondo, dopo la pubblicazione delle immagini su alcuni siti istituzionali da parte delle autorità elleniche che hanno in questo modo voluto rivendicare gli arresti. Non prima di aver tentato di ritoccare e ripulire le istantanee a colpi di Photoshop, per cercare di cancellare parte delle prove dei pestaggi che comunque sono apparsi evidenti. Il “lavoro” di ripulitura delle foto infatti è stato fatto così male e di fretta che l’operazione è diventata un vero e proprio boomerang per il governo Samaras e in particolare per il ministero degli interni di Atene. Nel tentativo maldestro di cancellare le ferite più gravi gli improvvisati tecnici della polizia hanno completamente stravolto il viso di uno dei quattro giovani, mentre ad un altro hanno schiarito i capelli biondi così tanto da farli diventare quasi bianchi. E non è quindi bastato impedire ai quattro arrestati di contattare famigliari e avvocati per 24 ore, aspettando che le ferite provocate si rimarginassero almeno un po’. Nel tentativo di salvare il salvabile la polizia ha affermato poi che i quattro sarebbero stati feriti nel corso dell’arresto e il ricorso alla forza si sarebbe limitato al necessario. Una versione poco credibile e smentita immediatamente. Medici e i familiari, infatti, hanno da subito denunciato che il brutale pestaggio è avvenuto proprio durante e subito dopo la detenzione, quando gli agenti hanno voluto punire gli arrestati per la matrice politica antisistema dei loro presunti crimini.Uno degli arrestati, il ventenne Nikos Romanós, ha dichiarato: «I miei motivi erano politici. Considero me stesso prigioniero di guerra. Non mi considero una vittima. Non voglio querelare i poliziotti che mi hanno picchiato. Desidero che il mio maltrattamento sensibilizzi le coscienze dei cittadini». Non è la prima volta che alcuni giovani vengono torturati dalla polizia. Nell’ottobre 2012, 15 manifestanti antifascisti avevano denunciato di essere stati torturati all’interno degli uffici del quartier generale della Polizia di Atene, il GADA, dopo il loro fermo durante una manifestazione antifascista nelle vie della capitale.Fonte:  contropiano.org (organizzazione comunista italiana)

Ecco l’inizio di un breve articolo che Barbara Spinelli ha pubblicato tre giorni fa, facendo capire qualcosa (ma senza spiegare un bel nulla, il consueto minuetto della sinistra nobile e miope): “I prìncipi che ci governano, il Fondo Monetario, i capi europei che domani si riuniranno per discutere le future spese comuni dell’Unione, dovrebbero fermarsi qualche minuto davanti alla scritta apparsa giorni fa sui muri di Atene: “Non salvateci più!”, e meditare sul terribile monito, che suggella un rigetto diffuso e al tempo stesso uno scacco dell’Europa intera. Si fa presto a bollare come populista la rabbia di parte della sinistra, oltre che di certe destre, e a non vedere in essa che arcaismo anti-moderno”.
Barbara Spinelli, “Se anche Keynes è un estremista”, La Repubblica, 6 febbraio 2013
Ecco come il sito di Le Monde, il più autorevole quotidiano francese comunicava la notizia con un pezzullo che, se non altro, avrebbe potuto incuriosire qualcuno: 


La Grecia e il Portogallo devono uscire dall’Euro: la teoria di Hans-Werner Sinn.

Non ce la fanno più, in Grecia. Non ci riescono e non riusciranno mai a riprendersi. Per questo, l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, da sempre contrario agli aiuti, è sempre più convinto che la Grecia e il Portogallo debbano temporaneamente uscire dall’euro, svalutare le proprie monete del 30-40% e diventare così più competitive, ridando ossigeno alle loro economie e all’occupazione. Secondo Sinn, infatti, le politiche di austerità imposte dall’Europa non miglioreranno la situazione in questi Paesi, con il rischio che prima che arrivi la ripresa scoppino guerre civili. Solo se l’Eurozona accettasse l’uscita temporanea di uno stato membro, allora si potrebbe evitare il peggio.Un’altra risposta alla crisi greca arriva dal capo divisione “business treasury, global banking & markets” del Royal Bank of Scotland, Moorald Choudhry, che ritiene necessaria la totale cancellazione del debito ellenico.

