sabato 27 dicembre 2014

Marco Travaglio: carriera amici incarichi di Giulio Napolitano figlio di Giorgio. - Marco Travaglio

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“Il primo, Giovanni, è in forza alla Direzione conflitto di interessi dell’autorità Antitrust, dando un tocco di surrealismo al tutto.
Il secondo, Giulio, classe 1969, è il più attivo nel bel mondo (si fa per dire) romano fra salotti, atenei, palazzi del potere e spiaggia di Capalbio. È l’Infante d’Italia, omologo dell’Infanta di Spagna Elena María Isabel Dominica de Silos de Borbón y Grecia che tanti guai ha procurato al povero Juan Carlos, accelerandone l’abdicazione (istituto previsto dai cerimoniali della Corona spagnola, non di quella italiana). Nel 2003, a 34 anni, Giulio già beneficiava – per la sua leggendaria bravura, s’intende, mica per i lombi e il lignaggio - di due consulenze legali da 15mila euro dalla giunta romana di Veltroni (la Corte dei conti accertò poi che le sue prestazioni potevano essere tranquillamente svolte dal folto ufficio legale del Comune e condannò la malcapitata funzionaria che l’aveva reclutato a risarcire 10mila euro).
Intanto Giulio era già passato a migliori incarichi,tra consulenze pubbliche (Coni, Federcalcio, presidenza del Consiglio) e fondazioni private o quasi (VeDrò di Letta jr. e Arel del duo Amato&Bassanini).
Sempre grazie ai meriti scientifici conquistati sul campo, partecipò alla stesura del decreto sulle Authority, che in ultima analisi fanno capo al Papà Re.
Poi fu chiamato dal n.1 dell’Agcom, Corrado Calabrò, a presiedere l’Organo di vigilanza sull’accesso alla rete Telecom.
Senza trascurare la travolgente carriera universitaria, all’ombra del suo maestro Cassese (di cui ha curato il Dizionario di diritto pubblico), amico del Genitore Regnante (che nel 2013 tenterà di issarlo sul suo trono).
Un’irresistibile ascesa, quella dell’Infante prodige, fin sulla cattedra di Istituzioni di diritto pubblico all’università Roma Tre. Lì, per puro caso, ha regnato per 4 mandati (15 anni) il magnifico rettore Guido Fabiani, marito della sorella di donna Clio, cognato di Giorgio e zio di Giulio. E lì, sempre in ossequio alla meritocrazia, insegnano il Divo Giulio e la cugina Anna Fabiani, figlia del rettore, mentre il di lei marito Alberto Tenderini, non potendo proprio insegnare, cura le iniziative sportive dell’ateneo.
Quando l’anno scorso l’amico Letta Nipote va al governo, due fedelissimi dell’Infante diventano finalmente sottosegretari. Alla Giustizia l’inseparabile Andrea Zoppini, avvocato, autore di libri a quattro mani con Giulio e ordinario di Diritto privato a Roma Tre, ça va sans dire (presto costretto a dimettersi da un’indagine per frode fiscale, poi archiviata). Al Lavoro l’indimenticabile Michel Martone, che si segnala per gaffe memorabili prima d’inabissarsi nel nulla.
Ma ci vuol altro per oscurare la stella di Giulio, che séguita a collezionare poltrone: riformato il diritto sportivo per il Coni di Giovanni Malagò, è commissario ad acta alla Figc di Giancarlo Abete.
Sulle prime Matteo Renzi pare infastidito dall’ubiquo Infante, ma poi – in piena “emulsione” con S.A.R. – si arrende. Il Colle storce il naso per il decreto Franceschini sulla Cultura? Ecco sbucare al suo fianco il consigliere Lorenzo Casini, altro gemello siamese di Giulio, con cui firmò l’imprescindibile “Prospettive della globalizzazione. Come uscire dalla crisi”.
La Madia tribola a partorire il decreto PA, respinto con perdite dal Quirinale? Chi meglio del rampollo, che le fu pure fidanzato, per lubrificare l’ingranaggio?
Lui nega tutto: quello avvistato qua e là dev’essere un fantasma, o un sosia. La Napoli del dopoguerra ironizzava sulla somiglianza fra Umberto di Savoia e Giorgio Napolitano, il “figlio del Re”. Ora che questi s’è incoronato da solo come Carlo Magno, Giulio è figlio di un re e nipote di quell’altro. Viva l’Italia, viva la Repubblica.

