mercoledì 5 aprile 2017

Corte dei Conti: il cuneo fiscale in Italia 10 punti oltre la media Ue.

Archivio © ANSA

Distorsioni in sistema fiscale, ridurre pressione su contribuenti.

Il cuneo fiscale è in Italia "di ben 10 punti" superiore a quello che si registra mediamente nel resto d'Europa: il 49% viene infatti prelevato "a titolo di contributi e di imposte". Così la Corte dei Conti nel Rapporto 2017 sulla finanza pubblica, parlando di "limiti e dispersioni" del sistema fiscale italiano. I magistrati contabili evidenziano l'esigenza di ridurre la pressione fiscale sottolineando che "un'esposizione tributaria tanto marcata non aiuta il contrasto all'economia sommersa e la lotta all'evasione".
"Nonostante le incertezze iniziali - rileva d'altra parte la Corte - l'andamento dell'economia italiana sembra aver segnato un'inversione di marcia verso un'espansione meno fragile e più qualitativa". Allo stesso tempo però il sentiero del risanamento finanziario è per l'Italia "più faticoso" rispetto agli altri Paesi europei, anche se "necessario considerato il maggior livello del debito".
Nelle ultime manovre - rileva ancora - il Governo ha previsto un "rilevante contributo" dalle misure di contrasto all'evasione. Tuttavia "le difficoltà di verifica in sede di consuntivo inducono cautela nell'utilizzare tali proventi, per loro natura incerti, per finanziare maggiori spese o riduzioni di entrata certe". 
"Il contributo  delle dismissioni - si evidenzia ancora - certamente necessario, potrà difficilmente risultare determinante nel breve-medio periodo. E d'altra parte in un contesto di crescita moderata, riduzioni rapide del debito potrebbero essere eccessivamente costose". Secondo la Corte, "occorre quindi porre il debito su un sentiero discendente, non troppo ripido ma costante, procedendo speditamente alle azioni di riforme strutturali per sostenere la crescita e migliorare, anche sotto questo profilo, le condizioni di sostenibilità della finanza pubblica".
Lo dico da tempo immemorabile, Il cuneo fiscale troppo alto non agevola l'espansione economica, la penalizza, perchè chi non ha soldi non può comprare ciò che si produce.

Facce di bronzo.

L'immagine può contenere: 23 persone, persone che sorridono, sMS

Hanno contribuito al fallimento economico della nazione, ma hanno la faccia tosta di riproporsi come salvatori in grado di tirarci fuori dal disastro che loro stessi hanno provocato.

Le allusioni del Fatto Quotidiano sull’attentato di San Pietroburgo: è opera di Putin. - Eugenio Cipolla

Le allusioni del Fatto Quotidiano sull’attentato di San Pietroburgo: è opera di Putin

“Bomba nella metro. Il terrorismo islamico dà una mano a Putin”. 

Stamattina sul Fatto Quotidiano campeggia questo titolo, sicuramente fuori luogo rispetto alla portata dell’attentato che ieri mattina ha sconvolto la città russa di San Pietroburgo. A nemmeno 24 ore dall’azione suicida che ha causato 14 vittime e oltre 50 feriti, i titolisti di Travaglio hanno deciso di buttarsi nella mischia e politicizzare subito la cosa, mettendo in secondo piano il lato umano e il rispetto per i corpi ancora caldi e sanguinanti sulle banchine della stazione Sennaya Ploshad.

La conferma arriva leggendo il pezzo di Leonardo Coen a pagina 3, dove, nell’articolo intitolato “La pista del terrore e la strategia ‘zarista’ tra paura e rabbia”, si parla subito di una presunta strategia della tensione messa in atto dal Cremlino, spaventato dalle proteste di piazza delle scorse settimane (nemmeno 100.000 persone su 143 milioni di abitanti) e dall’avanzata del fantomatico leader dell’opposizione Alexey Navalny (il cui rating elettorale non superare il 2%). Il disegno del Cremlino, secondo il giornalista del Fatto, è quello di «sbriciolare l’opposizione e dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica, dalla corruzione ai jihadisti ceceni e daghe stani reduci dalla Siria». D’altronde, secondo il giornale diretto da Travaglio, «la collera, strumentalmente indirizzata contro i jihadisti, è utile al Cremlino per sviar el’attenzione dell’opinione pubblica dalla massiccia e iniqua repressione contro i manifestanti che erano scesi in piazza il 26 marzo».

