mercoledì 21 giugno 2017

Ius Soli, ovvero quando le bufale diventano leggende. Tutte le falsità sul Disegno di Legge. - Vittoria Patanè

Bambini italiani
Tifosi della nazionale di calcio italiana a Pretoria, nel 2009. REUTERS/Siphiwe Sibeko.

Lo ius soli è diventato l’argomento del momento. 
Dal Parlamento il dibattito si è spostato sui social network, scatenando come da tradizione gli istinti più beceri della popolazione, spesso fomentata ad hoc dalle parole pronunciate da politici zelanti che cercano di sfruttare e veicolare la rabbia dei cittadini con scopi puramente propagandistici ed elettorali.

Il meccanismo rimane sempre lo stesso: semplificare al massimo un tema complicato arrivando a snaturarlo completamente, a stravolgerlo, a far sì che la verità percepita, che spesso e volentieri si discosta dai fatti, divenga verità assoluta. Alla fine il risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti. Migliaia di persone pronte a scagliarsi contro una proposta di legge che nemmeno conoscono, ripetendo a memoria tesi sentite in precedenza dal loro rappresentante preferito  o lette su uno dei gruppi Facebook che appaiono più spesso sulle loro Home Page. Dal trionfo dei giudizi sommari al dilagare di vere e proprie bufale il passo diventa sempre più breve, fino a che le due cose si confondono e le bufale si trasformano in dogmi.

Questo quanto sta accadendo attualmente sulla proposta di legge sullo Ius Soli che la settimana prossima, dopo un iter lungo e travagliato, approderà nell’Aula del Senato con una zavorra di 80mila emendamenti leghisti sul groppone. Impossibile che un argomento del genere non faccia discutere, difficile che questa discussione si basi sulla realtà dei fatti e non su percezioni infondate che parlano di “cittadinanza automatica” da un lato e di legge inutile (perché lo Ius Soli esiste già) dall’altro, di colonizzazione islamica e di invasione, senza dimenticare mai lo spettro dei “costi” che gli italiani dovranno sobbarcarsi per “mantenere” questi nuovi cittadini. Analizziamo, uno per uno, questi argomenti.

BUFALA N.1: LA CITTADINANZA AUTOMATICA.
Fra trenta, quaranta o cinquant’anni, i nostri figli e i figli nei nostri figli racconteranno una leggenda che parla di un tempo in cui l’Italia divenne la terra dove milioni di donne gravide cominciarono ad arrivare, via terra e via mare, al solo scopo di far nascere i loro figli entro gli italici confini e far sì che essi diventassero automaticamente italiani. Il tutto grazie ad una legge nota come Ius Soli che distribuiva la cittadinanza a chiunque avesse la fortuna di emettere il primo vagito in un appezzamento sito sul paradisiaco territorio nostrano. 

Leggendo questo o quel post su Facebook o qualche Tweet sul social concorrente, è impossibile non accorgersi come molti siano davvero convinti che il provvedimento che approderà in Senato distribuisca carte d’identità e passaporti italiani come caramelle. Per molti l’automatismo è scontato, immediato. Addirittura si vedono già orde di migranti sbarcare a Lampedusa con i documenti per richiedere lo Ius Soli in una mano e le loro donne in stato di gravidanza al fianco. Peccato che il DdL non preveda alcun automatismo, anzi stabilisca un iter lungo e colmo di paletti che porterà i minori nati nel nostro Paese ad ottenere la cittadinanza solo ad alcune, specifiche, condizioni.

Due le vie per diventare italiani: lo ius soli temperato e lo ius culturae. 
In base al primo non sarà sufficiente far nascere i propri figli in Italia per ottenerne la cittadinanza, ma occorrerà che almeno uno dei due genitori abbia un permesso di soggiorno UE di lungo periodo. E chi è che ha questo documento? Uno straniero residente legalmente nel Paese da almeno 5 anni, che abbia superato un test di conoscenza della lingua italiana, che viva in un’abitazione idonea, che abbia la fedina penale intonsa e che abbia un reddito superiore a 5.800 euro, cioè all’importo dell’assegno sociale INPS. In assenza di una di queste condizioni il minore non potrà avere la cittadinanza. Ma andiamo avanti.

