sabato 30 aprile 2016

La grande spartizione della Libia: un bottino da almeno 130 miliardi. - Alberto Negri





Quando si incontreranno martedì al palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in Libia?
La risposta più ovvia - il Califfato - è quella di comodo. La guerra di Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.
La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l’export di petrolio.
Qui si possono liberare alcune delle più importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finire e, se possibile, con il nostro contributo militare.
Per loro, anche se l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia, sottolinea la nostra irrilevanza.

La Libia è un bottino da 130 miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza, tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane, Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella City. 
Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica - dove peraltro ci sono consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi - gli inglesi hanno da difendere l’asset finanziario dei petrodollari.
Anche i russi, estromessi nel 2011 perché contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.

Il bottino libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello della Tripolitania. 

Agli americani la supervisione strategica.

Ai libici, divisi e frammentati, messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire sotto tutela. 
E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le loro fazioni favorite: l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar, il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella Sirte.
La lotta al Califfato è solo un aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.

(di Alberto Negri con un’analisi di )

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-03-06/la-grande-spartizione-114530.shtml?uuid=ACe75oiC&refresh_ce=1

Le terribili verità nascoste sotto il velo dell'ipocrisia.
Esportiamo cinismo, non democrazia!

Sicilia, Renzi inaugura viadotto Himera. Ma è la carreggiata che non è mai crollata e fu “battezzata” la prima volta nel 1975. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, Renzi inaugura viadotto Himera. Ma è la carreggiata che non è mai crollata e fu “battezzata” la prima volta nel 1975

Il premier riapre al traffico il viadotto sull'autostrada tra Catania e Palermo: è il tratto di strada mai franato e riaperto dopo i controlli di sicurezza. Il sindaco di Caltavuturo: "Dovremmo ricordargli che nel Patto per la Sicilia non c'è un euro per i dissesti della vallata dell'Himera che incombono sui piloni dell'autostrada". Il premier: "Non è un'inaugurazione, ma una riapertura".

