mercoledì 5 febbraio 2014

Cos'ha detto (davvero) Stephen Hawking sui buchi neri. - Sabine Hossenfelder



Il clamore suscitato della recente affermazione di Stephen Hawking che i buchi neri non esistono nasce da un equivoco, e dalla confusione fra il concetto puramente matematico di buco nero, potenzialmente eterno, e quello fisico. Il primo potrebbe benissimo non avere alcun corrispettivo fisico, senza che ciò influisca minimamente sull'altro, la cui esistenza appare comprovata.

A meno che non abbiate trascorso gli ultimi giorni dentro un buco vero e proprio, avrete probabilmente letto da qualche parte che Stephen Hawking ora sostiene che i buchi neri non esistono. Ero sul punto di chiudere gli occhi e lasciare che questa ondata di sciocchezze mediatiche mi passasse accanto, ma persino mia madre mi ha chiesto che cosa significava. Quindi, ecco la spiegazione in breve.

Si dice spesso che un buco nero è definito dalla presenza di un orizzonte degli eventi. L'orizzonte degli eventi è il confine di una regione da cui non può sfuggire alcuna informazione, mai. La parola decisiva è “mai”. L'orizzonte degli eventi è una proprietà matematicamente ben definita dello spazio-tempo, ma è solo un costrutto interamente matematico. Dovremmo letteralmente aspettare fino alla fine dei tempi per scoprire se un orizzonte degli eventi è davvero un orizzonte degli eventi nel senso di questa definizione.



Cos'ha detto (davvero) Stephen Hawking sui buchi neri
© Yenpitsu Nemoto/Ikon Images/Corbis
Quindi, invece che di orizzonte degli eventi, i fisici parlano spesso di orizzonte apparente. L'orizzonte apparente è, grosso modo, un qualcosa che  somiglia a un orizzonte degli eventi per un periodo finito di tempo. Dal momento che noi possiamo misurare solamente cose che avvengono in tempi finiti, ciò su cui ci interroghiamo, che cerchiamo e che osserviamo è l'orizzonte apparente.

Agli effetti pratici - vale a dire le reali osservazioni di buchi neri astrofisici - la distinzione tra orizzonti apparenti e orizzonti degli eventi è del tutto irrilevante. Ed è per questo che né voi - né, probabilmente, molti giornalisti scientifici - ne avete mai sentito parlare.

L'idea che quando la materia collassa possano formarsi non orizzonti degli eventi veri e propri, ma solo orizzonti degli eventi apparenti che finiscono per svanire non è nuova. Nella letteratura scientifica è oggetto di discussione da una ventina di anni. In un articolo che ho scritto con Lee Smolin, abbiamo discusso la possibilità che non ci siano orizzonti degli eventi, ma solo orizzonti apparenti per ragioni di carattere molto generale. (Si veda la figura 3 dell'articolo e relativa didascalia)

Ma allora che cosa ha detto veramente Hawking? La citazione esatta è:

“L'assenza di orizzonti degli eventi implica che non ci siano buchi neri, nel senso di condizioni da cui la luce non può sfuggire all'infinito.”

Se si definisce un buco nero come uno spazio-tempo con un orizzonte degli eventi, allora l'affermazione è corretta. Ma ci saranno ancora degli oggetti, chiamiamoli “buchi neri apparenti”, che somigliano quasi perfettamente ai buchi neri per tempi che superano di diversi ordini di grandezza la durata di vita dell'universo. E nessuna osservazione attualmente possibile sarà in grado di dire se, per esempio, il centro della Via Lattea ospita un buco nero con un orizzonte degli eventi o un buco nero apparente che somiglia a un buco nero con un orizzonte degli eventi.

Sostanzialmente, ciò che Hawking sta dicendo è di ritenere che un collasso della materia porti solo a un orizzonte apparente temporaneo, e non a un orizzonte degli eventi eterno. Questo è un parere condiviso da molti suoi colleghi (me compresa) e non c'è nulla di nuovo in questa idea.



