martedì 2 maggio 2017

La concentrazione della ricchezza? Oggi come nel Medioevo. - Guido Alfani



Nel 2010 il 10% più ricco della popolazione dell’Europa occidentale deteneva il 64% della ricchezza complessiva. I livelli attuali di disuguaglianza di ricchezza sono molto simili a quelli di sette secoli fa.

Secondo una stima recente, nel 2010 il 10% più ricco della popolazione dell’Europa occidentale deteneva il 64% della ricchezza complessiva. 
Una situazione che rispecchia un livello di disuguaglianza elevato, purtroppo in crescita negli ultimi decenni, ma – si potrebbe pensare – perlomeno inferiore rispetto a quello sopportato dai nostri antenati. Purtroppo le cose stanno diversamente. Infatti, grazie al progetto EINITE - Economic Inequality across Italy and Europe, 1300-1800, finanziato dallo European Research Council, oggi disponiamo di stime della disuguaglianza economica a partire dal 1300 circa. Scopriamo quindi che i livelli attuali di disuguaglianza di ricchezza sono molto simili a quelli di sette secoli fa, considerato che alla vigilia della Peste Nera del 1348, il 10% più ricco della popolazione possedeva circa il 66% della ricchezza complessiva. 
Proprio la peste avrebbe innescato una fase di significativa e duratura riduzione della disuguaglianza, favorendo una crescita consistente dei salari reali e consentendo a strati più ampi della popolazione l’accesso alla proprietà. 
Sta di fatto, che a distanza di un secolo dalla peste, il 10% più ricco della popolazione deteneva meno del 50% della ricchezza complessiva (mentre il 50% più povero ne deteneva “addirittura” l’11%).

A quanto ne sappiamo al momento, in nessun periodo successivo la società italiana ed europea fu più egalitaria di quella del 1450 circa. In seguito, infatti, la disuguaglianza riprese a crescere, superando i livelli precedenti la Peste Nera attorno al 1700 e raggiungendo il massimo storico agli inizi del ventesimo secolo, quando il 10% più ricco della popolazione arrivò a possedere addirittura il 90% della ricchezza complessiva. Era la vigilia di un’altra terribile catastrofe, o per meglio dire della sequenza di catastrofi comprese tra le due Guerre Mondiali. 

Stando alle stime dell’economista francese Thomas Piketty, le cui ricerche coprono gli ultimi due secoli, al termine delle Guerre Mondiali la disuguaglianza si era ridotta in modo molto consistente. Tale tendenza sarebbe poi proseguita nei decenni successivi, con un minimo raggiunto attorno al 1980 quando il 10% più ricco deteneva solo il 59% della ricchezza complessiva. A partire da quella data, però, la disuguaglianza ha ripreso a crescere, tornando, come visto, ai livelli precedenti la Peste Nera.
Ovviamente, questo non significa che dobbiamo attendere una nuova catastrofe per ottenere una riduzione della disuguaglianza. Piuttosto, la storia ci dona un altro fondamentale insegnamento: se desideriamo avere una società meno diseguale, dobbiamo fare qualcosa per realizzarla. Un esempio riuscito sono le politiche redistributive e di welfare che caratterizzarono i decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, politiche che consentirono di contenere, e in parte invertire, quella che altrimenti sembrerebbe essere una tendenza della disuguaglianza a crescere costantemente.

Istat: sorpasso storico disoccupati over50 sui giovani.

Un operaio a lavoro © ANSA

Tasso di disoccupazione a marzo risale all'11,7%.

Il tasso di disoccupazione a marzo risale all'11,7% con un aumento di 0,1 punti rispetto a febbraio e di 0,2 punti rispetto a marzo 2016. Lo rileva l'Istat sulla base dei dati provvisori. I disoccupati nel mese erano a quota 3,022 milioni con un aumento di 41.000 unità rispetto a febbraio e una crescita di 86.000 unità rispetto a marzo 2016. Il dato è legato principalmente al calo dell'inattività 15-64 anni (-0,1 punti) che a marzo era al 34,7%. Il tasso di occupazione è al 57,6%, invariato su febbraio e in crescita di 0,6 punti su marzo 2016.
Occupati marzo -7.000 mese, +213.000 anno  Gli occupati a marzo sono diminuiti lievemente (-7.000 unità) rispetto a febbraio mentre sono cresciuti di 213.000 unità su marzo 2016. L'istituto sottolinea che nel mese gli occupati erano 22.870.000. Il tasso di occupazione a marzo era al 57,6%, invariato su febbraio e in crescita di 0,6 punti su marzo 2016. Si è registrata una crescita della forza lavoro. Gli inattivi nella fascia 15-64 anni sono diminuiti di 34.000 unità su febbraio e di 390.000 unità su marzo 2016.
Sorpasso storico disoccupati over50 su giovani - A marzo 2017 i disoccupati con più di 50 anni hanno superato per la prima volta dall'inizio delle serie storiche mensili (2004) il numero dei disoccupati giovani tra i 15 e i 24 anni. In questo mese i disoccupati con più di 50 anni erano 567.000 a fronte di 524.000 di coloro che hanno meno di 25 anni. Rispetto a febbraio i disoccupati 'anziani' sono aumentati di 59.000 unità, mentre i giovani in cerca di lavoro sono aumentati di 3.000 unità.
Disoccupazione giovani a marzo a minimi 5 anni - La disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a marzo era al 34,1% ai minimi dai cinque anni. Per trovare un dato più basso infatti, rileva l'Istat sulla base dei dati provvisori, bisogna risalire a febbraio 2012 (33,4%). Il tasso di disoccupazione cala di 0,4 punti su febbraio e di tre punti su marzo 2016. Cresce anche il tasso di occupazione che in questa fascia di età tocca a marzo il 17,2% con un aumento di 0,4 punti su febbraio e di 0,8 punti su marzo 2016. Gli occupati under 25 sono 1.013.000 (+24.000 su febbraio +42.000 su marzo 2016.
Grazie a tutti quelli che ci hanno governato e vogliono continuare a farlo pur avendo ampiamente dimostrato di non esserne capaci.