In Usa sono venuti a saperlo leggendo il Huffington Post on line, ripreso anche dal Wall Street Journal e dal canale televisivo Bloomberg che ha fatto un servizio sulla situazione greca. Da noi niente.
Ecco l’articolo apparso sul media statunitense, tradotto in italiano:


Grecia: Quanto tempo ancora per la Giunta?


una piccola panoramica di cosa succede in Grecia, solo temporanemanete fuori dai riflettori...


di Bill Frezza, HUFF POST  – Si dice spesso che per avere un assaggio del nostro futuro dovremmo studiare le lezioni del passato. Oppure possiamo osservare il destino di coloro che camminano a pochi passi davanti a noi, nella strada che sembriamo destinati a compiere. Prendete la Grecia…
Gli sfortunati Greci sono riusciti a tenersi fuori dalle prime pagine dei giornali per un paio di mesi, ma la pentola in ebollizione della politica greco non ha smesso di bollire. Miseria diffusa e disperazione alimentano l’illegalità e la violenza. La sensazione che il paese sta cadendo a pezzi sta portando i partiti politici estremisti, sia di sinistra che di destra, a vomitare una retorica apocalittica e a riempire inesorabilmente il vuoto lasciato dal centro, screditato e al collasso.
Leggete le storie di tutti i giorni che compaiono sulla stampa greca (che si potrebbero trovare solo sepolte nelle ultime pagine dei giornali americani) e senza dubbio vi chiederete: “Fino a quando questa gente fiera sopporterà un tale degrado?”

CRISI DELLA GRECIA – Per combattere il contrabbando e l’esplosione dell’evasione fiscale, il governo greco ha aumentato le tasse sul gasolio per il riscaldamento domestico del 50 per cento. Con sorpresa di nessuno (tranne quelli che credono che le tasse non influenzano il comportamento), le vendite di gasolio per riscaldamento sono crollate del 75 per cento: otto greci su 10 sono passati alle stufe a legna. Questo ha fatto esplodere un buco di 400 milioni di euro sulle previsioni del gettito dell’imposta.
E da dove stanno prendendo tutto questo legno i Greci? Stanno tagliando le foreste. Gli ambientalisti sono furiosi, mentre intere colline vengono spogliate. E’ stato anche riferito di un antico e venerato albero d’ulivo, sotto le cui fronde Platone insegnava ai suoi studenti, scomparso una notte per essere bruciato in qualche camino greco.
E dove è che va tutto quel fumo? Nell’aria vicino a Atene, che è diventata così carica di fuliggine e di smog che le autorità sono in allarme per il rischio di una crisi di sanità pubblica. La soluzione proposta? Il governo sta promuovendo l’uso di moderne, ecocompatibili stufe a legna!
Gli scioperi sono all’ordine del giorno, cosa che non dovrebbe essere sorprendente, dato che molti scioperanti non vengono pagati nemmeno quando si presentano al lavoro. La disoccupazione ha superato il 26 per cento, mentre la Grecia fa a gara con la Spagna per l’onore di essere al top del disastro economico europeo. La disoccupazione giovanile ha superato un incredibile 55 per cento. I capifamiglia anziani e di mezza età non vedono speranza per il futuro, e i suicidi sono schizzati alle stelle. Il club del baratto sta sostituendo la moneta, come i Greci riscoprono il vero significato del denaro. E mentre il mercato nero sta facendo un lavoro ammirevole per prevenire la fame, le conseguenze sulle entrate fiscali sono così disastrose che il governo sta considerando di vietare le operazioni in contanti superiori a 500 euro, per costringere i cittadini a utilizzare carte di credito o altri metodi di pagamento tracciabili.
Una serie di piccoli attentati e attacchi incendiari hanno scosso Atene. Bande di teppisti armati di bastone hanno preso di mira gli immigrati e le minoranze con pestaggi in corsa. Hanno sparato attraverso le finestre dei politici caduti in disgrazia. Un gruppo di guerriglia urbana il cui nome si può tradurre come “Circolo dei Fuorilegge/ Nucleo della minoranza militante fuorilegge”, rivendica attentati contro giornalisti colpevoli di difendere la politica del governo. Raramente ci sono degli arresti per questi reati.
Quanto tempo passerà prima che a qualcuno venga l’idea intelligente di mettere in scena un incendio del Reichstag?
Studiate il carattere greco e vi troverete un intreccio inesplicabile di contrasti. Da un lato, si rappresenta la caricatura di gente pigra, scansafatiche, evasori fiscali che sorseggiano ouzo con gli amici nella taverna, pagati per un lavoro del governo trovato dallo zio. D’altra parte, il greco ha uno spirito combattivo così feroce che anche Hitler lodò l’abilità marziale dei Greci: “Per amore della verità storica devo testimoniare che i greci, tra tutti gli avversari che ci hanno affrontato, hanno combattuto con grande audacia e disprezzo della morte. ”
Chiunque ritiene che la situazione ormai fuori controllo della Grecia si concluderà in pace sta sognando. Non vi è alcun piano credibile per una ripresa economica. Il PIL greco sta implodendo.Le multinazionali stanno levando le tende, a volte vendendo le loro operazioni greche a un euro solo per uscirne. Nessun investitore straniero sano di mente metterebbe i soldi in un nuovo business lì, e gli imprenditori locali che cercano di farlo, disolito restano strangolati in un groviglio di burocrazia che nessuna mazzettapuò districare. L’industria del turismo è ancora appeso a un filo, ma quando scioperi e violenze oltrepasseranno la soglia di fastidio e le prime notizie di vittime straniere arriveranno ai titoli dei giornali, i turisti internazionali rapidamente andranno altrove.
 E così la pentola a pressione bolle e l’orologio fa tic tac.Articolo originale: Greece: How Long Until Junta?

