giovedì 2 marzo 2017

Caso Consip, chi è Alfredo Romeo.

Caso Consip, chi è Alfredo Romeo

I napoletani lo conoscono per quell'albergo 5 stelle Lusso che si affaccia su via Cristoforo Colombo e che porta il suo nome, Romeo Hotel; gli addetti ai lavori lo ricordano per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli, che gli costò un'inchiesta nel 2008 per il caso Global Service e, soprattutto, 75 giorni di carcere preventivo a Poggioreale con accuse dall'associazione per delinquere alla corruzione. Alfredo Romeo, nato a Cesa (Caserta) il 1° marzo 1953, iscritto all'albo degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere, imprenditore poi trapiantato a Napolitorna oggi in carcere nell'ambito, stavolta, dell'inchiesta sul cosiddetto caso Consip.

I rapporti con la politica affondano nella prima metà degli anni Settanta, quando frequenta la sezione napoletana del Pci di Chiaia e si iscrive alla Federazione dei giovani comunisti. La storia del Romeo imprenditore nasce invece nel 1979 quando, da giovane avvocato, fonda un'impresa immobiliare proponendo alle pubbliche amministrazioni la privatizzazione della gestione dei patrimoni immobiliari pubblici.

Il rapporto con il Comune di Napoli inizia dieci anni dopo, nel 1989, quando Palazzo San Giacomo lancia una gara per catalogare e gestire il suo immenso patrimonio immobiliare, ulteriormente aumentato dopo la costruzione di case nel corso dell'emergenza terremoto. Romeo partecipa e vince: nasce la Romeo Gestioni, società dal fatturato di 130 milioni di euro, 715 committenti pubblici e privati, che con le successive Romeo Alberghi e la Romeo Partecipazioni costituirà l'ossatura del Gruppo Romeo, interamente posseduto dalla famiglia Romeo. Riservato, poche uscite pubbliche ma grande attenzione al look, nel 2008 inaugura l'imponente Romeo Hotel, che sorge al posto del vecchio Palazzo Lauro e che, con i suoi 12 piani, diventa parte del waterfront napoletano.

I primi guai giudiziari arrivano poco dopo con l'inchiesta Global Service, dal nome della società che avrebbe dovuto gestire l'intero patrimonio immobiliare del Comune di Napoli. Romeo viene arrestato, 75 giorni di carcerazione preventiva con l'accusa di associazione a delinquere e corruzione, tangenti che sarebbero state pagate ad esponenti della Giunta comunale guidata da Rosa Russo Iervolino per ottenere l'appalto: il cosiddetto "sistema Romeo".

L'imprenditore viene condannato per corruzione mentre cade l'accusa di associazione per delinquere: la sentenza viene comunque annullata in ultima battuta dalla Cassazione. Il rapporto con il Comune di Napoli nel frattempo viene interrotto dal nuovo sindaco Luigi de Magistris, che revoca la concessione affidando la gestione del patrimonio alla partecipata comunale Napoliservizi.
Oggi tocca al "caso Consip", inchiesta nata a Napoli, condotta dai pm della Dda Henry John Woodcock e Celeste Carrano su presunte irregolarità nell'assegnazione di alcuni appalti come quello per il servizio di pulizia all'ospedale Cardarelli. Da quest'inchiesta nasce il filone che si concentra sulla Consip, centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, che va alla Procura di Roma per competenza territoriale.

La tela di Bocchino "Così gli appalti vanno alle coop per ritorni politici". - Massimo Malpica



L'ex Fli tra gli indagati: spiegava a Romeo i vantaggi del sistema Consip. Il ruolo del dirigente Gasparri. Ombre su De Luca e Caldoro.

Roma Tutto per gli appalti. Dall'ordinanza d'arresto di Alfredo Romeo per lo stralcio romano dell'indagine sulla Consip, emerge un quadro inquietante. Il presunto intreccio tra la fame di business dell'imprenditore partenopeo e la centrale acquisti della Pubblica amministrazione getta ombre oscure anche sulla Consip e sui suoi scopi.
Che il «facilitatore» Italo Bocchino (indagato per traffico di influenze e ieri perquisito) riassume, intercettato con il suo datore di lavoro Romeo, ritagliando uno spazio speciale per le coop.

