mercoledì 25 marzo 2015

Smentite le distruzioni di alcuni siti archeologici attribuite allo Stato islamico.



Nimrud


Nimrud




Hatra


Hatra

Le distruzioni dei siti archeologici iracheni di Nimrud, Khorsabad e Hatra, annunciate da una fonte governativa di Baghdad e attribuite al gruppo Stato islamico, non sarebbero mai avvenute. Ad affermarlo è una squadra di esperti internazionali del progetto Shirin che, esaminando le immagini satellitari provenienti dai luoghi interessati, non ha riscontrato “distruzioni evidenti”. Sono invece state confermate le distruzioni condotte dai jihadisti nel museo di Mosul e quelle della porta di Nergal sul sito di Ninive, oltre che della tomba di Giona a Ninive e di altri edifici di importanza storica e religiosa.
Il comunicato del progetto Shirin sottolinea che “le più recenti immagini satellitari non rivelano nessuna evidente presenza massiccia né di persone né di macchinari, e non ci sono visibili distruzioni. Rileviamo l’assenza di rivendicazioni da parte del gruppo Stato islamico. E non abbiamo avuto conferma delle distruzioni dalle nostre fonti di fiducia di Mosul o della provincia di Ninive”.
Nimrud è un’antica città assira fondata nel XIII secolo aC che diventò capitale dell’impero verso l’880 aC. Khorsabad, l’antica Dur Šarrukin (fortezza di Sargon), capitale del nuovo impero assiro, fu fondata nel 713 aC da Sargon II. Hatra, invece, fiorì tra il II e il I secolo aC come centro commerciale e religioso dell’impero partico. Da qui provengono le statue distrutte al museo di Mosul. Sirialibano.

La super risonanza che “brucia” le cellule del cancro, al via test in Italia! - La Stella

Una “super” risonanza magnetica combinata con un macchinario che emette ultrasuoni ad altissima intensità focalizzandoli in un punto in modo da “bruciare” con precisione, in modo non invasivo e con l’assenza quasi totale di effetti collaterali le cellule maligne. È l’innovativo macchinario che verrà inaugurato domani presso l’Irst (Istituto scientifico romagnolo per la cura dei tumori). Una realtà all’avanguardia non solo in Italia ma in Europa «e che consentirà – sottolinea Dino Amadori, direttore scientifico dell’Ircs – di dare il via ad una piano di ricerca per la diagnosi e cura dei tumori unico nel panorama internazionale».
Per i prossimi tre anni saranno portati avanti tre progetti sperimentali per valutare l’accuratezza diagnostica, sicurezza, tollerabilità, comfort e costo-efficacia di questo tipo d’indagine, la capacità della risonanza nell’individuare i danni procurati al fegato dai farmaci chemioterapici e l’utilizzo degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità nel trattamento dalle metastasi ossee e del dolore. «La particolarità di questo strumento – spiega Amadori – chiamato Rm 3Tesla con sistema Hifu (High-Intensity Focused Ultrasound), è di avere una potenza doppia rispetto alla risonanza “standard” e ciò permette di “vedere” lesioni tumorali di solo un millimetro quando in genere sotto i 5 millimetri non sono monitorabili. Non solo, è possibile analizzare meglio i tessuti compresi quelli molli».
L’innovativo macchinario è inoltre in grado di registrare gli aspetti di funzionamento degli organi. «Per esempio – continua – studiando il cervello si possono vedere le reazioni delle diverse aree al dolore e se ne può monitorare l’intensità. Ciò ci consentirà di curarlo meglio».
Sarà poi possibile studiare le alterazioni che fegato e cuore subiscono a causa della tossicità dei chemioterapici e correggere i dosaggi prima che si verifichi un danno permanente. E ancora osservare il flusso del sangue e come i farmaci si diffondono nei vari organi. Grazie all’Hifu sarà poi possibile “bruciare” il tumore in un’area definita e limitata pianificando e monitorando in tempo reale l’andamento del trattamento. «Questo nuovo trattamento – conclude Amadori – non è invasivo ed è più tollerabile e senza gli effetti collaterali negativi della chemio e della radioterapia». Il super macchinario entrerà a pieno regime ad aprile e vi potrà avere accesso chiunque ha i requisiti per la sperimentazione.

“Italia prima in Europa per emissioni di arsenico, cadmio, mercurio nell’acqua”. - Melania Carnevali

Inquinamento Acque

I dati emergono dall'ultimo dossier di Legambiente in materia di sostanze immesse in laghi, fiumi, mari e falde dagli impianti industriali. Sono questi ultimi a fornire i numeri che, quindi, sono inevitabilmente parziali visto che mancano dal computo i fenomeni di illegalità totale.