Ecco un articolo apparso in Italia, in rete, che non ha avuto alcuna eco né diffusione.


Allarme bilancio per la Grecia in recessione.



È sempre critica la situazione economica della Grecia per l’aggravarsi dei conti pubblici, mentre proseguono le manifestazioni di tutte le categorie per opporsi alle manovre lacrime e sangue decise dal governo ellenico e imposte dalla troika dell’usura internazionale (Ue-Bce-Fmi).L’allarme sui conti del Paese è partito direttamente dal ministero delle Finanze greco che ha rivelato una decisa diminuzione degli introiti nel mese di gennaio. Secondo informazioni infatti dello stesso dicastero, le entrate si sono ridotte del 7% rispetto all’obiettivo fissato e del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’ammanco, secondo le fonti, ha raggiunto quota 305 milioni di euro ed è dovuto soprattutto alla diminuzione delle entrate dell’Iva, ridottesi del 15% per effetto del calo del giro degli affari e del consumo del gasolio da riscaldamento. Un segnale molto chiaro del livello raggiunto dalla crisi economica frutto dell’austerità e della conseguente recessione che strozza famiglie e imprese elleniche. A questo si aggiunge la difficile situazione sociale che rappresenta una vera e propria polveriera a causa della disoccupazione record in aumento crescente, pari al 26,8%, mentre quella giovanile tocca addirittura il 56,6%.Nel Paese intanto proseguono senza sosta le proteste di moltissime categorie, fra cui quelle degli agricoltori e dei portuali. Tensioni e parapiglia alle manifestazioni degli agricoltori. Migliaia di persone si sono messe in coda, davanti a una sede ministeriale ad Atene, per approfittare della distribuzione gratuita di cibo voluta dagli stessi agricoltori decisi a protestare contro gli alti costi di produzione. A questo scopo i coltivatori hanno chiamato a raccolta pensionati, indigenti e disoccupati per riempire i loro sacchetti di frutta e verdura, e in questo modo condannando la politica di austerità e recessione voluta dal governo del primo ministro conservatore Antonis Samaras. E se gli agricoltori non intendono cedere anche i portuali sono sul piede di guerra, pronti a tutto. Dopo giorni di sciopero, per tutta risposta però il governo ha inviato le forze del’ordine in tenuta antisommossa sui moli del porto del Pireo. I contadini delle isole dal canto loro hanno dato l’assalto ai traghetti per obbligarli a levare le ancore e non far marcire i prodotti raccolti dalle loro terre. Nel frattempo mentre gli agricoltori protestavano anche i marittimi facevano sentire la loro voce, con uno sciopero generale attraverso il quale chiedevano gli arretrati e si opponevano con decisione alla riforma del settore, che li potrebbe danneggiare irrimediabilmente. A impugnare la bandiera della protesta nei porti del Pireo sono ormai da alcuni giorni con una serrata senza sosta proprio i marittimi ellenici. Le loro richieste si fondano sul pagamento immediato degli stipendi arretrati, visto che molti armatori approfittano della crisi che attanaglia il Paese per rallentare il pagamento del loro compenso mensile, e, soprattutto, per la decisa opposizione alla riforma avviata dal governo che prevede la liberalizzazione del settore, tanto più che la flotta della capitale ellenica rappresenta la prima industria del Paese in grado di generare ben il 16% del Prodotto interno lordo.Ma le misure di austerità e di stampo iperliberista rischiano di far chiudere molti istituti come il Pammakaristos, che ospita ben 130 tra bambini e adulti affetti da disabilità mentale. Il taglio del 62% dei fondi pone un grande punto interrogativo sul loro futuro e su quello delle loro famiglie che non sono in grado di accudirli a tempo pieno, 24 ore su 24. a questa già difficile situazione si aggiunge il mancato pagamento degli stipendi e una riduzione degli stessi per i 50 impiegati che si prendono cura dei piccini, molti dei quali soffrono di una grave sindrome, l’autismo, che provoca alterazioni nella comunicazione e nei rapporti sociali. Difficile risulta essere anche la situazione economica di questi lavoratori che non ricevono uno stipendio da cinque mesi. In più la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare a causa dell’offerta da parte delle istituzioni di 11 euro al giorno a disposizione dell’Istituto per ogni assistito. Cifra questa assolutamente bassa per coprire le spese di pasti, personale medico e scolastico. Per quanto sta accadendo in Grecia e altrove nell’Eurozona bisogna come sempre ringraziare i tecnocrati di Bruxelles e i banksters dell’usura internazionale che stanno facendo di tutto per arricchirsi a piene mani dalla crisi da loro innescata.