GLI APPALTI CONSIP? SERVONO ALLE COOP

È il 19 gennaio, e Bocchino racconta all'imprenditore «di esperienze legate al suo recente passato di parlamentare, dal quale emerge chiaramente che gli appalti di Consip devono essere gestiti per favorire prevalentemente le cooperative, in quanto rappresentano sia un bacino di voti dal quale poter attingere (a differenza dei grandi gruppi come Romeo) ed è anche e soprattutto un modo lecito per finanziare la politica e/o il politico di turno». Bocchino sembra anche rivelare una richiesta di soldi da un politico che gli inquirenti hanno oscurato: «Perché un politico - racconta intercettato l'ex parlamentare - può venire da te a chiederti sessantamila euro che ti ha chiesto (omissis), ma i mille pulitori sul territorio, sono mille persone che danno 5mila euro ciascuno, sono mille persone che quando voti si chiamano i loro dipendenti (...) quindi secondo me c'è una scelta politica». Sembra di rileggersi gli atti di Mondo di Mezzo, l'inchiesta su Mafia Capitale che aveva scoperchiato il malaffare nella cooperazione. O anche, come scrive il gip, il sistema, vantaggioso solo per la politica «cattiva», di «copertura capillare dei pubblici appalti mediante finanziamento illecito della politica già emerso 25 anni fa» con Mani Pulite.

I CONTATTI TRA ROMEO E I VERTICI POLITICI

Più volte il grande accusatore di Romeo, il dirigente Consip Marco Gasparri, evoca nei suoi verbali i contatti altolocati di Romeo anche nella sfera politica. Proprio l'uomo Consip racconta che Romeo contava anche su altre fonti interne alla società, e aggiunge che a settembre dello scorso anno «mi disse che aveva fatto un intervento sui vertici della Consip attraverso il massimo livello politico. Non mi disse chi era il politico o i politici presso i quali era intervenuto, ma mi disse che si trattava del livello politico più alto». E per capire se l'intervento era servito, aggiunge Gasparri, Romeo «mi chiese se io avevo registrato un cambiamento di atteggiamento dell'Ad di Consip Marroni nei suoi confronti».

OMAGGI ALBERGHIERI PER AMICI E CONSULENTI

Il gip racconta in che modo Romeo utilizzava gli hotel suoi o dei suoi familiari per «fornire a illustri ospiti vacanze gratuite, probabilmente nel contesto corruttivo qui in corso di esame». Come esempio, subito dopo, il giudice accenna al «soggiorno molto costoso (3.233 euro) presso l'albergo Romeo» offerto a Carlo Russo, l'imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi e che pure il ministro Luca Lotti sponsorizzò con Michele Emiliano affinché il Governatore pugliese accettasse di incontrarlo. Ma i nomi di Russo e della sua compagna non sono gli unici riportati sul «pizzino» riprodotto nell'ordinanza. Dove si legge anche, per due volte, il nome del «presidente De Luca», al quale sarebbe stato offerto il 24 ottobre 2015 qualcosa relativo a «il Comandante» (nome del ristorante dell'hotel Romeo di Napoli) e un non meglio precisato «voucher». Sempre lo stesso foglietto riporta poi i nomi di altri «omaggiati» dal ristorante dell'hotel, il «sig. Lettieri» e il «sig. Caldoro». Il gip non si sbilancia, non dice se Caldoro è l'ex governatore campano (tra l'altro indagato nell'inchiesta Consip), non accenna se Lettieri sia il candidato sindaco del centrodestra a Napoli o un omonimo, né dice nulla sull'eventuale identificazione del «presidente De Luca» con il presidente Dem della Regione Campania Vincenzo De Luca. Non si azzarda a ipotizzare se quella fattura recuperata dalla carta straccia si riferisca a movimenti di soldi, o a dire se «tali vantaggi siano stati resi dal Romeo al fine di ottenere atti contrari ai doveri di ufficio e traffici di influenze». Ma di certo ha offerto «vantaggi gratuiti a terzi soggetti» dai nomi certamente suggestivi.

