lunedì 23 aprile 2018

Soldi sporchi o politica sporca? L’ipocrisia del Regno Unito sugli “oligarchi russi”. - Neil Clark



Secondo il procuratore generale della Russia, 61 criminali, colpevoli di aver indebitamente accumulato in Russia almeno 10 miliardi di dollari, stanno facendo la bella vita nel Regno Unito. La Gran Bretagna asserisce di essere preoccupata per i “soldi sporchi”, ma ha rigettato le richieste di estradizione da parte di Mosca.
Era stata la truffa finanziaria del secolo. Il saccheggio delle ricchezze della Russia sovietica, da parte di un gruppo di oligarchi molto ben ammanigliati, aveva, nei primi anni ‘90, arricchito poche persone, ma aveva impoverito vaste fasce della popolazione locale. Le basi di questa massiccia redistribuzione della ricchezza (il contrario di quello che avrebbe fatto Robin Hood) erano state gettate dalle riforme economiche “per la ristrutturazione ” di Gorbachev, alla fine degli anni ‘80.
I beni statali erano stati regalati come confetti ai membri della cerchia ristretta di Yeltsin. Nel 1996 il popolo russo, che aveva visto il proprio tenore di vita andare in caduta libera dopo la fine del comunismo, ne aveva avuto abbastanza. La popolarità di Yeltsin nei sondaggi era arrivata alla cifra unica, mentre i comunisti erano sulla cresta dell’onda. Perciò, gli oligarchi amici del Presidente, insieme ai loro alleati occidentali, avevano lavorato di comune accordo affinchè le elezioni andassero nel modo “giusto”.
Gli Stati Uniti avevano fatto in modo che il FMI concedesse alla Russia un prestito di 10,2 miliardi di dollari, in modo che i salari degli statali, che erano senza stipendio da mesi, potessero essere finalmente pagati. Con i media controllati dal governo, o dagli oligarchi, era stata lanciata una massiccia offensiva propagandistica. Arrivati al ballottaggio, Yeltsin era stato dichiarato vincitore con il 54% dei voti. C’erano state numerose accuse di frodi elettorali, ma l’Occidente aveva fatto orecchie da mercante. “Americani al salvataggio; La storia segreta di come i consulenti americani hanno aiutato Yeltsin a vincere,” titolava in prima pagina Time Magazine. “Bill (Clinton) chiamava con il telefono rosso e parlava con Yeltsin. Gli diceva quali erano gli spot elettorali da mandare in onda, dove andare a parlare, quali posizioni prendere, era (il Presidente degli Stati Uniti) diventato in pratica il consulente politico di Yeltsin,” aveva ammesso Dick Morris, un manager della campagna Clinton.
Bisognerebbe ricordare gli eventi del 1996, quando si sentono le asserzioni gratuite sui russi che avrebbero “aggiustato” in favore di Trump le elezioni presidenziali del 2016. Con Yeltsin nuovamente al potere, gli oligarchi avevano stappato lo champagne e si erano preparati a fare ancora più soldi sulle spalle del popolo russo.
“Avevamo ingaggiato il Primo Ministro Chubais. Avevamo investito grosse somme di denaro. Avevamo garantito la rielezione di Yeltsin. Adesso abbiamo il diritto di occupare posti di governo e godere i frutti della nostra vittoria,” si era vantato Boris Berezovsky, il cosiddetto “Padrino del Cremlino” al Financial Times nel 1997.
Gli anni ‘90 sono stati un decennio che la gente normale in Russia preferirebbe dimenticare. Per loro le cose avevano iniziato a migliorare solo quando erano stati fatti i primi passi per reintrodurre nel sistema un minimo di legge e di ordine. Il processo era iniziato con il Primo Ministro Yevgeny Primakov, ma aveva acquistato velocità con Vladimir Putin.
Un momento determinante era stato l’arresto, nel 2003, di Mikhail Khodorkovsky, ritenuto allora l’uomo più ricco di tutta la Russia. Infatti, l’attuale “Guerra Fredda 2.0” nei confronti della Russia, portata avanti dai neoconservatori occidentali, è riconducibile a questo evento. Al momento del suo arresto, Khodorkovsky era in contatto con alcune compagnie petrolifere americane, in vista di una fusione con la sua multinazionale Yukos. L’Occidente, come ho spiegato nel New Stateman, ha sempre considerato gli oligarchi un mezzo con cui assumere il controllo della Russia. Avevo fatto notare che: “Ora, con il loro uomo di Mosca dietro le sbarre, era arrivato il momento, per i neoconservatori, di spingere al massimo la propaganda bellica contro Putin. Richard Perle era stato il primo ad uscire dai blocchi di partenza, con la richiesta di espulsione della Russia dal G8, la sua esclusione dai contratti petroliferi postbellici iracheni e con l’accusa di collusione con il programma iraniano per l’energia nucleare.”
Il caso Khodorkovsky era diventato famoso, mentre anche Boris Berezovsky era stato trattato come una celebrità da certi esponenti dell’establishment quando aveva rinunciato a ritornare in Russia, dove lo attendeva un procedimento penale, ed aveva ottenuto asilo politico in Gran Bretagna.
