martedì 3 settembre 2013

SCANDALO MONTEPASCHI. L’INCHIESTA DI SIENA

Mps, pressioni politiche per la scalata Unipol. Il centrodestra e le nomine.



Fassino e la scalata di Unipol
È il 12 febbraio scorso. Davanti ai pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso arriva Marco Parlangeli, provveditore della Fondazione Mps dal 2003 al 2011. Parla di tutte le ipotesi di fusione bancaria esplorate in questo periodo. Sostiene che quando fu informato dell’acquisizione di Antonveneta «fui sorpreso dal prezzo che a me sembrava particolarmente elevato e lo segnalai a Mussari dopo l’acquisizione». Ricostruisce, sia pur tra mille incertezze, il ruolo avuto dalla Fondazione. Poi i magistrati affrontano il capitolo delle possibili ingerenze dei partiti e lui dichiara: «Non so di pressioni politiche per l’acquisizione di Antonveneta. Le uniche pressioni politiche di cui sono a conoscenza sono quelle esercitate da Piero Fassino sul presidente Giuseppe Mussari per supportare Unipol nella scalata della Bnl. A tale pressione mi sono opposto perché ritenevo che quell’operazione non era favorevole a Mps».

Parlangeli non è l’unico a rivelare il ruolo dei politici. Ulteriori circostanze vengono messe a verbale da Gabriello Mancini, presidente della Fondazione dal maggio 2006. Il 24 luglio 2012 viene convocato dai magistrati e dichiara: «La mia nomina, così come quella di Mussari, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale. Il mio principale sponsor era l’onorevole Alberto Monaci. Non partecipai alle riunioni sulla mia nomina e quella di Mussari però Monaci mi riferiva che era stato trovato un accordo con i Ds. Ci fu una riunione a Roma nell’attuale sede del Pd con l’onorevole Francesco Rutelli alla quale partecipai con Monaci, l’onorevole Antonello Giacomelli, segretario regionale della Margherita e Graziano Battisti, segretario provinciale del partito. A Rutelli venne prospettato l’accordo raggiunto e lui diede il suo assenso».
La trattativa di Letta
Mancini descrive agli inquirenti la «spartizione» del consiglio di amministrazione di Mps «composto da tre persone – Mussari, Graziano Costantini e Fabio Borghi, quest’ultimo espressione anche della Cgil – inquadrabili nell’area ex Ds, due persone – Ernesto Rabizzi e Monaci – inquadrabili nell’area ex Margherita, una persona – Andrea Pisaneschi – espressione del Pdl». Poi entra nei dettagli e aggiunge: «Devo dire che Pisaneschi era già componente del Cda ed era persona vicina all’onorevole Gianni Letta, come mi rappresentò in più occasioni lo stesso Pisaneschi. Ricordo che per il rinnovo del Cda telefonai a Letta e chiesi appuntamento a Palazzo Chigi poiché a livello locale e regionale vi erano fibrillazioni. Durante l’incontro Letta mi disse che andava certamente bene la conferma di Pisaneschi ma che avrebbe dovuto parlarne con il presidente Berlusconi per la definitiva conferma. Letta mi prospettò anche la conferma del dottor Querci quale espressione dei soci privati della banca e anche su questo mi disse che avrebbe dovuto parlarne con il presidente. Dopo alcuni giorni Letta mi telefonò, mi disse che aveva parlato con Berlusconi che aveva dato l’assenso alle due nomine».
In questa fase entrano dunque in gioco altri fattori. È sempre Mancini a rivelarlo. «Dissi che per Pisaneschi mi sarei impegnato in prima persona e per Querci avrei parlato con l’ingegner Francesco Gaetano Caltagirone che raccoglieva il consenso dei privati. Discussi con Caltagirone la nomina di Querci rappresentandogli che la proposta veniva da Letta con il consenso di Berlusconi. Dopo alcuni giorni mi confermò l’indicazione. Relativamente alle fibrillazioni all’interno del Pdl, ebbi un incontro con Claudio Marignani segretario provinciale del partito e vicino all’onorevole Verdini che mi disse delle valutazioni in corso per il nome da indicare per il Cda».
Società controllate e finanziamenti
Nel successivo interrogatorio del 31 gennaio 2013 Mancini parla di «forti ingerenze dei partiti per le nomine nelle società controllate da Mps e poi svela il sistema utilizzato». Un meccanismo che evidentemente ancora funziona viste le polemiche di questi giorni sulla nomina in Fondazione di Alessandra Navarri, fino a poco tempo fa assistente parlamentare dell’onorevole Anna Serafini, moglie di Fassino. Rivela il presidente della Fondazione: «Era Mussari che decideva le nomine e mi informava. Il suo riferimento era Franco Ceccuzzi, di area dalemiana. Posso dire che aveva un cordiale rapporto anche con Veltroni quando divenne segretario del Pd. Il punto di riferimento nel Pdl era l’onorevole Verdini. Altra persona con cui aveva rapporti era Gianni Letta. Ricordo che Letta affermava che Mussari era il suo riferimento in banca, mentre io ero il suo riferimento in Fondazione».
Poi si parla di soldi e Mancini afferma: «Quanto ai finanziamenti dei progetti da parte della Fondazione arrivavano continuamente sollecitazioni politiche in ordine alla concessione».
http://bastacasta.altervista.org/p3492/