Cos'ha detto (davvero) Stephen Hawking sui buchi neri
Stephen Hawking durante la cerimonia di apertura dei Giochi Paraolimpici 2012 a Londra (© Julian Stratenschulte/dpa/Corbis)
E' davvero un peccato che questa dichiarazione di Hawking sia stata così fraintesa, dato che ci sono davvero persone che affermano che i buchi neri non esistono. Sostengono che ciò che osserviamo in realtà sono solo oggetti massicci molto scuri che non collassano oltre il loro raggio di Schwarzschild [una distanza associata e proporzionale alla massa di un corpo celeste, N.d.R.] e che hanno una superficie materiale. Si tratta di un'opinione a dir poco minoritaria, perché richiede modifiche sostanziali alla teoria della gravità di Einstein, senza contare che è in conflitto con le osservazioni. Sono sicurissima che non è questo ciò che Hawking intendeva.

Detto questo, “l'articolo” di Hawking è in realtà solo un resoconto di una conferenza tenuta lo scorso anno. E' soprattutto una sintesi delle sue riflessioni sul cosiddetto firewall dei buchi neri, nessuna delle quali ho trovato molto appassionante e straordinaria. Se l'articolo fosse stato scritto da qualcun altro, nessuno vi avrebbe prestato attenzione.

In sintesi, in seguito all'articolo di Hawking non è cambiato nulla nella nostra comprensione dei buchi neri. Circolare, circolare, qui non c'è niente da vedere.

http://www.lescienze.it/news/2014/02/03/news/buchi_neri_hawking_orizzonte_degli_eventi-1992502/

I veleni di Scarpino allarmano Genova.