È ancora forte in Italia l’impatto dell’attività industriale sullo stato di salute delle acque. Lo rivela l’ultimo dossier di Legambiente, pubblicato proprio in occasione della Giornata mondiale dell’acqua appena trascorsa (22 marzo), che mette in evidenza come il Belpaese superi le nazioni europee più industrializzate nell’emissione di metalli pesanti, in particolare di mercurio, nichel, cadmio e arsenico, direttamente nei corsi d’acqua. Anche per quanto riguarda le emissioni di cianuro è in testa alla classifica; arriva seconda, invece, subito dopo la Germania, per i cloruri. I dati (risalenti al 2011) sono stati estrapolati dal registro “European pollutant release and transfer register”, un registro delle emissioni inquinanti prodotte dalle varie industrie europee, in cui sono gli impianti stessi a comunicare, annualmente, la quantità di sostanze immesse direttamente nell’ambiente e, in questo caso, nelle acque. Una analisi parziale, dunque, che non tiene conto dei vari fenomeni di illegalità totale, ma che rende comunque chiaro come in l’Italia gli scarti di lavorazione delle attività industriali continuino, in buona parte, a finire inesorabilmente nelle nostre acque, alterandone quindi le caratteristiche chimiche.

Il dossier di Legambiente sulla qualità delle acque:

Legambiente, di tutta la mole di informazioni contenti nel registro, ha preso in considerazione solo i dati relativi alle principali sostanze “pericolose prioritarie”. Ebbene, nel 2011, in Italia sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nelle acque, di cui 51 tonnellate di zinco, 31 tonnellate di nickel, 31 tonnellate di cromo, 12,7 tonnellate di piombo, 9 tonnellate di rame, 4,85 tonnellate di arsenico, 1,84 tonnellate di cadmio e 258 chilogrammi di mercurio. Per quanto riguarda le sostanze inorganiche, in particolare cloruri fluoruri e cianuri, si arriva a quasi 2,8 milioni di tonnellate, di cui quasi la metà derivanti da attività di tipo chimico. Ci sono poi le sostanze organiche, sempre nelle classe di quelle “pericolose prioritarie”, come l’antracene, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e i nonilfenoli. Se per i primi non risultano emissioni in acqua da parte degli impianti industriali, per i nonilfenoli ammontano a 2,9 tonnellate, quantità corrispondente a circa il 60% dell’emissione europea totale, per gli Ipa a 1,25 tonnellate – pari al 39% della quantità totale a livello europeo – e per il benzene a 0,91 tonnellate. Confrontando singolarmente ciascuna emissione con quella degli altri paesi europei più industrializzati (Francia, Germania e Regno Unito), emerge come ben quattro metalli pesanti su otto siano emessi in quantitativi maggiori dall’Italia. Sono appunto: arsenico, cadmio, mercurio e nickel. Tutti metalli che, ad alcuni livelli, oltre a essere dannosi per l’ecosistema – perché ne alterano appunto le caratteristiche chimiche – sono estremamente tossici per l’uomo.
Ma come fanno a finire i metalli pesanti nelle acque? Sicuramente, gran parte della responsabilità va attribuita al tipo di impianto: le centrali elettriche a carbone, ad esempio, emettono, per loro natura, sostanze cancerogene per l’uomo in enorme quantità, come benzene, mercurio, cadmio e molto altro. Ma, secondo Legambiente, le cause sono da ricercarsi nella qualità degli impianti e negli scarsi controlli ambientali nel territorio. “Occorre migliorare in qualità e quantità l’impiantistica esistente specifica del trattamento delle acque industriali – si legge nel dossier – aumentare i controlli sul territorio e non permettere il mescolamento delle acque reflue industriali con quelle civili per evitare che le prime vadano a finire in impianti non idonei al trattamento specifico di inquinanti chimici”.
L’Italia, dunque, è ancora bel lontana dal recepire la direttiva 2000/60 del Parlamento europeo, che cerca di disciplinare e salvaguardare le acque. Una direttiva nata dopo i vari casi di grave inquinamento ambientale di zone, come laghi, falde, fiumi utilizzate negli anni ’80 come discariche naturali per rifiuti industriali e inseriti adesso nei siti di interesse nazionale da bonificare (con soldi pubblici). La direttiva europea chiedeva agli Stati membri che andassero verso una “graduale riduzione di scarichi, emissioni e perdite di sostanze prioritarie e l’arresto o la graduale eliminazione di scarichi, emissioni e perdite di sostanze pericolose prioritarie” e aggiungeva che “l’inquinamento chimico delle acque è una minaccia per l’ambiente acquatico, con effetti quali la tossicità acuta e cronica negli organismi acquatici, l’accumulo di inquinanti negli ecosistemi e la perdita di habitat e biodiversità, e rappresenta una minaccia anche per la salute umana”.
Le conclusioni dell’associazione ambientalista si possono leggere già nella premessa. “I fiumi italiani, ma anche le falde e i laghi, continuano a essere considerati troppo spesso solo come un pericolo o una minaccia per il rischio connesso con la loro esondazione o un ricettacolo di scarichi non depurati, industriali, sversamenti accidentali, se non una risorsa da sfruttare il più possibile per altri usi accumulando derivazioni, prelievi di acqua o di ghiaia, interventi di regimazione o cementificazione degli alvei. Sono ancora troppo pochi in Italia, i casi in cui si è deciso di investire sui corsi d’acqua attraverso la loro riqualificazione, interventi di rinaturalizzazione, di prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi”.