Si prevede la possibilità di diventare italiani anche in base allo Ius Culturae. In questo caso servirà che il minore nato in Italia o arrivato qui prima dei 12 anni frequenti regolarmente uno o più cicli scolastici, per almeno cinque anni. Nel caso in cui si tratti di scuola primaria (scuola elementare, per intenderci) bisognerà che il bambino superi l’esame finale. Valida per la cittadinanza anche la frequenza di corsi di istruzione professionale triennali o quadriennali che diano una qualifica. C’è anche un’altra possibilità: potrà sfruttare lo ius culturae lo straniero che è arrivato in Italia prima dei 18 anni, che risiede legalmente nel nostro Paese da almeno sei anni e che ha frequentato un ciclo scolastico o un corso di formazione conseguendo il titolo.

Sia con lo ius soli che con lo ius culturae sarà inoltre necessario che i genitori presentino una dichiarazione volontaria.

Queste le regole, l’automatismo dunque è solo una delle tante bufale diffuse sul web.

BUFALA N.2: LO IUS SOLI AMPLIERÀ L’INVASIONE DI MIGRANTI.
Chiunque abbia letto quanto scritto in merito alla bufala numero uno, potrà comprendere da solo come i migranti che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste, realizzando un’invasione che invasione non è (ma questa è un’altra storia) non saranno minimamente coinvolti nell’ambito di applicazione della legge. 

Chiunque sostenga che lo Ius Soli vada a favore degli immigrati appena sbarcati permettendo ai loro figli (ovviamente nati appositamente nel nostro Paese grazie a un piano demoplutomassonico-clandestino) di ottenere la cittadinanza mente. Se non mente, non sa di cosa parla.

Detto in parole povere: No, i migranti irregolari (e i figli degli irregolari) non potranno diventare italiani. Il che in teoria chiuderebbe la questione. Ma per essere ancora più precisi: non potranno diventare italiani nemmeno i figli degli stranieri con un permesso di soggiorno temporaneo, né i minori figli di immigrati con permesso illimitato ma residenti nel nostro Paese da meno di cinque anni.

Non c’è dunque alcun motivo di pensare che persone provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente arrivino nel nostro Paese galvanizzati dall’approvazione dello Ius Soli. Perché in ogni caso non ne trarrebbero nessun beneficio.

BUFALA N.3: CON LO IUS SOLI “TUTTI” DIVENTERANNO ITALIANI.
Tutti chi? Verrebbe da chiedere. Legata a stretto giro alla bufala sull’invasione e a quella sull’automatismo c’è la falsità secondo la quale si distribuirà la cittadinanza italiana a destra e a manca, senza alcun criterio. Pochi sanno che quando si propone una legge si studia anche l’impatto che essa potrebbe avere e la platea di beneficiari coinvolti nel provvedimento. 

Come sottolinea lavoce.info: “Secondo una recente indagine Istat, circa il 65 per cento delle madri straniere risiede nel nostro paese da più di cinque anni. Se riportiamo questa percentuale al numero dei nati stranieri negli ultimi 17 anni (976mila) e ipotizziamo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia, si stima che i nati stranieri figli di genitori residenti da almeno 5 anni siano 635mila”. A questo numero va aggiunto quello relativo ai minori stranieri nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni che abbiano frequentato le scuole nel nostro Paese. In base ai dati del Miur si tratta di 166mila minori. Sommando gli uni e gli altri si ottiene la platea dei potenziali beneficiari del provvedimento in discussione al Senato: circa 800mila persone.

BUFALA N.4: LO IUS SOLI È INUTILE PERCHÉ LA LEGGE C’È GIÀ.
Altra tesi supportata da molti, tra l’altro abbastanza paradossale a dir la verità, è che la proposta sullo ius soli sia inutile perché in Italia lo ius soli esiste già. Se così fosse non si capisce nemmeno il motivo per cui queste stesse persone protestino, ma all’italica incoerenza siamo già abituati. 

