giovedì 9 giugno 2016

Elezioni Napoli 2016, da De Luca a Cozzolino fino a Renzi: la carriera politica della candidata dem indagata. - Vincenzo Iurillo



Anna Ulleto è accusata di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio. E' comparsa sulla scena alle Regionali campane del 2015 nella lista a sostegno dell'attuale governatore, ma non venne eletta. E' vicepresidente della Onlus Mondo Nuovo e coordinatrice delle opere di gestione del Banco delle Opere di Carità per famiglie indigenti.

Democratica, renziana, cozzoliniana. La sintesi del ritratto politico di Anna Ulletola candidata Pd al consiglio comunale di Napoli indagata per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, è tutta qui. Appare sulla scena alle Regionali campane del 2015. Si candida in lista dem a sostegno di Vincenzo De Luca ed ottiene un ottimo risultato, 7714 preferenze. Non sufficienti però per essere eletta. Un’esperienza che le è tornata utile per riproporsi alle recenti comunali, dove salvo clamorose sorprese, grazie ai 2263 voti conquistati verrà eletta nell’aula di Palazzo San Giacomo. Elezione certa in caso di vittoria di Luigi de Magistris, condizionata invece alle dimissioni di Valeria Valente (deputata, valuterà “non da sola”, ha detto in conferenza stampa, se mantenere o meno il doppio incarico), se a prevalere dovesse essere Gianni Lettieri.
Ulleto, 46 anni, compagna di un imprenditore, è iscritta al circolo dem di Barra ed anima importanti iniziative nel mondo del sociale. E’ vicepresidente della Onlus “Mondo Nuovo” e coordinatrice delle opere di gestione del Banco delle Opere di Carità per famiglie indigenti. Rivendica nei curriculum allegati alle candidature di aver “imparato ad organizzare in modo professionale le scelte di metodo per poter ‘leggere’ un’organizzazione alla luce di vari elementi di riferimento”.
Nelle elezioni di Napoli la Ulleto è stata accompagna politicamente ed elettoralmente dall’europarlamentare ed ex assessore regionale Andrea Cozzolino, uno dei leader campani di “Rifare l’Italia”, la corrente Pd dei Giovani Turchi di Matteo Orfini, Valeria Valente e del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Le pagine social della signora Ulleto sono piene di foto insieme a Cozzolino durante iniziative e convegni. Il 24 aprile con l’apertura di un comitato elettorale a Barra in via Domenico Minichino, Ulleto aprì la campagna elettorale insieme a Valente e Antonio Borriello, il consigliere diventato famoso durante le primarie per essere stato ripreso di nascosto da Fanpage mentre regalava qualche euro agli elettori in prossimità dei seggi. Borriello, in carica da due consiliature, non ce l’ha fatta. La Ulleto forse sì. Circola anche una immagine di campagna elettorale di Ulleto con Graziano Delrio. Il ministro di Renzi venne a Barra per un’iniziativa con Valente, Ulleto era tra il pubblico e alla fine un militante li ritrasse insieme, sorridenti, per una foto ricordo.
"Voti di scambio", prassi abituale, anche se sempre smentita, utilizzata da chi vuole ad ogni costo, ma senza meriti, ottenere un posto dove fare ed ottenere favori leciti ed illeciti. 
E' un reato, ma è molto usato dagli pseudo politici. 
Con l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, i politicanti hanno trasformato il lavoro a tempo indeterminato in un precariato perpetuo, creandosi un pacchetto di ‪#‎postidilavoro‬ da utilizzare all'occorrenza ogni volta che ne hanno necessità.
La politica, che dovrebbe significare "arte di governare", nelle mani di questi esseri indefinibili è diventata una cosa ignobile e sporca.

Elezioni Amministrative 2016 – Le bugie seriali di Renzi e dell’Istituto Cattaneo. - Andrea Scanzi

Elezioni Amministrative 2016 – Le bugie seriali di Renzi e dell’Istituto Cattaneo