Testo dell'intervento del M5S in merito al problema del percolato finito nel rio Cassinelle.
Consiglio comunale del 28 gennaioo 2014.
Proprio ieri sera il Movimento 5 Stelle ha registrato una conferenza organizzata con un esperto tecnico del problema di Scarpino, "dal non progetto al percolato", prossimamente in onda sui nostri siti per informare i cittadini, durante la quale la storia della discarica ha delineato una situazione senza scampo che la ventennale politica pd di questa città è riuscita a produrre.
Una discarica, specialmente la vecchia, realizzata su un torrente, quella stessa via d'acqua che oggi pare ribellarsi alla follia di tecnici e politici senza scrupoli che hanno voluto tenere nascosto il problema da essa derivante: il percolato tossico e inquinante.
Improvvisamente (si dice) il rio Cassinelle, sepolto da metri e metri di spazzatura senza alcune protezione e con i residui degli incendi degli anni iniziali della discarica, ha raddoppiato la sua portata, questo viene dato di sapere. E la linea tubiera che dovrebbe portare il percolato al mare senza inquinare il rio Cassinelle e il torrente Chiaravagna non è più sufficiente. Si procede quindi al bypass delle vasche di accumulo, inviando il liquame di scarpino 1 nel rio.
Comunque scopriamo che le assicurazioni della dirigenza di Amiu durante la visita a Scarpino del maggio scorso sul fatto che "il problema del percolato è ormai sotto controllo" non corrisponde a verità.
Lo stesso, diluito al punto di rendere inefficace qualsiasi depurazione per osmosi inversa, e comunque ricco di sostanza come metalli pesanti ed ammoniaca, anche nelle normali condizioni di funzionamento e non in emergenza come adesso, disturba i processi di depurazione dei reflui urbani, per la presenza dell'ammoniaca. Che fine ha fatto il progetto Amiu di "strippare" l'ammoniaca a Scarpino per distillazione, usando il biogas prodotto dalla discarica? Forse è meglio, per Amiu, potersi fregiare di produrre energia elettrica dallo stesso gas, invece che pensare ad un problema di salute pubblica.
E dove finisce adesso tutto questo? In mezzo alle barche del porto turistico di sestri, tra le case di recente costruzione, in un'area che si chiude su se stessa per la presenza di dighe e moli, quindi con il pericoloso effetto di una possibile concentrazione in zona di metalli pesanti sul fondo e si miasmi in aria.
Anche il recente scandalo oggetto di indagine della magistratura ci lascia esterefatti. Non si vuole parlarne, essendo in atto un'indagine, come si usa in questi casi, invece bisognerebbe avere il coraggio di raccontare quanto si sa, di informare le persone, i cittadini, che ogni anno si vedono pelare le tasche da un'azienda che non ha voluto (non "non ha potuto o saputo", non ha proprio voluto adattare la propria raccolta differenziata ai numeri europei, e che riceve dalla regione, invece che un richiamo ufficiale, un aiuto insperato con la proroga dei termini richiesti dal Presidente Claudio Burlando alla conferenza delle regioni ad aprile 2013. Proroga subito fatta propria da Amiu, che invece che partire con la Raccolta Differenziata porta a porta (PAP), come tra l'altro indicato da un nostro odg votato a maggioranza dal Consiglio Comunale, ha prodotto un piano industriale dove parla di continuare a bruciare, furbescamente in casa d'altri, la nostra rumenta sotto la mentitrice forma di "CSS", il Combustibile Solido Secondario, un'altra bugia per indicare il CDR, quello che ben conosciamo. E dico bugia perché il CSS è considerato un prodotto, una specie di cippato industriale, che sarà bruciato in forni inadatti, come cementifici e centrali elettriche. Il business prima della salute, come al solito.
La dirigenza di Amiu ha mentito, lo ha fatto in questi anni parlando di inceneritore come un toccasana, lo abbiamo trovato citato e citato tra i parametri per la purificazione dell'aria (pagina 167 della risposta alla Vas regionale sul Puc, come riscontrato da Legambiente, un refuso che pare più un lapsus freudiano messo nelle mani della dirigenza che spingeva questa corbelleria chiamata incenerimento, gassificazione, insomma distruzione termica). Ricordiamo come anni fa un'inchiesta avesse denotato la presenza di IPA e PCB in discarica, sostanze che inducono mutazioni generiche, e a seguire adesso i numerosi scandali sia amministrativi (dei quali saranno da verificare eventuali ricadute sanitarie). Lo ha fatto adesso, trattando con la leggerezza di un incompetente, ma essendo competente, quindi con doppia colpa, il problema delle vasche, appena sufficienti al contenimento del percolato prodotto in situazioni meteorologiche normali. Amiu, a nostro avviso, sottovaluta ad arte il vantaggio di una RD PAP, che crea posti di lavoro e riduce il volume e il peso dei rifiuti, risolve un problema vero ma che "rischia" di sottrarre importanza al pozzo di San Patrizio chiamato discarica.
Proprio perché non crediamo ad Amiu, da tempo, dai tempi delle lotte contro l'inceneritore, e prima ancora, abbiamo chiesto con un accesso agli atti i risultati delle analisi di Amiu sul percolato, per verificare cosa cercano in quella sostanza, perché come si sa, in chimica "si può trovare ciò che si cerca", e noi vogliamo che i cittadini sappiano se quell'acqua sporca del rio cassinelle possa o meno costituire un rischio per la loro salute.
Ricordiamo che abbiamo chiesto da tempo i dati statistici sulle malattie e le cause di morte nel comune di genova, mappate per quartiere, tipo di malattia, causa di morte, ma questi dati non ci sono forniti. Indagini epidemiologiche di questo tipo fanno paura, rivelano gli scheletri negli armadi, e sono tenute segrete o addirittura non eseguite affatto. Noi le chiediamo, e le avremo, se non dal Comune, potete starne certi tra poco, quando saliremo in regione, manca poco ormai.
Esiste una soluzione al problema del percolato? La conferenza di ieri terminava con "è stato creato un mostro difficilmente domabile". Noi speriamo che ci sia una soluzione.
Solo delle ipotesi, per ora, non conoscendo la situazione idrogeologica di Scarpino 1. Dei pozzi che dall'alto possano succhiare l'acqua prima che questa entri sul fondo della discarica, per cercare di limitare la quantità e la diluzione del percolato. Sono questi gli argomenti che vorremmo vedere nel piano industriale di Amiu, insieme alla PAP, alla RD all'80% entro pochi anni, non un 2020 al 65%, E tante certificazioni di enti terzi, perché si sa che chi "si guarda allo specchio" spesso vede solo quello che crede.
Dopo questo, solo la "soluzione Chernobyl" parebbe risolutiva: un enorma sarcofago che copra la valle e asciughi per sempre la sorgente sotterranea.
Chiediamo quindi le dimissioni dell'intera dirigenza di Amiu, immediate e senza ulteriori indugi, ed invitiamo l'Assessore Garotta a rassegnare le proprie per l'evidente incapacità di tenere le briglie di questa ennesima emergenza.

