domenica 26 marzo 2017

Camera, escamotage degli ex M5S per non morire: patto con lista pro bande musicali, in dote simbolo e fondi. - Thomas Mackinson

Camera, escamotage degli ex M5S per non morire: patto con lista pro bande musicali, in dote simbolo e fondi

La componente nata dagli ex grillini subisce l'emorragia dei civatiani e rischia la decadenza e il conseguente scioglimento dell’ufficio legislativo e dell’ufficio comunicazione. Possono sopravvivere ma serve un simbolo che si sia presentato nel 2013. Contattano il titolare di "Tutti insieme per l'Italia" (una lista civica che prese 1.485 voti) e fanno una scrittura privata. Ottenuto il simbolo, salvati i fondi.

“M’hanno chiamato e ho colto al volo l’opportunità, la sfrutterò al massimo”. E’ felice come una Pasqua il signor Antonio Corsi, dal 1997 sindaco di Sgurgola - in provincia di Frosinone - col pallino della tromba. Il suo progetto popolare a sostegno delle bande musicali d’Italia è stato bocciato dalle urne nel 2013 ma è appena risorto in Parlamento. Merito del matrimonio contratto di fresco con i deputati di “Alternativa Liberaeletti con il movimento di Grillo e poi organizzati in componente autonoma insieme agli ex Civatiani. Che però li hanno abbandonati su due piedi per “Possibile” lasciandoli in braghe di tela: sono rimasti solo in cinque, in numero inferiore ai 10 deputati necessari per essere componente riconosciuta dalla Presidenza e, come tali, ammessi all’utilizzo dei fondi per le spese di segreteria, ufficio legislativo, ufficio stampa e tutto il nécessaire di dotazioni della Camera.
Non tutto è perduto per Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco che in quattro anni sono diventati tra i più lesti, reattivi e scaltri deputati di tutta la Camera. Lo hanno appena dimostrato depositando per primi la mozione che potrebbe riaprire il caso Minzolini in un Parlamento imbambolato dai contraccolpi del salvataggio. L’altra faccia della medaglia è che hanno imparato a usare la stessa disinvoltura a proprio favore, fino a ricorrere agli espedienti tipici della Casta contro cui si scagliano.
Per evitare la decadenza, ad esempio, si sono avvalsi della classica eccezione al Regolamento, armamentario prediletto di correnti e partitini: l’art. 14 comma 9 ammette la possibilità di costituirsi come componente politica anche a un numero di deputati inferiore a dieci (fino a tre), purché “rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali”. Perfetto, ma c’è un problema: nessuno dei deputati in questione ha tale requisito, essendo stati tutti eletti con il simbolo del M5S che appartiene a Grillo.
Così bussano alla porta di Corsi Antonio da Sgurgola, appassionato di bande e folklore popolare che con la sua lista civica “Tutti insieme per l’Italia” nel 2013 raccolse lo 0,01% dei voti al Senato e lo 0,00 alla Camera, posizionandosi terzultimo davanti alle liste “Staminali d’Italiae “Democrazia Atea”. Da allora non se ne aveva più notizia e la pagina Facebook, con 200 iscritti, sembrava destinata all’oblio. Fino allo scorso 19 di marzo, quando scatta il colpo di fulmine coi deputati di AL per i quali torna ad essere un buon partito. Firmano l’accordo: lui ci mette giusto il simbolo, una chiave di violino bianca su sfondo tricoloreloro potranno appenderci la richiesta di fondi.
Del matrimonio (di interessi) danno notizia gli stessi deputati di Al: “Per evitare la decadenza della componente e il conseguente scioglimento dell’ufficio legislativo e dell’ufficio comunicazione abbiamo concluso un accordo a titolo gratuito con il signor Antonio Corsi per l’utilizzo del Simbolo ‘Tutti Insieme per l’Italia’ nella composizione della componente parlamentare”. Gli ex grillini in cambio garantiranno l’impegno a “supportare il lavoro relativo alla realtà della Musica Popolare e Amatoriale delle Bande Musicali, Cori e Gruppi Folklorici, nonché dell’Arte, Cultura e Lavoro, comunque connessi all’attività del Partito ‘Tutti Insieme per l’Italia’, anche tramite l’elaborazione di atti parlamentari e di sindacato ispettivo mirati a promuovere l’attività di Tutti Insieme per l’Italia”.
Nella contropartita anche l’impegno a consentire ad almeno un rappresentante di ‘Tutti Insieme per l’Italia” – cioè allo stesso Corsi, che si era presentato da solo alle elezioni – “l’accesso alla Camera; facilitare l’uso dei servizi a disposizione della Componente parlamentare (sale riunioni, organizzazione eventi e sala stampa); coordinare il lavoro parlamentare con gli uffici della componente parlamentare. Questo accordo ci consentirà di mantenere in piedi la componente e di continuare a pagare gli stipendi di coloro che ci aiutano quotidianamente a lavorare per la collettività con la consueta indipendenza che ci ha sempre contraddistinti”.
L’indipendenza, infatti, ha i suoi costi. Solo gli stipendi dei dipendenti di staff (4 uffici stampa, 2 del legislativo, l’archivista e un consulente per il sito) costano oltre 20mila euro al mese: impossibile mantenerli senza attingere ai fondi della Camera, ammessi però solo a componenti autonome riconosciute. Complicata anche l’opzione di pagare tutto di tasca propria rinunciando alle restituzioni, disposte secondo statuto, di quote dello stipendio parlamentare che venivano pubblicate sul sito dagli aderenti di AL sotto la voce “restituzioni”. Risultano ferme al gennaio 2016, con bonifici fino a 91mila euro in favore di onlus, scuole e dell’associazione antimafia Libera. Interromperle del tutto offrirebbe il fianco alle accuse degli ex colleghi grillini di essersi adeguati ai peggiori vizi della Casta. E allora non resta che chiudere gli occhi e baciare il rospo. Che grazie all’accordo entra in Parlamento con una chiave di violino, senza mai essere stato eletto.
Gli altri riusciranno mai a capire perchè i 5stelle che non rispettano i parametri indicati nel "non statuto" e inizialmente accettati e siglati vengono defenestrati?
Se si nasce ideologicamente come anti-casta, non si può diventare pro-casta e restare con gli anti-casta.
Sarebbe un paradosso.

