mercoledì 17 febbraio 2016

Pensioni di reversibilità, il mandato di Palazzo Chigi è tagliare la voce di spesa. Ma l'intervento è un campo minato. - Giuseppe Colombo

INPS

“Diciamoci la verità: l’importo di queste pensioni in Italia è elevato, è troppo alto rispetto al resto dell’Europa, non c’è un limite alla spesa”. Dopo la bufera che ha travolto il Governo sull’ipotesi di un taglio alle pensioni di reversibilità, una fonte dell’esecutivo spiega all’Huffington Post che è questo il ragionamento che ha guidato palazzo Chigi per mettere in campo la “razionalizzazione” contenuta nel disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri il 28 gennaio. “Ancora non ci sono proposte specifiche, ma non si può negare che l’importo di queste pensioni sia un’anomalia”, sottolinea la stessa fonte.
Le critiche che sono arrivate dai sindacati e dal Parlamento, a iniziare dal Pd, hanno rafforzato la convinzione iniziale dell’esecutivo, spiegano fonti di governo: meglio procedere con cautela per non rischiare di essere travolti dall’impopolarità e di passare come “il Governo che taglia le pensioni”. Proprio per questo motivo si è scelto lo strumento del disegno di legge delega, che ha bisogno dell’avallo del Parlamento, e che contiene indicazioni molto generiche. Nel provvedimento, infatti, si parla di una “razionalizzazione” delle prestazioni sia di natura assistenziale che di natura previdenziale e di un accesso secondo criteri che tengono conto dell’Isee, l’indicatore patrimoniale. È a quella “razionalizzazione” che si è appellato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per sostenere che le polemiche sono infondate e che “per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità”. Il titolare del dicastero di via Veneto ha però anche affermato che la delega si propone “il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale” e un taglio sulle pensioni di reversibilità, troppo alte, potrebbe rientrare proprio in quelle “situazioni anomale”, spiega la fonte di Governo.
I numeri che fanno da sfondo al ragionamento del Governo per un intervento sulle pensioni di reversibilità sono contenuti nella nota tecnica che accompagna il testo del disegno di legge delega. I beneficiari di queste pensioni sono più di tre milioni e la spesa, nel 2015, è stata pari a 24,1 miliardi di euro. Nella stessa nota si sottolinea che le prestazioni esistenti, tra le quali rientrano anche le pensioni di reversibilità, “devono essere verificate nella loro appropriatezza” e occorre “razionalizzare i trattamenti esistenti, ma anche riorganizzare il sistema di accesso alle prestazioni, a partire dalle modalità di valutazione del bisogno”.
Il cantiere è ancora ai primi passi e soprattutto fortemente condizionato dall’orientamento del Parlamento. “La discussione parlamentare interviene, integra, modifica, aggiunge”, sottolinea una fonte del ministero del Lavoro. Se la patata bollente vuole essere condivisa con le Camere, a Montecitorio tira una brutta aria per il Governo. Tra i dem, e non solo tra quelli che non sono vicini a Matteo Renzi, la linea è chiara: le pensioni di reversibilità non vanno toccate. I più oltranzisti, a iniziare da molti componenti della commissione Lavoro, vogliono che l’esecutivo cancelli del tutto il riferimento agli interventi di razionalizzazione “anche di natura previdenziale” all’interno del testo della delega, per allontanare ogni dubbio. Il presidente della stessa commissione, Cesare Damiano, è stato perentorio: “Si cancelli dalla delega ogni riferimento alla previdenza e se ne discuta in Parlamento riga per riga. Per quanto mi riguarda sono contrario a finanziare la lotta alla povertà con i soldi delle pensioni”. Anche l’ex capogruppo del Partito democratico alla Camera, Roberto Speranza, è netto: “Basta immaginare ancora tagli alle pensioni, ne sono già stati fatti molti negli ultimi anni”. Se parte del Pd è pronto alle barricate non da meno lo sono le opposizioni, da Forza Italia a Sinistra italiana. Il fuoco di sbarramento a Montecitorio, dove è attesa l’assegnazione del disegno di legge delega alle commissioni Lavoro e Affari sociali, è pronto. Ora il Governo fa attenzione a non scottarsi.

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