Coen allude subito a quanto successo nel 1999, durante i primi mesi di governo Putin. La storia racconta che Mosca e molte città della Russia furono al centro di numerosi attentati da parte di guerriglieri ceceni a causa della esplosiva situazione nella regione caucasica. Gli oppositori del presidente russo, invece, hanno sempre asserito che quelle furono bombe di stato, piazzate lì da uomini dell’FSB, il servizio segreto russo, con l’obiettivo di alzare il rating di Putin in vista delle presidenziali e dare all’esercito un casus belli per attaccare la Cecenia. «Le bombe – scrive ancora Coen – alzano il livello. […] Questa strategia della tensione ricorda un’altra fosca stagione politica, il crepuscolo cioè della presidenza Eltsin […] La situazione era tesa, rischiava di diventare incontrollabile. Il diversivo arrivò tra l’agosto e il settembre del ’99 quando si moltiplicarono gli attentati a Mosca e in altre città: attribuiti agli islamisti ceceni». Grazie a quegli episodi, secondo la ricostruzione del Fatto, Putin mostrò i muscoli e radicalizzò la popolazione russa, distraendola dagli scandali giudiziari insabbiati su Eltsin.

Le allusioni del quotidiano di Travaglio sono abbastanza sottili, ma sicuramente comprensibili a chi ha un po’ di conoscenza della storia russa degli ultimi venti anni. Putin si sarebbe fatto da solo o avrebbe in qualche modo favorito l’attentato di San Pietroburgo perché congeniale a un disegno più ampio, mirato a reprimere il proprio popolo. In fin dei conti è la stessa teoria che molti hanno enunciato in questi anni riguardo le stragi italiane di Piazza Fontana nel 1969 e della Stazione di Bologna nel 1980, parlando di servizi deviati, commistioni con la politica, segreti insabbiati.

A riprova della malafede del Fatto Quotidiano, c’è quel titolo, così esplicito quanto poco imparziale. Negli ultimi 365 giorni l’Europa continentale ha assistito a numerosi attentati e Il Fatto Quotidiano non ha mai nemmeno lontanamente ipotizzato una strategia della tensione di Francia, Germania o UK per distrarre la propria popolazione da altro. Ecco un paio di esempi:

Bruxelles, 22 marzo 2016: 31 morti e circa 300 feriti in una raffica di attentati compiuti a Bruxelles e rivendicati dall'Isis: due all'aeroporto Zaventem e uno alla stazione della metro di Maalbeek. Il Fatto Quotidiano il giorno dopo titola: ”I kamikaze di Bruxelles lasciati liberi di uccidere”.

Nizza, 14 luglio 2016: un camion per 2 km sul lungomare della Promenade del Anglais falcia la folla presente per festeggiare la presa della bastiglia e fa 87 morti. Il Fatto quotidiano il 16 luglio, due giorni dopo, titola: ”Il lupo solitario ne ammazza più dei jihadisti”.

Berlino, 19 dicembre 2016: un camion si schianta contro un mercato di Natale invadendo il marciapiede in Breitscheidplatz, nei pressi della Chiesa del Ricordo. Ci sono 12 morti, tra le quali anche una italiana. Il Fatto Quotidiano il giorno dopo titola così: “Jihad, il sangue sul Natale”.

Londra, 22 marzo 2017: 5 morti e 50 feriti sono il bilancio dell’azione di un pazzo che con un suv affittato a poche centinaia di km da Londra, si è schiantato sulla folla presente nei pressi del Parlamento. Il Fatto Quotidiano titola così: “Londra, morte al Parlamento”.

Perché il terrorismo islamico ha dato una mano solo a Putin e non ad Angela Merkel, Francois Hollande o Teresa May? A questa domanda vorremmo che quelli del Fatto rispondessero con sincerità. E non ci dicano che in Francia, Germania e Regno Unito non hanno gli stessi problemi della Russia, perché di problemi da distogliere agli occhi dell’opinione pubblica ne hanno, a centinaia, anche loro. 

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-le_allusioni_del_fatto_quotidiano_sullattentato_di_san_pietroburgo__opera_di_putin/82_19593/

Quindi, se il terrorismo avanza in Germania, in Francia, in Inghilterra, etc., è terrorismo di matrice islamica, se scoppia una bomba in Russia è colpa di Putin che pone in atto una strategia della tensione per scongiurare l’avanzata del leader dell’opposizione Alexey Navalny (il cui rating elettorale non superare il 2%)?

Apperò!