Consiglio a tutti di leggere un lunghissimo, esaustivo articolo del Prof. Eric Toussaint, docente di Scienze Politiche all’Università di Liegi e ordinario di Storia moderna e contemporanea presso l’università di Sorbona a Parigi, nonché Presidente del Comitato per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo e membro del CAIC (Commissione presidenziale di controllo integrale del credito pubblico) in Francia. (lo trovate qui: Link: http://www.investireoggi.it/economia/la-grecia-verso-il-default-uscire-dalleuro-per-non-morire/#ixzz2KJqp1U6c  “Grecia-Germania: chi deve a chi? Creditori protetti, popolo greco sacrificato” di Eric Toussaint)..

E’ un intervento molto lungo e tecnico ma ritengo che sia utile per chiunque abbia la curiosità, la pazienza, il tempo, l’energia e la passione civica europea di voler capire che cosa è accaduto in Grecia e che cosa sta accadendo. Questo intervento, il professore lo ha pubblicato sul suo sito in data 16 novembre 2012, alla vigilia del default greco, inviandolo anche alla BCE e al Consiglio d’Europa.. Ma all’ultimo momento (naturalmente senza che nessuno di noi sapesse nulla) hanno deciso di “salvare” la Grecia, lo scorso dicembre, ovverossia hanno dato altri 16 miliardi di euro d’aiuto che hanno portato il totale debito a 350 miliardi di euro, superiore del 152% al pil greco, il che vuol dire che “tecnicamente” non potranno mai pagare nulla. Di quei 16 miliardi avuti, 15 sono stati versati immediatamente per pagare gli interessi consolidati sul debito pregresso, consentendo in tal modo alle banche tedesche, francesi e italiane di poter presentare  dei bilanci in attivo.

Ecco che cosa si sono inventati, detto in massima sintesi:
le banche europee sono al collasso, tutte; la Grecia e il Portogallo sono diventate fondamentali per organizzare un giro di fatture contabili da accreditare al sistema bancario europeo; si comportano nel seguente modo: la BCE presta 10-20 miliardi alla Grecia all’interesse ufficiale dell’1%, sostenendo che così si riprende; il governo si prende la sua bella tangente e ringrazia; il giorno dopo fa un bonifico e usa quei soldi per pagare gli interessi alle banche private europee che è calcolato in un originale 9% al quale va aggiunto il successivo 12% per il ritardo e poi aumentato di altri interessi per via di un meccanismo matematico-finanziario che si chiama “anatocismo” che significa il calcolo del debito di interesse sull’interesse non pagato in modo tale da raggiungere una cifra vertiginosa perché gli interessi si sommano in progressione geometrica. In tal modo, le banche europee possono mostrare bilanci in profitto relativi a soldi che NON hanno avuto dalla BCE e che vengono iscritte in bilancio come se fossero guadagni di esercizio. La BCE applaude e dice: “ma voi banche siete solidissime, allora vi presto dei soldi perché avete i conti a posto”. Se la Grecia e il Portogallo dichiarano di non pagare più, le banche europee di ogni singolo paese sono costrette a vedersela con i propri debiti VERI, quelli non immessi in bilancio. Quindi loro (compresi noi italiani) devono a tutti i costi mantenere in vita il sistema bancario greco-portoghese, per evitare che falliscano MPS, Unicredit, Societè General, Dredsner Bank, Santander, ecc.E la Grecia e il Portogallo affondano senza nessuna speranza MAI di potersi riprendere. Le persone, le esistenze degli esseri umani coinvolti in questo giochetto non contano, non vengono prese in considerazione.Noi italiani le abbiamo sulla nostra coscienza, è inutile girarci intorno.Noi italiani, come nazione e come stato, stiamo affamando, affondando e distruggendo due paesi, la loro popolazione, con l’unico obiettivo di nascondere i nostri debiti, pensando di poterla far franca, senza capire che si tratta soltanto di questione di tempo.Il che, oltre a essere stupido e criminale, è infantile e perdente.E’ come pagare uno strozzino indebitandosi con un altro strozzino.
Io non voglio avere sulla coscienza le vite di milioni di greci e portoghesi per consentire ai miei concittadini di guardare il festival di Sanremo così ricco e pieno di allegri e costosissimi cotillons..
Trovo, tra l’altro, ignobile l’attività di censura imposta dall’Unione Europea su ciò che sta accadendo in Grecia, perché a Burxelles sono terrorizzati all’idea che possa scattare un fenomeno di emulazione.
Così come trovo davvero surreale che si parli di budget dell’Europa senza far menzione del fatto che un paese membro dell’euro è collassato e sono alla vigilia di una esplosione di violenza sociale che non sono più in grado di poter contenere.
Neppure il minimo accenno.
Che cosa c’è da fare, dunque?
Sapere e avere il coraggio di informarsi.
Capire che i partiti attualmente candidati (PD PDL Udc Lega Nord  Monti lista civica) sono intercambiabili e complici di questo meccanismo. Lo hanno fatto in Grecia, lo stanno facendo in Portogallo, lo faranno anche da noi e in Spagna.
Votare per loro, vuol dire contribuire ad aumentare le possibilità che si realizzi il loro piano.
L’immagine che vedete in bacheca è relativa a una pietra miliare della nostra civiltà: è un antico teatro greco dove è nata e si è sviluppata la tragedia greca.
Ci dormono oggi i senzatetto il cui numero è in gigantesco aumento.
I turisti non ci vanno più perché il ministero lo ha chiuso al pubblico trasformandolo in un dormitorio pubblico del disagio collettivo.
La trovo una immagine agghiacciante.
Questa è l’immagine che l’Europa esporta nel mondo.
Non si può rimanere indifferenti dinanzi a tutto ciò.
E a chi chiede: “ma io che cosa posso fare?” non posso che rispondere: “puoi molto, puoi moltissimo: puoi non votarli più”.
Perché se i loro suffragi crollano e il sostegno elettorale del popolo italiano verrà loro meno, allora, saranno inevitabilmente costretti a rifare i conti, rivedere le loro posizioni, cambiare rotta.
E così, nel nostro piccolo, avremmo dato un contributo anche ai greci e ai portoghesi.
Si tratta di coniugare intelligenza a solidarietà attiva.
Questo vuol dire essere davvero europei.
A questo serve la Cultura: a ricordarci come si fa  sentirsi semplicemente Umani.