Sorrento, prescrizione in appello per gli sversamenti nel parco marino. - Vincenzo Iurillo

Sorrento, prescrizione in appello per gli sversamenti nel parco marino

È andata a finire così per il processo di appello per il malfunzionamento del depuratore di Torca e dei relativi sversamenti delle acque di Punta Campanella. Uno dei tasselli del puzzle di impianti scadenti e obsoleti che nel tempo hanno ridotto le acque della costiera sorrentina nello stato documentato da un fotoreportage del Wwf, pubblicato sul Fatto.it.


Certo, non è il caso Eternit e nemmeno la discarica di Bussi. Ma anche dal mare di Sorrento giungono notizie preoccupanti sulla generale impunità che la prescrizione assicura ai reati ambientali. 
È andata a finire così per il processo di appello per il malfunzionamento del depuratore di Torca, frazione di Massa Lubrense, e dei relativi sversamenti delle acque nel Parco Marino di Punta Campanella. Uno dei tasselli del puzzle di impianti scadenti e obsoleti che nel tempo hanno ridotto le acque della costiera sorrentina nello stato documentato a fine agosto da un fotoreportage del Wwf, pubblicato su ilfattoquotidiano.it.
Il depuratore era in cura alla società che gestisce il ciclo integrato delle acque di 76 comuni della provincia napoletana e salernitana, la Gori. È un carrozzone pubblico-privato (partecipato al 40% da Acea e per il restante dagli enti pubblici locali raggruppati in Ato) dove comanda la politica che si spartisce incarichi e prebende, il cui attuale presidente è un ex parlamentare del Pdl e vice coordinatore campano di Forza Italia, Amedeo Laboccetta, del tutto estraneo ai fatti oggetto del processo, che ha riguardato invece gli ex vertici dell’azienda, quelli in sella a metà degli anni 2000.

In primo grado i cinque imputati erano stati condannati a otto mesi di reclusione (pena sospesa) dal giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata.

In primo grado i cinque imputati erano stati condannati a otto mesi di reclusione (pena sospesa) dal giudice monocratico Fernanda Iannone del tribunale di Torre Annunziata, sezione distaccata di Sorrento. In secondo grado la prescrizione ha cancellato il reato di danno ambientale. Tra i “salvati” ci sono l’ex presidente dell’Ato sarnese vesuviano Alberto Irace, piazzato lì in quota Ds (oggi Pd), e l’ex amministratore delegato di Gori Stefano Tempesta. Assoluzione piena per tutti dall’accusa di aver consentito lo sversamento senza le autorizzazioni della Provincia di Napoli. Al processo si è costituito parte civile il Wwf. Hanno rinunciato a farlo l’Ente Parco Marino e il Comune di Massa Lubrense.
In primo grado la sospensione della pena era stata “condizionata al risarcimento dei danni e all’esecuzione degli interventi di bonifica dei luoghi entro novanta giorni dal passaggio in giudicato della sentenza”. Risarcimenti e bonifiche che vanno in fumo con le fiamme della prescrizione. Perché i fatti contestati risalgono a un periodo concluso il 29 giugno 2006, la data di dismissione del depuratore. Bisognava arrivare in Cassazione entro sette anni e mezzo da quella data. Traguardo mancato, nell’indifferenza degli organi di informazione locali, con eccezione del quotidiano Metropolis, l’unico a rendere noto l’esito del processo.

Il presidente Wwf costiera sorrentina, Claudio D’Esposito: “In Italia la via giudiziaria per la difesa dell’ambiente è fallimentare”.

