lunedì 15 dicembre 2014

Parco del Vesuvio, amianto e rifiuti tra gli alberi. Fermi 6 milioni per la bonifica. - Vincenzo Iurillo

Parco del Vesuvio, amianto e rifiuti tra gli alberi. Fermi 6 milioni per la bonifica

Le discariche autorizzate durante l'emergenza rifiuti seppelliscono i ritrovamenti archeologici. Ma i fondi sono inutilizzati da 8 anni per un palleggio di competenze. Interrogazione M5S: "Che fine hanno fatto i soldi?"

Il fiume di denaro stanziato per bonificare le discariche abbandonate nel Parco Nazionale del Vesuvio e uno dei litorali più inquinati d’Italia si è prosciugato. Perso, smarrito. I finanziamenti incanalati chissà dove. Quasi 6 milioni di euro sono fermi da 8 anni, inutilizzati per un palleggio di competenze. Mentre i rifiuti restano a fermentare e finiscono per seppellire anche i ritrovamenti archeologici. Ed allora c’è poco da meravigliarsi se la Corte di Giustizia Europea condanna l’Italia a una sanzione pecuniaria di oltre 40 milioni di euro per ogni ulteriore semestre di ritardo nell’attuazione delle direttive dell’Ue sui rifiuti pericolosi e le discariche, ricordando che la chiusura o la semplice copertura di uno sversatoio con terra e detriti è troppo poco per adempiere all’obbligo di mettersi in riga con l’Europa.
L’impietosa fotografia scattata nei dati di un’interrogazione parlamentare del M5S, ancora inedita, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, riassume in quattro pagine più di dieci anni di disastri ambientali all’ombra del Vesuvio. Luoghi dove, unico caso al mondo, sono state aperte discariche autorizzate all’interno di un parco naturale protetto e nel 2010 stava per essere inaugurata quella più grande d’Europa, Cava Vitiello, fermata dopo una rivolta di popolo sfociata in scontri contro le forze dell’ordine inviate dal governo Berlusconi, commissario straordinario Guido Bertolaso.
Erano gli anni dell’emergenza spazzatura in Campania. Si andò poco per il sottile. I danni sono ancora visibili, tra i due ex sversatoi di Cava Sari ma anche nei quintali di monnezza depositata di nascosto e ovunque: nelle pinete, tra i sentieri, a cielo aperto. Nei sacchi neri c’è di tutto, pure l’amianto. “Eppure le risorse per bonificare ci sarebbero” afferma il deputato grillino Luigi Gallo, firmatario dell’interrogazione che chiede che fine abbiano fatto 5 milioni e 712mila euro stanziati con un decreto ministeriale del novembre 2006 per il risanamento ambientale del “litorale vesuviano” dove ricadono i 13 comuni del Parco e rimasti in un cassetto.
Fondi che fanno parte di quasi 7 milioni stanziati, dei quali in otto anni ne è stato speso uno solo. “Le risorse ci sarebbero – prosegue Gallo – ma si perdono nel districato groviglio di competenze amministrative sulla gestione del Parco del Vesuvio e dei suoi gravissimi problemi ambientali, che genera discordanze e conflitti tra il Commissariato di Governo, la Regione Campania, i Comuni, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, l’Ente Parco e la Soprintendenza Archeologica. L’esempio più lampante è negli ingenti fondi messi a disposizione per la bonifica di Cava Ranieri a Terzigno, dove sono state individuate ville romane rustiche risalenti al primo secolo avanti Cristo: nonostante l’impegno ufficiale di rimettere in pristino il sito dopo un anno dalla sua istituzione, avvenuta nel 2000, ancora oggi nessuna bonifica è stata realizzata e questo, come altre centinaia di siti di stoccaggio più o meno esistenti nel Parco, versa anch’esso in una condizione di degrado incipiente”.
Gallo annuncia che il M5S ha messo in cantiere un disegno di legge per snellire le procedure con l’aiuto di alcuni consulenti del territorio napoletano che si sono fatti le ossa negli anni dell’emergenza rifiuti. “Purtroppo l’Ente Parco in questi anni è rimasto inerte” commenta il parlamentare. Anche perché nel frattempo veniva declassato da sito di interesse nazionale a sito di interesse regionale. E’ accaduto nel 2012. In che stato sia, lo testimoniano le foto.

