giovedì 2 febbraio 2017

Matteo Fabris Orfini, l’idolo di noi tutti. - Andrea Scanzi

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Egli ci ha parlato. 

“Dieci giorni per un accordo sulla legge elettorale e voto a giugno oppure subito al voto”. 

Oppure: “I riservisti aiutano gli avversari. Chi ha avuto occasione per cambiare il paese faccia autocritica”. 

Ma anche: “La legislatura è finita il 4 dicembre ed è stato deciso dagli italiani. Non dobbiamo però aver paura del loro giudizio e del loro voto”. 

Fino al definitivo: “Il mondo è rotondo e, a forza di spostarti a sinistra, ti ritrovi a destra come Trump”. 

Così parlò lo sfavillante, e sin dagli albori rutilante, Matteo Orfini. 
Uomo ossimorico, da sempre definito “giovane” (ora turco, ora dalemiano, ora renziano) senza mai esser stato giovane. 
Nato nel 1974, anche se a guardarlo avresti detto prima, Orfini è uno statista straordinario. La sua biografia è piena di aneddoti ammantati di leggenda. Per esempio quella volta che fece un provino come Fabris nel remake di Compagni di scuola, ma non lo presero. Oppure – ma sarà vero? – quando lo scartarono nelle selezioni finali dello spot di Amica Chips, scegliendo comunque un attore a lui somigliante. Di sicuro non attengono alla leggenda, bensì alla Storia, altre istantanee che vedono Orfini protagonista. 
Su tutte la foto, che trasuda genio e bellezza, in cui lo si vede ingobbito di fronte alla playstation, mentre svolge il ruolo di punching-ball del Gran Capo Renzi
In quelle stesse ore il Pd stava perdendo una delle tante elezioni che ha perso e il ligio Orfini, che fino al giorno prima aveva trattato Renzi come una sorta di usurpatore berlusconiano, cominciava la via Crucis del probo servitore di partito disposto a tutto – ma proprio a tutto – pur di avere un posto. 
Un ruolo. 
Una ragione di vita. 
Era l’inizio di una nuova carriera: quella dell’”amico debole”, e non troppo affascinante, figura di cui da sempre si circondano quelli (o quelle) convinti di esser fighi. Tra una pausa e l’altra, Orfini soleva twittare consigli tattici agli allenatori del Milan, che purtroppo (per il Milan) venivano spesso ascoltati. 
Nel frattempo le imprese orfiniche si succedevano: su tutte la portentosa rinascita del Pd romano, che il Commissario Orfini prima redime e poi salva. Era così che il Matteo debole (cioè: più debole di quell’altro) si guadagnava il ruolo di Presidente di partito, da lui interpretato con la stessa libertà intellettuale che vantava Bondi con Silvio
Dopo la Waterloo capitolina, Orfini scompariva per alcuni mesi, con vivo scorno dei tanti talkshow affezionatisi a quell’eloquio mesto, quel carisma diversamente efficace e quel capino dolentemente pennuto. Il rovescio referendario lo affliggeva ulteriormente, ma Orfini era ben lungi dall’arrendersi. Anzi. Ritrovava pigolo, e financo brio, in contemporanea degli attacchi di D’Alema: il vecchio maestro. L’uomo di cui, forse per affetto antico, imita ancora voce e pause. Ed eccolo, il vero capolavoro politico di Fabris Orfini: far quasi rimpiangere chi lo ha preceduto. Compreso D’Alema. Bravo Matteo: quello debole, ma pure quell’altro.
(Il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2017)


http://www.andreascanzi.it/?p=4724

Le mani della 'ndrangheta su fondi Ue, arrestato ex assessore Calabria Nazareno Salerno.

foto archivio © ANSA

L'inchiesta riguarda la gestione dei fondi del credito sociale. Nove gli arresti.

L'ex assessore al Lavoro della Regione Calabria, Nazareno Salerno, è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sull'ingerenza della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) nella gestione dei fondi della comunita' europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficolta'. L'inchiesta riguarda, in particolare, la gestione dei fondi del credito sociale ed ha portato complessivamente all'arresto di nove persone.  
Si tratta di esponenti politici, imprenditori e amministratori pubblici della Regione Calabria, nonché due soggetti contigui alla cosca Mancuso. Le indagini hanno documentato l'ingerenza mafiosa della potente cosca 'ndranghetista nella gestione dei fondi della Comunita' europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficolta'.
I reati contestati, a vario titolo, agli indagati sono minaccia ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, peculato, turbativa d'asta ed abuso d'ufficio.
In corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 2 milioni di euro. 
In particolare, l'attivita' ha accertato l'esistenza di un comitato d'affari che distraeva i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale 'Credito sociale' indirizzandoli su conti correnti di societa' private, anche all'estero. Il provvedimento viene eseguito in queste ore dal Ros unitamente al Comando provinciale Carabinieri di Catanzaro e a quello della Guardia di finanza di Vibo Valentia, ed è stato emesso su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. 
L'operazione, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, è stata condotta dai Carabinieri del Ros unitamente ai militari del Comando provinciale di Catanzaro ed alla Guardia di finanza di Vibo Valentia.