martedì 25 agosto 2015

Ai Casamonica 40 case del Comune. Campidoglio: "Verifiche a tappeto, dobbiamo reagire"- Gabriele Isman

Una delle case popolari nel quartiere romano di Spianceto dove abitano famiglie Casamonica
Una delle case popolari nel quartiere romano di Spianceto dove abitano famiglie Casamonica

Esposito promette: "Entro 15 giorni controlli sugli affitti dati a tutti gli appartenenti alla famiglia".

"I Casamonica hanno in affitto una quarantina di appartamenti del Comune". Stefano Esposito, assessore di Roma Capitale alla Mobilità, per ora parla di informazioni, ma vuole vederci chiaro. "Appena ho saputo queste notizie, ho chiamato subito il vicesindaco Causi e l'assessore Sabella: siamo tutti d'accordo. Da lunedì cominceremo le verifiche: sarà la guerra totale del Campidoglio ai Casamonica". Esposito non rivela la fonte di queste notizie: "Posso dire che alcuni appartamenti sarebbero al Pigneto. I Casamonica non sono soltanto quelli che hanno precedenti penali: sono migliaia di persone. Dobbiamo scoprire di tutti dove vivono, cosa fanno, a partire dalla loro sala scommesse a 4 piani. Finché tratteremo i Casamonica, ma anche gli Spada e i Fasciani, come semplici delinquenti di strada, sbaglieremo. Sono veri e propri clan criminali collegati alle famiglie mafiose di più alto lignaggio. La disattenzione è la loro fortuna".

La delega alla Casa è dell'assessore Danese "e per questo - dice ancora Esposito - è finita sotto scorta. Sta facendo un lavoro egregio in una materia sterminata come il patrimonio di Roma Capitale. Ma di fronte a quanto avvenuto e di fronte alle speculazioni della destra e dei grillini che attaccano Marino, bisogna reagire celermente. Questa giunta sta pagando un prezzo altissimo per aver messo le mani negli ingranaggi consolidati di questa città". Esposito fissa anche i tempi degli accertamenti: "Entro i prossimi 15 giorni dobbiamo sapere tutto di tutti i Casamonica e dei loro rapporti con il Campidoglio, dei Casamonica ricchi e di quelli finti poveri".

E non manca un pizzico di autocritica: "La giunta Marino fa un sacco di lavoro, ma per la complessità dell'impegno arriva un minuto dopo le polemiche. Arriviamo prima per una volta. È una giunta di secchioni da 110 e lode: occorre qualcuno pronto a dare schiaffi, se necessario. E dobbiamo essere più reattivi". Arriva il momento dell'orgoglio: "Noi siamo una giunta di legalità. Diamo una risposta ai grillini, a questa destra che nei cinque anni di Alemanno ha reso la città il luogo delle opportunità delle bande criminalità".

Un richiamo alla responsabilità, eppure il sindaco è in vacanza da una settimana, e la sua assenza diventa un'altra arma per chi lo attacca: "Mi ha detto che aveva bisogno di riposare 10 giorni, noncredo sia un reato, e Causi è un ottimo vicesindaco".

Rossella Matarazzo, come delegata alla Sicurezza, lunedì alle 15.30 parteciperà al Comitato per l'Ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Gabrielli sul tema Casamonica. "Ma la vicenda dei funerali - dice ancora Esposito - non riguarda il Comune. Il Campidoglio non ha responsabilità di pubblica sicurezza e anche questa storia dei vigili che hanno scortato il corteo è l'ennesimo tentativo squallido di attaccare Marino a cui bisogna reagire. La polizia locale ha fatto il proprio dovere: evitare che il traffico impazzisse".

Esposito promette che il Campidoglio andrà in fondo alla guerra totale ai Casamonica: "Scopriamo anche chi gli ha dato le case e chi negli anni non gliele ha tolte. Se ci sono nostre responsabilità, ce le assumeremo".


http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/08/23/news/_ai_casamonica_40_case_del_comune_dobbiamo_reagire_-121439765/?ref=fbpr


I Casamonica che pagano 7,75 euro per un appartamento «popolare». - Ilaria Sacchettoni

Il caso di Angelina: oltre 32 mila euro di debiti in affitti arretrati. Sulla soglia la capofamiglia Celeste sorride: «Il funerale? Io non ci sono andata...»