Attentato Londra, perché il terrore colpisce sempre le masse e mai i potenti? - Diego Fusaro.

Attentato Londra, perché il terrore colpisce sempre le masse e mai i potenti?

Quasi come se si trattasse, ormai, di una tragedia che torna a ripetersi, nei suoi moduli, sempre eguale a se stessa. Prima Parigi, poi Berlino. Adesso Londra. L’Europa è sotto attacco, si dice. Non è chiaro da parte di chi, tuttavia.
L’Islam ha dichiarato guerra all’Europa: così vorrebbe farci credere la narrazione egemonica; il cui fine conclamato è quello di delegittimare l’Islam e, in generale, ogni religione della trascendenza non ancora riassorbita nel monoteismo immanentistico dell’economia di mercato. Non è guerra di religione: è guerra alla religione. Guerra dichiarata dal capitale a ogni idea di sacro che non sia quello del mercato deregolamentato.
Come già dissi in altra occasione, io non so i nomi. Né mi accontento delle versioni ufficiali. Prevedo – e non è difficile – che, in ogni caso, questo attentato diverrà l’occasione per sostenere, da più parti, il solito mantra del “ci vuole più Europa”: e, naturalmente, per rallentare e rendere più ardua l’attuazione concreta della “Brexit”, ossia della scelta democratica del popolo inglese di prendere congedo dall’Unione Europea.
Mi limito a riscontrare che, anche nel caso di Londra, l’attentato si è abbattuto sulle masse subalterne, precarizzate, sottopagate e supersfruttate. I terroristi colpiscono sempre, immancabilmente gli sconfitti della mondializzazione, il popolole masse inermi. Strano paradosso: il terrorismo islamico – si dice – vorrebbe colpire il cuore dell’Occidente, metterne in ginocchio i centri nevralgici del potere. E poi, chissà perché, l’ira delirante dei terroristi non si abbatte mai, curiosamente, sui luoghi reali del potere occidentale: banche, centri della finanza, ecc. I signori mondialisti non vengono mai nemmeno sfiorati. Restano puntualmente intonsi. Il loro potere ne esce sempre, chissà perché, rinsaldato. Anzi, trovano sempre, immancabilmente, nei gesti nefandi e criminali dei terroristi l’occasione per potenziare il proprio ordine dominante: restringimento delle libertà, bombardamenti umanitari (il terrorismo della lotta al terrorismo), dirottamento del conflitto di classe verso il conflitto di civiltà, riadesione delle masse ormai sull’orlo della ribellione ai valori dell’Occidente mercatistico buono, ecc.
Insomma, a ragionare serenamente, verrebbe da pensare che i signori del terrore siano sprovveduti: vogliono colpire a morte l’Occidente e, invece, ne rinsaldano il potere; vogliono abbattere i potenti occidentali e, invece, li agevolano massacrando e indebolendo le masse pauperizzate occidentali. Hanno, poi, un tempismo perfetto, i signori del terrore: arrivano in Francia proprio quando le masse iniziano a mobilitarsi contro la “loi travail”; arrivano in Inghilterra quando si avvicina il momento del redde rationem con l’Unione Europea (Brexit).
Sarò anche considerata complottista, ma io la penso esattamente come lui.
E come Chomsky, che aveva previsto e teorizzato gli accadimenti attuali al punto 2 della sua lista di "Manipolazione delle masse":
2) Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.