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/amnesty-international-denuncia-il.html

IL PAPA SI DIMETTE. NE SANNO NIENTE ALLO IOR ? - Aldo Giannuli



Cappuccino, brioche e intelligence

Nella storia della Chiesa c’è un unico precedente, quello di Celestino V di cui sappiamo tutti per aver studiato la “Divina Commedia” negli anni del liceo. Gli altri sono tutti morti in carica; non tutti per morte naturale, va detto: ci sono stati i martiri della prima cristianità, poi qualche papa assassinato nel Medioevo… poi forse qualche altro. In Vaticano pare vada molto in voga il caffè corretto… Il codice canonico prevede la possibilità di dimissioni del Papa, ma la cosa è sempre parsa molto sconveniente. La Chiesa è monarchica e non ama i dualismi: pensate solo al problema della convivenza fra un Papa in carica ed uno emerito. Ogni starnuto del secondo (e questo scrive libri e twitta che è un piacere) potrebbe suonare come sconfessione del precedente. Poi, sul piano simbolico, la cosa può apparire come una fuga dalle proprie responsabilità.

Quando Wojtyla era già molto grave chiesero ad un prete se avrebbe potuto dimettersi e la risposta fu: “Può dimettersi Gesù dalla croce?”. Quella è una carica carismatica e delle normali dimissioni la fanno sembrare una qualsiasi carica politica. 

Quando Luciani esitava ad accettare l’elezione, un cardinale gli disse: “Se il Signore dà la prova, dà anche la forza”. E questo, per un prete, chiude il discorso. 

Dunque, cosa può esserci stato di così grave da indurre Ratzinger ad un gesto così clamoroso? 
La salute? 
Probabilmente questa sarà la spiegazione che verrà data fra poche ore, magari ci sarà uno scoop (naturalmente smentito con forza dal Vaticano) di un Alzheimer o qualcosa del genere. 
Ma non è cosa da prendersi sul serio e non solo perché Ratzinger appare in buona salute (o per lo meno, nulla fa pensare ad un suo crollo imminente) e Woityla se l’è tirata per almeno otto anni (e negli ultimi due era palesemente malconcio), ma anche per altri aspetti.

Ad esempio, lo stesso Sodano ha parlato di “fulmine a ciel sereno” e se il Papa avesse avuto problemi di salute così gravi, la cosa si sarebbe saputa prima. E lo stesso secco comunicato d’agenzia, per ora non fa cenno a motivi di salute.

Poi un’altra cosa: nella Chiesa il periodo che precede la Pasqua è quello liturgicamente più intenso e (per chi crede) più importante. Il Papa avrebbe potuto benissimo dimettersi dopo la Pasqua se non proprio dopo la Pentecoste, sotto periodo estivo, quando la cosa, pur sempre clamorosa, sarebbe parsa un po’ più “naturale”. Magari preparando il terreno con qualche “indiscrezione” nei mesi precedenti. E, invece, tutto fa pensare ad una decisione scaturita da una vera e propria crisi politica dentro le mura leonine. Quindi, la domanda è: che diavolo sta succedendo in Vaticano?

Il pontificato del povero Ratzinger non poteva essere più tormentato (e, bisogna riconoscerglielo, ne è uscito dignitosamente): scandalo dei preti pedofili, polemiche aperte con il collegio cardinalizio, problema dei rapporti con l’Islam, confronto costante con il suo predecessore e, più di ogni altra cosa, la raffica di scandali finanziari dello Ior. 