Una cerimonia con tanto di taglio di nastro per riaprire al traffico un viadotto già inaugurato nel lontano 1975. Sembra una boutade, invece è accaduto in Sicilia. Il premier Matteo Renzi è tornato sull’isola per incontrare i sindaci di Catania e Palermo, e ne ha approfittato per partecipare alla cerimonia di riapertura del viadotto Himera sull’autostrada 19 che collega le due principali città della Regione. Si tratta per caso del ponte che esattamente un anno fa era franato spezzando in due la Sicilia? Nossignore. Perché ad essere riaperta al traffico sarà solo la carreggiata parallela, quella cioè che da Catania va verso Palermo: non era stata colpita dalla frana di un anno fa, ma si era comunque deciso di chiuderla per motivi di sicurezza. In pratica i tecnici incaricati dall’Anas hanno verificato che la parte del viadotto risparmiata dal crollo non ha subito danni strutturali: dopo dodici mesi può dunque essere riaperta.
“Le indagini – spiegano dall’Anas – ed in particolare le prove di carico svolte nei giorni scorsi hanno dato indicazioni positive sulla statica dell’opera. Sono stati inoltre installati sistemi di monitoraggio sia per le strutture del viadotto che per la pendice interessata dal movimento franoso”. Dunque via all’inaugurazione bis del viadotto mai crollato, alla presenza del premier in persona, accompagnato per l’occasione dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e dal presidente di Anas Gianni Vittorio Armani.
E pazienza se la vita degli automobilisti siciliani non è poi cambiata molto: fino ad oggi chi deve recarsi da Palermo a Catania deve comunque uscire allo svincolo di Scillato, imboccare la bretella (aperta solo nell’autunno scorso, mentre nei sei mesi precedenti occorreva percorrere la disastrosa statale 626) e rientrare in autostrada all’altezza di Tremonzelli, in attesa che la carreggiata in direzione opposta venga quindi aperta al doppio senso di marcia (con le inevitabili code che allungheranno in ogni caso i tempi di percorrenza). La parte del ponte Himera franata nell’aprile del 2015, invece, è stata abbattuta nel dicembre scorso: secondo alcune stime i lavori di ricostruzione non termineranno prima del 2018, cioè a tre anni dal crollo e a due dalla inaugurazione bis del tratto parallelo. Ecco perché la cerimonia di riapertura del viadotto mai crollato non ha entusiasmato per nulla i cittadini dell’isola, scatenando al contrario un fiume di polemiche.
“Questa è la prova che quello che dicevamo da sempre era corretto: il tratto autostradale era agibile, ne andava testata subito la staticità, dopo aver abbattuto la carreggiata collassata. Chi ha sbagliato paghi e, soprattutto, risarcisca le imprese siciliane per gli enormi danni subiti inutilmente: ricordiamo inoltre che sul fronte frana, che ha causato tutto ciò, non è stato fatto praticamente nulla”, dicono i deputati del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana, mentre persino Gianfranco Micciché, tornato a coordinare Forza Italia sull’isola, definisce l’inaugurazione del viadotto come “una bufala a danno dei siciliani da fare invidia al Totòtruffa che vende la fontana di Trevi”.
Un commento al vetriolo arriva pure da Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo, comune che era rimasto isolato dopo il crollo del viadotto autostradale. “Consiglierei a Faraone (Davide, sottosegretario all’Istruzione ndr) e Renzi di risparmiarci la cerimonia della riapertura della carreggiata del viadotto Himera, diversamente dovremmo ricordagli che è stata una quasi truffa la bretella e che nel Patto per la Sicilia che andrà a presentare al teatro Politeama non c’è un euro per i dissesti della vallata dell’Himera che incombono sui piloni dell’autostrada”, dice il primo cittadino. Il premier, intervenendo alla cerimonia di riapertura, ha risposto così alle voci critiche: “Ci sono state polemiche quando abbiamo detto che saremmo venuti qua per riaprire il viadotto. Che venite a fare? Non è una inaugurazione. Esatto non è una inaugurazione. La nostra priorità numero uno è quella di riaprire le strade che erano chiuse e fare manutenzione per evitare che crollino”.
E dire che la vigilia della trasferta siciliana di Renzi era stata caratterizzata anche da una sorta di giallo, tutto interno allo stato attuale delle infrastrutture dell’isola. Nella sua news di mercoledì 27 aprile, infatti, il premier scriveva: “Sabato pomeriggio, Sicilia: riapriamo una delle arterie a quattro corsie chiuse dopo i crolli degli scorsi mesi (ricordate gli impegni per rimettere a posto le strade in Sicilia?)”. Arterie a quattro corsie in Sicilia? Panico tra i vertici siciliani dell’Anas, che al sito meridionews.it ammettevano candidamente: “Che strada riapriremo? Stiamo cercando di capirlo anche noi”. “Dopo l’annuncio di Renzi è scattato una sorta di toto inaugurazione: sono così tante le strade chiuse in Sicilia che ci si interrogava su quale fosse l’inaugurazione annunciata dal premier”, era invece il commento sarcastico di Giancarlo Cancelleri, deputato del M5s. E in effetti, come documentato da Ilfattoquotidiano.it dopo il crollo del viadotto Himera, lo stato delle infrastrutture sull’isola somiglia sempre più ad una rete viaria da terzo mondo, tra illuminazioni assenti, manti stradali deformati, gallerie senza aereatori e una viabilità interna praticamente ferma al periodo dei Borbone. Poco male, però, perché Renzi si riferiva alla carreggiata del viadotto Himera, quella mai crollata e quindi pronta per essere riaperta. Dalla prima inaugurazione sono passati appena 41 anni: in pratica è coetanea del premier.

Renzi contestato a Reggio Calabria: "Solo passerelle, serve lavoro". E lui: "Basta polemiche". - Lucio Musolino



