martedì 17 aprile 2018

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA… POVERTA’. - Maria Pia Caporuscio

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Sarebbe interessante sapere se i governanti europei (italiani in particolare) erano al corrente delle conseguenze sulla perdita della sovranità politica ed economica e sugli effetti della globalizzazione, ossia che sarebbe stata globalizzata la povertà e l’accentramento della ricchezza mondiale in poche mani. 
Probabilmente si, visto che questi accordi sono stati presi all’oscuro dei cittadini. Ai cittadini italiani non è stato chiesto il permesso e nessuno li ha messi al corrente di quel che si stava architettando alle loro spalle. E’ chiaro che la popolazione è stata vittima di un inganno, avendo i propri governanti spacciato questo nazi-capitalismo per l’unione europea di cui parlavano i padri costituenti, cosa ben diversa da questa “unione monetaria” fondata su presupposti iper-liberisti e dal dominio della finanza speculativa privata sull’economia nazionale, aprendo in questo modo la strada verso la globale deregolamentazione dei capitali e la speculazione sulle monete nazionali. 

Chi ci guadagna dalla libera circolazione dei capitali è la grande finanza, essendosi aperti in questo modo mercati sconfinati e guadagni incalcolabili, che non vengono investiti sulla produzione, ma fini a sé stessi e in ogni parte del mondo, creando nel contempo crisi a ripetizione, disoccupazione di massa e povertà.

Questo capitalismo finanziario alimenta il debito e sfrutta le risorse produttive. Chiaramente l’obiettivo di questo sfrenato capitalismo sono gli Stati che posseggono ricchezze ingenti e sono anche i maggiori debitori, per cui avendo il dominio sulle monete estraggono valore anche dai debiti dei paesi, oltre che dalla mano d’opera sottocosto, dai mercati, dalle tasse dei cittadini, dai risparmiatori, dal lavoro e persino dallo stesso capitale produttivo. 


Questo sistema non è altro che una barbara forma di neocolonialismo dove la Democrazia e i diritti dei cittadini sono di ostacolo e vanno cancellati per non intralciare l’avanzare della globalizzazione. E’ un sistema speculativo che genera crisi e quando le banche mondiali sono in sofferenza chiedono l’intervento degli Stati per salvarsi: i guadagni sono privati e le perdite pubbliche e lo Stato logicamente li fa pagare ai cittadini. l trattati costitutivi dell’Unione Europea sono colpevoli di aver spianato la strada alla finanza speculativa, la totale libertà dei movimenti dei capitali nata col trattato di Maastricht e l’austerità imposta da questa unione, bloccano l’economia generando deflazione, disoccupazione e indebitando sempre più gli Stati europei che non potendo controllare la moneta, ne subiscono lo sfruttamento e i ricatti. Un sistema indegno che mette a rischio di fallimento uno Stato. Purtroppo nessuno sa come uscire da questo incubo.

I guai della popolazione italiana sono iniziati da qui, se i governanti di allora non avessero odiato i propri cittadini riducendo di 2/3 i loro stipendi e pensioni, ma avessero avuto un minimo di rispetto per chi li aveva votati e mantenuti alla dolce vita, non avrebbero permesso che un euro valesse duemila lire perché doveva valere 100 lire, era ed è questo il valore reale di un euro. Se i cittadini fossero stati al corrente che oltre a rinunciare alla sovranità nazionale dovevano anche finire in miseria, sarebbe scoppiata una guerra civile e oggi saremmo ancora una nazione ricca, invece di essere un terzo mondo. 


Prima di entrare in questo maledetto tunnel i capi di governo dovevano avere il consenso della popolazione tramite un referendum, ma anche in caso positivo dovevano battersi per impedire la liberalizzazione dei movimenti di capitali, perché è inammissibile che il risparmio di un paese finisca nelle fauci di insaziabili capitalisti, che cercano rendimenti immediati in ogni luogo. 

Si rende perciò necessaria una politica nazionale autonoma. Sono altre le cose che devono essere globali, ad esempio il rispetto degli esseri umani, che devono essere al di sopra degli interessi economici in ogni paese, deve essere globale la solidarietà, le idee, le conoscenze, le scoperte, ma i diritti, il denaro, l’economia, le merci, il cibo devono essere prodotte a livello nazionale. Nel mondo reale le popolazioni non sono tutte uguali, ognuna ha la propria cultura, le proprie abitudini, le proprie tradizioni e sarebbe un crimine cancellare passato e presente nel tentativo di robotizzarli. 


Nel dopoguerra fu costruito il Bretton Woods che imponeva restrizioni ai movimenti internazionali dei capitali e grazie ai quali gli Stati europei hanno potuto proteggersi dalle importazioni di merci straniere per cui l’economia di questi paesi è decollata nonostante le rovine della guerra, assicurando il benessere dei propri cittadini prima che le indegne politiche di Ronald Reagan e Margaret Thatcher non massacrassero tutto. 


Le vergognose politisi di questi “signori” hanno trascinato le nazioni nel caos di questa finanza sfrenata e sui pesanti condizionamenti che banche mondiali e multinazionali esercitano sulle nazioni. Con la fine del Bretton Woods si è aperta la strada ad una globale deregolamentazione dei capitali finanziari e la speculazione sulle monete nazionali. Quindi la fine dei cambi fissi con quelli flessibili ha consentito di speculare sulle monete e sulla finanza degli altri paesi. A questo punto è logica la perdita di fiducia anche nelle istituzioni sovranazionali (FMI, Banca Mondiale e ONU) in quanto non sono mai al di sopra delle cose, essendo sempre schierate verso le nazioni più forti. 

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