Veniamo a noi. La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore  (la n.91) è stata approvata nel 1992 e riconosce la cittadinanza in base allo ius sanguinis: un bambino straniero nato nel nostro Paese è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Cittadinanza anche ai figli degli immigrati nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da minorenni, al compimento dei 18 anni. Per diventare italiani in questo caso occorre anche dimostrare di aver vissuto “legalmente e ininterrottamente” in Italia per 18 anni. In assenza di queste condizioni non si può  nemmeno presentare la richiesta. Più che di ius soli dunque si potrebbe parlare dell’esistenza di un iter che porta alla naturalizzazione. Ci sono poi alcune altre opzioni (che potete trovare qui. ) che però nulla hanno a che fare con lo ius soli puro (come quello Usa) o temperato (come quello proposto in Italia) che sia .

BUFALA N.5: NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI NON ESISTE LO IUS SOLI.
Falso anche questo, ogni Paese ha regole diverse e parametri diversi: gli unici paesi a non avere qualche forma di ius soli oltre all'Italia sono Austria e Danimarca. 

Per quanto riguarda gli altri  facciamo alcuni esempi: in Germania viene considerato tedesco un cittadino che nasce nel Paese a condizione che uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e viva lì da almeno otto anni.

In Francia si ha diritto alla cittadinanza se almeno un genitore è nato nel Paese, mentre si diventa francesi dopo aver compiuto la maggiore età se si è vissuto nel territorio per almeno 5 anni.

Nel Regno Unito la cittadinanza viene concessa a chi nasce in territorio britannico anche da un solo genitore cittadino britannico o che è legalmente residente con un permesso di soggiorno senza termine.

In Spagna si diventa cittadini spagnoli se si nasce sul territorio avendo padre o madre iberici o se si nasce nel Paese da genitori stranieri se almeno uno è nato in Spagna.

In Belgio la cittadinanza si ottiene automaticamente se si è nati sul territorio nazionale, ma solo quando si compiono 18 anni o 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni.

In Svizzera si ha diritto alla cittadinanza se si è figli di padre o madre svizzeri, se sposati, o di madre svizzera se i genitori non sono sposati.   

BUFALA N.6: L’ISLAMIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ.
Una bufala molto diffusa, caratterizzata da connotati razzisti parla del rischio che l’Italia diventi preda di una vera e propria colonizzazione di matrice islamica. Perché ovviamente tutti gli immigrati sono islamici, no? No. In base ad un’indagine condotta dalla Fondazione Ismu, “gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016 che professano la religione cristiana ortodossa sono i più numerosi (oltre 1,6 milioni)”. Quanti sono i musulmani? 1,4 milioni. Poi ci sono i cattolici che sono poco più di un milione. Seguono: 182mila buddisti, 121mila cristiani evangelici, 72mila induisti, 19mila cristiano-copti, 17mila sikh. 

Un altro studio, stavolta realizzato da Idos, si sofferma sull’incidenza percentuale di ciascun gruppo religioso. I risultati sono abbastanza chiari: nel 2014, il 53,8 per cento degli stranieri residenti in italiana era rappresentato da cristiani, il 32,2% del totale da musulmani. Non c’è e non c’è mai stata dunque nessuna invasione musulmana.

BUFALA N.7: NUOVO ITALIANO “QUANTO CI COSTI”.
Ultima bufala da smontare riguarda i costi che gli italiani dovranno sobbarcarsi per mantenere i “nuovi italiani”. In questo caso occorre tranquillizzare chi non intende mettere mano al portafogli per sovvenzionare l’ennesimo “capriccio dei politici”. 


Come detto in precedenza, la legge riguarda solo i “regolari” che, ovviamente, sono già inseriti nella contabilità italiana e rientrano nei dati riguardanti tanto la demografia quanto l’economia. Parlando in parole povere: essendo legalmente residenti nel nostro Paese i genitori pagano già tasse, imposte, contributi ecc. E gli stessi obblighi li avrà il bambino che acquisisce la cittadinanza una volta diventato maggiorenne. Ergo no, lo ius soli non ci costerà nemmeno un euro. Anzi, se consideriamo che gli stranieri in Italia sono spesso giovani, pagano più contributi rispetto alle pensioni che ricevono. In altre parole, contribuiscono a pagare le spesso assurde pensioni di cui godono gli italiani.

http://it.ibtimes.com/ius-soli-ovvero-quando-le-bufale-diventano-leggende-tutte-le-falsita-sul-disegno-di-legge-1501090

"Traccie" maturità, il Miur si scusa per il refuso sul sito.



