venerdì 23 gennaio 2015

Anomalie, mostri e mostriciattoli stanno smontando la Repubblica”. - Pancho Pardi



Tre ano­ma­lie
1) Le re­vi­sio­ni co­sti­tu­zio­na­li do­vreb­be­ro na­sce­re dal Par­la­men­to. Quel­la in corso è im­po­sta dal go­ver­no. 
2) La re­vi­sio­ne passa at­tra­ver­so un Par­la­men­to elet­to con una legge di cui sono già stati ac­cer­ta­ti pro­fi­li di in­co­sti­tu­zio­na­li­tà: do­vreb­be oc­cu­par­si di tutto meno che di cam­bia­re la Co­sti­tu­zio­ne. La Co­sti­tu­zio­ne do­vreb­be es­se­re cam­bia­ta solo da as­sem­blee elet­ti­ve elet­te con si­ste­ma pro­por­zio­na­le: pla­sma­te dal pre­mio di mag­gio­ran­za im­pon­go­no di fatto una Carta de­for­ma­ta dalla lo­gi­ca mag­gio­ri­ta­ria. 
3) Re­vi­sio­ne co­sti­tu­zio­na­le è solo quel­la in corso che de­clas­sa il Se­na­to. Ma i suoi ef­fet­ti sono in­ti­ma­men­te le­ga­ti alla mo­di­fi­ca della legge elet­to­ra­le. Que­sta non ha rango co­sti­tu­zio­na­le ma in­ci­de con forza sulla forma di go­ver­no e quin­di sul qua­dro isti­tu­zio­na­le. Nella si­tua­zio­ne ita­lia­na è im­pos­si­bi­le giu­di­ca­re se­pa­ra­ta­men­te ri­for­ma del Se­na­to e legge elet­to­ra­le. La prima raf­for­za gli ef­fet­ti della se­con­da.


Il mo­stri­ciat­to­lo. Dato e non con­ces­so che si do­ves­se pas­sa­re a un Se­na­to non elet­ti­vo, la so­lu­zio­ne scel­ta non po­te­va es­se­re peg­gio­re. 
Un Se­na­to for­ma­to da 95 sog­get­ti scel­ti dai con­si­gli re­gio­na­li (e 5 in­di­ca­ti dal capo dello Stato) è un’as­sem­blea di no­mi­na­ti che non rap­pre­sen­ta nem­me­no le Re­gio­ni ma solo i par­ti­ti di mag­gio­ran­za che le go­ver­na­no. I po­te­ri le­gi­sla­ti­vi at­tri­bui­ti a que­sto Se­na­to non elet­ti­vo (per­fi­no sulla Co­sti­tu­zio­ne) sono smi­su­ra­ti al con­fron­to con la sua con­si­sten­za ; ma in real­tà solo vir­tua­li. Si in­ven­ta il Se­na­to delle Re­gio­ni nello stes­so mo­men­to in cui la mo­di­fi­ca del Ti­to­lo V sot­trae alle re­gio­ni il go­ver­no del ter­ri­to­rio per con­se­gnar­lo al go­ver­no na­zio­na­le. Non stu­pi­sce che un Se­na­to così de­clas­sa­to sia for­ma­to solo da 100 sog­get­ti. Men­tre la Ca­me­ra resta di 630 de­pu­ta­ti. Mo­ti­vo sem­pli­ce. Al Se­na­to il pre­mio di mag­gio­ran­za non dà ri­sul­ta­ti certi; quin­di i se­na­to­ri po­te­va­no es­se­re mal­trat­ta­ti (essi del resto hanno con­tri­bui­to alla loro fine). Alla Ca­me­ra il pre­mio dà ef­fet­ti si­cu­ri e mas­sic­ci: i de­pu­ta­ti do­ve­va­no es­se­re te­nu­ti buoni.

Il mo­stro oli­gar­chi­co. Le nuova legge elet­to­ra­le man­tie­ne le so­glie di ac­ces­so anche se le ri­du­ce un po ’ per in­gra­ziar­si i pic­co­li par­ti­ti. Man­tie­ne un pre­mio in grado di tra­sfor­ma­re una mi­no­ran­za in mag­gio­ran­za. E per di più lo at­tri­bui­sce non a una coa­li­zio­ne ma alla lista che pren­de più voti. Quin­di non solo una mi­no­ran­za ma un solo par­ti­to potrà go­de­re di quel pre­mio. Circa i due terzi degli elet­ti non avran­no alcun rap­por­to di rap­pre­sen­tan­za con i cit­ta­di­ni vo­tan­ti ma sa­ran­no no­mi­na­ti dai ver­ti­ci dei loro par­ti­ti. Il voto dei cit­ta­di­ni non con­te­rà più nien­te e la Ca­me­ra sarà in preda a un’ar­bi­tra­ria oli­gar­chia. Il go­ver­no potrà pre­ten­de­re che i suoi pro­get­ti di legge siano vo­ta­ti entro ses­san­ta gior­ni: aula e com­mis­sio­ni par­la­men­ta­ri avran­no solo ruolo ser­vi­le. Tutto il po­te­re sarà del go­ver­no e in ul­ti­ma ana­li­si del suo capo. Dia­let­ti­ca de­mo­cra­ti­ca va­ni­fi­ca­ta. “La Co­sti­tu­zio­ne non dà a chi go­ver­na gli stru­men­ti per farlo” pa­ro­le di Ber­lu­sco­ni. Il Pd ha adot­ta­to il suo pro­gram­ma e, col suo aiuto di­ret­to, ha reso an­co­ra più in­ci­si­vo il po­te­re del go­ver­no sul Par­la­men­to.
La go­ver­na­bi­li­tà è tutto, la rap­pre­sen­tan­za po­li­ti­ca nulla. E i cit­ta­di­ni? I loro stru­men­ti di par­te­ci­pa­zio­ne di­ret­ta sono erosi: le firme ne­ces­sa­rie per la pre­sen­ta­zio­ne di leggi di ini­zia­ti­va po­po­la­re o per chie­de­re re­fe­ren­dum sono in­nal­za­te a cifre proi­bi­ti­ve. Quan­to tempo ci vorrà per­ché i cit­ta­di­ni che vo­ta­no Pd si ac­cor­ga­no che il loro par­ti­to sta smon­tan­do la loro Re­pub­bli­ca?

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