Un Casamonica di ultima generazione, pannolone e ciuccio in bocca, apre la porta e ci scruta. Subito ne arriva un altro, poco più spettinato e almeno altrettanto perplesso. 
Roma Sud, quartiere Spinaceto. Quello di Caro Diario («Spinaceto? Credevo peggio..»). Nanni Moretti, si vede, non era venuto in via Salvatore Lorizzo, svuotati nei servizi e nel decoro. Pulsantiere degli ascensori sfondate, cassette della posta dalle lamiere piegate. Un’enclave pubblica (sono case dell’Agenzia territoriale del Lazio) dei Di Silvio, Sulejmanovic e Ciaglia, imparentati a «Re» Vittorio. 
È qui che vivono Liliana e Marilena Di Silvio, assieme a nonna Celeste, ristretta ad un’autorevole invalidità sulla nuova sedia a rotelle: «Non c’entriamo co’ Vittorio - precisa subito lei -. Lui era un altro ramo della famiglia. Il funerale? Non sono andata». Icone di Padre Pio, barbuto e benevolo, spiccano alle pareti. 
In origine questo appartamento era stato assegnato ad Angelina Casamonica, cugina di Vittorio, pare, ma la prova non c’è. Angelina, comunque, dichiarava reddito zero. Nel suo caso l’Ater aveva applicato il canone sociale. Sette euro e settantacinque centesimi al mese. Morta anni fa, la donna si è portata debiti e penalità relative nella tomba. Le sue eredi, Marilena e Liliana Di Silvio, devono all’Ater del Lazio 32. 272,07 euro d’affitto con tanto di penali arretrate. 
Domandiamo, allora, se lo sanno e se, a loro volta, sono altrettanto «saltuarie» nei pagamenti: «Vivo qui da vent’anni... - dice la più giovane, Liliana, alta e formosa - Dipende. L’ultima volta mi sono arrivati 700 euro! Quelli non li ho pagati» Marilena tace. I debiti si accumulano una generazione sull’altra. 
Non solo Porsche e villette dai fregi dorati: ci sono Casamonica negli alloggi pubblici regionali e nelle case popolari del Campidoglio. Paradosso: in una città che vanta circa ventimila occupazioni abusive, i Casamonica sono quasi sempre in regola. A loro l’appartamento è stato assegnato decenni fa e qui, nella periferia sud di Roma, c’erano già negli anni Ottanta. 
Qui il canone d’affitto si calcola in base al reddito dichiarato, anche quando (spesso) le dichiarazioni sbagliano per difetto. Anche i canoni degli affiliati ai clan sembrano destinati a una rivalutazione. Ma sarà applicata? Si dirà che l’Ater fatica a riscuotere sempre, figurarsi con i clan. Per anni nessuno ha messo a confronto le dichiarazioni degli inquilini con altri indicatori, finché, un paio di anni fa, il sommerso affiorò in tutto il suo iperbolico oltraggio e si scoprì un inquilino Ater, a reddito sociale, proprietario di un cabinato a motore, ormeggiato a Fiumicino. 
Ed ecco perché ora, dopo le esequie-scandalo, il Campidoglio che ha l’ultima parola sulle assegnazioni, ha reso noto che, da mesi, sono in corso verifiche sul reddito degli assegnatari. 
Ma intanto: Antonio Casamonica, inquilino di un appartamento ad altra scala di via Lorizzo, dichiara 5.726 euro l’anno e dunque paga un canone sociale di 7,65 euro che versa «puntualmente» assicurano all’Ater. Giuseppe Casamonica, invece, ne dichiara 21 mila l’anno e perciò paga cento euro mensili di affitto. Giulia Spinelli, capofamiglia, mamma di Dante e Giovinella Casamonica, si è aggiudicata un appartamento in via Giova Battista Scozza, nei pressi di Centocelle. Anche qui canone minimo a fronte del reddito minimo dichiarato. 
Le occupazioni abusive dei Casamonica sono davvero episodiche. Se il clan impiega la forza nelle attività di riscossione dei debiti, almeno non sfonda le serrature. All’Ater risultano solo un paio di abusivi del clan. In futuro, forse, sanando il dovuto, potranno mettersi in regola. Non è il caso di fare gli schizzinosi: le casse comunali piangono, perché rifiutare il dovuto da un presunto boss? 
Tornando a Spinaceto, sui citofoni, c’è un pezzo di genealogia dei clan romani. Casamonica. Spinelli. Di Silvio. Uno Spada, apparentemente fuori dal suo raggio d’azione (il litorale: gli Spada sono i primi alleati dei Fasciani a Ostia). 
I Di Silvio invece appartengono al ramo Casamonica più preso di mira dall’Antimafia. Molti di loro furono condannati per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio nel maxiprocesso del 2013 ma la sentenza fu smantellata un anno fa dalla Corte d’appello che ne prosciolse 11 e restituì i beni confiscati. Ora, nell’enclave dell’Ater, non hanno nulla da temere, fuorché i guasti agli ascensori che, di quando in quando, li lasciano a piedi. 

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