lunedì 25 gennaio 2016

Pachira Acquatica - Fiore di Monguba - L'albero della prosperità. - Francesco De Agazio


Foto: Francesco de Agazio ₢

Il millenario albero della fortuna, della ricchezza e della prosperità.

Con frutti simili a quelli del Cacao, dal quale prende il nome di Cacao selvaggio, in Guadalupe, Guiana, Costa Rica, Santo Domingo, Venezuela. Mentre non è definito Cacao in Messico, Belize e Guatemala.

È una pianta associata al Cacao per il formato del frutto ed alcune caratteristiche dopo il preparo. Dai semi essiccati e lavorati è possibile ricavare una bibita con sapore simile al Cacao, quando calda. 

Di lieve intensità tossicologica, per non aver riscontrato evidenze citotossiche (tossicità per le cellule umane), i semi essicati possono essere consumati, così come le foglie. I semi sono ricche di acido palmitico (componente dell'olio ndi Palma -#Palm Oil), proteine, ed una alto tenore di Triptofano (antiossidadante), precursore anche della melatonina, e serotonina. Contiene Feninalina, Tirosina, Treonina, in qualità superiori a quelle riscontrate nel latte materno, bovino, uova. Sono stati riscontrati effetti negativi in laboratorio durante le empiriche su animali, ma gli studi affermano che in quantità stabilite sicure per l'uomo, l'uso dei semi e delle foglie non siano nocive. L'estratto etanolico ha dimostrato capacità funghicide che possono essere usate in sostituzione di erbicidi o pesticidi per il cotrollo del Fusarium, nemico delle coltivazioni di cereali, che attraverso il consumo possono danneggaire anche la salute umana e animale.


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La pachira, pianta dei soldi. - Elena Tibiletti

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La pachira è un'elegante pianta dalle foglie peltate è arrivata in Europa da poco più di una decina d’anni. Il suo fusto è facilmente plasmabile: man mano che i piccioli delle foglie si allungano, potete intrecciarli fra loro (con delicatezza) fissandoli con gli appositi legacci di gomma morbida. Non è però una specie facile da coltivare, come tutte quelle originarie delle foreste pluviali tropicali, in particolare per quanto riguarda la quantità d’acqua da fornire.

Com’è fatta: pianta con fusto legnoso alto fino a 2 m e crescita media; foglie grandi a tre/cinque lobi, di colore verde intenso. Con particolari tecniche il tronco viene intrecciato per aumentare la decoratività. Se arriva a fiorire (cosa difficile in vaso), produce fiori simili a quelli dell’albizzia, bianchi o crema e rosso. 

Dove si coltiva: la pachira proviene dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Tailandia ecc.). Si alleva in vaso in plastica, di diametro 16 cm per una pianta alta 30 cm. Se tende a crescere velocemente e non desiderate una pianta di grandi dimensioni, conviene tenerne controllato l’accrescimento, limitandone la misura del vaso (una sola misura in più, rinvasando ogni due anni). Se ci sono più piante in un solo vasetto, è bene dividerle prima che una abbia il sopravvento sulle altre. Utilizzate un buon terriccio universale alleggerito con una manciata di perlite e con aggiunta di torba per acidificarlo leggermente. Ottimo drenaggio anche sul fondo del vaso.

Come si coltiva: non sopporta i raggi del sole, quindi la posizione ideale è all’ombra luminosa tutto l’anno. Teme temperature inferiori a 8 °C e l’intervallo ideale è di 18-26 °C; non ha problemi alle alte temperature. Da maggio a settembre può vivere all’aperto all’ombra; in autunno-inverno deve vivere in appartamento. Non è facile trovare il giusto equilibrio nelle annaffiature perché, se sono troppo scarse, si seccano le punte delle foglie, se sono troppo abbondanti, appassiscono le foglie senza seccarsi prima, ma l'eccesso d'acqua porta facilmente a morte l'esemplare e la carenza causa solo una certa sofferenza. Il momento giusto per annaffiarla è quello in cui il terriccio in superficie si è asciugato e, inserendo la punta del mignolo per tutta la prima falange, si sente l'umidità solo sulla punta del dito. Va concimata ogni 30 giorni da aprile a settembre con metà dose di un prodotto liquido per piante verdi nell’acqua d’irrigazione. Tagliate le punte e le foglie secche. Si moltiplica per talea in terra in primavera (ma l’attecchimento è molto difficile in casa). 

I suoi nemici: se sulle foglie compaiono zone decolorate in cui si intravvede ancora il verde, è la clorosi ferrica; somministrate nell’acqua d’irrigazione il sequestrene (chelato di ferro) una volta al mese e irrigate con acqua decalcificata. Se le foglie presentano piccoli punti decolorati su tutta la superficie, è il ragnetto rosso. Se le punte delle foglie si seccano, il seccume pian piano si estende a tutta la lamina, la foglia si arriccia e cade, è una carenza d’acqua; aumentate quantità e frequenza degli apporti idrici e vaporizzatela ogni giorno. Se l’apice delle foglie diventa molle e bruno, e il resto della foglia progressivamente ingiallisce divenendo inconsistente, è un eccesso d’acqua. 

In aggiunta: desidera un ambiente abbastanza umido, da ottenere vaporizzando ogni giorno il fogliame con acqua priva di calcare soprattutto in estate e in pieno inverno con il riscaldamento acceso. 