Regione: il maxi-mutuo da due miliardi verrà approvato al buio, come a poker. - Paolo Patania

Regione: il maxi-mutuo da due miliardi verrà approvato al buio, come a poker

Il governo Crocetta punta ad avere il via libera di Sala d’Ercole all’accensione del prestito, senza aver presentato né il Dpef né il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2015. Mancano anche i documenti comprovanti le scoperture bancarie di Asp e aziende ospedaliere. Il tutto nel silenzio più assoluto dei vertici istituzionali.

Qualche tempo fa, davanti alle solite proposte di indebitamento della Regione, l’ufficio del Commissario dello Stato ricordava che, senza una proiezione triennale dei conti economici, una pubblica amministrazione non può accendere alcun debito. La figura del Commissario dello Stato è stata sostanzialmente abolita meno di un mese fa dalla Corte Costituzionale e già assistiamo a una scena parlamentare a dir poco incredibile: il governo Crocetta che presenta un disegno di legge che prevede l’accensione di un mutuo da due miliardi di euro senza aver prima presentato il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) e, soprattutto, senza aver prima presentato il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2015. E, cosa ancor più grave, assistiamo alla scena di un Parlamento dell’Isola che ha già iniziato a discutere il nuovo indebitamento da due miliardi di euro senza avere la minima idea di quelli che saranno i conti economici e finanziari della Regione nel prossimo anno.
Senza l’ufficio del Commissario dello Stato che cercava di mettere un po’ di ordine tra Palazzo Reale e Palazzo d’Orleans, ne stanno succedendo di tutti i colori. Siamo a fine dicembre e non c’è ancora il “Bozzone” con il progetto di Bilancio e Finanziaria 2015. Tutto questo ben sapendo che, ormai, non ci sono più i tempi per approvare la manovra entro il 31 dicembre. E che si dovrà per forza di cose ricorrere all’esercizio provvisorio. Tutto questo ben sapendo che l’Ars è un Parlamento e non un semplice consiglio comunale. E che per l’approvazione del disegno di legge sull’esercizio provvisorio il governo regionale è obbligato a presentare prima il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria.
Invece, a metà dicembre, il solito Crocetta strombazza sui giornali tagli di qua e tagli di là senza aver prima consegnato i documenti ufficiali all’Ars. Ma chi dovrebbe far rispettare le regole parlamentari e lo stesso Statuto? Anzitutto, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Ma anche il presidente della commissione Bilancio e Finanze, Nino Dina, e il presidente della commissione Sanità, Pippo Digiacomo, visto che il maxi-mutuo, almeno a parole, dovrebbe servire a coprire il buco provocato dalla spesa per Asp e ospedali.
Eppure, Ardizzone non ha trovato nulla da dire ad un governo che presenta il ddl per un mutuo da due miliardi senza aver prima presentato Bilancio e Finanziaria 2015 con relativa proiezione triennale, come prescrive il buon senso e come avvertiva l’ufficio del Commissario dello Stato. Il governo Crocetta – questo è noto – ha scoperto che la Regione (non si capisce ancora con esattezza se dal 2001 o dal 2006), non ha erogato alle Aziende sanitarie provinciali (Asp) e alle Aziende ospedaliere circa cinque miliardi di euro. Il “buco” finanziario di cassa non è quindi della sanità, ma della Regione che, per ammissione dello stesso governo, non ha erogato appunto i cinque miliardi di euro alla sanità pubblica siciliana. Quindi, invece di parlare di “buco” della sanità pubblica siciliana, sarebbe forse il caso di parlare di un settore vittima di una Regione male amministrata. Ci si sarebbe aspettati che, nella relazione tecnica di accompagnamento al ddl sul mutuo da due miliardi il governo spiegasse, in primo luogo, dove sono finiti questi cinque miliardi non erogati alla sanità. Perché in una Regione “normale” cinque miliardi di euro non possono sparire nel nulla. Invece, nulla di tutto questo. Silenzio assoluto da parte di Crocetta, di Ardizzone, di Dina e di Di Giacomo.
Ma la cosa ancora più grave è che nella relazione tecnica – che definire incompleta è poco – mancano i riferimenti agli indebitamenti, veri o presunti, di Asp e Aziende ospedaliere. Dice il governo Crocetta: la Regione, in questi anni, non ha corrisposto a tali strutture sanitarie tutto il dovuto, così Asp e Aziende ospedaliere si sono indebitate con le banche. Poiché, per ogni Azienda sanitaria o ospedaliera si tratta di indebitamenti per centinaia di milioni di euro, ci si sarebbe aspettati, sempre nella relazione tecnica, di leggere i riscontri documentali – forniti dalle banche tesoriere – di tali indebitamenti. Invece, nulla. Carte che mancano, e che adesso alimentano dubbi su qualsiasi intervento finanziario di ripianamento.