L’inchiesta prese il via nel 2007. Due anni prima sul rivo Zappino precipitò da Torca una impressionante cascata di schiuma bianca. Segnale di grave sofferenza di un impianto non a norma e affaticato dalle quantità fuorilegge di reflui provenienti da attività industriali e turistiche della zona. 
Le porcherie finivano nel mare dell’oasi protetta di Punta Campanella. 
Protetta dagli escursionisti occasionali, dai sommozzatori e dai pescatori senza licenza, ma non dagli scarichi inquinanti. Il processo e la condanna in primo grado non ha impedito ad alcuni imputati di proseguire luminose carriere. A cominciare da Irace, consigliere di amministrazione della “Fondazione “Mezzogiorno Europa”, il think thank dei fedelissimi di Giorgio Napolitano. Irace recentemente è diventato amministratore delegato di Acea spa a Roma, su input del sindaco Ignazio Marino, dopo essere stato ad di Publiacque Spa, azienda che si occupa del ciclo idrico a Firenze e in tutta la Toscana.
Il presidente Wwf costiera sorrentina, Claudio D’Esposito, chiede se “valga ancora la pena denunciare i reati ambientali” e ricorda che la prescrizione è già intervenuta nel cassare il procedimento penale sul cattivo funzionamento del depuratore di Marina Grande a Sorrento. 
“Purtroppo prendiamo atto che in Italia la via giudiziaria per la difesa dell’ambiente è fallimentare. Ancora una volta gli inquinatori sono stati assolti per prescrizione ed è stato violato il principio comunitario fondamentale ‘chi inquina paga’. Questa sentenza è un vero e proprio schiaffo ai cittadini: il nostro mare è stato pesantemente inquinato ed è stata messa in pericolo la salute dell’ecosistema e dei bagnanti. È assolutamente avvilente per gli ambientalisti riuscire ogni volta a dimostrare di avere ragione ma senza che, alla fine, nessuno paghi per avere avvelenato il mare, la terra e l’aria”.

Cagliari, terminal crociere da 5,5 milioni di euro mai usato. ‘Fondale troppo basso’. Monia Melis

Cagliari, terminal crociere da 5,5 milioni di euro mai usato. ‘Fondale troppo basso’

Per l'attracco dei "giganti del mare" servivano 10 metri di profondità, ma solo a fine cantiere nel 2008 si sono accorti che erano solo 7. Aperta un'inchiesta della procura di Cagliari.