Per l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, uno dei più prestigiosi d’Italia che ospita tra le tante opere i Bronzi di Riace, il premier Matteo Renzi ha preferito entrare dalla porta di servizio a causa di centinaia di lavoratori che hanno protestato. Dal presidio delle organizzazioni sindacali della Cgil e dell’Usb l’accusa rivolta a Renzi è stata chiara: “Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro“. E ci sono stati momenti di tensione quando i contestatori hanno capito che Renzi non sarebbe passato dall’ingresso principale. “C’è la gente che sta morendo di fame e qui si fanno le inaugurazioni“, dicono i lavoratori che aggiungono: “È una vergogna: Stato italiano, Stato di merda. Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro”. Intanto all’interno del Museo, durante il suo intervento, Renzi si è scagliato contro chi lo contesta: “Se vogliamo che non solo il Crotone torni in serie A, ma che lo faccia l’intera Calabria, dobbiamo prendere un impegno tutti insieme. Per i prossimi due anni – ha detto - mettiamo da parte le polemiche e lasciamole ai professionisti che vivono nel mondo dei no. Dico solo basta a chi racconta il Sud come un luogo dove va tutto male. A questi io dico di provare a dire per una volta sì”. Poi il premier ha firmato il Patto per la Calabria e per Reggio Calabria con il governatore Mario Oliverio e con il sindaco Giuseppe Falcomatà, ed ha incontrato alcuni rappresentanti sindacali.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/30/renzi-contestato-a-reggio-calabria-solo-passerelle-serve-lavoro-e-lui-basta-polemiche/514585/

Ma che fa? Sfotte chi non lavora? Definisce polemica il grido di dolore che lancia chi non ha lavoro?
Alla stessa stregua di un suo predecessore che, come lui, verrà menzionato nei libri di storia come persona sgradevole e dannosa, ripete l'inutile tiritera che la fiducia è la panacea di tutti i mali....

Gli antidolorifici naturali che funzionano meglio dell'aspirina. - Riccardo Lautizi


Corteccia di salice bianco.


Aspirina, ibuprofene e paracetamolo (tachipirina) sono molto usati per cercare di far passare il dolore ma hanno effetti collaterali anche gravi. Aumentano infatti il rischio di problematiche cardiache e circolatorie (tra cui ictus e infarto) e gastrointestinali, come sanguinamenti e perforazioni a livello gastrico e intestinale. Uno studio su 100.000 persone ha osservato che i consumatori di aspirina, rispetto a quelli che assumevano il placebo, registravano il 30% circa in più di probabilità di soffrire di un evento grave di tipo emorragico soprattutto a livello gastrointestinale.
Il Dott. Sreenivasa Seshasai del Centro Ricerche Scienze Cardiovascolari a San Giorgio, presso l’Università di Londra, ha dichiarato:
“Siamo stati in grado di dimostrare in maniera abbastanza convincente che, nelle persone sane di cuore o senza precedenti attacchi di ictus, l’uso regolare di aspirina può essere più dannoso che utile
Prima della diffusione della chimica, gli uomini conoscevano la natura ed usavano con efficacia i suoi doni. Ecco alcuni efficaci rimedi per far passare il dolore.
SALICE BIANCO: Contiene salicina, il predecessore dell’aspirina, che viene trasformata in acido salicilico nello stomaco. A livello gastrico non irrita lo stomaco a differenza del farmaco chimico, l’aspirina, ed è efficace per i dolori muscolari, infiammazioni e della febbreUSO: Si può godere dei benefici della corteccia di salice bianco utilizzandola in un tè. Basta far bollire 1-2 cucchiaini di corteccia essiccata in 250 gr di acqua, lasciar sobbollire per dieci minuti. Bere fino a tre tazze al giorno per i migliori risultati.Si può anche usare corteccia in capsule o in forma liquida. In questo caso il dosaggio dovrebbe essere prescritto da uno specialista qualificato.
Resina di Boswellia serrata
BOSWELLIA SERRATA: è una resina che si estrae dalla corteccia di una pianta che cresce in India. Grazie all’acido boswellico svolge una potente azione antinfiammatoria e analgesica su diverse patologie del sistema osteoarticolare. Questa azione si manifesta attraverso una riduzione del dolore e del gonfiore, e il miglioramento delle motilità delle articolazioni. Questo acido migliora la circolazione sanguigna nelle articolazioni e impedisce alle cellule infiammatorie di danneggiare i tessuti. E’ stato dimostrato inoltre che è utile per trattare il cancro alle ovaieUSO: Si può usare sia per via sistemica (compresse o tintura) sia come pomata. Il consiglio in caso di dolore e infiammazione è di 450-750 mg al giorno distribuito su 2-3 assunzioni giornaliere per 3-4 settimane. La tintura madre 30-40 gocce 2 volte al giorno lontano dai pasti.
Capsaicina del peperoncino
CAPSAICINA: è il principio attivo del peperoncino, spesso usato localmente nel trattare reumatismi, e dolore ai nervi, muscoli e articolazioni. E’ una sostanza in grado di attivare tutti i fattori di crescita delle cellule dello strato basale della cute. La capsaicina, essendo un ottimo stimolante cutaneo, è utile per contrastare la caduta dei capelli e stimolarne la crescitaUSO: Si trova in gel o pomate, da applicare 3-4 volte al giorno. Inizialmente può causare sensazioni urticanti e brucianti, che tipicamente spariscono con l’uso.
Uncaria tomentosa