Domani riprenderà la settimana parlamentare siciliana. E Sala d’Ercole è già pronta ad approvare il maxi-mutuo da due miliardi senza conoscere nulla dei conti del 2015 e della proiezione triennale. Forse, il governo alla fine della prossima settimana, porterà il “Bozzone” 2015. Magari dopo che l’Ars avrà approvato, al buio, come a poker, il mutuo miliardario.

Mafia Roma: 6 arresti, anche 3 Marina Militare. Spunta 'nave fantasma'.

Mafia Roma: rifornita nave fantasma, frode da 7 mlioni © ANSARIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA


Hanno rifornito per 11 mln di litri di gasolio la "Victory I", una nave affondata nel 2003, con la complicità dei tre ufficiali della Marina arrestati.


Altri 6 arresti nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale.La Guardia di Finanza ha effettuato 6 ordinanze, tre dei destinatari sono appartenenti alla Marina Militare. La tranche dell'inchiesta nell'ambito della quale sono state eseguite le ordinanze riguarda un presunto commercio nero di carburante che avrebbe rifornito le pompe di benzina legate al clan. Gli arrestati sono Mario Leto (capitano di Corvetta della Marina Militare), Sebastiano Distefano (primo maresciallo Marina Militare) e Salvatore Mazzone (maresciallo Marina Militare). In manette anche Lars P. Bohn, Massimo Perazza e Andrea D'Aloja, titolari di società conniventi per ottenere il carburante. 
Dieci in tutto gli indagati. L'associazione criminale, hanno ricostruito gli investigatori della finanza, aveva organizzato, solo sulla carta però, la consegna di milioni di litri di prodotto petrolifero presso il deposito della Marina Militare di Augusta, in provincia di Siracusa, attraverso la nave cisterna "Victory I", mai attraccata però nel porto siciliano in quanto naufragata nell'Oceano Atlantico nel settembre 2013, tanto che alcuni membri dell'equipaggio risultano ancora oggi formalmente dispersi. Oltre ai sei arresti, il gip ha disposto anche il sequestro dei beni per 7,4 milioni di euro.
Rifornita nave fantasma, frode da 7 mln - Hanno rifornito per 11 mln di litri di gasolio la "Victory I", una nave affondata nel 2013, con la complicità dei tre ufficiali della Marina arrestati. Secondo quanto accertato, il sodalizio criminale avrebbe attuato una frode per 7 mln grazie a false attestazioni di rifornimento nel deposito della Marina Militare di Augusta, in Sicilia. 
Orlandi, ci saranno sicuramente risvolti fiscali - Anche gli ispettori del fisco accenderanno un faro sull'inchiesta Mafia Capitale. ''Ci saranno senz'altro risvolti fiscali - afferma il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi - Occorre però attendere la fine delle indagini per avere accesso ai documenti''. Rossella Orlandi ha parlato a L'Aquila a margine di un convegno organizzato dall'Agenzia delle Entrate sulla corruzione.
