martedì 15 luglio 2014

Il papà dei due bambini.



Siamo tutti seduti sui gradini bianchi davanti alla casa. 
Io ho appena saputo che dovrò ospitare un papà con due bambini, e mi sento agitata, anche perchè ne me sfugge il motivo. 
Il papà dei due bambini, che non sono presenti, sta per parlarmi, ma si interrompe, mi sembra confuso ed afflitto allo stesso tempo. 
Io lo guardo e resto in attesa di sapere, sono curiosa, voglio sapere perchè, ma lui, rannicchiato su se stesso, indugia. 
Lo guardo e noto che indossa una camicia a maniche lunghe con riquadri piccoli blu poco evidenti sul fondo bianco; è triste, una ciocca di capelli lisci gli cade sulla fronte, il viso è scarno, i lineamenti delicati; ha un braccio poggiato sulle gambe rannicchiate e con l'altro si accarezza la nuca; ha il viso abbassato, continua a tacere, visibilmente prostrato, poi si alza, mi poggia una mano sul braccio e, chiedendomi scusa, dice di doversi allontanare un momento per parlare con un signore che era arrivato nel frattempo. 
Mi alzo anch'io ed entro in casa. 
La casa è a piano terra, tutta bianca, anche l'atrredamento è bianco, mi guardo attorno in cerca di soluzioni per ospitare il papà e i due bambini. 
Se inizialmente questa imposizione mi aveva infastidita, dopo aver visto il tizio, ed aver captato la sua tristezza, la sua prostrazione, mi sento più propensa, più disponibile. 
Torno fuori e noto che il mio ospite ha finito d parlare con il visitatore, gli vado incontro e gli chiedo come dovrò comportarmi con i suoi bambini, quali sarebbero state le mie incombenze, ma lui, in evidente stato di confusione, emotivamente provato da eventi a me sconosciuti, continua a tacere. 

Poi mi sono svegliata.

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