UNCARIA TOMENTOSA: I curanderos peruviani la usano per cicatrizzare ferite, ulcerazioni,patologie degenerative, malattie e dolori gastrointestinali. Contiene un principio attivo che inibisce la produzione della prostaglandina, un mediatore che contribuisce all’infiammazione e al dolore. Ha proprietà antivirali, sia nell’assunzione per via interna che per uso esterno, dimostrate da studi clinici condotti su pazienti affetti da Herpes: nell’85% dei soggetti i sintomi sono cessati in 10 giorni. USO: La posologia varia da 250 a 1000 mg al giorno per via orale. Un sovradosaggio può avere effetti lassativi.
CURCUMA: il suo principio attivo, la curcumina, è un potente antidolorifico, capace di bloccare i mediatori dell’infiammazione e la sostanza P che trasmette i segnali dolorifici al cervello. Diverse ricerche dimostrano la sua efficacia nel controllo del dolore cronico dell’artrite reumatoide. Ha tantissime altre proprietà come disintossicanterigenera il cervelloripara il fegatoanticancro, ecc. USO: Nei casi dolore e infiammazione, la dose suggerita è di 400-600 mg di curcumina, assunti per via orale 3 volte al giorno.
Pianta di Belladonna
BELLADONNA (rimedio omeopatico): Può essere utilizzata anche come antinfiammatorio, in caso di mal di gola, di riniti allergiche, di congiuntiviti e di altri sintomi tipici dell’influenza e febbre. Efficace anche per il mal di testa pulsante e per il mal di denti. Riesce anche ad alleviare le mestruazioni dolorose, la gastrite e la stitichezza, il gonfiore e la coliteUSO: alla diluizione di 9CH, 3 granuli da 3 a 6 volte al giorno.
Nux vomica
NUX VOMICA (rimedio omeopatico): Indicato nei casi di mal di testa, emicrania, sciatalgia, reumatismi e anche mal di gola e raffreddoreUSO: alla 9Ch 5 granuli ogni ora. Quando i sintomi migliorano tre volte al dì.
Sono rimedi consolidati che offrono molti benefici. Usarli ci darà sollievo dal dolore ma non dobbiamo dimenticarci di indagare la causa del disturbo qualora persiste, che può essere di tipo alimentare, emotivo o dovuto allo stile di vita. Buon uso della natura.

venerdì 29 aprile 2016

Le case magiche in bambù di Elora Hardy: «Vi spiego perché è il materiale del futuro». - Alessandro Frau



Il bambù oltre a raggiungere altezze notevoli è estremamente forte: «Sbatteteci quattro tonnellate dritte su un’estremità e lui resisterà». In più è cavo, quindi leggerissimo: «Cresce intorno a noi. È forte, elegante. Addirittura antisismico».

«Quando avevo nove anni mia madre mi chiese come volevo che fosse la mia casa e io disegnai un fungo fatato. Non penso che capissi quanto fosse insolito e forse, visto quello che faccio, non lo capisco neanche oggi». Sì, perché la specialità di Elora Hardy è costruire case, anche di sei piani, interamente in bambù.