Prima la fuga di documenti di monsignor Caiola che consentirono a Nuzzi di scrivere il suo libro e che ha rivelato la prosecuzione dello Ior parallelo, che si credeva finito già anni prima. Poi a raffica gli scandali Fiorani, Anemone, Roveraro e riciclaggi vari. Poi l’inchiesta della Procura romana sui movimenti dello Ior presso la Jp Morgan e le pressioni della finanza mondiale perché lo Ior regolarizzasse la sua posizione giuridica (formalmente esso non è una banca e non è soggetto ai controlli internazionali del sistema bancario). 

Conseguentemente, Benedetto XVI, dopo aver imposto Gotti Tedeschi (uomo dell’Opus Dei) a capo dello Ior (sino a quel punto più vicino all’ala massonica del “sacro collegio”), decise,  a fine 2010, di aderire alla convenzione monetaria Ue, accettando l’applicazione delle norme antiriciclaggio. Quel che non servì ad evitare nuovi scandali su sospetti movimenti di capitali. A proposito: nella stranissima vicenda dei falsi titoli di Stato americani, che girano dal 2009, il nome dello Ior spunta in 6 casi su 11. Forse solo un caso. 

Poi continuò implacabile la fuga di documenti per tutto il 2011-12 dietro la quale non era difficile intravedere lo scontro fra gli uomini dell’Opus e quelli della “Loggia” vaticana. Al punto che, nel maggio dell’anno scorso, Gotti Tedeschi rassegnava le dimissioni, dando il via ad un aperto scontro in seno alla commissione cardinalizia presieduta dal cardinal Bertone, segretario di Stato. Da allora lo Ior non ha un presidente effettivo. 

Il prossimo 23 febbraio occorrerà riformare la commissione cardinalizia, con l’uscita dei cardinali Attilio Nicora e Laois Tauran (grande amico di Gotti Tedeschi) entrambi assai polemici con Bertone. In queste stesse settimane il nome dello Ior è tornato all’onore (si fa per dire: onore!) delle cronache per l’acquisizione di Anton Veneta da parte del Monte dei Paschi di Siena e tutto fa pensare che altro verrà fuori, nonostante la scontata smentita vaticana. 

Per completare il quadro, ricordiamo che, nell’autunno scorso, ci fu un altro strano caso che coinvolgeva Bertone. Una ventina di anni fa l’ordine dei salesiani ricevette una cospicua eredità che produsse un contenzioso giudiziario, risolto grazie alla mediazione di alcuni valenti avvocati e periti. Solo che, subito dopo i valenti mediatori presentarono richieste economiche che andavano anche oltre il totale dell’eredità, esibendo un accordo sottoscritto dall’ordine. E, infatti, nell’ottobre scorso, l’Autorità giudiziaria dava torto ai salesiani che ora rischiano il sequestro di tutti i loro beni ed il puro e semplice fallimento (e su questo torneremo). Ma come hanno fatto i salesiani a cacciarsi in un pasticcio di questo genere? A indirizzarli in questa direzione sarebbe stato Tarcisio Bertone (che viene proprio da quell’ordine) all’epoca arcivescovo di Genova. Così, Il Reverendissimo Cardinale di Santa Romana Chiesa si vide costretto a scrivere una molto imbarazzata lettera al magistrato, lamentando si essere stato raggirato da persone che avrebbero abusato della sua ingenuità. Un salesiano ingenuo? Come è fatto? Ha le antenne in testa, tre braccia ed è coperto di squame? Del mio lontanissimo passato di giovane cattolico, ricordo una battuta che circolava in molti ambienti ecclesiali: “Non saprai mai cosa pensa un gesuita e dove trova i soldi un salesiano”. Don Bosco aveva un senso degli affari ed una spregiudicatezza che era pari solo alla sua straordinaria capacità organizzativa ed al suo genio educativo. Ed i suoi seguaci non sono mai stati da meno. Quello che più inquieta è la coincidenza temporale fra l’ “accordo” che avrebbe portato alla spoliazione i salesiani e l’approssimarsi della fine del pontificato di Wojtyla . Certamente un caso. Sarà che ho letto troppo Andreotti, ma questo Bertone non mi pare che la conti proprio giusta.

Ed allora, è troppo pensare che le dimissioni del Papa siano il punto di arrivo di uno scontro politico in Vaticano e che il cuore della faccenda sia lo Ior? Ma c’è anche un’altra pista – peraltro complementare- che va valutata: Ratzinger è certamente nell’ultima fase del suo mandato (un uomo di 86 anni non può pensare di avere davanti a sé molti anni ancora) ma è ancora vigile ed efficiente. E se avesse deciso di dimettersi per pilotare, in qualche modo, la sua successione? 