QUELLA FRUTTUOSA AGITAZIONE DI BOCCHINO

Bocchino ha un ruolo chiave «per favorire i progetti criminali del Romeo», scrive il gip. Che poi riporta stralci di un'intercettazione tra l'imprenditore e il suo ex parlamentare-facilitatore. I due discutono di bandi a loro dire fatti su misura per favorire alcuni e danneggiare altri, tra cui la società Manital che, ricorda Bocchino, «piglia zero, zero... è fuori da tutti i lotti». E l'ex deputato conclude ricordando che «se loro (intesi come gruppo Romeo) non si fossero mossi con mirate entrature» avrebbero potuto puntare solo agli appalti campani: «Se non ci agitavamo come ci siamo agitati nell'ultimo anno - chiosa Bocchino - l'operazione era... chiuditi in Campania».

IL VESTITO DI GASPARRI DOZZINALE PER ROMEO

Tra le tante chiacchiere intercettate c'è anche spazio per schermaglie verbali tra Romeo e il suo uomo in Consip Marco Gasparri, che a botte di 5mila euro a dazione avrebbe preso per la procura circa 100mila euro. Talvolta Romeo è sprezzante con il suo prezioso insider, come quando a settembre «schernisce il suo interlocutore per i suoi abiti: La vuole smettere di comprare sti vestitiell' e 40 euro, 35 euro al mercatino della stazione Garibaldi?».

Consip e il sistema Romeo: nei 'pizzini' le "dazioni da 30mila euro al mese" al signor T.


Nella foto, da sinistra: Alfredo Romeo, Tiziano Renzi e Carlo Russo 

L'imprenditore partenopeo arrestato sapeva di essere intercettato. Per questo scriveva su foglietti di carta le cifre e i nomi delle persone che lo avrebbero aiutato ad aprire le porte della Consip. I carabinieri li hanno recuperati in discarica e ricomposti. 'Pizzini' con la cifra "30" e l'iniziale "T". Su questo si basa la tesi che individua in Tiziano Renzi il destinatario dei pagamenti. Il padre dell'ex premier, che respinge le accuse, sarà interrogato domani. L'ad di Consip Marroni, intanto, resta e annuncia: annulleremo le gare sospette.

Cinquemila euro poco prima di Natale 2012, pagamenti "in più occasioni" successive, uno 'stipendio mensile', di importo variabile, dal 2014 al 2016. Il tutto per un ammontare di circa 100mila euro. Sarebbe il 'prezzo' della corruzione di Marco Gasparri, dirigente della Consip, che avrebbe "venduto la sua funzione" di pubblico ufficiale all'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, illecitamente favorito - sostiene la procura di Roma - nell'aggiudicazione di appalti pubblici, tra cui la maxi-gara europea FM4 da 2,7 miliardi, ancora in corso. Entrambi sono accusati di corruzione. Romeo è finito in carcere, proprio nel giorno del suo sessantatreesimo compleanno. Gasparri è rimasto a piede libero perché ha deciso di collaborare con gli inquirenti.  

Non è la prima volta che l’imprenditore- originario di Caserta, ma napoletano di adozione e noto come “l’avvocato”- viene arrestato. Accadde già nel dicembre 2008 nell’ambito dell’inchiesta partenopea sul Global service, cioè l’appalto da 400 milioni di euro (mai aggiudicato) per riparare le buche stradali e rinnovare l’arredo urbano a Napoli. Alcuni assessori comunali della giunta Iervolino furono indagati e il caso giudiziario suscitò un enorme clamore. I pm gli contestarono ben dodici capi di imputazione, tra i quali corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto, associazione a delinquere. Scontò nel carcere di Poggioreale 75 giorni di carcerazione preventiva. Al termine del processo con rito abbreviato, che si concluse nel marzo del 2010, l’impianto accusatorio fu demolito. Gli assessori assolti, Romeo e l’ex provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone condannati per un unico episodio di corruzione. Nell’aprile del 2013 la Corte d’Appello confermò l’assoluzione degli assessori ma inasprì la condanna per lui e per Mautone. Condanna infine annullata dalla Cassazione nel luglio del 2014. Ci fu anche il caso della sua dimora di famiglia a Posillipo, palazzina a sei piani con giardino sul mare: inevitabile che la costruzione finisse nel mirino dell’antiabusivismo. Procedimenti giudiziari, sequestri, ma, anche in questo caso, Romeo ne uscì sostanzialmente pulito. 