Marino, così sto chiudendo i residence lager - "I residence nati a Roma nel 2005 per far fronte all'emergenza abitativa sono veri e propri lager e li sto chiudendo. Alle famiglie daremo un buono casa da 800 euro mensili". Lo afferma il sindaco di Roma, Ignazio Marino, in un intervento sul Corriere della Sera. "Abbiamo immediatamente cambiato le decisioni delle precedenti giunte - scrive Marino - i contratti scaduti e quelli in scadenza non saranno più rinnovati". "Le procedure - aggiunge - per la richiesta del fondo per chi vive nei Centri di assistenza alloggiativa temporanea sono state completate ed è pronto l'elenco definitivo di chi ne ha diritto". "Con la mia giunta - rivendica il primo cittadino della Capitale - aiuteremo il triplo delle famiglie assicurando loro abitazioni adeguate e riducendo drasticamente i costi per l'amministrazione pubblica".
Campana, chiamai Buzzi capo? Lo faccio con tutti - Sull'ex marito indagato Ozzimo, confido si dimostrerà innocente
 "Chiamo un sacco di gente così da quando ero ragazzina. Ci sono decine di persone che possono testimoniarlo". Lo afferma al Corriere della Sera, Michaela Campana, deputata Pd sul suo sms a Salvatore Buzzi spuntato dalle intercettazioni. Sul fatto che Buzzi le avesse chiesto di presentare un'interrogazione parlamentare sulla base di un articolo del Tempo, Campana fa sapere: "Non ho mai presentato quell'interrogazione e ho chiesto agli uffici della Camera di metterlo nero su bianco. La prova? Qualora l'avessi fatto non sarebbe stata rigettata, visto che altri (Ruocco e Fantinati, del M5S, ndr) l'hanno presentata negli stessi tempi e sulla base del medesimo articolo di giornale. Quell'interrogazione che Buzzi chiedeva non mi convinceva anche perché il Tar si era già espresso contro l'appalto in questione e non mi sembrava corretto intervenire". Su un un altro colloquio in cui Buzzi parla di 20 mila euro che dovrebbe dare per una campagna elettorale aggiungendo la frase: "E mo' se me compro la Campana...", la deputata afferma: "Sarebbe bastato leggere la data della conversazione per capire che Buzzi non poteva riferirsi alla mia campagna elettorale. D'altronde, ero già stata eletta da tempo". Sul marito, l'assessore Daniele Ozzimo, oggi indagato, Campana fa sapere: "Ora siamo separati. Cito Marino, che ha parlato di Daniele come di un "tutore della legalità". E sono fiduciosa che riuscirà a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti". Campana non lascerà la segreteria del Pd. "Io - afferma- penso solo a continuare a fare il mio lavoro, come ho sempre fatto". 

Mafia Roma: rifornita nave fantasma, frode da 7 mlioni © ANSARIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

PIOGGIA DI SOLDI PUBBLICI SU COOP E ONLUS: 115 MILIONI AGLI AMICI (LADRI) DEL PD.

