giovedì 26 ottobre 2017

G8 Genova, Strasburgo condanna Italia: "A Bolzaneto fu tortura".

G8 Genova, Strasburgo condanna Italia: "A Bolzaneto fu tortura"

La sentenza per le azioni dei componenti delle forze dell'ordine e perché lo Stato non ha condotto un'indagine efficace. Fiano (Pd) e Fratoianni (Si): "Pagina orribile della nostra storia". Tortura anche in carcere ad Asti.

STRASBURGO - Gli atti commessi dalle forze dell'ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia per le azioni dei membri delle forze dell'ordine, e perché lo Stato non ha condotto un'indagine efficace. Parti civili una quindicina di persone di 8 diverse nazionalità, riconosciute come vittime di torture da parte delle forze dell'ordine durante i giorni del G8 a Genova, nel luglio del 2001. Si tratta in particolare di persone che furono rinchiuse fra il 20 e il 22 luglio nel carcere di Bolzaneto. I giudici hanno riconosciuto ai ricorrenti il diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro a testa per i danni morali.

Nella stessa sentenza l'Italia è stata condannata anche perchè alcuni agenti di polizia penitenziaria di Asti nel 2004 hanno torturato due detenutiAndrea Cirino e Claudio Renne. "Oggi contro fatti così gravi abbiamo la legge che punisce il reato di tortura", scrive su Twitter la ministra dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro.

• FIANO (PD) E FRATOIANNI (SI): "BOLZANETO PAGINA ORRIBILE".
"Bolzaneto è stata una pagina orribile della nostra storia - commenta il responsabile Sicurezza del Pd, Emanuele Fiano - non ci possono essere giudizi diversi, questa sentenza lo conferma, ancora una volta". "Ci fu tortura - dichiara Nicola Fratoianni, Sinistra italiana - noi lo sapevamo. Amareggiati per aver atteso quasi 20 anni. Ora mai più quelle scene e quelle infamie". "L'amarezza - aggiunge Fratoianni - è che i responsabili di quelle atrocità siano stati coperti prima e poi tra indulti, falle legislative abbiano avuto punizioni ridicole". "Questa sentenza rappresenta un risarcimento politico-istituzionale per il movimento no global che in quei giorni si mobilitò a genova contro il G8", afferma Paolo Cento (Si).

• STRASBURGO: "TRATTATI COME OGGETTI DEL POTERE PUBBLICO".
"I ricorrenti, trattati come oggetti per mano del potere pubblico, hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo 'di non diritto' dove le garanzie più elementari erano state sospese". Così i giudici di Strasburgo definiscono, nella sentenza di condanna dell'Italia, la situazione vissuta da 48 persone a Bolzaneto. I togati evidenziano inoltre che "l'insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al loro dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza".


Nella sentenza è anche messo in risalto il fatto che "nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti". E la Corte osserva che questo è stato causato principalmente da due elementi. Il primo, dicono i giudici, è stata l'impossibilità di identificare gli agenti coinvolti, sia perché a Bolzaneto non portavano segni distintivi sulle uniformi, che per la mancanza di cooperazione della polizia con la magistratura. Il secondo fattore invece "sono le lacune strutturali dell'ordine giuridico italiano" al tempo dei fatti. Nella sentenza la Corte afferma di "aver preso nota della nuova legge sulla tortura entrata in vigore il 18 luglio di quest'anno, ma che le nuove disposizioni non possono essere applicate a questo caso".

• A FARE RICORSO CINQUANTANOVE VITTIME.
A fare ricorso a Strasburgo sono state 59 persone tutte condotte a Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001. Alcuni di loro provenivano dalla scuola Diaz, dove avevano già subito numerose violenze che la Corte di Strasburgo ha definito come torture in una sentenza di condanna dell' Italia emessa lo scorso giugno. Tutti i ricorrenti affermano di aver subito violenze. Alcuni sono stati picchiati più volte, sono stati fatti spogliare davanti ad agenti del sesso opposto, a molte delle ragazze sono stati fatti togliere anche gli assorbenti ed è stato poi negato l'uso di salviette igieniche.

Ad altre persone gli agenti hanno sottratto, a volte strappandoli via, gli oggetti personali, mai restituiti. 


Altri hanno dovuto gridare "viva il duce, viva il fascismo, viva la polizia penitenziaria". 

Le celle in cui erano una parte dei ricorrenti sono state spruzzate con gas urticanti

Tutti si sono visti negare la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati.

Undici dei 59 ricorrenti hanno accettato un accordo con il governo italiano che si è impegnato a versargli 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute.