La disoccupazione giovanile diminuisce ma c'è un trucco: aumentano gli inattivi. - Claudio Paudice



In tre mesi meno 86mila giovani disoccupati, più 86mila giovani inattivi. È in questo rapporto a saldo zero il dato più interessante che emerge dal bollettino Istat sul lavoro. Il Partito Democratico non ha esitato molto prima di esultare per i numeri diffusi dall'Istituto Nazionale di Statistica: a febbraio la disoccupazione giovanile ha toccato il livello più basso, scendendo dell'1,7% al 35,2%, da agosto 2012. "Possono dire tutto quello che credono: ma il Jobs Act funziona, ormai negarlo è impossibile amici", ha scritto l'ex premier Matteo Renzi nella sua e-news.
Ma spulciando meglio i dati si capisce che forse non è il caso di festeggiare. Il dato relativo alla disoccupazione giovanile è infatti accompagnato da quello sugli inattivi che, in maniera speculare, segue l'andamento opposto. Per inattivi, vale la pena ricordare, si intende coloro che non hanno un lavoro e che hanno smesso di cercarlo, solitamente perchè sfiduciati. L'Istat riporta un calo di 41mila unità tra le persone d'età compresa tra i 15 e i 24 anni alla ricerca di un lavoro a febbraio rispetto al mese precedente. A fronte di questa buona notizia ce n'è una cattiva: l'incremento di 38mila unità tra gli inattivi.

ISTAT

Se da un lato quindi molti giovani spariscono dal conteggio di coloro che sono alla ricerca di un'occupazione, dall'altro ricompaiono improvvisamente nella platea di chi ormai il lavoro non lo cerca più. Non si tratta di una tendenza nuova: il percorso opposto e speculare tra giovani disoccupati e inattivi è confermato dal calcolo fatto in base alle serie storiche Istat. Negli ultimi tre mesi (dicembre 2016-febbraio 2017) i disoccupati sono calati di 86mila unità mentre gli inattivi sono aumenti della stessa cifra, fa notare il direttore della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi. Gli occupati invece sono diminuiti di 7mila unità. In sintesi il numero di chi è alla ricerca di un lavoro (disoccupati) non cala perché ha trovato un'occupazione (occupati) ma perché ha smesso di cercarla (inattivi).

ISTAT

"Credo che la polemica sulle cifre sia molto da addetti ai lavori. Oggi la statistica più bella non è quella sul voto nei circoli, è che finalmente scende la disoccupazione giovanile, che il Jobs Act funziona, che i numeri dell'economia italiana non vanno ancora bene come vorrei ma vanno un po' meglio", ha dichiarato Renzi a Rds. Tuttavia un altro indizio che le cose per i giovani non stiano migliorando - come invece pare nella narrazione dell'ex segretario del Pd - arriva dal dato sugli occupati, fermo al 16,4% e stabili su gennaio.
L'aumento degli inattivi, se risulta molto evidente per la fascia d'età più bassa, riguarda però tutto il mercato del lavoro. Tra i 15 e i 64 anni la stima nell'ultimo mese è in crescita (+0,4%, pari a +51 mila). L'aumento si concentra tra gli uomini, mentre calano leggermente le donne e coinvolge tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni.


Ultimi 3 mesi +86mila giovani inattivi e -86mila giovani disocc. Hanno ricominciato a studiare a febbraio o hanno smesso di cercare lavoro?

Proprio sugli ultracinquantenni vale la pena sottolineare un altro dato. "Al netto dell'effetto della componente demografica, su base annua, cresce l'incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età e si conferma il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita occupazionale, anche per effetto dell'aumento dell'età pensionabile", scrive l'Istat nel suo bollettino. Nell'ultimo anno gli occupati sono cresciuti di 15mila unità tra i giovani, sono calati di 17mila nella fascia 25-34 anni, sono diminuiti significativamente di 106mila nella fascia tra i 35-49 anni mentre per gli over 50 ci sono stati +402mila occupati. Una tendenza che è dovuta, spiega tra le righe l'Istat, agli effetti della legge Fornero che ha posticipato l'età per andare in pensione. In sintesi, per buona parte non si tratta di nuovi occupati ma di persone che escono più tardi dal mercato del lavoro.
http://www.huffingtonpost.it/2017/04/03/la-disoccupazione-giovanile-diminuisce-ma-ce-un-trucco-aumenta_a_22024065/

Come definirli?
Buffoni, bugiardi, furbi, stupidi, .....?
Di certo non responsabili.
Questi non prendono in giro noi, si autoridicolizzano da soli!

LA DITTATURA E LA SUA VARIANTE. - mariapiacaporuscio

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Premesso che temo la dittatura più di una epidemia di peste, devo, nello stesso tempo, riconoscere di temere ancor più la sua variante: la cosiddetta “democrazia”.