Ed anche qui torna lo scontro fra le varie cordate pontificie: Opus Dei, Massoneria, Cavalieri di Colombo…. Vedremo. Quello che ci sembra certo è che queste dimissioni sono la mossa politica di un uomo che vuole giocare d’anticipo su altri. 


http://www.aldogiannuli.it/2013/02/dimissioni-papa/

Scandalo Ior, Paolo Cipriani: “Gotti Tedeschi non voleva sapere”

ettore gotti tedeschi memoriale

Paolo Cipriani, indicato nel memoriale di Ettore Gotti Tedeschi come il suo nemico numero uno, non si spiega queste accuse e racconta una versione dei fatti diversa da quella narrata nel documento dell’ex presidente dello Ior. Cipriani allarga le braccia e spiega che non sa i motivi di queste incomprensioni, che sarebbero iniziate proprio nel momento in cui Gotti Tedeschi ha chiesto dei nomi dei politici che avevano i conti bancari, delle informazioni che, secondo Cipriani, Gotti Tedeschi sosteneva di aver sentito in Italia.

Il direttore generale spiega in modo molto preciso: “Le domande le fanno sempre in Italia, ma qui ci sono le risposte, e conti cifrati e conti di politici non ci sono. Noi abbiamo fin dall’inizio voluto fargli capire e vedere, ma anche quando gli abbiamo portato tutti i tabulati, chiedendogli di guardare, di farci domande, di fare chiarezza, Gotti non ha mai voluto neanche visionarli. Ma ripeteva lo stesso “non voglio sapere, meglio non sapere”.”
Il memoriale di Gotti Tedeschi: “Tutto iniziò quando chiesi dei conti dei politici”

Ettore Gotti Tedeschi aveva affidato il memoriale alla sua segretaria. Il documento doveva essere consegnato a tre persone, tra le quali c’era anche il Pontefice, se fosse successo qualcosa a Gotti Tedeschi, come da lui richiesto espressamente. In questo memoriale si fanno dei nomi, relativi a personaggi di rilievo ai quali erano intestati dei conti in banca. Si tratta di faccendieri, costruttori, politici, funzionari dello Stato, probabili prestanome della criminalità. Quando Gotti Tedeschi ha chiesto delucidazioni su questi casi avrebbe incontrato, secondo il memoriale, delle forti resistenze.
E tra i nomi che vengono fatti per quanto riguarda i suoi principali nemici ci sono Paolo Cipriani, direttore generale proprio dello Ior, e Marco Simeon, direttore di Rai Vaticano e responsabile delle relazioni istituzionali e internazionali alla Rai.
La Chiesa dalla P2 agli appalti del G8

Papa Benedetto XVI, Udienza Generale

P2, P3, tangenti, Protezione Civile, San Raffaele, P4, interessi immobiliari. 
Sono tutte delle parole legate in qualche modo ai misteri del Vaticano, che riaffiorano in seguito allo scandalo di questi ultimi giorni, relativo innanzi tutto alla questione dello Ior e poi anche al “corvo” che ha trafugato dei documenti riservati per farli uscire all’esterno dello Stato della Chiesa. Ripercorrendo le vicende, anche non troppo antiche, relative all’Italia e ai misteri del Vaticano, viene giustamente da chiedersi, come fa don Paolo Farinella, perché “il Vaticano appoggia sempre i corrotti, i corruttori, i ladri e i manipolatori di coscienze?“.
Don Farinella si chiede anche come mai la Chiesa preferisce affidarsi a “Gianni Letta, coordinatore della rete di corruttela“. Poteri, affari e misteri si intrecciano in giri anche abbastanza contorti, che fanno venire alla luce perfino inquietanti giri di prostituzione maschile.
I magistrati riuscirono ad intercettare una telefonata con la quale il corista del Vaticano parlava con Angelo Balducci, procurandogli la “merce” tra i seminaristi: “Angelo, non ti dico altro: è alto due metri per 97 chili, 33 anni, completamente attivo“, “Ho un tedesco appena arrivato o vuoi stare col norvegese?“.
Non solo. Il Vaticano è collegato a don Piero Vergari, il priore della Basilica di Sant’Apollinare, fra gli indagati per il sequestro di Emanuela Orlandi, e a don Evaldo Biasini, gestore della cassaforte nera di Balducci e Anemone.
Ma nell’elenco potremmo aggiungere anche gli appalti del G8 della Maddalena o la corruzione di Finmeccanica. E delle voci parlano anche di una proposta, effettuata dalla seconda autorità dopo il Papa al Governo Monti, di assegnare la carica di sottosegretario ad un giovanotto che conosceva da tempo.
Ior, Gotti Tedeschi indagato: “Non parlo per rispetto del Papa”

Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior (Istituto Opere Religiose), ha lasciato la presidenza dell’organismo. La decisione è arrivata dopo il voto di sfiducia ottenuto all’unanimità dall’assemblea dei votanti. Il motivo è relativo al fatto che il Presidente non avrebbe “svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio“. La Santa Sede ha comunicato la novità nella sala stampa, dopo la riunione del Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto, riunito in sessione ordinaria.
Una nota del Consiglio spiega: “I membri del Consiglio sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest’azione sia importante per mantenere la vitalità dell’Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standards bancari internazionalmente accettati“.
Attualmente il nuovo presidente è Ronald Hermann Schmitz, fino a ieri vicepresidente dell’Istituto. Gotti Tedeschi però si difende dalle accuse mosse nei suoi confronti, con delle dichiarazioni ben precise: “Sono dibattuto tra l’ansia di spiegare la verità e il non voler turbare il Santo Padre“.
Gotti Tedeschi poi ha continuato: “Il mio amore per il Papa prevale anche sulla difesa della mia reputazione vilmente messa in discussione“. In pratica il banchiere cattolico non vuole spiegare quelle che ritiene siano le reali motivazioni della sfiducia nei suoi confronti, perché il Papa potrebbe rimanere turbato.
Si tratta anche di un modo per far capire chiaramente che Benedetto XVI non è intervenuto sulla questione e quindi non è responsabile della rottura con il Consiglio. Quel che è certo è che non ci sono stati rapporti di stretta amicizia tra Gotti Tedeschi e diverse persone, come il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.
Non si sanno le reali cause, ma potrebbero aver influito le lettere di Gotti Tedeschi pubblicate sul libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi o anche la scelta di non rilanciare nell’asta per la rilevazione dell’ospedale San Raffaele.

Ior: scandalo in Vaticano. Il silenzio del Papa e l’omertà dei cattolici. Giorgio Bongiovanni


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Da diversi anni mi sono assunto la responsabilità di criticare severamente sul nostro giornale Antimafia Duemila l’operato di alcuni esponenti degli alti vertici del Vaticano. Allo stesso modo ho criticato pesantemente la gestione dello Ior, la Banca del Vaticano. Facendo questo sono stato tacciato di essere un eretico, un folle e financo un fanatico. Grazie alla ricostruzione degli ultimi eventi legati al Vaticano emersa grazie al lavoro di colleghi che hanno fatto solo il loro mestiere al servizio dell’opinione pubblica (tra questi va ricordato il grande lavoro fatto da Gianluigi Nuzzi con i suoi libri “Vaticano Spa” e “Sua Santità”), così come grazie alla documentazione sequestrata all’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi (il cui memoriale lasciato ad amici fidati in quanto temeva “di essere ucciso” è altamente significativo) ritengo di avere la dimostrazione di non essermi sbagliato.
Le opere ambigue e oscure che hanno coinvolto questo istituto già contrassegnato dagli scandali legati a mons. Marcinkus, all’omicidio Calvi, al Banco Ambrosiano e a Cosa Nostra non sono mai state chiarite del tutto. 
Questa è la dimostrazione che il potere  criminale di questo ente continua imperterrito ad essere protetto da una coltre di impunità secolare. Dalle notizie che stanno uscendo (vedi allegato) emerge chiaramente che il prof. Gotti Tedeschi è stato defenestrato perché stava intraprendendo una campagna di trasparenza. 
E’ ragionevolmente logico pensare che il suo timore di essere ucciso derivi dalla sua percezione che attraverso i codici cifrati di alcuni conti dello Ior per i quali lui stesso aveva chiesto di conoscere i reali intestatari (ricevendo un totale diniego da parte dei vertici del Vaticano e dallo stesso direttore generale dello Ior Paolo Cipriani) fosse possibile risalire non solo a Bernardo Provenzano, ma anche a Matteo Messina Denaro (la Procura di Trapani sta propriamente indagando sul punto). Di fronte a questo orrore mi stupisce il silenzio e l’ipocrisia di noi cattolici – cristiani. Mi stupiscono i continui applausi al Papa in piazza San Pietro quando invece sarebbe più coerente una mobilitazione, pacifica ma determinata, con striscioni e cori inneggianti alla “vergogna” unita alla pretesa della verità su quello che sta accadendo. 
Di fronte a questi scenari resto sempre più convinto che anche i cattolici sono complici di questa omertà! 
Non si può tacere di fronte alla pedofilia perpetrata da religiosi che in certi casi sono stati protetti dai loro stessi superiori con la piena consapevolezza dei livelli più alti dello Stato del Vaticano. 
E soprattutto non si può tacere di fronte ad esponenti dei vertici del Vaticano che sono soci in affari degli assassini di Falcone e Borsellino, o di quelli che hanno sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. 
Bisogna scendere in piazza e chiedere al Papa a gran voce di fare luce su questi misfatti. Ma se così non farà la debolezza del pontefice si trasformerà in vigliaccheria o addirittura in complicità con gli assassini della vita. E di questo, il Papa e tutti coloro che si sono resi strumento di questi atti criminali, se non saranno colpiti dalla giustizia terrena, certamente non potranno sfuggire dalla giustizia divina del figlio di Dio, Gesù Cristo.