Il ministero dell'Istruzione ha rapidamente corretto l'errore, ma le immagini incriminate hanno già fatto il giro dei social network.

"Traccie" per l'esame di maturità: questo errore ortografico è comparso per alcuni minuti sul sito del ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (Miur), scatenando polemiche e ilarità su diversi social network. Fra le critiche piovute sul dicastero, non si osservano solo quelle scaturite dagli studenti, ma anche da esponenti del mondo politico.

Le scuse del ministero.
"Abbiamo visto il refuso sul sito degli Esami di Stato e siamo subito intervenuti per farlo correggere. Si tratta di un errore di battitura, di un errore materiale che, naturalmente, non doveva esserci, tanto più su una pagina che riguarda gli Esami", si legge in una nota di spiegazione pubblicata sul sito del Miur. L'annuncio incriminato, infatti, si riferiva alle tracce per la prima prova scritta della maturità. Tracce, per l'appunto, e non "traccie" come erroneamente riportato. Per questa 'i' di troppo "il fornitore tecnico che gestisce l'inserimento dei contenuti sul sito del Ministero", chiarisce il Miur, "ci ha fatto pervenire una lettera di scuse per l'episodio accaduto che arreca un danno d'immagine alla nostra istituzione".
I precedenti.

Non è la prima volta che il ministero dell'istruzione si rende protagonista di figuracce proprio in occasione della maturità: un caso che ebbe ampio risalto fu quello della traccia d'italiano assegnata nell'esame datato 2008. Era stato richiesto agli studenti di spiegare il "ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile" prendendo le mosse da "Ripenso il tuo sorriso", una poesia che Eugenio Montale aveva in realtà dedicato a un uomo (il danzatore russo Baris Kniaseff).

In altre occasioni era stato lo stesso ministro dell'Istruzione a rendersi protagonista di gaffe poco adatte alla sua posizione: si ricordano, ad esempio, l'accento sbagliato "egìda" pronunciato in Aula da Mariastella Gelmini (2008) o l'inesistente "tunnel fra il Cern e il Gran Sasso" (2011). Sino ad arrivare ai giorni nostri con la polemica sui titoli di studio attribuiti al ministro Valeria Fedeli, "un diploma di laurea in Scienze sociali", che in realtà laurea non era e all'errore di storia in occasione di un intervento pronunciato al Premio Cherasco Storia, il 27 maggio scorso, quando la ministra ha attribuito l'armistizio di Cherasco (1796) a Vittorio Emanuele III, il re d'Italia il cui nome è legato alle vicende del Ventennio fascista, oltre un secolo dopo. 

http://tg24.sky.it/cronaca/2017/06/20/miur-scuse-refuso.html

Napoli, scoperto al Tigem il modo di inibire le cellule tumorali. - Walter Medolla



Ballabio e De Luca presentano la ricerca. «Passo avanti».

È made in Naples l’ultimo scoperta in ambito oncologico. 
Dall’istituto Tigem di Pozzuoli, infatti, arriva un’importante risultato, frutto del lavoro di ricerca del team guidato da Andrea Ballabio direttore dell’Istituto e professore ordinario di genetica medica all’Università Federico II di Napoli.