Dna, più antico quello delle donne. Viviano Domenici

Ricercatori Usa: il codice genetico «completato» 84 mila anni prima di quello maschile

Le diverse caratteristiche messe a punto in epoche differenti. 
Ma la data di «nascita» resta comune. Dna, più antico quello delle donne. Ricercatori Usa: il codice genetico «completato» 84 mila anni prima di quello maschile.
MILANO - Il codice genetico delle donne ha trovato il suo assetto attuale circa 143 mila anni fa, quello dell' uomo solo 59 mila anni fa. Come dire che, dal punto di vista evolutivo, l' uomo ha adottato l' «ultimo modello» 84 mila anni dopo le femmine. Il tutto avvenne quando i due «prototipi» della moderna umanità vivevano ancora in Africa. 
Queste - semplificando molto - sono le conclusioni di uno studio internazionale coordinato dall' università di Stanford (Usa) e diretto da Peter Underhill, pubblicato sul numero di novembre di «Nature Genetics». I ricercatori hanno preso in esame la discendenza per via paterna di 1000 individui di 22 diverse aree geografiche e hanno appuntato la loro attenzione sul cromosoma sessuale Y (presente solo nei maschi) e sul Dna mitocondriale (che si eredita solo per via materna), per ripercorrere a ritroso la strada che ci ha permesso di arrivare fino ad oggi. Risultato di questa escursione nel passato è stato appunto la scoperta che il Dna mitocondriale trovò il suo assetto attuale circa 143 mila anni fa mentre il cromosoma sessuale maschile Y (che determina il sesso maschile) trovò le sue catteristiche moderne 59 mila anni fa. Questo non vuol dire, ovviamente, che prima di quelle date non vi fossero maschi o femmine con un patrimonio genetico adeguato ai loro ruoli, ma piuttosto che le diverse caratteristiche del patrimonio genetico dell' umanità attuale sono state messe a punto in momenti diversi. 
Evidentemente, prima delle date suddette vi erano in Africa diverse popolazioni umane con differenti sequenze di Dna mitocondriale, ma una in particolare (quella presente nell' umanità attuale) si rivelò vantaggiosa a livello evolutivo e finì per affermarsi a scapito delle altre. Questo avvenne 143 mila anni fa. Stesso meccanismo selettivo intervenne sulle differenti varianti di cromosoma maschile Y e dalla «competizione» emerse la versione arrivata fino a oggi, mentre i portatori degli altri «modelli» non ebbero discendenza. La scoperta non significa neppure - come qualcuno ha scritto - che Adamo è 84 mila anni più giovane di Eva. 
Maschi e femmine hanno evidentemente la stessa età e la loro origine va ricercata attorno ai 2 milioni e mezzo di anni fa, quando in Africa comparve la specie Homo abilis e lentamente cominciarono ad estinguersi gli Australopitechi. 
Lo studio coordinato dalla Stanford University non ha preso in esame il cromosoma sessuale femminile X, la cui forma attuale sembra essersi originata in epoca ancora più antica. Secondo i ricercatori, i risultati di questa ricerca potrebbero aiutarci a capire le alterazioni responsabili dell' aumento dell' infertilità maschile. 
Dal punto di vista dell' evoluzione umana è interessante notare come le date indicate dallo studio americano coincidano in maniera quasi perfetta con due momenti significativi della nostra storia evolutiva. Studi di genetica realizzati qualche anno fa indicarono una data compresa tra i 200 e i 100 mila anni fa come quella della comparsa, in Africa, della donna anatomicamente moderna (la famosa «Eva africana»); una data attorno ai 60 mila anni è invece indicata dagli antropologi come quella dell' espansione della nostra specie in Asia, Oceania e Europa. Sarebbe certamente azzardato vedere nelle variazioni cromosomiche ora individuate la causa del salto evolutivo e culturale del Sapiens sapiens e la sua affermazione nel pianeta, ma è anche indiscutibile che gli uomini e le donne che realizzarono l' impresa erano già identici a noi in tutto e per tutto. 

Game of drones...



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Ilva - Quasi 9000 malati di cancro a Taranto?