Curiosità: è una parente del baobab e della chorisia (appartengono tutte alla stessa famiglia). In Estremo Oriente viene chiamata “albero della buona sorte per i soldi”: a quanto pare, le 5 foglioline attirano il denaro e il tronco intrecciato lo trattiene...


http://www.giardinaggioweb.net/posts/8310-la-pachira-pianta-dei-soldi

CRAC ETRURIA: LA RELAZIONE DEL LIQUIDATORE CHE INCHIODA PAPA’ BOSCHI E I VERTICI DELL’ISTITUTO. - Davide Vecchi



CLAMOROSO BOSCHI! CRAC ETRURIA: LA RELAZIONE DEL LIQUIDATORE CHE INCHIODA I BOSCHI E I VERTICI DELL’ISTITUTO: STATO D’INSOLVENZA PER L’ISTITUTO - IL PROCURATORE POTREBBE INDAGARE PER BANCAROTTA IL PADRE DELLA MINISTRA E GLI ALTRI AMMINISTRATORI.


Spetterà al tribunale fallimentare, nel corso dell' udienza fissata per l' 8 febbraio prossimo, accogliere la proposta del liquidatore di decretare l' insolvenza di Etruria - Da quel momento il procuratore potrà avviare un'inchiesta su ogni voce della malagestio... -

Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano”

Per Banca Etruria deve essere "dichiarato lo stato di insolvenza". Il commissario liquidatore Giuseppe Santoni lo scrive in maniera fin troppo chiara. Non c' è scampo: "Non (sono, ndr) necessari accertamenti ulteriori".
 
La relazione del liquidatore inchioda tutti i vertici dell' istituto di credito aretino dal 2010 in poi, compreso Pier Luigi Boschi sia nel periodo in cui è stato consigliere di amministrazione della banca - dal 2011 - sia in quello durante il quale ha ricoperto, da metà 2014, l' incarico di vicepresidente della popolare.

Prima però c' è un altro passaggio, fondamentale ma dall' esito - secondo buona parte degli attori coinvolti - scontato: la dichiarazione di insolvenza da parte del tribunale fallimentare. Spetterà a quest' ultimo, infatti, nel corso dell' udienza fissata per l' 8 febbraio prossimo, accogliere la proposta del liquidatore di decretare l' insolvenza di Etruria.
 
Da quel momento il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, potrà aprire un fascicolo ipotizzando anche la bancarotta fraudolenta e avviare così un' inchiesta con approfondimenti investigativi e giudiziari su ogni voce della malagestio compiuta dagli amministratori e già certificata da Banca d' Italia in ben tre ispezioni della vigilanza che hanno poi portato nel febbraio 2015 al necessario commissariamento.

Gli inquirenti potranno spulciare ogni euro che è uscito dall' istituto di credito. Ogni euro che è stato affidato attraverso crediti, fidi, prestiti ad amici e aziende; ogni euro finito in premio di produzione (circa due milioni), ogni euro dato come compenso in consulenze (15 milioni complessivi) o persino in liquidazioni (come quella riconosciuta all' ex direttore generale, Luca Bronchi, altri due milioni). Ogni euro che ha causato il cratere nei conti e portato la banca a essere appunto insolvente cioè incapace di sopravvivere, di alimentarsi, di proseguire la propria attività.
 
Nelle circa 20 pagine di relazione firmata da Santoni - che Il Fatto ha potuto leggere - viene ripercorso, in una sorta di via crucis, il progressivo azzeramento del patrimonio netto ridotto a 22 milioni al 30 settembre 2015 e calcolato dai commissari straordinari solo dopo aver "scoperto" crediti deteriorati non indicati. La relazione è focalizzata sulla gestione della "vecchia" Etruria, precedente cioè alla divisione tra nuova banca e bad bank.

L' insolvenza è tecnicamente propedeutica alla bancarotta fraudolenta. Ma i reati potrebbero essere a cascata molti altri, a partire dalla truffa per i risparmiatori che hanno investito nelle obbligazioni subordinate. Le responsabilità penali, in questo caso, sono personali e quindi attribuibili ai singoli amministratori.
 
Lo stesso Rossi lo aveva sostanzialmente annunciato: "Se la società dovesse andare in insolvenza è chiaro che tante cose (oggi, ndr) lecite potrebbero assumere un altro rilievo". Il magistrato si era così espresso nel corso dell' audizione il 28 dicembre scorso davanti alla prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura che aveva aperto un fascicolo a suo carico ipotizzando un conflitto di interessi tra i fascicoli che riguardano Boschi e la sua consulenza con il governo avviata con l' esecutivo guidato da Enrico Letta e poi rinnovata da quello di Matteo Renzi.

I giudici hanno inizialmente ritenuto la sua posizione chiara ed esauriente tanto da indirizzarsi unanimemente verso l' archiviazione, ma nei giorni scorsi hanno riaperto il fascicolo a seguito di un servizio di Panorama che ha svelato un altro frammento del passato di Boschi collegato a Rossi: il pm aveva indagato e poi archiviato il padre del ministro delle Riforme, Maria Elena.
 
Il magistrato ha sempre ribadito la sua assoluta buona fede specificando di aver fatto semplicemente il suo mestiere: individuare e accertare eventuali reati attraverso le indagini e, non rinvenendo estremi di accusa, archiviare.
 
Per evitare ulteriori equivoci due giorni fa ha deciso di creare un pool condividendo con altri pm della procura toscana i fascicoli. Saranno loro a occuparsi, ovviamente insieme al procuratore capo, del futuro possibile capitolo relativo alla bancarotta.

Manca solo il via libera del tribunale fallimentare. "Un passaggio obbligato e dall' esito preoccupante quanto scontato", secondo alcuni legali già impegnati nella difesa di alcuni ex amministratori di Etruria. Preoccupante perché con la dichiarazione dello stato di insolvenza tutto ciò che potrebbe configurarsi come reato si eleva di grado.