mercoledì 6 luglio 2016

Mafia: undici arresti a Milano, "Favoriti clan per Expo".

Expo: padiglione Francia © ANSA
Expo: padiglione FranciaRIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/ANSA

Reati tributari, riciclaggi e associazione per delinquere.

Undici persone, tra cui un avvocato, sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Milano con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l'aggravante della finalità mafiosa. 
Al centro dell'inchiesta c'è il consorzio di cooperative Dominus Scarl specializzato nell'allestimento di stand, il quale ha lavorato per la Fiera di Milano dalla quale ha ricevuto in subappalto l'incarico di realizzare alcuni padiglioni per Expo tra cui quello della Francia e della Guinea equatoriale.
Secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi il principale indagato, arrestato con il suo collaboratore Liborio Pace e l'avvocato del Foro di Caltanissetta, Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città siciliana.
Le società coinvolte ricorrevano a un sistema di fatture false per creare fondi neriIl denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con la famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia. Il Gico della Guardia di Finanza sta effettuando un sequestro preventivo per circa cinque milioni di euro.
Agli undici arrestati sono contestate a vario titolo le accuse di associazione per delinquere finalizzata a fatture false, a reati tributari, riciclaggio appropriazione indebita e ad alcuni degli indagati, tra cui Nastasi e Pace, l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra.
 L'indagine "è importante" in quanto questa volta "segnala" in Lombardia non "le infiltrazioni di 'ndrangheta, ma di Cosa Nostra". Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese, Ilda Boccassini, che ha voluto evidenziare come in particolare Giuseppe Nastasi, titolare del consorzio di cooperative al centro dell'inchiesta, avesse "legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo". "Garantiremo agli indagati un processo rapido e quindi si procederà con la richiesta di rito immediato e alla trascrizione in tempi brevi di tutte le intercettazioni" che sono alla base dell'indagine, ha detto Ilda Boccassini. "Non sono individuate responsabilità penali in capo a Ente Fiera o a Expo", ha precisato il procuratore aggiunto.
Commissariata Nolostand spa
La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia ha disposto l'amministrazione giudiziaria della Nolostand spa, società del gruppo Fiera Milano. La decisione è stata presa perché alcuni indagati nell'inchiesta che stamani ha portato a unici arresti a Milano per reati di stampo mafioso hanno contatti con dirigenti e vertici della società. 
Mafia: pm, tema non è mancato controllo Expo
'Non è inchiesta su Fiera, indagine svolta in tempi rapidi'
"Qua non c'è il tema che Expo non ha controllato, è Nolostand (società del gruppo Fiera Milano, ndr) che non ha controllato e questa non è un'indagine su Fiera Milano ma sul consorzio di Nastasi che si è infiltrato in Fiera, con la Fiera, che poi ha lavorato per Expo". Così il pm di Milano Paolo Storari nella conferenza stampa sul blitz di stamani ha risposto ad una serie di domande. E a chi le chiedeva se le indagini non potessero avere tempi più rapidi, Boccassini ha risposto: "i tempi della Dda sono sempre rapidi". 
Expo Mafia: Sala, battaglia legalità non si fermi mai
'Sosteniamo ogni azione degli organi dello Stato'
"La battaglia per la legalità non deve fermarsi mai, a tutela dei cittadini e delle istituzioni e sosteniamo ogni azione degli organi dello Stato in tal senso". Lo ha dichiarato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex commissario di Expo. "Abbiamo lavorato e stiamo lavorando - ha aggiunto Sala - per proteggere Milano dalle infiltrazioni malavitose e dai rischi di corruzione. Risultati importanti sono stati ottenuti, ma la forza delle organizzazioni criminali non può essere sottovalutata nemmeno per un momento".

L'Iva sulle bollette? E' illegittima e va rimborsata.

L'Iva sulle bollette? E' illegittima e va rimborsata

Basta dare un'occhiata alla bolletta del gas o della luce per accorgersi che l'Iva viene spesso calcolata prendendo come base anche addizionali e accise. Tuttavia, questo rincaro sembrerebbe illecito, poiché non esiste alcuna legge che lo prevede. Come ricorda 'Studio Cataldi', i cittadini sarebbero legittimati a chiedere la restituzione delle somme indebitamente corrisposte, nella fattispecie solo della quota calcolata in eccesso.
Già nel 1997, la Cassazione aveva chiarito che un tributo non può gravare su un altro tributo simile, a meno che non sia la legge a prevederlo. Qualora la parte dell'Iva applicata sulle bollette fosse dichiarata illegittima per l'Erario potrebbero presentarsi delle conseguenze: se il rimborso per il singolo cittadino non è elevato, l'ammontare dei rimborsi complessivo potrebbe sfiorare cifre significative.
Tuttavia, sebbene con una recente sentenza la Cassazione abbia dichiarato illegittima l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tia) stante la sua natura tributaria, sull'argomento bisogna ancora fare chiarezza.

Invasione in Iraq, rapporto Chilcot: "Guerra non era necessaria". Blair: "Io in buona fede".

Invasione in Iraq, rapporto Chilcot: Guerra non era necessaria. Blair: Io in buona fede

Il Regno Unito non esaurì tutte le possibili opzioni pacifiche prima di decidere di unirsi nel 2003 agli Stati Uniti nell'invasione dell'Iraq di Saddam Hussein. Queste le attese conclusioni di Sir John Chilcot, a capo della commissione di inchiesta che per 7 anni ha indagato sulle ragioni della guerra e che oggi presenta il suo Rapporto finale.
Per Chilcot, l'allora premier laburista Tony Blair giudicò le informazioni di intelligence sulla minaccia delle presunte armi di distruzione di massa irachene "con una certezza che non era giustificata". I piani per il dopoguerra, inoltre, furono "completamente inadeguati" alla situazione.
In una dichiarazione Blair ha risposto alle conclusioni del Rapporto: "Il rapporto dovrebbe mettere a tacere le accuse di cattiva fede, menzogne o inganni. Sia che la gente sia d'accordo o in disaccordo con la mia decisione di intraprendere un'azione militare contro Saddam Hussein, lo feci in buona fede e in quello che credevo essere il migliore interesse del Paese".
E' una critica "devastante", come la definisce il Guardian, quella rivolta nei confronti di Blair dal Rapporto. Per John Chilcot, che per sette anni ha guidato la commissione d'inchiesta, la decisione britannica di invadere uno stato sovrano per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale prima che tutte "le opzioni pacifiche per il disarmo" venissero esplorate, fu della "massima gravità". E se l'azione militare non era all'epoca "l'ultima risorsa" possibile, Chilcot suggerisce che uno dei fattori decisivi nella decisione di unirsi agli Stati Uniti e scendere in guerra, fu proprio il convincimento di Blair.
Secondo il Rapporto, il celebre dossier presentato dal premier alla Camera dei Comuni nel settembre del 2002 non era sufficiente a supportare l'accusa che l'Iraq di Saddam Hussein stava sviluppando armi di distruzione di massa. L'allora governo laburista non riuscì inoltre a prevedere le disastrose conseguenze della guerra, ha detto Chilcot nell'illustrare le conclusioni contenute nei 12 volumi che compongono il Rapporto. Con almeno 150mila morti, molti dei quali civili e "oltre un milione di sfollati", ha ricordato, "il popolo iracheno soffrì enormemente".