Non solo crociere”, recita il poster sotto vetro davanti al molo Ichnusa. E in effetti qui al terminal crociere di Cagliari le maxi navi con migliaia di passeggeri non si sono mai viste, né i turisti americani ed europei hanno sorseggiato un caffè appena sbarcati. Solo qualche evento e l’approdo sporadico di imbarcazioni più ridotte. Eppure la struttura di vetro e acciaio con pilastri alti decine di metri è stata ultimata nel 2008. Realizzata dall’ex Gecopre, il costo totale è 5 milioni di euro, più 490mila per l’arredo esterno: panchine, fioriere, lampioncini. Pronta, nuova, ma mai usata. Il motivo? Il fondale in quel punto è troppo basso per i giganti del mare. Circa 7 metri, abbassato di uno, ma ne servirebbero almeno 10 – dicono gli esperti. E quindi niente da fare. Peccato che il cavillo sia saltato fuori un po’ tardi, cioè quando il cantiere era già terminato. Un dettaglio che ha contribuito a far andar deserta la gara a caccia di un gestore per l’hub del Mediterraneo
Lo sbarco tra i tir – Nel frattempo, e sono passati altri cinque anni, i crocieristi arrivano lo stesso nel sud dell’Isola, ma qualche molo più in là. Precisamente al molo Rinascita, non certo accogliente: in mezzo all’area industriale, tra i tir, praticamente senza servizi. Scendono dalla scaletta e devono per forza salire su un bus: o quello della canonica visita guidata o sulla navetta messa a disposizione. A piedi non si può girare: e in ogni caso non c’è né un bagno pubblico, né un negozio, né un bar. Ed è pronto un nuovo progetto, la concessione è già stata firmata, per un altro terminal amovibile, da spostare all’occorrenza. Stessi materiali dell’originale: acciaio e vetro e una linea simile.
Il veliero vuoto – Sul molo Ichnusa la struttura completata ricorda un veliero con tanto di finestre oblò sui lati: da qui si vede il porto, la passeggiata di via Roma fino al quartiere storico Castello. Il percorso al terminal è segnato dai grossi vasi bianchi con le palmette, qualche panchina in legno. Telecamere puntate, citofoni senza targhette per i due piani con oltre 2mila metri quadri che avrebbero dovuto ospitare negozi, ristoranti e pizzerie affacciati su una piazza coperta. Fronte mare e fronte città. Ed è già tempo di acciacchi: macchie di ruggine sui tiranti, una luce a terra in frantumi e gli angoli trasformati in orinatoi occasionali. Nessun lucchetto o catenaccio: anzi, i maniglioni dell’ingresso sulla banchina sono stati chiusi dall’interno alla bell’e meglio con dei lacci che lasciano comunque un’ampia fessura di circa dieci centimetri. Come se i crocieristi, o chi per loro, dovessero entrare da una settimana all’altra.
C’è un fondale da scavare, oppure no - Per tentare di recuperare la destinazione originale del terminal si è pensato anche di sistemare il fondale del molo Ichnusa. Il costo ulteriore per il progetto è di circa 2 milioni di euro. Nel 2011 l’ok del ministero dell’Ambiente, ma poi tra favorevoli e contrari l’ennesima impasse: tra reperti archeologici da tutelare per la Soprintendenza e la necessaria Valutazione d’impatto ambientale della Regione. Il risultato è lo stallo: l’operazione potrebbe infatti compromettere la stabilità del molo e avere conseguenze (anche economiche) incalcolabili. Ma ormai la struttura c’è, che si fa?
Non più crociere ma yacht – Resta il target del turismo di lusso, seppur con obiettivo e portata ridimensionati: dalle crociere agli yacht fino a 150 metri e crociere medie. Un progetto ambizioso sostenuto con energia dall’Autority portuale retta dal presidente e commissario Giorgio Massidda (ex senatore Pdl) e ora da un commissario straordinario. Quindi nuova gara e in questo caso c’è pure un’assegnazione per 25 anni affidata all’Ichnusa Marina Srl: ma una settimana fa si è mossa la Procura di Cagliari. Perquisizioni della Finanza e tre indagati per turbativa d’asta: il sospetto è che la società, creata apposta (e giusto in tempo) per partecipare al bando abbia vinto a maggio di quest’anno in virtù dei criteri poco limpidi, quasi creati “su misura”. Tutto parte da un esposto anonimo su presunte irregolarità e dalla denuncia dell’ex amministratore delegato sulla presenza di un socio occulto. La vincitrice è stata travolta (anche) dai veleni interni. La nuova vita del terminal parte quindi con la cattiva stella. E per il momento resta la meta di qualche passeggiatore solitario. Una scatola, bellissima, da riempire.

L'acqua viva: che cosa e' e come prepararla con l'acqua del rubinetto. - George Luis

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Lo sapevate che il corpo umano di un'adulto medio e' composto per 55%, 60% di acqua? I corpi dei neonati invece lo sono per circa 75%. Ancora più sorprendente poi e' il fatto che 70% del cervello e' acqua, mentre i polmoni arrivano addirittura al 90%.
Questo significa che l'acqua che beviamo ha un impatto enorme sulla qualità della nostra salute. Purtroppo pero' di questi tempi l'acqua potabile e pura e' sempre più difficile da trovare.
Durante la nostra esistenza su questo meraviglioso Pianeta abbiamo dato vita a tutta una serie di attività molto dinamiche e parecchio sporche. Ovunque giriate lo sguardo non potrete fare a meno di notare tutta una serie di manifestazioni di inquinamento dell'ambiente.
E siccome la nostra amata acqua si trova in questo contesto, non può di certo essere pura e pulita, a meno che non sia ricavata da un ghiacciaio preistorico.
L'acqua che abbiamo a disposizione, spesso e volentieri e' contaminata, pesante e morta e la ragione per cui gli effetti di quest'acqua non si notano subito e' semplicemente perché il nostro organismo e' veramente tosto, poco capriccioso e cerca sempre di adattarsi.
Questo tuttavia non significa che sia imbattibile e merita di essere curato a dovere. Per questo oggi ho deciso di svelarvi non solo come rendere l'acqua potabile e pura, ma anche come vivificarla,mineralizzarla (mineralizzarla veramente) e alcalinizzarla.
Ho sentito parlare per la prima volta di questo tipo di acqua leggendo il libro Transurfign Vivo di Vadim Zeland (famoso scrittore russo) che vi consiglio di leggere se volete approfondire questo argomento.