Taranto - Sono 8.916, secondo fonte Asl, le persone che hanno l'esenzione dal ticket per malattie tumorali (contraddistinta dal 'codice 048') nella città di Taranto. 
Lo rende noto Peacelink, sottolineando che nel distretto sanitario 3, che comprende i quartieri più vicini all'Ilva (Tamburi, Paolo VI, Citta' vecchia e parte del Borgo), c'e' un malato di cancro ogni 18 abitanti. 
''Per la precisione - spiega in una nota il presidente dell'associazione ambientalista, Alessandro Marescotti - sono 4.328 malati su 78mila abitanti. 
Questo significa che se venti persone si riuniscono in una stanza nel quartiere Tamburi almeno una ha un tumore''. Nei restanti quartieri, quelli più lontani dalle industrie, c'e' ''un malato di cancro ogni 26. 
Infatti nel distretto sanitario 4 che comprende il resto della citta' - aggiunge Marescotti - vi sono 4.588 malati di tumore su 120mila abitanti. Questa e' la situazione attuale''. Peraltro, questi dati ''non possono calcolare tutti coloro che potrebbero avere un tumore latente o non diagnosticato. Il sindaco di Taranto, che e' un medico - attacca l'esponente ambientalista - avrebbe potuto compiere questa ricerca. Perche' non lo ha fatto?''.
 Peacelink rivolge un appello all'Ordine dei medici ''perche' venga compiuto un opportuno approfondimento su questi dati in modo da individuare le categorie di persone più esposte. E' venuto il momento - conclude Marescotti - di avere dati istantanei su tutte le malattie gravi, le diagnosi e i ricoveri. Disporre di un dato istantaneo e conoscerne la sua evoluzione temporale e' un primo passo per compiere ulteriori indagini più affinate da un punto di vista epidemiologico''.

L'Italia dei furbetti.

Falso povero concede prestiti per 6 mln.



(ANSA) - NAPOLI, 3 SET - Aveva messo in piedi una vera e propria attività bancaria e finanziaria abusiva nel Salernitano, e concesso prestiti, per 6,4 milioni di euro, a imprenditori e privati: i finanzieri di Salerno hanno denunciato un falso povero che, è stato accertato, ha anche evaso il Fisco per 9 milioni di euro. Le Fiamme Gialle hanno ricostruito gli ingenti movimenti di denaro dell'uomo, realizzati attraverso l'emissione di 424 assegni nel triennio 2004-2006. (ANSA).

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/campania/2013/09/03/Falso-povero-concede-prestiti-6-mln_9237440.html


Falso povero con villa faraonica al Forte: dichiarava 3mila euro, ne guadagnava quasi 8milioni.

FIRENZE, 4 giugno - Dichiarava meno di 3mila euro di reddito annuo ma possedeva ville principesche a Forte dei Marmi, con piscina esterna riscaldata, e Firenze, quasi mille metri quadri vicino a Piazzale Michelangelo. Per raggirare il fisco avrebbe utilizzato due ‘trust' fittizzi intestati a prestanome in cui avrebbe girato i lauti guadagni realizzati con la sua società immobiliare, col quale gestiva la compravendita di immobili per milioni di euro. Nei guai finisce un imprenditore fiorentino di 71 anni, che si vede sequestrare preventivamente beni per un valore di 15milioni di euro.
L'evasione del fisco contestata risalirebbe al 2008, quando l'uomo avrebbe dichiarato redditi per 2800 euro, ‘dimenticandosene' però ben 7,4 milioni, frutto di numerose cessioni di immobili operate attraverso la sua società immobiliare, ma le cui plusvalenze venivano occultate con due ‘trust', uno a Firenze e uno nel Principato di Monaco. Nella fiduciaria fiorentina sarebbero stati girati i 17 milioni di euro realizzati cedendo gran parte del patrimonio immobiliare dell'azienda, incluso un albergo in pieno centro a Firenze, al prestanome nel Principato invece erano state intestate le due faraoniche ville sequestrate.
Per dare l'idea dei possedimenti di questo presunto falso povero bastino i dati delle due ville in questione: quella di Forte dei Marmi era dotata di piscina interna esterna riscaldata, il tutto su 450mq di casa e oltre 1200 di giardino. Ma niente in confronto alla residenza fiorentina, vicino Piazzale Michelangelo, una reggia di 870 mq con annessi 640 metri di verde. Inutile dire che a far partire le indagini delle guardia di finanza sia stata la discordanza tra le dichiarazioni dei redditi e il tenore di vita del 71enne P.P., molto noto a Firenze, che oltre alle due ville si è visto porre sotto sequestro anche i 32mila euro presenti sui suoi conti e adesso, per non vedersi confiscati definitivamente i beni, dovrà fornire le dovute spiegazioni.