venerdì 6 novembre 2015

Bancarotta Chil Post, chiesta nuova archiviazione per Tiziano Renzi. -

Bancarotta Chil Post, chiesta nuova archiviazione per Tiziano Renzi

Per la procura di Genova, il padre del premier non ha nessuna responsabilità per il crac del 2013 della società di distribuzione e marketing fallita nel 2013. E' questo l'esito dell'approfondimento di indagini disposto dal gip.

Tiziano Renzi, padre del premier, è estraneo al crac della Chil post, la società di distribuzione e marketing fallita nel 2013, tre anni dopo la vendita da parte sua. Ne è convinta la procura di Genova, che ha chiesto nuovamente l’archiviazione, dopo l’approfondimento di indagini disposto dal gip Roberta Bossi.
Tiziano Renzi era stato accusato di bancarotta fraudolenta per quel fallimento, ma alla chiusura delle indagini il pubblico ministero Marco Airoldi non aveva ravvisato responsabilità in capo al padre del capo del governo e così ne aveva chiesto l’archiviazione. Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta di uno dei creditori della società, aveva chiesto altri approfondimenti dando un mese di tempo, come ricorda l’Ansa. Adesso il giudice potrà chiedere altre indagini, oppure accogliere la richiesta di archiviazione o, ancora, disporre l’imputazione coatta.
Sotto la lente degli investigatori, dopo l’ordinanza del gip, erano finiti i rapporti contrattuali tra il gruppo Tnt e la Chil post. La Chil post era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà da Tiziano Renzi ad Antonello Gambelli eMariano Massone. Renzi senior era stato accusato di bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di tre mila euro, cifra non ritenuta congrua. Subito prima della cessione della Chil post, Tnt aveva ridotto la collaborazione con l’azienda e successivamente l’aveva implementa con la Eventi 6. Dalle nuove indagini non sarebbe emerso che questo avrebbe comportato un depauperamento della Chil e così il pm ha chiesto una nuova archiviazione.
Ad ostacolare la chiusura definitiva della vicenda giudiziaria potrebbe essere anche una nuova opposizione all’archiviazione da parte del proprietario dei locali affittati a suo tempo alla Chil che vanta un credito di 5000 mila euro. In tal caso il gip dovrebbe fissare una nuova udienza per ascoltare le parti. Prima della cessione della società, Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa. Quando l’attuale capo del governo venne eletto presidente della provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40 per cento delle quote e continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.

Evasione, le nuove soglie di punibilità mandano al macero un fascicolo delle Procure su tre. Festeggiano in 9mila. - Ferruccio Sansa

Evasione, le nuove soglie di punibilità mandano al macero un fascicolo delle Procure su tre. Festeggiano in 9mila

I magistrati milanesi: "Abbiamo chiesto l’archiviazione di 1.200 fascicoli solo per l’omesso versamento dell’Iva. Contestazioni relative agli ultimi quindici mesi”. E nelle altre città non va in modo diverso.

