martedì 7 febbraio 2017

Stadio della Roma, Berdini: “Lo voglio fare, ma non diamo le chiavi della città al privato. Il club receda dai suoi appetiti”.

Stadio della Roma, Berdini: “Lo voglio fare, ma non diamo le chiavi della città al privato. Il club receda dai suoi appetiti”

Nel giorno dell'incontro tra il club e i vertici del Campidoglio, l'assessore all'Urbanistica mette in fila i suoi caveat sulla fattibilità dell'operazione prevista a Tor Di Valle: "Il costruttore Parnasi vuole qualcosa come 600 mila metri cubi regalati".

Il nuovo stadio della Roma “lo voglio fare“, ma la società giallorossa deve “recedere dai suoi appetiti“. Tradotto: deve ridurre le cubature del complesso commerciale che dovrebbe sorgere attorno all’impianto sportivo e che rende l’intera operazione sostenibile economicamente. Nel giorno dell’incontro tra il club, il costruttore Luca Parnasi e i vertici del Campidoglio, l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini mette in fila i suoi caveat sulla fattibilità dell’operazione da 1,5 miliardi di euro prevista nell’area dell’ex ippodromo di Tor di Valle.
L’offensiva del club, lanciata in vista dell’incontro previsto nella sede dell’assessorato all’Eur e affidata a Luciano Spalletti e Francesco Totti con lo slogan #FamoStoStadio, risuona ancora su pagine dei quotidiani e social network. La giornata dell’assessore è fitta: prima l’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie, quindi l’incontro con i vertici dell’As Roma. Ma i giornalisti riescono a intercettarlo prima: “Se stiamo dentro le regole del piano regolatore, come dico da mesi, lo stadio si può e si deve fare – ha spiegato di buon mattino ai microfoni del Gr1 della Rai – sempre che la società receda da appetiti che credo che siano un po’ troppo elevati per quell’area e per questa povera città”. Il tweet con cui Francesco Totti si è schierato a favore della realizzazione dell’opera? “Conta – ha detto l’assessore – però sono le regole che fanno la differenza, altrimenti è una giungla“.
Quali sono gli appetiti di cui parla Berdini? L’accordo tra il Comune e il costruttore risale alla giunta Marino e prevede che Eurnova Srl, società del gruppo Parsitalia che fa capo a Parnasi, costruisca lo stadio e, in cambio delle opere infrastrutturali, ottenga “a titolo di compensazione” la realizzazione di uffici e attività commerciali, affinché il progetto raggiunga l’equilibrio economico-finanziario. “Parnasi vuole insieme allo stadio qualcosa come 600 mila metri cubi regalati – ha spiegato poco più tardi l’assessore a palazzo San Macuto, riferendosi all’imprenditore sui cui terreni dovrebbe sorgere l’impianto – scusate, lui non fa lo stadio… Io sono a favore dello stadio della Roma, l’ho detto dieci volte, sono contro questo gioco della roulette“. Quali sono le condizioni poste dal Campidoglio? Una riduzione del 10/20% delle cubature con conseguente limatura di alcuni piani alle torri destinate a ospitare gli uffici e alcune palazzine dell’area commerciale. Per farlo però serve una delibera che modifichi quella del dicembre 2014 che conferisce pubblica utilità all’opera.
Sollecitato dal deputato del Pd Marco Miccoli, che lo ha accolto in commissione con un cartello con su scritto #famostostadio”, Berdini ha ribadito: “Noi non siamo l’amministrazione del no”. Ma ha posto diversi interrogativi sul futuro della città: “Chi ha scelto quell’area che ha bisogno di un immenso investimento pubblico? Lo ha scelto il privato? E’ questo il futuro delle nostre città? – ha aggiunto Berdini – Diamo le chiavi delle città al privato? Parnasi che blocca la filovia sulla Laurentina ora ci impone di fare un ponte, una metropolitana che non si può fare… è questa la città che pensiamo?”.
Il privato in questione è quel Luca Parnasi, erede di un impero immobiliare che spazia dal colosso di Euroma 2, il megacentro commerciale le cui torri svettano sui tetti del quartiere Eur, fino ai 250mila metri quadri del terzo polo commerciale di Pescaccio, passando per le residenze della Città del Sole costruite con il gruppo Bnl-Paribas e i 10 mila metri quadrati di appartamenti realizzato dove una volta sorgeva l’ex autorimessa Atac nel quartiere Tiburtino.
“Se l’unico strumento è quello della valorizzazione fondiaria – attacca ancora Berdini – cioè se noi non abbiamo altro nel nostro orizzonte culturale che dire che se noi aumentiamo le densità allora forse il privato ci fa la carità di darci quel servizio che manca, e ogni riferimento al dibattito sullo stadio della Roma è assolutamente casuale, noi non andiamo da nessuna parte”.
Dopo aver messo nero su bianco il suo parere negativo sul progetto a Tor di Valle, il 2 febbraio il Comune ha chiesto un mese di tempo in più per dare la risposta definitiva e oggi ha incontrato la società. La riunione, iniziata attorno alle 14.40 nella sede del dipartimento Urbanistica del Comune, all’Eur, è terminata poco dopo le 16. Per il Campidoglio erano presenti, oltre a Berdini, il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente dell’aula Giulio Cesare, Marcello De Vito e il capogruppo del M5s Paolo Ferrara. Per la Roma il dg Mauro Baldissoni e il costruttore Parnasi. “È stata una riunione molto costruttiva – ha detto Bergamo uscendo – siamo soddisfatti ci sono dei tavoli tecnici a lavoro da dopodomani, ci vedremo la prossima settimana per fare il punto. Siamo ottimisti”.