Nell’inchiesta Consip a inguaiare Romeo ci sono intercettazioni ambientali, telefoniche, sequestri e perquisizioni, come quelle compiute ieri a carico dell'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, consulente di Romeo, e di Carlo Russo, imprenditore farmaceutico di Scandicci, amico di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Secondo l'accusa Russo e Tiziano Renzi, entrambi indagati per traffico di influenze, si sarebbero fatti "promettere indebitamente" da Romeo "somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni", ad di Consip, proprio in relazione allo svolgimento di gare. Ma la smentita del papà dell'ex premier è netta: "Nessuno mi ha mai promesso soldi, né io ho chiesto alcunché. Gli unici soldi che spero di ottenere sono quelli del risarcimento danni per gli attacchi vergognosi che ho dovuto subire in questi mesi". 

Luigi Marroni parla stamani dalle colonne di Repubblica. Spiega di aver presentato le dimissioni, di aver chiesto un colloquio con il ministro Padoan, che gli ha confermato la fiducia invitandolo ad andare avanti. E annuncia che le gare sospette saranno annullate. “Vado avanti con l'amarezza che la Consip sia portata al disonore della cronaca, e che questo magari impatti sul lavoro di centinaia di persone oneste" dice l'ad Consip ed ex assessore alla sanità della Regione Toscana. Circa l'ipotesi di 'pressioni', aggiunge: "Da molti anni occupo posizioni che mi danno potere decisionale, così la gente pensa di potermi chiedere favori e che io possa farli. Il segreto è uno solo: non fare questi favori, lasciare che te li chiedano e non farli. Anche se dire no magari comporta un prezzo". Quanto all'inchiesta "Noi su questa indagine siamo parte offesa e i nostri avvocati stanno agendo. Questa vicenda risale al passato, al 2012. Da quando io sono qui abbiamo aumentato i controlli" precisa, spiegando che "ci muoviamo in linea con il codice degli appalti e con la consulenza di Anac e Antitrust”. "Lunedì- annuncia- presenteremo una modifica al nostro regolamento che preveda la revoca delle gare sulle quali nutriamo dei sospetti. E' una misura estrema e molto grave, che genererà preoccupazione nel mondo degli appalti. Ma dobbiamo farlo. La gara assegnata a Romeo è uno di quei casi su cui potremo intervenire". 

A provare i pagamenti illeciti fatti da Romeo a Rossi e Renzi - secondo gli inquirenti, i carabinieri del Noe e la Gdf – ci sarebbe anche un 'pizzino' scritto dall’imprenditore e trovato nella spazzatura. E' stato Marco Gasparri a raccontare che Romeo era solito usare questa accortezza, convinto com'era di essere intercettato. E' la sua confessione, contenuta in due lunghi interrogatori, a "delineare - scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare - un preciso quadro accusatorio". Le circostanze e i nomi più delicati, secondo quanto raccontato da Gasparri, non li diceva al suo interlocutore, ma Romeo li scriveva su dei foglietti che poi stracciava e buttava. 

Al racconto di Gasparri si aggiunge quello di Alfredo Mazzei, commercialista napoletano oltre che noto esponente dell'ex area migliorista Pci, poi Pd, oggi animatore di tre librerie e una casa editrice.  Nella sua deposizione davanti ai pm di Napoli e Roma, scrive oggi Repubblica, ha ricostruito il suo duplice rapporto di amicizia: da un lato con l'area politica di Matteo Renzi, "in cui ho creduto dall'inizio, perché migliore interprete della tradizione riformista", dall'altro con Romeo. E ha raccontato di una cena segreta. Un tavolo per tre in "una bettola romana": Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo riuniti per discutere di affari. Romeo li raggiunse "da un ingresso riservato, attraverso il cortile di un palazzo". L'incontro riservato, dunque, ci fu. Mazzei ha risposto e spiegato ai magistrati il senso di molte conversazioni intercettate tra lui e Romeo. Le sue parole sono ritenute attendibili, e si iscrivono nello snodo più delicato dell'inchiesta: quello in cui si ipotizza che, per aprire le porte di Consip, Romeo avrebbe concordato, con Russo, dazioni di 30mila euro al mese per Tiziano Renzi. Una tesi che si regge sulla base di quei pizzini con la cifra "30" e l'iniziale "T". I carabinieri li hanno recuperati in discarica e ricomposti. In questo modo hanno trovato traccia di pagamenti e iniziali dei nomi dei possibili destinatari delle mazzette: su questo aspetto gli inquirenti stanno facendo approfondimenti e l'inchiesta potrebbe avere presto sviluppi. 