Agli altri la Corte, avendo stabilito che sono stati vittime di tortura e che "nonostante gli eccezionali sforzi dei magistrati italiani" nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti, ha riconosciuto risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85 mila euro. La differenza nelle somme dipende da due fattori: la gravità delle torture subite, e il fatto se lo Stato ha già versato oppure no gli indennizzi accordati dai tribunali nazionali.

• G8 2001, IL PROCESSO: 300 PERSONE PICCHIATE E MINACCIATE
Nei giorni del G8 del 2001, secondo quanto ricostruito dal processo sulla base anche delle testimonianze di decine di vittime, oltre 300 persone vennero private della possibilità di incontrare i loro legali, umiliate, picchiate, minacciate. Tra le mura della caserma risuonarono a più ripresa inni fascisti, molti dei ragazzi vennero costretti a rimanere immobili per ore, le donne subirono violenze fisiche e morali.

Il processo in Cassazione per le violenze di Bolzaneto si era concluso, nel giugno 2013, con  sette condanne e quattro assoluzioni. Per una decina di imputati erano scattate la prescrizione in sede penale ma non in quella civile:
tra questi anche i medici che torturarono i pazienti detenuti. La quinta sezione penale della Corte aveva assolto Oronzo Doria, all’epoca colonnello del corpo degli agenti di custodia, e gli agenti FrancoTrascio Talu. Erano invece state confermate  le 7 condanne che erano state inflitte dalla Corte d’Appello di Genova il 5 marzo 2010 nei confronti dell’assistente capo di Pubblica sicurezza Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi) - che divaricò le dita della mano di un detenuto fino a strappargli la carne - degli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e del medico Sonia Sciandra.

Per quest’ultima la Cassazione aveva ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde AreccoMario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. La pene erano però quasi integralmente coperte da indulto.

La Cassazione aveva anche bocciato il ricorso della procura di Genova che chiedeva di contestare il reato di tortura, cosa che appunto avrebbe evitato l’estinzione del reato. Reato che come già era stato evidenziato nella sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento.

• IL GOVERNO HA GIÁ RICONOSCIUTO I PROPRI TORTI
Nell'aprile scorso il governo italiano aveva riconosciuto i propri torti nei confronti di sei cittadini per quanto subito nella caserma di Bolzaneto il 21 e 22 luglio 2001, ai margini del G8 di Genova, e gli verserà 45 mila euro ciascuno per danni morali e materiali e spese processuali. Lo rende noto la Corte europea dei diritti umani in due decisioni in cui "prende atto della risoluzione amichevole tra le parti" e stabilisce di chiudere questi casi.

Il governo italiano, secondo quanto reso noto a Strasburgo, ha raggiunto una 'risoluzione amichevole' con sei dei 65 cittadini - tra italiani e stranieri - che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani. Ricorsi in cui si sostiene che lo Stato italiano ha violato il loro diritto a non essere sottoposti a maltrattamenti e tortura e si denuncia l'inefficacia dell'inchiesta penale sui fatti di Bolzaneto. I sei ricorrenti che hanno accettato l'accordo sono Mauro AlfaranoAlessandra BattistaMarco BistacchiaAnna De FlorioGabriella Cinzia Grippaudo e Manuela Tangari.


http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/26/news/a_bolzaneto_fu_tortura_strasburgo_condanna_italia-179372767/?ref=twhr&timestamp=1509006897000&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

Rosatellum bis, come funziona le legge elettorale dei nominati.

Rosatellum bis, come funziona le legge elettorale dei nominati

Secondo il nuovo sistema di voto, approvato in via definitiva da Palazzo Madama, 231 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato saranno assegnati attraverso collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui vince il candidato più votato. I restanti invece saranno distribuiti con metodo proporzionale.

Il “Rosatellum bis”, approvato a Camera e Senato con la fiducia, prevede un sistema elettorale misto, in cui la distribuzione dei seggi è per il 36% maggioritaria e per il 64% proporzionale. Con la legge elettorale dei nominati si prevedono in particolare, 231 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato assegnati attraverso collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui vince il candidato più votato. L’assegnazione dei restanti seggi, invece, avviene con metodo proporzionale, nell’ambito di collegi plurinominali. In questo caso sono previsti dei listini molto corti, con un minimo di due e un massimo di quattro candidati.
UN’UNICA SCHEDA, NO AL VOTO DISGIUNTO – Il voto è unico e non è prevista la possibilità del voto disgiunto. La nuova scheda elettorale reca il nome del candidato nel collegio uninominale ed il contrassegno della lista o delle liste collegate, corredate dei nomi dei candidati nel collegio plurinominale. L’elettore vota il contrassegno della lista prescelta ed il voto è attribuito anche al candidato.