Ecco perché dovresti sempre congelare i tuoi limoni. La tua salute ringrazierà!

lemon

Un nuovo studio ha dimostrato per la prima volta come i limonoidi, composti naturali presenti in limoni e altri agrumi, impediscono sia ER + che  ER- nella crescita delle cellule del cancro al seno. Questa scoperta  getta nuova luce sull’importanza degli  agrumi per la prevenzione del tumore al seno e sostiene gli studi precedenti che hanno dimostrato come il consumo di frutta possa ridurre il rischio di cancro al seno.
Molti professionisti e in alcuni ristoranti usano i limoni per intero, evitando gli sprechi. Come?
 Semplice! Mettete un limone biologico o ben lavato in congelatore. Non appena congelato, grattugiatelo e cospargetelo sui vostri piatti. Aggiungerete un tocco in più alle vostre insalate, zuppe, creme e salse!
Qual’è il maggior vantaggio oltre a quello di evitare sprechi? Come accade nella maggior parte dei vegetali, la buccia contiene più vitamine della polpa, in questo caso la buccia di limone contiene dalle 5 alle 10 volte in più di vitamine rispetto al succo. Quando si pensa ai limoni si pensa alla vitamina C, ma c’è di piú. È ricco di antiossidanti, i quali si legano ai radicali liberi, prevenendo la formazione della massa cancerogena. Il limone è un prodotto “miracoloso” nell’eliminazione delle cellule cancerogene, è 10.000 volte più forte della chemioterapia.
lemon grated
Congelate quindi un limone, grattugiatelo sui vostri cibi ed otterrete un più alto valore nutritivo, renderete le vostre pietanze ancora più deliziose, per una vita più sana e più lunga!
Il limone ha anche delle capacità antimicrobiche contro infezioni batteriche e funghi, è efficace contro i parassiti e i vermi interni al nostro corpo.
Questo frutto straordinario non finisce mai di stupirci! Infatti, non solo regola la pressione sanguigna quando è troppo alta, ma agisce come anti-depressivo contro lo stress e i disturbi nervosi.
capacita limone
La Natura ha messo a disposizione sul pianeta tutto ciò che ci serve per mantenere in salute il nostro corpo. La società e i gruppi di potere cercano di nascondere queste informazioni per creare sostanze sintetiche spacciate poi come l’unica via per curare le malattie.
Il prodotto chimico sintetico, una volta metabolizzato dall’organismo, crea una serie di effetti collaterali che richiedono altri farmaci per combattere questi ultimi…così il ciclo continua.
Tutto ciò equivale ad enormi profitti per coloro che creano e brevettano queste sostanze, da qui nasce una chiara intenzione di trasformare i pazienti in malati cronici.
Ecco spiegato tutto questo ostruzionismo da parte dei media mainstream nei confronti delle cure basate sui prodotti naturali e a basso costo.
Nessuna di queste testate giornalistiche andrà mai contro chi le finanzia e comanda. Allo stesso modo avviene nella Politica: i partiti stessi non sono altro che “strumenti di controllo” per illudere la popolazione di vivere in uno Stato libero e democratico.
Bisogna prendere coscienza che la nostra Salute deve partire innanzitutto da noi stessi, non dobbiamo delegare nessuno come depositario della verità assoluta. Sta a noi la scelta: continuare a credere che gli interessi economici non sono più importanti della nostra salute, o aprire gli occhi e prendere in mano la nostra vita.