Che cosa'e' l'acqua viva?

L'acqua viva è' un tipo di acqua che non si trova in natura (tranne che forse nell'acqua piovana fresca di un'atmosfera non inquinata), tuttavia ce la possiamo preparare usando l'acqua del rubinetto ed e' l'acqua migliore che possiamo bere.
E' in grado di idratare, purificare l'organismo, rafforzare il sistema immunitario e grazie agli antiossidanti e alla sua natura alcalina e viva può anche mantenerci giovani ed in salute.
Premetto che la preparazione dell'acqua viva e' facile, ma non semplice. Comporta un po' di buona volontà e l'acquisto di alcuni strumenti (neanche troppo costosi considerata l'utilità) che anche se ordinabili via internet, alcuni di loro non sono neanche reperibili in Italia.
Vi indicherò comunque come e dove trovarli.

Cosa serve per preparare l'acqua viva?

Questo tipo di acqua si prepara utilizzando 4 cose:
-Un distillatore
-Un minerale particolare chiamato shungite
-Un elettroattivatore
-Un acquadisco
Le prime due cose le potete reperire anche dall'Italia, l'acquadisco e l'elettroattivatore invece e' acquistabile via internet dalla Russia, i siti dove trovarli sono questi:
- Per l'acquadisco: http://www.aqvadisk.ru/?langID=5
- L'elettroattivatore invece potete comprarlo da vari siti eComerce russi cercando su google queste parole "электро активатор воды" che non significano altro che "elettoattivatore acqua"
(mi raccomando, copiate ed incollate nel motore di ricerca le parole in russo altrimenti non troverete niente)
Se non capite il russo potete usare un traduttore gratuito fra i tanti che si trovano su internet come ad esempio google traduttore.

Come si prepara l'acqua viva?

acqua viva
Prima di andare avanti voglio fare un accenno all'acqua minerale che vi permetterà di capire perché mai dovreste distillare e poi rimineralizzare l'acqua con shungite.
La shungite e' un minerale organico che si trova unicamente nel nord ovest della Russia e per quanto ne so e' l'unico minerale organico.
Dovete sapere che il resto dei minerali presenti nell'acqua invece (anche quella di sorgente) sono inorganici (morti) il che significa che il nostro corpo non e' in grado di assimilarli e quindo o riescono ad essere espulsi,  oppure finiscono per depositarsi da qualche parte nel nostro organismo.
Lo stesso discorso vale anche per il sale ovviamente.
Il nostro corpo e' in grado di assimilare i minerali solo nella loro forma organica e le uniche creature in grado di trasformare i minerali inorganici in organici sono le piante attraverso la fotosintesi.
Quindi l'unico modo per assumere veramente i minerali è quello di  mangiare cibi ricchi di queste sostanze: quelli nell'acqua non sono altro che metalli pesanti che il nostro corpo deve sforzarsi di eliminare.
La distillazione inoltre ci permette di eliminare tutti i residui e le sostanze impure presenti nell'acqua (ve ne accorgerete dell'impressionante quantità di residui distillando l'acqua).
Dunque i passi per preparare l'acqua viva (tratti dal libro sopracitato) sono:
1. La distillazione
2. La messa a riposo con shugite per un periodo di minimo 24 ore
3. la vivificazione tramite l'elettroattivatore (30 minuti)
4. La strutturazione tramite l'acquadisco (da 20 minuti a 1 ora)
Tutto qui.
Tenete presente che l'acqua viva mantiene le sue proprietà per non più di 24 ore quindi va consumata in questo arco di tempo.
Tanta Gioia e Vitalita',