Una segnalazione (Red Notice) dell’Interpol, con una richiesta per il suo arresto, era stata ignorata. Il controverso oligarca, ora trasformato in “sostenitore della democrazia”, mangiava e beveva con i rappresentanti dei media anglosassoni, ed era anche stato invitato al programma televisivo della BBC Question Time, per offrire (al pubblico) le sue idee di “democrazia.”
All’epoca, a Londra c’era scarsa o nessuna preoccupazione per i soldi russi “sporchi”. Più ricchi erano i Russi che si riversavano a Londra, meglio era. Ma, negli ultimi mesi, tutto è cambiato. La deliberata escalation della tensione di (questa) Guerra Fredda 2.0, dovuta alla frustrazione causata dal sabotaggio russo ai piani per il cambio di regime in Siria, ha avuto come risultato che i Russi facoltosi residenti in Gran Bretagna sono ora nel centro del mirino.
“Ai Russi in Gran Bretagna è stato comunicato di rendere pubblica la loro ricchezza,” ha riportato un titolo del quotidiano neoconservatore Times.
Il Ministro alla Sicurezza Ben Wallace,  come ha riferito ITV, ha detto che saranno utilizzati “i pieni poteri del governo” nei confronti dei criminali stranieri e dei politici corrotti che usano la Gran Bretagna come rifugio. Il suo riferimento alla serie televisiva McMafia, sugli oligarchi russi, ha chiarito quali fossero i “criminali stranieri” a cui si riferiva.
Verranno utilizzati gli Unexplained Wealth Orders per chiedere alle persone facoltose una giustificazione dei patrimoni in loro possesso. Ma solo a certe persone.
Chiaramente, il sistema è aperto agli abusi. I Russi facoltosi che odiano Putin e che dicono le cose giuste sul governo russo, probabilmente non hanno nessun motivo di preoccupazione. Ma, tutti quelli che a Mosca non sono “personae non gratae” troveranno tutta la faccenda molto più dura.
Nel mese di Gennaio, il Daily Telegraph ha riferito che Roman Abramovich, proprietario del Chelsea Football Club, che non è in rotta con il governo russo, era stato incluso per la prima volta in un “elenco di funzionari ed oligarchi” che potrebbe servire da “base per future sanzioni alla Russia.”
Abramovich era stato anche incluso, il 18 marzo, in una “hit list” del Times sugli “oligarchi amici di Putin con miliardi in beni inglesi” che potrebbe servire da ”base per future sanzioni alla Russia.”
Penso che ormai tutti vedano la piega che stanno prendendo le cose. I Russi facoltosi che vivono in Gran Bretagna dovranno prendere le distanze dal Cremlino, se vorranno essere lasciati in pace. La chiave di tutto non sarà “dove hai preso i soldi?”, ma (piuttosto) “chi sostieni?”Qualcuno se la sta già facendo sotto. Nel mese di marzo, subito dopo i fatti di Salisbury, Sergei Kapchuk, un uomo d’affari russo residente in Gran Bretagna, aveva lasciato il paese, riferendo di essere stato spaventato dai servizi di sicurezza inglesi, dopo essere stato messo sotto pressione, durante un’intervista televisiva, da un uomo che “sembrava un funzionario dell’intelligence”, che aveva insistito molto affinchè lanciasse un appello a Putin.
La caccia alle streghe anti-russa ha portato anche all’assurdo spettacolo dell’”attivista per i diritti umani” Peter Tatchell che auspica che i figli delle “famiglie e dei funzionari del regime” siano espulsi dalle scuole.
La settimana scorsa, su The Independent una donna russa residente in Gran Bretagna ha scritto: “Ho capito in fretta che, in Gran Bretagna, ammettere di essere russi è come ammettere di soffrire di una malattia mortale e di avere solo poche settimane di vita.” Il fatto che si sia sentita obbligata a scrivere il pezzo utilizzando lo pseudonimo di “Valerie Stark” ci fa capire quanto grave sia ormai la situazione.
E’ chiaro che ciò che sta alla base della cosiddetta “lotta al denaro sporco” del governo inglese non è moralità (e come potrebbe esserlo, con un governo che ha imposto dure misure di austerità al suo popolo), ma geopolitica. Bisogna vederlo in un contesto più ampio, come parte di una campagna di russofobia da parte delle elites guerrafondaie. “Fino ad ora non se ne erano preoccupati perché approvavano il latrocinio indiscriminato dei beni russi di allora ed il regime di Yeltsin che lo aveva facilitato,” ha recentemente detto a RT George Galloway.
Ora però, con la Russia che, in Medio Oriente, ostacola le aspirazioni egemoniche dei neoconservatori, è tutta un’altra storia.
Neil Clark è giornalista, scrittore, commentatore radiofonico e blogger. Ha scritto su molti quotidiani e riviste in Gran Bretagna e all’estero, inclusi The Guardian, Morning Star, Daily and Sunday Express, Mail on Sunday, Daily Mail, Daily Telegraph, New Statesman, The Spectator, The Week e The American Conservative. Collabora regolarmente con RT ed è anche apparso alla BBC radio e TV, Sky News, Press TV e The Voice of Russia. E’ co-fondatore della Campaign For Public Ownership @PublicOwnership. Il suo pluripremiato blog può essere raggiunto all’indirizzo www.neilclark66.blogspot.com. Twitta di politica e di affari internazionali @NeilClark66.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARKUS

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