Ufo, John Podesta, gli scienziati e la minaccia dell’invasione extraterrestre. - Vladimiro Bibolotti



Nella comunità scientifica è tornato l’incubo di un altro tipo di invasione: la guerra dei mondi. Negli ultimi convegni o documenti prodotti dalle varie comunità accademiche è ripreso il dibattito sui rischi di estendere i sistemi di comunicazione Internet nello spazio
Non è mistero che il sogno di Mr. Cerf, co-creatore del programma Tcp/Ip, il protocollo Internet per intenderci, è portare il web a livello interplanetario per le future imprese di esplorazioni spaziali e più avanti di colonizzazione di Marte e della Luna
Intanto gli scienziati del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) per oltre mezzo secolo all’ascolto di eventuali segnali “intelligenti” provenienti da qualche galassia, tramite i radiotelescopi come quello di Arecibo, hanno riproposto la possibilità di inviare in maniera attiva, messaggi agli eventuali extraterrestri per rivelare la nostra presenza. 
Un programma come quello proposto di Internet nello spazio, permetterebbe ad eventuali visitatori, di studiarci in anticipo, magari attraverso lo studio dei nostri costumi attraverso Wikipedia.
Nell’ultima sessione della Aas (La American Association for the Advancement of Science), il prof. Douglas Wakoch, costatando che dopo 50 anni non avendo ricevuto messaggi, occorreva trasformare il Seti in Active seti, cioè inviare messaggi per farci notare, soprattutto ad esso con la scoperta di migliaia di pianeti Extrasolari di tipo terrestre
Ciò ha nuovamente animato il parere di alcuni scienziati come già negli anni ’70 fece il Premio Nobel Martin Ryle, che metteva in guardia dall’inviare messaggi a civiltà magari malvagie, pronte a sottometterci o peggio annientarci. 

Dello stesso parere il più noto Steven Hawking, letteralmente terrorizzato dall’arrivo degli alieni, poiché con la loro tecnologia dunque avanzatissima, faremo secondo lui, la fine degli indigeni con l’arrivo di Cristoforo Colombo
Ne emerge un quadro sconcertante. 
Nei vari simposi accademici, sia di tipo scientifico che economico, l’incubo di un annientamento del nostro pianeta per colpa di malvagi Et è ormai quasi una costante.
Per gli astrofisici e per il Seti la convinzione dell’esistenza di extraterrestri è un dato statisticamente accettato, ma non il fenomeno degli Ufo
Parere condiviso anche dal direttore dellaSpecola Vaticana Funes
Ma allora con quale mezzi potremmo essere invasi se non da dischi volanti, come nella cinematografia hollywoodiana? 
Gli Ufo intesi come astronavi extraterrestri non possono concettualmente coesistere per le “attuali” nostre conoscenze scientifiche e per le primitive tecnologie per viaggiare nello spazio e per le convinzioni della fisica nostrana. 
Eppure come afferma il Prof. Paul Davies e Wagner e prima di lui Carl Sagan, non si esclude che in un passato remoto qualcuno ci abbia visitato e magari abbia creato colonie sulla Luna e su qualche asteroide invitando la Nasa ad un attento monitoraggio del lato oscuro del suolo lunare.
E qui nasce una evidente contraddizione più che un dubbio. 
Ma se gli Ufo non possono esistere, come sarebbero giunti tali invasori? 
E se ne erano capaci migliaia di anni fa, perché negarle oggi? 
Oppure qualcuno sa che le cose non stanno come sembrano e affermato. 
Ricordiamo le dichiarazioni del Primo Canadese, Paul Hellier o del ex Presidente russo Medvedev (anche se qualcuno pensa ad uno scherzo mediatico), a cui si aggiunge ultimissima e con maggior clamore quella recentissima di John Podesta consigliere del Presidente Obama, già capo gabinetto di Bill Clinton che, proprio in questi giorni, tramite Twitter ha dichiarato che il suo più grande cruccio sia stato quello di non essere riuscito a far svelare la verità sugli Ufo e sugli incontri con gli Extraterrestri.
Incontri dunque, non contatti radio. 
Incontri sul nostro pianeta con civiltà extraterrestri giunte presumibilmente a bordo di dischi volanti o…Ufo!
Aggiornamento del 19 febbraio 2015 ore 15:15
Chiuso l’account twitter di John Podesta
Al suo posto compare quello di un certo Brian Deese Senior Advisor to President Obama. Questo episodio fa sospettare ma senza gridare al complotto, che forse le recenti dichiarazioni di Podesta, possono avere dato fastidio in certi ambienti. 
John Podesta non è un consigliere qualunque, già Capo di Gabinetto della Casa Bianca di Bill Clinton e ovviamente esperto nella comunicazione, dovrebbe diventare infatti  l’uomo di punta dello staff di Hillary Clinton, probabile candidata alla Casa Bianca, peraltro anch’essa appassionata come il marito Bill, della tematica ufologica (Rockefeller Initiative Documents – Paradigm Research Group). 
Allora perché fare autogol e screditarsi con dichiarazioni forti, da chi conosce bene il mestiere e l’arma della comunicazione digitale?  Forse lo scopriremo nei giorni a venire.

Inedito Botero a Palermo.



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