CHI VIENE ELETTO – Nei collegi uninominali il seggio è assegnato al candidato che consegue il maggior numero dei voti. Per i seggi da assegnare alle liste nei collegi plurinominali, il riparto avviene a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. Il deputato eletto in più collegi plurinominali è proclamato nel collegio nel quale la lista cui appartiene ha ottenuto la minore percentuale di voti validi rispetto al totale dei voti validi del collegio. Il deputato eletto in un collegio uninominale e in uno o più collegi plurinominali si intende eletto nel collegio uninominale.
SBARRAMENTO – AL 3% PER LE LISTE E AL 10% PER LE COALIZIONI – I partiti possono presentarsi da soli o in coalizione. La coalizione è unica a livello nazionale. I partiti in coalizione presentano candidati unitari nei collegi uninominali. Lo sbarramento è al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. Per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1 per cento.

PLURICANDIDATURE E SOGLIE DI GENERE – Nei collegi plurinominali sono possibili un massimo di cinque pluricandidature. Il Rosatellum bis poi prevede specifiche disposizioni per garantire la rappresentanza di genere. “Nei collegi uninominali – si legge nel testo – nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%”. Il rapporto è valido anche per i collegi plurinominali, nei quali si prevede che la quota massima 60-40 venga rispettata a livello regionale.
TAGLIANDO ED ISTRUZIONI – E’ previsto anche un ‘tagliando antifrode’ per le schede elettorali, che saranno fornite di tagliando rimovibile con un numero progressivo, che sarà annotato prima che l’elettore entrerà nella cabina per votare. In questo modo si potrà evitare lo scambio con frode di schede prestampate. Sulla scheda elettorale ci saranno anche istruzioni per informare gli elettori su come verrà distribuito il loro voto.

DELEGA AL GOVERNO PER DISEGNARE I COLLEGI – Il testo reca una delega al Governo, da esercitare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, per la determinazione dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali della Camera e del Senato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
RACCOLTA DELLE FIRME – I partiti o le nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo per candidarsi dovranno raccogliere, per le prossime elezioni, 750 firme. A partire dal prossimo turno elettorale il numero verrà raddoppiato. Sempre e solo per questa tornata, gli avvocati cassazionisti potranno autenticare le firme per le liste elettorali. Sono esentati dalla raccolta i partiti che si sono formati prima del 15 aprile 2017.
TRENTINO ALTO ADIGE – Il Rosatellum assume quanto votato dalla Camera a giugno con l’ok a scrutinio segreto all’emendamento Fraccaro-Biancofiore: saranno sei i collegi uninominali e cinque proporzionali.

POSSIBILE CANDIDARSI ALL’ESTERO PER CHI RISIEDE IN ITALIA – L’art. 5 prevede anche, dopo l’approvazione venerdì in commissione Affari costituzionali dell’emendamento a firma Lupi ribattezzato ‘salva Verdini’, che “gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione estero”.

Pensioni, Consulta: "Giusta rivalutazione degli assegni". Poletti: "Confermata bontà nostra scelta".



La Corte Costituzionale ha ritenuto altresì che il decreto Poletti realizzi "un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica". Una bocciatura sarebbe potuta costare allo Stato circa 30 miliardi di euro.

La Corte costituzionale ha respinto le censure di incostituzionalità sollevate dal decreto Poletti in materia di perequazione delle pensioni. Lo rende noto Palazzo della Consulta. 

Al vaglio della Consulta vi erano questioni di legittimità sollevate da numerosi tribunali e sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti sul decreto Poletti, che il governo, allora guidato da Matteo Renzi, varò dopo la sentenza con cui i 'giudici delle leggi' bocciarono, nell'aprile 2015, la norma Fornero che aveva bloccato per gli anni 2012 -2013 la perequazione automatica delle pensioni con importo mensile di tre volte superiore al minimo Inps (circa 1.450 euro lordi). 

Il 'bonus' Poletti, dunque, stabilì una restituzione della rivalutazione, ma non totale per tutti. Il 100% è stato previsto solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps, per quelle da 3 a 4 volte fu stabilito il 40%, che scende al 20 per gli assegni superiori di 4-5 volte il minimo, e al 10% per quelli tra 5-6 volte. Chi percepisce una pensione superiore a 6 volte il minimo Inps è stato escluso dalla restituzione. 