Matteo Renzi è un politico molto vecchio e molto banale. Un democristiano debole e senza troppo talento, ma comicamente appoggiato da larga parte dei media nostrani. Se poi lui è debole, la sua “classe dirigente” è persino peggio di lui. Rotta, Gozi, Picierno, Nardella, Boschi, Faraone, Carbone: il nulla assoluto. E pure arrogante. Auguri.
Una delle caratteristiche della vecchia politica, che il vecchio Renzi dice di voler combattere ma che ovviamente rinvigorisce e reitera, è fingersi vincente quando si è in realtà persoNel nervoso monologo di lunedì mattina, Renzi ha finto di ammettere la sconfitta, salvo poi sparare che quasi ovunque il Pd è sopra il 40%. Matteo: de che? Dove? Quando? Forse nella sua testa o alla Playstation. Il Pd non raggiunge quasi mai il 40%, anche perché si vergogna così tanto di essere Pd da presentarsi quasi sempre sotto mentite spoglie: liste civiche, nomi fantasiosi. Tutto pur di vivere in clandestinità. Il simbolo Pd c’era solo 130 volte su più di 1300 Comuni: l’11% circa. Una miseria. Persino meno del M5S, che come noto si presenta da solo, con il suo simbolo e non certo ovunque: più o meno in 250 Comuni. Pochi.
E’ errato dire che i 5 Stelle abbiano trionfato domenica. Sono ancora molto incostanti e spesso neanche esistenti. A volte hanno avuto prestazioni trionfali (Roma, Torino), a volte discrete (Bologna), a volte pressoché pietose (Napoli, Milano). E’ però un dato di fatto che, complessivamente, il loro risultato sia stato buono e in crescita ovunque in termini percentuali. Oltretutto, da sempre, le Amministrative sono il loro tallone d’Achille.
Esiste però la realtà e la percezione della realtà. Ed è la percezione della realtà che interessa Renzi e renziani, sempre più costretti a edulcorare la loro (triste) realtà con la creazione del favoloso mondo di Renzì. La tattica è sempre la stessa: si inventa una cazzata e la si riverbera anzitutto sui social. E’ qui che arriva la grande bufala dell’Istituto Cattaneo. Per carità: nel mondo reale non se n’è fregato nessuno, ma in Rete ieri ha avuto un discreto successo e ovviamente qualche giannizzero renzino l’ha pure sdoganata in radio, giornali e tivù. Daje.
La “notizia”: secondo l’Istituto Cattaneo il Pd ha vinto, il centrodestra è andato bene e i 5 Stelle hanno perso. E’ vero? No, ma questo è secondario. A Renzi la realtà non interessa, e va capito, perché se gli interessasse sarebbe depresso da mane a sera.
Cos’è l’Istituto Cattaneo? E’ una Fondazione bolognese, presieduta fino a poco tempo fa da Elisabetta Gualmini, oggi renzianissima in servizio permanente nonché vicepresidente della Giunta regionale. Una tipetta sopra le parti, ecco. Come gli esponenti del Pd che siedono nel cosiddetto “board” – lo spiega sontuosamente oggi Marco Palombi sul Fatto – e che ha tra i finanziatori la Regione, 3 ministeri, Legacoop, eccetera. Davvero: un istituto sopra le parti.
L’articolo in oggetto, che ha esaltato – in mancanza di orgasmi migliori – le Meli e i Rondolino, ha per titolo “Comunali 2016: chi ha vinto e chi ha perso”. E qui si sogna davvero, perché il metodo “analitico” seguito dall’Istituto è una roba che se solo mi fossi azzardato a usarlo io quando facevo il Liceo, il mio professore di matematica mi avrebbe soppresso a badilate. Giustamente.
Sogniamo quindi con i Cattaneo (old) boys: il centrosinistra prende il 34.2% (+1 rispetto al 2013), il centrodestra il 29.5% (più 4 rispetto al 2013) e gli appestati grillini scendono al 21.4% (4 punti in meno del 2013). E’ vero? No. I renzini-cattanei prendono (a caso) i dati di 18 capoluoghi di provincia su 24 e li raffrontano (a caso) ora con le Comunali 2011 e ora con le Politiche 2013. Perché non con le Europee 2014? Perché Renzi quella volta aveva ottenuto un plebiscito, e il calo sarebbe stato evidente. Loro dicono: “è il confronto politico più prossimo e politicamente più pregnante”. Chi lo decide? I renzini-cattanei, giudici e arbitri di loro stessi. Daje. Attenzione poi a quel “18 su 24”. Quali sono i 6 capoluoghi di provincia esclusi, con la scusa puerile della “non disponibilità tempestiva dei dati”? Guarda caso sono capoluoghi in cui il Pd è andato malissimo: Latina (dal 18.7 al 12.4), Benevento (dal 23.6 al 16.9). Eccetera.
E gli zozzoni 5 Stelle? Sempre per puro caso, non erano presenti in 3 dei 18 capoluoghi “analizzati”: Varese, Rimini, Ravenna. Chiaramente quei tre “0” abbassano e non poco la media del M5S, ma i renzini-cattanei garantiscono – dopo simulazioni di voto col Vic20 di Nardella – che “questo non altera significativamente il risultato finale”.
Qual è la sintesi di tutto questo? Che ci prendono in giro. Sempre. La famosa storia del pisciarci in testa, per poi dirci che piove.