giovedì 1 maggio 2014

PER SCHIFICIO - Marco Travaglio - Il Fatto Q.-1 maggio 2014





Con tutto il rispetto per i malati di Alzheimer, si può dire che la scelta dei giudici sul servizio sociale di B. non poteva essere più azzeccata. Soltanto a persone prive di memoria la presenza di un simile badante, sia pure per appena quattro ore a settimana, può risultare tollerabile e scongiurare reazioni scomposte e gesti inconsulti fra i beneficiari, cioè fra le vittime. Quando gli storici del futuro cercheranno una spiegazione plausibile a quest’ultimo ventennio di storia italiana, penseranno a qualcosa di simile a un’epidemia di Alzheimer che obnubilò milioni di italiani, portandoli a sopportare e addirittura a votare una simile classe politica. Sarebbe ingiusto però circoscrivere il misterioso contagio agli elettori di Forza Italia, che secondo i sondaggi sono il 17-18%, cioè gli stessi che un anno fa votarono Pdl (22%), detratti i transfughi di Ncd (5%). Prendete per esempio Renato Schifani, con rispetto parlando.

L’altro giorno ha presentato un esposto all’Agcom per denunciare tutte le reti televisive in chiaro, da quelle Rai a quelle Mediaset a La7, perché a suo dire violerebbero la par condicio oscurando il Nuovo Centro Destra a vantaggio dei partiti maggiori. Pare si tratti dello stesso Schifani, chiedendo scusa alle signore, che il 15 febbraio 2000, quando il centrosinistra approvò la legge sulla par condicio, dichiarò: “La par condicio è una legge che ci allontana dall’Europa e ci avvicina al regime. La maggioranza vuol mettere il bavaglio alle opposizioni con una legge che fa dell’Italia l’unico Paese europeo in cui l’accesso al mezzo televisivo sarà paritario a tutti i partiti e non graduato, come nelle grandi democrazie. Le sinistre sferrano un duro colpo alla libertà di comunicazione, comprimono uno dei valori essenziali della democrazia, si macchiano di concorso esterno in comunismo e introducono regole tipiche di regimi totalitari”. Ciò che lo Schifani, parlando con pardon, non poteva proprio sopportare era che tutte le liste avessero diritto agli stessi spazi televisivi in campagna elettorale, senza riguardo per quelle che alle elezioni precedenti avevano preso più voti. Un principio che, se fosse valso nel 1994, avrebbe tagliato fuori Forza Italia da tutte le tv, visto che era appena nata. Ma il nostro sincero democratico se ne infischiava bellamente: tanto ormai Forza Italia c’era, e peggio per gli altri.

Così lo Schifani tornava sullo stesso concetto a ogni elezione. “La legge sulla par condicio – spiegò il 29 marzo 2008 – l’abbiamo sempre contestata perché appiattisce l’informazione ponendo sullo stesso piano piccoli e grandi partiti, con il rischio di deformare il consenso”. E il 2 febbraio 2013, mentre il Cainano imperversava a reti unificate, rincarò: “La legge sulla par condicio è ignobile”. Poi, il 18 novembre 2013, lasciò Forza Italia e aderì al Ncd. E subito uscì dal cono di luce dell’impero berlusconiano, che scoprì addirittura le sue vicende giudiziarie e lo restituì al suo peso specifico naturale: cioè zero. Fu così che il “principe del foro del recupero crediti”, come lo chiamava Filippo Mancuso, s’innamorò perdutamente della par condicio, specie nella parte che tutela i partitini. E così, mentre Angelino Jolie scopre di colpo la “macchina del fango” che tanto gli garbava quando inzaccherava gli altri, Schifani con rispetto parlando tuona contro “la grave violazione ai principi del pluralismo, della par condicio e della parità di accesso ai mezzi di informazione nei telegiornali e nei programmi di approfondimento di Rai, Mediaset e La7” a causa dei “ridotti tempi di notizia e di parola dedicati al Nuovo Centro Destra rispetto a quelli fruiti (sic) dalle altre forze politiche impegnate nella stessa competizione elettorale”. E invoca addirittura “i provvedimenti di legge”: pene esemplari per leso Ncd. Il tutto in base a una legge che ancora l’anno scorso giudicava “ignobile”. Bei tempi quando diceva che, con la par condicio, “le sinistre si macchiano di concorso esterno in comunismo”. Lui, comunque, s’è portato avanti col lavoro: infatti è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche per marcare la differenza fra il Nuovo Centro Destra e quello vecchio.


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