domenica 21 agosto 2016

Il misterioso Monte Petroso. - Gabriele Lombardo


Panoramica di Valle Paradiso, San Martino delle Scale (Monreale/Palermo). Nel centro della valle si può vedere vedere il Monte Petroso e alle sue spalle il Monte Cuccio. Foto di Gabriele Lombardo.


Nella zona di San Martino delle Scale – frazione di Monreale, provincia di Palermo – si trova una località chiamata Valle Paradiso. Questa è la vallata più grande dell’area, ed al suo interno contiene una zona boscosa che si inerpica per quasi metà della sua altezza sul Monte Petroso, una montagna quasi conica e piramidale. Mentre si dirada il bosco delle conifere, salendo su per la montagna, si infittisce invece la sughereta con il suo sottobosco di felci e rovi; infine quando mancano solo alcune decine di metri dalla sua cima si interrompe bruscamente la vegetazione per lasciare il posto ad una gigantesca frana da implosione.
Persino molti palermitani non conoscono questo bellissimo monte che si trova a pochissimi chilometri fuori dal territorio della Provincia e della città. Il nome della montagna probabilmente è dovuto alla sua composizione pietrosa, ed alla particolare peculiarità della sua cima che appare come una grande roccia sgretolatasi e crollata su se stessa. In effetti Monte Petroso appare come i resti conici o cilindrici che si formano dentro i vulcani e costituiti da rocce più dure e meno corrodibili di quelle esterne, che invece tendono a sparire più rapidamente nel tempo; ovviamente non si tratta di un vulcano, così come non lo è mai stato il vicino e più alto Monte Cuccio; ma tali forme e caratteristiche hanno contribuito sicuramente a creare la leggenda palermitana secondo cui il Monte Petroso e la cima principale di Monte Cuccio siano stati un tempo dei vulcani attivi. La tradizione popolare, è in parte dovuta anche alla presenza di laghi carsici esplorabili all’interno della montagna principale che sovrasta la città di Palermo, per l’esattezza questi si trovano nella zona della cima inferiore dell’altro versante di Monte Cuccio chiamata Falconara, e la vicina zona abitata di Baida dove è possibile accedere ad alcune grotte con pozzi verticali (dove tra l’altro in passato sono morte diverse persone per negligenza). Sono anche famose le gradi doline che si trovano alle spalle della cima principale. Un’altra leggenda circolante intorno al Monte Petroso è quella che alla fine del suo sentiero principale a metà della sua altezza, dove finisce il bosco di pini marittimi e comincia la sughereta, si trovino i resti di un piccolo tempietto greco (simile a quello di Diana che possiamo osservare salendo su un’altra splendida montagna palermitana: Monte Pellegrino) oppure di una struttura appartenuta ed utilizzata dalle fattucchiere in epoca medioevale (non dimentichiamo che Palermo è stata una delle città dove la Santa Inquisizione ha commesso più stragi in Italia). In realtà questo rudere che ormai è ridotto al solo basamento, è probabilmente una tipica torre di osservazione del periodo normanno, d’altra parte in zona c’è l’importante “Castello (fortificato) dei Normanni”. La vallata e le montagne che la circondano sono ricche di falchi pellegrini, gheppi, falchetti di vario tipo, barbagianni, civette, e persino aquile reali che nidificano sulle rocce a picco dei monti di San Martino delle Scale. Io stesso ho potuto osservare un falco di grandi dimensioni a pochi metri di distanza proprio in cima a Monte Petroso, da dove è possibile vedere parte di Palermo e l’intera vallata circostante.
Ma torniamo alla montagna in oggetto. I reali motivi geologici della composizione anomala della cima del monte sono ignoti e rimangono un mistero, d’altronde questa montagna presenta molte altre cose interessanti ed enigmatiche. Per esempio alla sua base si trova un vallone dove scorre un torrente stagionale che si chiama proprio “Il Vallone”, nei bordi del quale è presente una vegetazione che sembra essere tipica delle giungle, per passarci in mezzo infatti è necessario l’uso di machete o roncola e altri attrezzi per aprirsi un varco, lì in mezzo, in un luogo poco conosciuto e coperto deliberatamente da qualcuno (forse dalla Forestale), si trova una vecchia cisterna dell’acqua probabilmente risalente al periodo della II Guerra Mondiale. Per chi come me ha uno spirito da esploratore, è stata una grande meraviglia scoprire un passaggio segreto dentro questa struttura, che passando sotto la cisterna si allunga in direzione dell’Abbazia dei Benedettini di San Martino delle Scale; purtroppo qualcuno ne ha sbarrato il tunnel dopo alcune decine di metri e quindi non è stato possibile andare oltre; in effetti il passaggio appena discusso potrebbe essere un tunnel di fuga dei monaci usato nel periodo della guerra. La zona era stata adibita dai soldati tedeschi prima e da quelli americani dopo ad accampamento per diversi mesi, quindi è plausibile che questo cunicolo possa essere stato usato durante la guerra. Ma c’è anche un’altra probabilità, il tunnel potrebbe essere più antico e risalire al medioevo, è risaputo infatti che tutti i monasteri avevano vie di fuga segrete che portavano lontano dalle strutture principali, ed il monastero in questione è il secondo per grandezza ed importanza d’Italia dopo quello di Montecassino.
Ritorniamo stavolta sul Monte vero e proprio per scoprire che alcuni decenni fa furono fatti degli scavi paleontologici significativi, e che la zona era abitata da uomini preistorici; purtroppo la documentazione non indica un luogo preciso dei ritrovamenti raggiungibile dai non addetti al lavoro, quindi non è stato possibile localizzare il punto preciso degli scavi. Sembra che però siano stati trovati in loco ossa umane e di animali nonché utensili costruiti con selci affilate. Vediamo in dettaglio i dati del documento reperibile in rete. Il documento in questione è composto da 10 pagine e si intitola “Dati preliminari sui reperti umani di Monte Petroso, Palermo (collezione Correnti)” lo studio in questione amplia quello precedente del cattedratico Prof. Corretti di Palermo ed è stato effettuato dai ricercatori Andrea Messina, Rosalia Moreci e Luca Sineo. I reperti di epoca neolitica ritrovati hanno consentito di individuare almeno 5 persone differenti di entrambi i sessi, e ossa di almeno 3 animali sepolte a corredo funerario di una di esse. La zona di Valle Paradiso viene considerata una di quelle di maggiore espansione della popolazione neolitica degli uomini sapiens della zona del palermitano. La collezione di reperti di Monte Petroso è attualmente custodita (notizia aggiornata al 2010) al Dipartimento di Biologia cellulare di Palermo. Purtroppo anche questi secondi studi non hanno permesso di concretizzare delle conclusioni sugli abitanti del luogo e i loro usi e costumi, pertanto anche questo mistero di Monte Petroso rimane ancora irrisolto. Resteremo in attesa di ulteriori indagini e scoperte di questa interessante montagna di Palermo.