Le caratteristiche di una pianta (quasi) sconosciuta

In questi anni Elora ha imparato una cosa: «Se rispettate e usate il bambù correttamente vi ricompenserà». Nata in Indonesia, ma formatasi negli Stati Uniti dove ha lavorato nel settore della moda, la giovane designer è tornata nei luoghi della sua giovinezza per portare avanti un progetto ambizioso che lega il passato e il futuro, l’artigianato e le nuove tecnologie. Tutto grazie ad un materiale di cui le persone sanno ben poco.
Il bambù è una pianta selvatica che cresce su terreni scomodi come profondi burroni o versanti di montagne. Si nutre semplicemente di acqua piovana e luce solare: «La cosa sorprendente è che delle 1450 specie diverse di bambù ne usiamo solo 7». Elora ha imparato l’importanza di questa pianta dal padre che, oltre a studiarne le caratteristiche, ha dato vita a diverse piantagioni: «Ogni anno tira su una nuova generazione di germogli che crescono in pochissimo tempo. Anche un metro in 3 giorni in qualche caso. Un ricambio continuo».
Il bambù oltre a raggiungere altezze notevoli è estremamente forte: «Ha la resistenza a trazione dell’acciaio e la resistenza alla compressione del cemento. Sbatteteci quattro tonnellate dritte su un’estremità e lui resisterà». In più è cavo, quindi leggerissimo. Può essere trasportato agevolmente ed è un materiale sostenibile di cui difficilmente l’uomo sarà sprovvisto in un prossimo futuro: «Cresce intorno a noi. È forte, elegante. Addirittura antisismico».
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La nascita di Ibuku

Insieme ad un team formato da designer, architetti e artigiani, Elora ha fondato, cinque anni fa, Ibuku. «È l’unione di due parole importanti: madre (ibu) e mia (ku). Un nome che vuole richiamare la madre Terra e il rapporto profondo che l’umanità ha con lei».
La missione che guida i membri di Ibuku è semplice: «Costruire un nuovo tipo di edifici nel rispetto di quello che ci circonda e senza rinunciare ai lussi e ai comfort.Negli ultimi anni abbiamo costruito oltre 50 strutture uniche, per lo più a Bali. Tutto quello che facciamo viene realizzato a mano; scegliamo ogni singolo pezzo trovando le soluzioni adatte per ogni abitazione». Sono tutti dotati di mobili su misura e sono circondati da orti. Solo in alcuni casi, ad onor di cronaca, vengono utilizzati chiodi d’acciaio da collocare in strategici punti strutturali.
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Ogni progetto, inoltre, viene prima realizzato in 3D, con la costruzione di modelli in scala con lo stesso materiale che poi verrà adoperato realmente: «Poi portiamo il modellino nel luogo dove sorgerà l’edificio. Vagliamo il materiale e procediamo alla realizzazione dell’opera. È una vera e propria arte».
Ibuku ha creato anche altre strutture utili per la popolazione indonesiana. Un esempio? Con il bambù è stato costruito un ponte, sopra un fiume, lungo ben 22 metri: «Ma quello che facciamo non è qualcosa di interamente innovativo. La Storia ci insegna che questa pianta è stata utilizzata in tutte le regioni tropicali del mondo. Da sempre. Noi ne raccogliamo l’eredità».

Come vincere il senso di precarietà

In passato, tutto quello che è stato costruito con il bambù non ha resistito all’azione di alcuni insetti e delle intemperie naturali. Senza alcune misure di protezione, infatti, la pianta è soggetta a deterioramento: «Il bambù non trattato si riduce in polvere. Questa è stata la sfida più grande. Convincere le persone che vivere in una casa fatta con questo tipo di legno non sia un segno di povertà e precarietà».
Per trasformare il bambù in un materiale da costruzione valido, il team di Ibuku usa il borace, un sale naturale estremamente efficace: «Con il nostro trattamento e cure particolari, una casa può durare una vita senza dare alcun tipo di problema».
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La Green School di Bali

Nove edifici fanno parte di una scuola, la Green School, dove gran parte dei professionisti di Ibuku insegna e dove si porta avanti una filosofia di salvaguardia e rispetto dell’ambiente: «È una promessa che mio padre ha fatto ai bambini: costruire qualcosa con un materiale che non si esaurirà sotto i loro occhi ma di cui potranno servirsi in futuro».
Ma il messaggio che Elora lascia è ancora più importante: «Lasciatevi ispirare dal bambù. La cultura balinese promuove e valorizza l’artigianato e la creatività. Non ci sono due pali uguali, due linee uguali. Il vocabolario e il linguaggio solito dell’architettura non sono applicabili qui. Abbiamo inventato nuove regole ascoltando il bambù, cercando di capire cosa desiderasse diventare».
Nonostante il progetto stia avendo un riscontro sempre più internazionale, la ragazza non ha dimenticato da dove è partita: «All’interno della scuola ho realizzato il mio sogno e ho costruito anche la mia casa ideale, il famoso fungo fatato». Ovviamente, fatto di bambù.

