martedì 15 settembre 2015

La fronda del Pd in Sicilia: “Quelli di Articolo 4 non li vogliamo”. E il partito perde 10.000 euro al mese…

Alta tensione nel Partito Democratico in Sicilia dopo la comunicazione dell’avvenuta “fusione” con Articolo 4, il partito degli autonomisti che a sua volta ingloba molti ex Mpa, persone che hanno una storia a volte lontanissima, se non contrapposta, a quella dei democratici. Alla faccia della rottamazione….
L’ingresso di Articolo 4 nel Pd assume poi un valore particolare a Trapani dove Articolo 4 è, essenzialmente, Paolo Ruggirello, uomo dalle migliaia di preferenze, che alle ultime elezioni regionali è stato eletto con il centrodestra. “Lo abbiamo saputo da Roma” dicono i dirigenti locali del Pd dopo la notizia dell’accordo con Articolo 4. Nel fine settimana è stato un rincorrersi di riunioni, telefonate, incontri. Nessuno vuole Ruggirello nel Pd, ma nessuno vuole fare la prima mossa. “Non è una questione di voti e di peso elettorale – dice un dirigente trapanese del Pd – ma di rispetto del territorio, dei ruoli. Noi e Ruggirello abbiamo storie diversissime”. E mentre c’è chi ricorda le ultime vicende giudiziarie che hanno coinvolto esponenti di Articolo 4, come il consigliere comunale di Castelvetrano Lillo Giambalvo arrestato per mafia, proprio da Castelvetrano e da Marsala vengono due nodi politici difficili da risolvere: a Castelvetrano il Pd è appena uscito dalla Giunta del Sindaco Felice Errante, che ha contribuito a fare eleggere, perchè quest’ultimo ha preferito l’abbraccio del suo ex avversario Giovanni Lo Sciuto, supportato proprio da Articolo 4. Paradossalmente, dunque, in questo momento a Castelvetrano il Pd è all’opposizione di un Sindaco che però ha fatto eleggere nel 2012, mentre un altro pezzo di Pd – Articolo 4 è in giunta. E che dire di Marsala, dove Alberto Di Girolamo ha vinto le primarie del Pd per la scelta del candidato Sindaco di centrosinistra, chiudendo di fatto l’alleanza elettorale con Articolo 4, che insiste per candidare Enzo Sturiano, presidente del consiglio comunale. In questo momento il Pd avrebbe due candidati Sindaci… A Tremestieri Etneo, Santi Rando (Articolo 4), proprio ieri, ha annunciato la sua candidatura a sindaco. Anche a Bronte, Marsala e Gela potrebbero nascere i primi conflitti. Intanto, sabato e domenica prossimi è in programma a Palermo la «Leopolda siciliana» che avrà 24 tavoli tematici a cui parteciperanno circa mille persone.
Tenta di gettare acqua sul fuoco il segretario siciliano del Pd, Fausto Raciti: “Il Partito democratico è aperto a tutte le soggettività senza mai perdere la “bussola”, ha detto in occasione della direzione regionale del Partito. Il segretario regionale ha spiegato come i democratici propendano per un modello di allargamento ed irrobustimento del partito che va, comunque, governato dal punto di vista politico:  “E un processo che va gestito politicamente in maniera serena, fuori dai giochi di corrente, fuori dai meccanismi interni del PD e con assoluta serietà. La bussola del Pd è la capacità di ritrovarci con queste realtà, a volte soggetti politici, altre volte amministratori, a volte ancora singoli deputati, in una condizione dove loro riconoscano il percorso del Pd e in cui questa volontà di costruire un cammino insieme non diventi un tentativo di “occupazione” del Pd. Lo spirito di disponibilità con cui Articolo 4 si sta approcciando a questa vicenda, è quello giusto. Una forza politica che si mette a disposizione del Pd e del suo processo di allargamento è un fatto significativo ma la forza politica deve necessariamente cessare la propria attività”. Raciti insiste sul criterio da adottare che deve essere “equanime e politico. Laddove siamo in grado di costruire un percorso politico comune, dobbiamo procedere al tentativo di allargare l’esperienza del Partito democratico”.
La preoccupazione è rappresentata dal fatto che nuovi soggetti politici possano disturbare i rapporti di forza interni e portare ad una frammentazione che mini l’identità del partito ma Raciti è molto chiaro, non vuol sentir parlare di divisioni e afferma che occorre partire dal punto fermo che lui chiama “bussola, ovvero la capacità di stare insieme alle realtà che offrono la loro disponibilità ad unirsi al PD riconoscendosi nel progetto democratico. Spero e auspico che ci sia un approccio di tutte quelle soggettività che vogliano intraprendere un percorso insieme, un percorso di inclusione del PD”.
PD SICILIANO SENZA SOLDI. Nessuno paga la sua quota e chi lo fa invoca almeno una rateizzazione. Nel Pd siciliano scoppia il caso dei deputati morosi. «Pubblicherò a breve i nomi di quei deputati iscritti al Pd che non hanno pagato quanto dovuto al partito in Sicilia, mentre non solleciterò più agli assessori Pd freschi di nomina, perché altrimenti mi potrebbero denunciare per estorsione…».
È lo sfogo del tesoriere del Partito democratico siciliano Tuccio Alessandro, che è intervenuto stamane alla direzione regionale del Pd a Palermo.
«Abbiamo una perdita mensile secca di diecimila euro – dice Alessandro – Così non possiamo continuare. La situazione finanziaria del partito è drammatica. Io fino a ora, anche per salvaguardare l’immagine del partito, non ho tirato i nomi dei deputati che non pagano quanto spetta loro come previsto, perché non è una bella cosa andare sulla stampa con i nomi e i cognomi. Ma li pubblicherò sul sito non appena approverete i bilanci».
E spiega che «ognuno dei deputati che non pagano da le sue motivazioni: c’è chi dice che già contribuisce al Circolo, c’è chi dice che deve non vuole finanziare una fazione opposta alla sua perché poi le risorse vengono usate contro di lui».
Il contributo previsto per i deputati nazionali è di 25 mila euro per la campagna elettorale. «Alcuni hanno pagato, altri hanno chiesto la rateizzazione e stanno pagando, altri non hanno mai iniziato i versamenti e nonostante qualche sollecitazione vengo considerato lo schiavo della serva. Anche questi saranno pubblicati sul sito non appena approveremo i bilanci, perché è un dovere». Parlando poi dei dipendenti del Pd in cassa integrazione, Alessandro annuncia: «Se non viene riapprovata la cassa integrazione, saremo costretti a licenziare».

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