Secondo le ordinanze con cui i giudici rimettenti hanno sollevato le questioni di legittimità, il decreto Poletti era in contrasto con i principi costituzionali di proporzionalità e adeguatezza del trattamento previdenziale, inteso come retribuzione differita, espressi dagli articoli 36 e 38 della Costituzione. In alcune ordinanze si lamentava anche la violazione del giudicato costituzionale, in relazione alla sentenza sulla norma Fornero, e la violazione del principio di ragionevolezza. In alcuni dei giudizi, poi, era stata sollevata, congiuntamente o in via subordinata, anche una questione di costituzionalità sulla disposizione, contenuta nella legge di stabilità 2014, con cui, oltre a escludere anche per l'anno 2014 la perequazione per le pensioni di importo superiore a 6 volte il valore minimo, si disciplina il meccanismo di blocco della rivalutazione fino al 2016 (poi prorogato fino al 2018 dalla legge di stabilità 2016 ). Nelle ordinanze di rimessione si sottolineava che questa disciplina, non coordinata con quella dettata nel 2011 e modificata nel 2015, fosse anch'essa in contrasto con i principi espressi dagli articoli 36 e 38 della Costituzione. 

"Bilanciati diritti ed esigenze finanza" 
La Corte Costituzionale ha ritenuto altresì che la "nuova e temporanea disciplina" prevista dal decreto Poletti "diversamente dalle disposizioni del 'Salva Italia' annullate nel 2015", realizza "un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica".  

Una bocciatura del decreto Poletti sarebbe potuta costare allo Stato circa 30 miliardi di euro. Questa, infatti, era la cifra stimata - al netto delle restituzioni già pagate dall'entrata in vigore del decreto del 2015 - dal legale dell'Inps, Luigi Caliulo, a margine dell'udienza di ieri alla Corte Costituzionale. Tale cifra, contenuta nelle memorie che gli avvocati dell'Inps avevano trasmesso alla Consulta, è stata ricavata dalla relazione di accompagnamento al disegno di legge di conversione del decreto Poletti. 

Poletti: la Corte conferma la bontà della nostra scelta.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, esprime "soddisfazione" per la sentenza della Corte Costituzionale. "Quando l'abbiamo fatto (il bonus, ndr) eravamo convinti di fare una cosa rispettosa della sentenza che la Corte aveva emesso, dovendo peraltro tenere conto di un altro principio costituzionale che è la tenuta del pareggio di bilancio. Bisognava trovare un equilibrio e se oggi la Corte conferma che la scelta era corretta, non possiamo che esprimere soddisfazione". 

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Pensioni-la-Consulta-Giusta-la-rivalutazione-degli-assegni-85582c45-9390-47d4-960f-0da150dc7fe9.html

Un computer quantistico ha riscoperto il bosone di Higgs.

Rappresentazione grafica delle collisioni che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs (fonte: Lucas Taylor/CERN) © Ansa
Rappresentazione grafica delle collisioni che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs (fonte: Lucas Taylor/CERN)

Banco di prova per analizzare grandissime quantità di dati.


Quasi 5 anni dopo il Cern di Ginevra, un computer quantistico ha riscoperto il bosone di Higgs, la particella grazie alla quale esiste la massa. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, è una prova di principio che prepara il terreno a un futuro in cui le macchine potranno essere in prima fila nell'analisi di grandissime quantità di dati

L'esperimento si deve al gruppo del California Institute of Technology (Caltech) guidato da Maria Spiropulu,  mentre il computer quantistico è quello realizzata dall'azienda D-Wave. La macchina ha imparato a riconoscere e a distinguere i segnali generati dal decadimento delle particelle, seguendo cioè una strada analoga a quella percorsa al Cern dalle centinaia di ricercatori degli esperimenti Atlas e Cms, condotti nel più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc)

Non si tratta di una semplice imitazione né di una competizione fra l'uomo e la macchina, ma di preparare la strada a un futuro in cui i dati scientifici saranno così numerosi che avere a disposizione la potenza e la velocità dei computer quantistici potrà "fare la differenza" nella ricerca. Per Maria Spiropulu, che ha partecipato all'esperimento Cms,  l'obiettivo era proprio mettere alla prova una macchina così potente: "volevo vedere se riusciva a risolvere un problema che conosco bene, come quello del bosone di Higgs". 

Il futuro nel quale le macchine potranno lavorare accanto ai ricercatori è ancora piuttosto lontano, ma i risultati potrebbero avere un impatto importante anche in discipline diverse dalla fisica, come le scienze della Terra e la bioinformatica.