Cgil-Fiom, Landini risponde alla Camusso: “Richiesta sanzioni è fatto gravissimo”

Maurizio Landini


Il segretario della Fiom risponde alla leader della Cgil, sottolineando che "abbiamo chiesto di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi: una richiesta di democrazia minima".

"Se la Cgil” fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sull’accordo sulla rappresentanza “sarebbe un fatto gravissimo“. E’ la risposta di Maurizio Landini, segretario della Fiom, alla lettera svelata da Il Fatto Quotidiano con cui Susanna Camusso ha chiesto al Collegio statutario del sindacato di attivarsi contro Landini (leggi il testo) “per appurare se è coerente o consentito che il segretario generale di una categoria, la Fiom-Cgil, affermi che le decisioni del comitato direttivo non sono per lui e per la sua categoria un vincolo”.
Intervenendo a L’economia prima di tutto su Radio1 Rai, Landini ha affermato: “Non ne so nulla, per quello che mi riguarda abbiamo chiesto” alla Cgil “di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi. Una richiesta di democrazia minima – spiega il leader Fiom – e se a una richiesta simile ci fosse una risposta della Cgil di questa natura” attraverso gli organi di garanzia del sindacato “sarebbe un fatto gravissimo”. Comunque, ha concluso, “quello che mi interessa è concentrarmi su Electrolux, su Fiat, sui lavoratori in cassa integrazione, su chi è in difficoltà e non ha un lavoro: dobbiamo concentrarci su questi temi”.
Lo scontro tra Landini e Camusso ruota attorno al testo unico di rappresentanza sindacale firmato lo scorso 10 gennaio tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. “La Cgil non ha accettato la consultazione con i diretti interessati, ovvero i dipendenti a cui sarà applicato il contratto, nonostante lo stesso statuto prevede che gli accordi per essere validi devono essere sottoposti al voto dei lavoratori iscritti“, aveva detto, sottolineando che per questo motivo “la Fiom non si sente vincolata dall’intesa e farà di tutto per reagire alla svolta autoritaria della Cgil”.