FOTOVOLTAICO: LE FINESTRE SEMI TRASPARENTI CHE PRODUCONO ENERGIA. - Roberta De Carolis

grafene pv

Pannelli fotovoltaici al grafene: ecco come realizzare delle finestre semi trasparenti in grado di produrre energia. L’idea, tutta italiana, potrebbe abbassare i costi di produzione delle celle solari e contribuire alla diffusione delle case intelligenti, dotate di dispositivi a “doppio utilizzo”, quali le finestre solari, con ulteriori probabili risparmi.
Le energie rinnovabili soffrono attualmente, oltre che di politiche poco lungimiranti, anche dei costi di produzione confrontati con le loro rese, rapporto che non consente loro di sostituirsi totalmente alle fonti di energia fossile, molto più inquinanti e comunque in esaurimento. Dal punto di vista tecnologico quindi lo sforzo più importante è di renderli il più economici possibile
Sotto questo punto di vista il grafene, la cui scoperta è risultata nell’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica a Gejm e Novoselov, è molto promettente. È infatti un materiale che ha la particolare caratteristica di essere resistente come il diamante, ma flessibile come la plastica, ma soprattutto quella di essere particolarmente adatto alla riduzione in fogli sottilissimi. Pochissime quantità diventano quindi sufficienti per i più disparati utilizzi.
Da qui l’idea. “Dimostriamo che rivestimenti di “inchiostro al grafene” sono un metodo valido per la produzione di ampi moduli di celle solari Grätzel (particolari celle solari che usano come materiale attivo un colorante, N.d.R.)”scrivono gli autori, provenienti dall’Istituto Italiano di Tecnologia e dall’Università di Tor Vergata.
In poche parole la tecnica consiste nello “spruzzo di grafene” che forma così uno strato sottilissimo ma molto ampio dove può avvenire l’accumulo di energia, con risparmio di tempi e costi di produzione.
Non è comunque oro tutto quello che luccica. La sostenibilità ambientale del grafene è tuttora oggetto di studi, legati sia agli aspetti di salute che di smaltimento, soprattutto perché, essendo un materiale di nuova generazione,garanzie a lungo termine non sono ancora disponibili.
Tuttavia la grande versatilità dovuta alle sue stesse proprietà strutturali lascia ben sperare che il materiale possa adattarsi a strutture e modificazioni di composizione che lo rendano il più possibile eco-compatibile.
A breve termine il risultato ottenuto costituisce comunque un ottimo punto di partenza per lo sviluppo di tecnologie energetiche del futuro.
Leggi anche: 
http://www.metallirari.com/pannelli-solari-grafene-produrre-energia-dalla-pioggia/

La tecnologia nel settore procede a grandi passi, ma tutto viene sminuito, svalutato dalla mancanza di sensibilità dei governi assoggettati a chi produce energia devastante per il pianeta.

Scoperta l'origine di un neutrino cosmico.

Rappresentazione artistica del getto di materia espulso dal buco bero che si trova al centro  della galassia PKS B1424-418 (fonte:  NASA’s Goddard Space Flight Center)Rappresentazione artistica del getto di materia espulso dal buco bero che si trova al centro della galassia PKS B1424-418 
(fonte: NASA’s Goddard Space Flight Center)


Scagliato via da un buco nero 10 miliardi di anni fa.


Scoperta l'origine di un neutrino cosmico: arriva da una potente esplosione avvenuta 10 miliardi di anni fa e generata dal 'banchetto' del buco nero che si trova al centro di una lontana galassia.

La luce generata dall'esplosione ha quindi affrontato un lunghissimo viaggio, che l'ha portata sulla Terra soltanto nel 2012, quando è stata vista dall'osservatorio IceCube che si trova in Antartide. Nello spazio è stata intercettata dal telescopio spaziale Fermi, della Nasa e al quale l'Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

A quattro anni di distanza è stata individuata la provenienza del neutrino: arriva dalla galassia chiamata PKS B1424-418. Pubblicata sulla rivista Nature Physics, la scoperta si deve ai ricercatori coordinati dall'astrofisico Matthias Kadler, dell'università tedesca di Wuerzburg.