Romeo - che parlava della sua attività corruttiva all'interno di Consip come una forma di "legittima difesa" alla luce di "analoghe modalità" adottate dai suoi concorrenti – conduceva questa lotta imprenditoriale per aggiudicarsi gli appalti "a suon di tangenti" e, si legge nelle carte dell'inchiesta, attraverso la "ricerca di appoggi all'interno dell' 'alta politica'". Dalle indagini, scrive il gip, è emerso un "gravissimo quadro di possibile infiltrazione criminale in Consip, almeno quanto ad alcune gare". Quadro grave che era emerso già nel 2016 in seguito a una ispezione dell'Anac che aveva evidenziato criticità relative in particolare agli appalti per il Facility Management FM3 ed FM4: per questo l'Autorità Anticorruzione aveva inviato gli atti alla Procura di Roma. Ma l'operato della Consip, come ha precisato l'ad Marroni, "è stato, e continua a essere, improntato alla massima correttezza, trasparenza ed efficacia". 

Nell'ordinanza ampio spazio viene dedicato al ruolo dell'ex parlamentare Italo Bocchino, di cui è stato perquisito anche l’ufficio al Secolo d'Italia nell'ambito del filone campano dell'inchiesta in cui è indagato per corruzione. Inconsapevole di essere intercettato, l'ex deputato fa spuntare il nome dell'ex presidente del consiglio Matteo Renzi. Un anno fa, nel corso di una telefonata, Bocchino spiegava all’imprenditore che ci sarebbe stata una volontà politica per sostenere le cooperative nell’assegnazione degli appalti per favorire il voto di scambio.  E nel constatare che una società grande come quella di Romeo ha più difficoltà a gestire i dipendenti per il voto di scambio, osservava che i politici hanno meno interesse a chiedergli soldi. Nello specifico affermava: "Perché un politico può venire da te a chiederti sessantamila euro che ti ha chiesto Renzi (si tratta di una regolare donazione elargita da Romeo alla fondazione riconducibile a Renzi, ndr), ma i mille pulitori sul territorio sono mille persone che danno cinquemila euro ciascuno... sono mille persone che fanno un’assunzione ciascuno... sono mille persone che quando voti si chiamano i dipendenti... tu, invece, i tuoi dipendenti neanche sai chi sono..". L’ex premier, comunque, è totalmente estraneo all’inchiesta.  

Di Bocchino, definito "il 'facilitatore' degli interessi illeciti di Romeo" o il "lobbista dedicato al traffico illecito di influenze", gli inquirenti sottolineano la capacità di "accedere a informazioni riservate anche grazie al suo trascorso di deputato e membro del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti e con perduranti contatti con sedicenti ed effettivi appartenenti all'intelligence, nonché con politici e pubblici funzionari in posizione apicale". E "presumibilmente anche grazie alla costante attività di relazione" di Bocchino, scrive il pm, Romeo "ha avuto contezza di indagini sul proprio conto sicuramente già dal settembre 2016". 

Gli sviluppi dell'inchiesta Consip hanno provocato immediate reazioni nella politica. Il M5s chiede al ministro Lotti, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio, insieme al comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette e al generale Emanuele Saltalamacchia, di spiegare i suoi rapporti con Russo. La replica: 'Sono tranquillissimo'. 

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Consip-sistema-Romeo-corruzione-pizzini-30mila-euro-al-mese-al-signor-T-15eb21c4-2ba2-4880-82db-d9ceba79e433.html

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