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Il governo aumenta dell’80% i fondi per il cosiddetto ‘servizio civile’, in realtà altri 115 milioni per il business della solidarietà pelosa che si succhieranno cooperative rosse e giallo bianche. E l’Arci. La stessa ‘onlus’ che guadagna dall’avere trasformato le proprie sedi in piccoli casinò con slot machine.
A proposito di azzardo, nella legge di Stabilità del governo c’è anche una marchetta al mondo delle scommesse che tanto interessa Pd e Ncd: una mega-sanatoria da 500 milioni.
E pensare che, tra scadenze Tasi, Iva e Irpef, il 16 dicembre gli italiani verseranno oltre 44 miliardi al governo Renzi, che per il momento rimanda a Gennaio l’aumento monstre delle imposte sulla casa.

Mafia Capitale e l'affare sulla Nuvola di Fuksas: spuntano i nomi di D'Alema, Alfano, Fassina.

Mafia Capitale e l'affare sulla Nuvola di Fuksas: spuntano i nomi di D'Alema, Alfano, Fassina

Massimo D'AlemaStefano FassinaAngelino Alfano
Ci sono anche i loro nomi nelle intercettazioni finite nell'inchiesta su Mafia Capitale. E' di loro che parlano l'ex direttore marketing dell' Eur Spa Carlo Pucci e un commercialista, il consigliere della Marco Polo Spa (già nel consiglio di amministrazione dell'Ente Eur) Luigi Lausi che gli inquirenti considerano come il facilitatore dei pagamenti verso le coop di Buzzi per le commesse per l'Eur. Al centro della conversazione un misterioso affare legato alla Nuvola, il nuovo centro congressi progettato da Massimiliano Fuksas, opera i cui tempi e costi si sono via via dilatati negli anni, sfociando in un'indagine della Corte dei Conti.
Le intercettazioni - Nell'intercettazione, pubblicata dal Giornale, Lausi dice che Francesco Parlato, il responsabile della direzione generale Finanza e Privatizzazioni del Mef, azionista di Eur per il 90 per cento "è l' artefice, l'ideatore, il suggeritore, quello che non ha fatto capire un cazzo a Fassina, il deus ex machina insieme a Di Stefano di questa operazione". Di quale operazione - che farebbe capo a Marco Di Stefano (il deputato del PD autosospeso dopo che la procura l' ha accusato, in un' altra inchiesta, di aver preso una tangente da 1,8 milioni) e al dirigente del ministero di cui Fassina era sottosegretario - si parli, non è dato sapere. Ma Lausi è un fiume in piena. "Bisogna cacciare Parlato. Parlato è il colpevole numero uno di questa situazione, la mia relazione è stata data a Parlato due anni fa. Che parlasse col Senatore, ok? Perché questa relazione ce l' ha anche il Senatore, la cosa è nota da due anni. Loro mi ammazzano perché io ho detto due anni fa quello che sarebbe accaduto. Chiaro? Questo è».
"Alfano già lo sa" - Poi Lausi aggiunge: "Tieni presente che questa cosa Alfano già la sa". Pochi minuti e Pucci richiama Lausi per continuare il discorso. "Lui - gli spiega il commercialista riferito a Piergallini di Eur Spa - sta facendo una questione di principio, con 396 milioni di debito che oggi avete sul collo. È una situazione insostenibile. È Parlato - ribadisce Lausi - che deve saltare, ha ragione il senatore Esposito (presumibilmente Giuseppe Esposito di Ncd, ndr), ci ho parlato stamattina, stavo là con lui, Alfano già sa tutto, è quello che deve salta', mo' vado da D'Alema, mi faccio porta' da Di Cani, prossima settimana che tanto viene a Roma, è il mio avvocato, amici d' infanzia, mo' ce faccio un piatto che la metà basta". L'operazione, evidentemente opaca, che Lausi vuol portare a conoscenza pure di D'Alema e Fassina e che Alfano già conosce, potrebbe riguardare l' albergo in costruzione con la Nuvola. Fa propendere per questa ipotesi una telefonata tra gli stessi interlocutori, quattro giorni dopo. Lausi chiede a Pucci "se vi fossero novità, verosimilmente all' Eur Spa", e Pucci replica: "Caos totale".