I neutrini sono le più inafferrabili particelle dell'universo, possono attraversare la materia quasi senza interagire con essa e per questo sono difficilissimi da rilevare. L'osservatorio di neutrini IceCube li rileva quando interagiscono con gli atomi nel ghiaccio, innescando una 'scintilla' che viene raccolta dai sensori ottici. Il 4 dicembre 2012, l'osservatorio ha rivelato un neutrino da record chiamato 'Big Bird' che, con un'energia superiore a 2.000 miliardi di elettronvolt (PeV), è il secondo neutrino più energetico mai rivelato. 

Per scoprirne l'origine i ricercatori hanno analizzato le osservazioni del telescopio Fermi, scoprendo che nello stesso periodo il telescopio spaziale aveva registrato un'esplosione al centro della galassia PKS B1424-418, particolarmente luminosa al centro per la materia risucchiata dal buco nero gigantesco che si trova nel suo centro. La stessa esplosione è stata rilevata dal programma internazionale Tanami, che dal 2007 controlla costantemente 100 galassie attive visibili dall'emisfero meridionale.

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2016/04/29/scoperta-lorigine-di-un-neutrino-cosmico_390de762-a6b6-4c43-8964-cfd9661de40f.html

10 miliardi di anni fa ci fu un lampo di luce che è arrivato a noi solo nel 2012.
La luce, il tempo, paragonati a queste realtà noi non esistiamo.

martedì 26 aprile 2016

Camorra: favori ai clan, 9 arresti. Indagato il presidente del Pd campano Graziano.

Camorra, favori ai clan, 9 arresti © ANSA

In manette ex sindaco Santa Maria Capua Vetere. Coinvolti funzionari comunali, imprenditori, professionisti e faccendieri.

Perquisizioni nelle abitazioni del presidente del Pd della Campania e consigliere regionale, Stefano Graziano
L'ipotesi che ha indotto gli inquirenti a effettuare le perquisizioni è che l'esponente politico abbia chiesto e ottenuto appoggi elettorali in riferimento alle ultime consultazioni per l'elezione del Consiglio regionale della Campania. Secondo tale ipotesi, Graziano si sarebbe posto ''come punto di riferimento politico ed amministrativo'' del clan Zagaria del quale è accusato di far parte Alessandro Zagaria, omonimo del boss, arrestato oggi. Lo spunto investigativo è stato offerto da una intercettazione di colloqui tra Alessandro Zagaria e Biagio Di Muro, l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, anch'egli arrestato oggi. Colloqui nel corso dei quali si faceva riferimento all'appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano. Quest'ultimo si sarebbe attivato - ma tale circostanza non è ritenuta illecita dagli inquirenti della Dda - per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento di Palazzo Teti, al centro dell'inchiesta.
L'ipotesi di reato per Graziano è il concorso esterno in associazione camorristica.
L'inchiesta ha portato oggi all'esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare nei confronti di funzionari comunali, imprenditori, professionisti e "faccendieri". Sono accusati, a diverso titolo di associazione per delinquere di stampo camorristico, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e altre irregolarità nelle gare di appalto pubblico messe in atto anche per agevolare il clan dei casalesi.
Tra gli arrestati c'è anche l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Biagio Di Muro. L'indagine riguarda l'appalto per i lavori di consolidamento di Palazzo Teti, immobile ubicato in via Roberto D'Angiò confiscato al padre dello stesso primo cittadino, Nicola Di Muro. La gara, che negli anni ha subito vari rallentamenti, secondo l'ipotesi accusatoria della Dda di Napoli, sarebbe stata vinta da un raggruppamento di imprese ritenuto vicino al clan guidato da Michele Zagaria. Già nel luglio 2015 l'ex sindaco, in carica fino a pochi mesi fa, fu oggetto di una perquisizione.