Boldrini, l’arbitro fa il tifo in curva. - Andrea Scanzi

Laura Boldrini non si può criticare. Mai. Se lo si fa, arriva puntuale la crivella già usata tanto dalla Fornero quanto dalla Madia: “Sessisti”, “maschilisti”. Questo femminismo caricaturale è peraltro a singhiozzo. Vale per la Boldrini, ma non per la Carfagna o per la 5 Stelle Lupo, che si è presa uno schiaffone da un uomo ma che – secondo gli ultrà boldriniani – in fondo se lo meritava. L’esaltazione della Boldrini non è sfumata neanche dopo la sua decisione di applicare, prima volta nella storia repubblicana, la tagliola o ghigliottina. Un istituto, oltretutto, previsto soltanto a Palazzo Madama. Stava per essere sdoganato nel 2009, durante la discussione sullo scudo fiscale, ma allora il Pd (che poi fece passare lo scudo fiscale grazie all’assenza decisiva di alcuni parlamentari) si oppose: come cambiano i tempi.
La sua elezione alla Presidenza della Camera aveva legittimamente alimentato speranze. Per quanto pressoché nuda di esperienza politica, il curriculum era nobile. Quattordici anni come portavoce dell’Alto commissariato delle Nazione Unite per i rifugiati. Più nominata che eletta, come è uso in Italia, la sua ascesa fu comunque letta come simbolo di cambiamento. Di miglioramento. Che non è arrivato. Dopo neanche un anno, la Boldrini è già una delle più grandi delusioni nella storia recente della politica italiana. Per quel gioco eterno della pagliuzza e della trave, l’informazione ama usare il napalm con l’errore grillino e suole abbondare in buffetti se a sbagliare è Laura. E gli errori 5 Stelle sono pure troppi, dal “boia chi molla” ai “pompini”, dai post su “cosa faresti in macchina con Laura” ai commenti orrendamente violenti e (quelli sì) sessisti comparsi in Rete e poi cancellati.
Facile sparare sui 5 Stelle, e in non rari casi giusto. Solo che, dall’altra parte, la Boldrini è nel frattempo diventata colei che ha ammazzato l’opposizione. Contrappasso spietato, per una donna eletta con Sel e teoricamente vicina alle forze minoritarie. Non appena eletta, forse per celare l’emozione o piuttosto l’inadeguatezza, è scattato in lei il virus doppio della Preside-Macchinista. “Preside”, per giunta con voce monocorde robotica da Super Vicky, perché l’approccio è esattamente lo stesso. E “macchinista”, perché la Boldrini suole limitarsi acriticamente ad applicare regole (talora inesistenti). Mai un po’ di elasticità, mai un briciolo di moral suasionmai la capacità di comprendere il momento. Credeva, evidentemente, che per essere brave bastasse il consenso demagogico. Nulla a che vedere con Pertini, ma neanche – in quel ruolo – con Casini e Fini. Inconsapevolmente innamorata dello sbaglio, più ha errato e più si è trincerata dietro un’arroganza piccata. Con vette di umorismo raro, tipo quando bloccò i 5 Stelle (la sua kryptonite) per avere nominato il Presidente della Repubblica. Voleva essere la nuova Nilde Iotti, ma la Boldrini sta ormai a Napolitano come la Biancofiore a Berlusconi.
Domenica, per difendere l’indifendibile (se stessa), ha invaso i palinsesti Rai. Prima Rai 1 da Giletti, poi Rai 3, da Fazio. Parlando e straparlando, tra un balbettio e l’altro, ha esplicitato la sua incapacità di essere arbitro super partes: puoi essere partigiano come deputata, non come Presidente della Camera.Boldrini ha usato toni durissimi: “(Quello dei 5 Stelle) è un attacco eversivo contro le istituzioni che deve essere respinto da tutte le forze democratiche”; “M5S non sa utilizzare gli strumenti democratici, messi a disposizione dell’opposizione dalla Costituzione (…) Ho visto tanta rabbia e odio invece che la voglia di confrontarsi. Queste cose si sono viste solo in dittatura”. La Boldrini ha anche sostenuto che “chi segue il blog di Grillo è quasi un potenziale stupratore”.
Domenica è circolato anche un tweet della Boldrini in cui si riportava quel concetto. Il tweet si è poi rivelato falso, ma quelle parole restano vere. La Boldrini dovrebbe essere arbitroma non può esserlo chi reputa una forza – votata da quasi 9 milioni di italiani – eversiva. Chiedere alla Boldrini di essere baluardo della democrazia parlamentare è un po’ come chiedere a Lupin di fare la guardia alla Gioconda. Forse la Boldrini dovrebbe ammettere a se stessa che non ha requisiti, competenze e lucidità per ricoprire quel ruolo. E dunque dimettersi.