La casa di Renzi pagata da Carrai: la procura di Firenze apre un fascicolo.

Matteo Renzi

Dopo un esposto sull'appartamento in cui viveva il premier (affitto era pagato dall'amico Carrai), i magistrati della Procura di Firenze vogliono capire se ci fu scambio di favori tra i due.


Matteo Renzi ha vissuto per quasi tre anni un un appartamento vicino a Palazzo Vecchio, in via degli Alfani 8. Ma a pagare l’affitto è stato l’amico Marco Carrai. 900 euro al mese, che a un certo punto sono diventati 1.200, ha documentato ieri Libero, pubblicando il contratto di affitto, ottenuto dallo stesso Carrai dopo giorni di pressioni. Ora la procura di Firenze, come riportano alcuni quotidiani, ha aperto un fascicolo esplorativo, a seguito di un esposto, per fare luce sui rapporti tra l’ex sindaco e l’imprenditore e verificare se tra i due ci sia stato uno scambio di favori. Al momento non ci sono né ipotesi di reato né indagati e il procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei affiderà le indagini a un pm per verificare che l’interesse pubblico non sia stato danneggiato. Intanto l’opposizione compatta di tutti i partiti ha fatto cadere in conferenza dei capigruppo in Senato la richiesta di chiarimenti del Movimento Cinque Stelle, che da Renzi vorrebbe un chiarimento in aula sul caso affitto e sui rapporti con Carrai.
Il presidente del Consiglio ha vissuto nella casa per 34 mesi, dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio di quest’anno e lì aveva trasferito la sua residenza da Pontassieve (dove vive la moglie coi tre figli) per potere votare nella città che governava. Aveva scelto l’appartamento in via degli Alfani 8 dopo avere lasciato una mansarda dietro Palazzo Vecchio perché l’affitto – da mille euro al mese – era troppo costoso. Il proprietario della casa, scrive il Corriere della Sera, è Alessandro Dini, consigliere di amministrazione della Rototype, azienda il cui sito web è curato da da un’agenzia di comunicazione, Dotmedia. Per Dotmedia lavora come agente il cognato del premier, Andrea Conticini, e suo fratello Alessandro Conticini è tra i soci, con il 20%. Quest’ultimo in passato è stato socio di Eventi6, società della famiglia Renzi. 
Marco Carrai, consigliere del premier vicino a Comunione e Liberazione che in passato ha guidato Firenze Parcheggi, oggi è presidente di Aeroporti Firenze e di Fondazione Open (ex fondazione Big Bang che ha gestito le campagne elettorali di Renzi). La società C&T Crossmedia di cui è socio, inoltre, si è aggiudicata un servizio per visitare Palazzo Vecchio con la guida di un tablet. Ma Carrai in questi giorni è finito nel mirino anche per la vicenda che vede coinvolta Francesca Campana Comparini, sua fidanzata che sposerà a settembre. La ragazza, 26enne laureata in filosofia, è tra i curatori della mostra su Jackson Pollock e Michelangelo, la più importante e prestigiosa a Firenze nel 2014. Si svolgerà a Palazzo Vecchio ed è costata al Comune 375mila euro. I due consiglieri fiorentini di opposizione De Zordo (Per un’altra città) e Grassi (Sel) hanno chiesto al vicesindaco reggente Nardella: “Se una ragazza di 26 anni, laureata in Filosofia e senza alcuna esperienza curatoriale, riceve l’incarico di curare la principale mostra di un grande comune italiano, è perché conosce qualcuno o perché conosce qualcosa?”. Secondo quando pubblicato dal Fatto, Comparini ha soltanto un titolo contro i 62 di un altro curatore della mostra, Sergio Risaliti. E l’unico saggio che ha pubblicato è per il catalogo della mostra di Zhang Huan, commissionato dal Comune di Firenze.

“L’euro è un disastro. Italia fuori subito.” Le frasi di sei premi Nobel dell’economia.

James Mirrless


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James Mirrless (Nobel 1996): “Non mi permetto di suggerire politiche per mutare la situazione attuale e mi sento a disagio nel fare raccomandazioni altisonanti, perché non ho avuto il tempo di valutarne le conseguenze. Però, guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’euro, ma uscirne adesso.”

Christopher Pissarides (Nobel 2010): “La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. E’ necessario abolire l’Euro per creare quella fiducia che i Paesi membri una volta avevano l’uno nell’altro.”

Paul Krugman (Nobel 2008):”Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”

 Joseph Stiglitz (Nobel 2001): “Questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: l’euro”.

Amartya Sen (Nobel 1998): “L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa.”

Milton Friedman (1976): “La spinta per l’Euro è stata motivata dalla politica, non dall’economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania e la Francia così strettamente da rendere una possibile guerra europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti d’Europa. Io credo che l’adozione dell’Euro avrà l’effetto opposto. Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti che si sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio in problemi politici di divisioni.”


http://www.mattinonline.ch/leuro-e-un-disastro-italia-fuori-subito-le-frasi-di-sei-premi-nobel-delleconomia/
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