La ricerca riguarda la descrizione di un meccanismo biologico la cui inibizione porta al blocco della crescita delle cellule tumorali. Un importante risultato ottenuto dallo studio dei lisosomi, piccoli organelli che si trovano all’interno delle nostre cellule, coinvolti in un ampio gruppo di malattie genetiche rare. «La funzione dei lisosomi - ha spiegato Andrea Ballabio, direttore del Tigem- è quella di ripulire le cellule. Ecco, noi abbiamo scoperto che questo meccanismo serve alle cellule a produrre energia per proliferare e per crescere. Quindi i lisosomi non servono solo a ripulire le cellule, ma anche a produrre energia che serve a crescere. Questo è un meccanismo fisiologico che è presente in tutti noi e purtroppo, però, serve anche alle cellule tumorali e gli serve per crescere e per proliferare. Noi abbiamo dimostrato che inibendo questo meccanismo siamo in grado di bloccare la crescita tumorale in particolare in tumori come Melanoma, tumore del pancreas e anche del rene. Il prossimo step - ha detto Ballabio - è cercare di trovare il modo migliore per inibire completamente questo meccanismo e farlo senza causare conseguenze negative alle cellule sane, farlo in maniera molto specifica e selettiva».

Andrea Ballabio
Andrea Ballabio

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science , dimostra che proprio l’inceppamento di questo meccanismo porta alla replicazione e alla crescita delle cellule tumorali, come nel caso dei melanomi e dei tumori del rene e del pancreas. I ricercatori del Tigem anno quindi dimostrato che l’inibizione di questo meccanismo blocca la crescita tumorale, suggerendo così una nuova strategia per la terapia dei tumori.
«Le possibilità terapeutiche dipenderanno soprattutto dagli approfondimenti che faremo – dice Chiara Di Malta, prima firmataria della ricerca -. Questo è un passo importante, perché ovviamente abbiamo scoperto un meccanismo nuovo che prima non si conosceva. Ora però dobbiamo concentrarci su come utilizzare le conoscenze che abbiamo ricavato per ottenerne ancora di più, per individuare delle alternative terapeutiche valide per questi tipi di tumore».
Parole di ammirazione per il lavoro svolto sono arrivate anche dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: «Sosterremo senza condizioni questa ricerca - ha detto il governatore - che è di tale valore che merita veramente tutto il sostegno finanziario necessario. Ci siamo ritrovati sulla stessa scelta che la Regione ha fatto un anno fa quando ho deciso di investire 100 milioni di euro sulla ricerca contro il cancro».
Il lavoro, finanziato da Fondazione Telethon al quale si è aggiunto un contributo dell’Airc, è frutto dell’intensa attività di ricerca che quotidianamente si svolge nei laboratori del Tigem, una grande eccellenza del nostro territorio di cui andare veramente fieri.

Pensioni: Poletti, opportunità di uscita per 60.000 in difficoltà.

Il ministro Poletti © ANSA


Il ministro del Lavoro: "Potenziali effetti positivi sul ricambio generazionale in azienda".

"Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti per l'Ape sociale ed i lavoratori precoci, viene data l'opportunità a lavoratori in condizioni di difficoltà, per quest'anno stimati in circa 60.000, di anticipare fino a tre anni e sette mesi l'età di pensionamento, con potenziali effetti positivi sul ricambio generazionale in azienda e quindi sulle opportunità di ingresso al lavoro per i giovani". Lo afferma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Diventa operativo - prosegue - "un altro degli interventi sul sistema previdenziale definiti dal Governo che poggiano su una consistente dotazione di risorse, previste nella legge di bilancio 2017, volti ad introdurre elementi di flessibilità ispirati ad un principio di equità e, nello stesso tempo, rispettosi degli obiettivi e degli equilibri di finanza pubblica".
Il Ministro conclude ricordando che "sono già operative altre norme che attuano un insieme articolato di interventi oggetto di un confronto approfondito con le organizzazioni sindacali, come ad esempio il cumulo gratuito dei periodi di contribuzione previdenziale maturati in gestioni diverse, l'eliminazione definitiva delle penalizzazioni previste in caso di pensionamento anticipato prima dei 62 anni di età e l'aumento e l'estensione delle quattordicesime per i pensionati con redditi più bassi".
60mila lavoratori in difficoltà vanno in pensione anticipatamente a quali condizioni?
Io dico che il governo dà la possibilità ai datori di lavoro di liberarsi di 60mila lavoratori a tempo indeterminato che costano il doppio di una parte dei 60mila che assumerebbero a metà costo e con turni doppi. E il tempo mi darà ragione.