“Abbiamo chiesto l’archiviazione di 1.200 fascicoli solo per l’omesso versamento dell’Iva. Contestazioni relative agli ultimi quindici mesi”. In Procura a Milano sono questi i primi risultati della nuova disciplina sull’evasione che prevede l’innalzamento dei tetti di non punibilità: da 50 a 150mila euro per l’omesso versamento delle ritenute, da 150mila a 250mila per l’Iva. In Procura non si sono fatti cogliere impreparati: “Da mesi avevamo smesso di trasmettere le carte all’ufficio gip”, raccontano i pm. Così in un attimo sono stati cancellati 1.200 fascicoli solo per l’Iva. A questi dovranno essere aggiunti quelli sulle ritenute. E migliaia di fascicoli già a dibattimento: “In tutto prevediamo oltre 3.500 casi”, spiegano in Procura.
Quanti processi tributari finiranno con l’archiviazione? “Trenta per cento”, azzardano a Milano. Ma parlando con pm di tutta Italia si raccolgono previsioni molto varie: dal 20 per cento di Genova fino al 75 del Friuli. In media, secondo i pm, siamo oltre il 30 per cento. Un processo su tre. Anche se molte Procure interpellate dal Fattostanno ancora elaborando le statistiche. I primi dati riflettono le analisi del Sole 24 Ore pubblicate un anno fa: su 38 procure si parlava di circa 9.000 archiviazioni su più di 25mila fascicoli. Milano da sola vale una bella fetta d’Italia. Capitale economica e Procura molto attiva, guida da sempre la classifica dei reati tributari: 2.494 in un anno (al quinto posto c’è Monza, a pochi chilometri di distanza). Seguono Roma (1.785), Torino (1.110) e Napoli (458).
Per i rinvii a giudizio, Milano (1.419) stacca tutti: Roma è a 438. Adesso migliaia di indagini finiranno nel nulla. Un disastro? Le opinioni dei pm, che preferiscono non essere nominati, sono discordanti: “Perdiamo un fascicolo su tre, ma nel caso dell’Iva l’accertamento del mancato pagamento resta”. Insomma, si dovrebbe finire per pagare anche senza reato. Altri pm lombardi non sono d’accordo: “La sanzione penale è un deterrente. Se ci tolgono anche quello, restiamo in mutande”. A Udine il procuratoreAntonio De Nicolo teme che la nuova disciplina possa portare all’archiviazione di tre fascicoli su quattro. Perché un dato così disomogeneo? Semplice, dove il tessuto economico è fondato sulle piccole imprese, come in Friuli e Veneto, l’innalzamento del tetto avrà effetti molto più pesanti. Dove prevalgono le medio-grandi imprese – vedi la Lombardia – si sentirà meno.
E il resto d’Italia? La procura di Torino deve ancora fare un conteggio preciso: “Stiamo facendo un piano con l’Agenzia delle Entrate”, afferma il procuratore capo Armando Spataro. I dati esatti si sapranno la prossima settimana. Il pool di pm specializzati in reati economici, guidato dall’aggiunto Vittorio Nessi, prevede molte centinaia di archiviazioni in arrivo. “Un proscioglimento che – si ribadisce – non vuol dire sempre impunità: resterà la sanzione amministrativa dell’Agenzia delle Entrate”.
“A Genova in pochi giorni abbiamo contato 150 archiviazioni”, raccontano dalla Procura ligure. Siamo tra il 20 e il 25 per cento del totale. Un po’ sotto la media nazionale. A Modena il procuratore capo reggente Lucia Musti ha emanato un ordine di servizio per bloccare tutti i procedimenti penali in questione: gli avvisi di conclusione indagini verranno richiamati indietro ed eventualmente rielaborati in base alla nuova normativa, così come le richieste di rinvio a giudizio. All’Agenzia delle Entrate è stato chiesto di non inviare più le notizie di reato per i casi sospetti (visto che non si tratta più di reato).
Bologna, Firenze, L’Aquila, Napoli e Reggio Calabria stanno elaborando i primi dati. All’Aquila si segnalano le prime archiviazioni. A Napoli i pm, da una statistica fai da te, hanno contato un’archiviazione a testa ogni giorno. Da Vibo Valentia, il procuratore Mario Spagnolo invita alla cautela: “Per valutare bisogna considerare non solo la quantità, ma anche la qualità dei comportamenti contestati”.
In Sicilia le percentuali, dalle primissime stime, non si allontanano da un fascicolo cancellato su tre: “Valutazioni precise sono impossibili. L’impressione è che i processi destinati all’archiviazione siano il 30 per cento”, sostiene Salvatore De Luca, procuratore aggiunto a Palermo. “Intorno al 25 per cento”, dice Francesco Paolo Giordano, procuratore di Siracusa.
“La nuova legge – commenta un pm partenopeo con ironia – svuoterà un poco gli uffici. Farà anche bene ai nostri carichi, cioè il numero di processi fatti. Faremo carriera. Ma anche gli evasori saranno felici. Tutti contenti!”.
(hanno collaborato Andrea Giambartolomei, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, David Marceddu, Lucio Musolino)