La paura è dettata dal fatto che mentre la dittatura impone le sue leggi con la forza (suscitando l’indignazione e la voglia di combatterla in chi viene obbligato a subirla) la variante impone le sue leggi con la manipolazione mediatica e questa forma di plagio, ne impedisce ogni tipo di reazione. 

Il cittadino (ignorando di essere diventato una sorta di cavia) non si ribella, convinto di avere liberamente scelto questa forma di governo, solo recandosi in una cabina elettorale ad apporre una x su un nome. 
Finora pochi sono consapevoli dell’inganno, mentre la maggioranza dei cittadini è in buona fede e non li sfiora neppure l’idea di venire ingannati, proprio da quelli a cui hanno accordato fiducia. 
Nessuno si chiede del perché deve essere costretto ad apporre la sua croce su uno dei nominativi preconfezionati e non su personaggi che si siano distinti per intelligenza, capacità, onestà, in poche parole persone scelte tra le tante eccellenze di cui gode il nostro paese, piuttosto che gente sconosciuta, scelta dai componenti la casta (Ma è proprio su questa mancanza di interesse che si fonda la loro forza).
Benché il mondo in cui da sempre il potere ci costringe a vivere è sempre stato un mondo ingiusto, dove lo sfruttamento degli esseri umani non è mai venuto meno, essendo stato costruito in modo tale che nulla lo possa cambiare, risulta necessario convincersi che niente è impossibile. Certo da sempre questa gente studia il modo per impedire il risveglio delle coscienze della classe lavoratrice, che schiavizzata nel lavoro consente loro di ottenere ben due risultati: farsi mantenere nel lusso e sfiancarli di stanchezza fino ad impedirgli di pensare, desiderosi solo di riposare.
E quando le circostanze hanno permesso anche ai figli della “plebe” la scolarizzazione, è stato fatto in modo da impedirne lo sviluppo intellettivo. Il loro obiettivo è quello di stritolare chiunque osi mettere in pericolo il mondo dorato in cui vivono. 

Col passare dei secoli si sono talmente specializzati, da arrivare ai giorni nostri addirittura all’oscenità di voler sottomettere l’intero pianeta. Da qui nasce l’idea della “globalizzazione” e coloro che ne avevano capito le vere intenzioni (No Global) sono stati massacrati dalle vergognose “forze dell’ordine” sempre al servizio dei dittatori e mai per difendere i cittadini dai loro feroci abusi.
Adesso ci ritroviamo dentro una società globalizzata e criminale dove impera l’egoismo, la prepotenza, e l’ingiustizia ha raggiunto i massimi livelli. Un mondo dove si sono persi tutti i valori e ucciso ogni forma di civiltà di educazione, di rispetto, di solidarietà. Un mondo dove lo sfruttamento nel lavoro ha raggiunto livelli inaccettabili perché una miserabile classe dirigente favorisce gli sfruttatori e condanna i lavoratori, ridotti ad elemosinare un lavoro sotto pagato e senza tutele.
Condannare questo sistema e quelli che lo gestiscono, non può essere definito populismo, ignoranza o fascismo, perché è un sacrosanto desiderio di civiltà della popolazione! L’ignoranza fa parte di questa degenerata classe politica che chiama progresso la più vergognosa forma di regresso che l’umanità abbia mai conosciuto! Sappiamo tutti molto bene che parole come progresso, globalizzazione, crescita, modernità, cambiamento, non significano altro che impoverimento dei popoli in favore del capitale. Sappiamo bene che lo scopo di questi “moderni” politicanti è quello di arricchire sempre più le caste, le banche, le mafie, depredando sempre più la povera umanità.
Basta demonizzare chi li contesta! La popolazione DEVE essere contro i governi quando i governi sono contro la popolazione. Necessita chiamare a raccolta l’intera classe lavorativa globale, affinché si unisca per combattere insieme questo osceno sistema contro natura, oltre che contro la logica, la morale e la civiltà!


https://mariapiacaporuscio.wordpress.com/2017/04/04/4916/#comment-6257

Aggiungo che difficilmente chi si distingue per intelligenza ed onestà venga messo in evidenza ed osannato, al contrario, viene demonizzato;
che ai figli della plebe viene data, è vero, l'opportunità di studiare, ma anche la libertà di seguire schemi divulgati dal mass-media che deviano e ottundono ogni forma di insegnamento;
che tutto è stato predisposto in maniera tale che al povero venga offerto un lavoro sempre meno gratificante e redditizio e chi lo offre guadagni in borsa in base a criteri altamente opinabili;
infine, che ad ogni sintomo di malessere del popolo venga innescato un diversivo che incuta, a seconda dei casi, paura oppure tranquillità.