4 Modi per potenziare l’assorbimento della Curcumina.

curcumina assorbimento

Ormai quasi tutti conoscono i benefici della curcuma confermati da più di 600 studi scientifici svolti negli ultimi anni su questa spezia considerata l'”Oro dell’India”. Tuttavia gli effettivi positivi non si manifestano completamente se la curcuma non viene consumata nel modo giusto.
I benefici della curcuma sono molti, in particolare:
  • Antifiammatorio
  • Depura il fegato
  • Ripara i danni cerebrali
  • Previene e combatte il cancro
  • Rafforza il sistema immunitario
  • Antiossidante
  • Migliora l’apparato cardiovascolare
  • Tratta e previene il diabete
Tutte queste incredibili proprietà sono dovute principalmente alla curcumina, il principio attivo della curcuma. Questa sostanza purtroppo non ci offre facilmente le sue ricchezze in quanto
  • Ha una bassa biodisponibilità ovvero una volta ingerita viene quasi completamente espulsa nelle feci e nelle urine
  • La biodisponibilità non dipende dalla quantità di curcuma ingerita
Tuttavia esistono 4 modi per rendere la curcumina biodisponibile e poter godere di tutti questi benefici
  1. Pepe nero. L’aggiunta di un pizzico di pepe nero incrementa del 2000% l’assorbimento della curcumina! Ne basta il 3% rispetto alla quantità di curcuma ovvero per un cucchiaino di curcuma corrisponde proprio una spolverata di pepe. La piperina, che è la sostanza chimica chiave nel pepe nero, favorisce infatti l’assorbimento della curcumina, che è il principio attivo di curcuma, e, quindi, aumenta la quantità di curcumina che il corpo può assorbire.
  2. Grassi. Una delle principali ragioni della bassa disponibilità della curcumina nel corpo è a causa della sua bassa solubilità in acqua. Quindi si può mescolare la curcuma con dei grassi come l’olio di cocco, olio di lino,olio extravergine di olivaghee, ecc
  3. Combinazione con Quercetina. La quercetina è un pigmento vegetale (flavonoidi) che si trova in molte piante e alimenti, come il vino rosso, uva rossa, cipolle, tè verde, mele e frutti di bosco. La quercetina inibisce un certo enzima che disattiva la curcumina. Frutta con un colore rosso o blu scuro hanno il contenuto più alto quercetina. Questi includono mirtilli, more e prugne nere. Verdure che includono la quercetina sono la lattuga scura, il cavolo crudo, cicoria, spinaci crudi, peperoni, fagioli e broccoli crudi.
  4. Calore. Alcuni studi suggeriscono che la biodisponibilità della curcumina può essere incrementata riscaldandola perché il calore aumenta la solubilità della curcumina. Tuttavia va riscaldata per pochi minuti perché il calore prolungato oltre i 15 minuti distrugge l’85% della curcumina.
Riassumendo possiamo dire che
  • Le capsule di curcuma non sono il modo migliore per consumarla perché non sono solubili e quindi non entreranno nel plasma sanguigno ma verranno facilmente espulse
  • Usarla nelle cotture prolungate non va bene perché distrugge tutte le proprietà
Il modo migliore per consumare la curcuma è quello di usarla in questi modi
  • Latte d’oro: metti una tazza di latte vegetale nella pentola insieme ad un cucchiaino di curcuma e una spolverata di pepe nero. Mescola bene e quando è molto caldo (non bollente) spegni e versalo nella tazza. Aggiungi un cucchiaio di olio di cocco. Mescola e bevi.
  • Frittura: In una padella metti l’olio di oliva e un cucchiaino di curcuma e un pizzico di pepe. Mescola bene aggiungi la cipolla tagliata a fettine sottili. Puoi aggiungere altri ingredienti ma ricorda che non va scaldato per più di 15 minuti. Poi usalo come condimento per i tuoi piatti oppure mangialo da solo. La cipolla è molto benefica per l’organismo.
  • Tè d’oro: metti una tazza d’acqua nella pentola e portala ad ebollizione. Versala nella tazza insieme ad un cucchiaino di curcuma, una spolverata di pepe nero e una bustina di tè verde, mescola bene. Quando la temperatura è giusta per berlo togli la bustina e aggiungi un cucchiaio di olio di cocco.
  • Frullato: Scalda in un pentolino un cucchiaio di olio di cocco, quando si scioglie mescolaci un cucchiaino di curcuma e una spolverata di pepe nero. Fai un frullato di mele, uva e frutti di bosco e aggiungici l’olio di cocco, curcuma e pepe che si sono amalgamati. Mescola e bevi.
In questi modi potrai sentire la differenza negli effetti della curcuma e soprattutto avrai imparato ad usarla correttamente come un vero e proprio cibo-medicina, tale è considerata in India e in Asia. Il mondo scientifico l’ha soprannominata la “Spezia più Curativa del Mondo”.