Abu Omar: giudice, no a Prodi e Berlusconi testi MILANO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il suo predecessore, Romano Prodi, non testimonieranno nel processo per il sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar. Lo ha deciso il giudice di Milano Oscar Magi che ha ritenuto superflue le testimonianze dei due uomini politici e dei funzionari del Sismi ancora da sentire, alla luce della sentenza della Corte costituzionale la quale ha stabilito i limiti entro i quali possono essere poste le domande. Secondo il giudice i testi esclusi avrebbero dovuto deporre su tematiche coperto da segreto di Stato. (ansa)
Ecco uno dei tantissimi motivi per cui le verità non salteranno mai fuori: il segreto di stato. Siamo un popolo ignorante per colpa della pseudo politica.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 20 maggio 2009
Da non credersi.............
MILLS: IDV, NUOVA LEGGE AD PERSONAM
Li Gotti, Berlusconi non si accontenta del lodo Alfano
(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Il sen.Luigi Li Gotti (Idv) annuncia l'arrivo di ''una nuova legge ad personam''. Berlusconi - dice - non si accontenta del lodo Alfano''. ''C'e' una proposta di legge del Governo - afferma - per cancellare, nella parte che interessa a Berlusconi, l'art.238 bis Cpp, ossia la possibilita' di utilizzare una sentenza emessa in un diverso processo. Il premier vuole scongiurare la possibilita' che nel suo processo, quando verra' portato in giudizio, venga utilizzata quale prova la sentenza Mills''.
Li Gotti, Berlusconi non si accontenta del lodo Alfano
(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Il sen.Luigi Li Gotti (Idv) annuncia l'arrivo di ''una nuova legge ad personam''. Berlusconi - dice - non si accontenta del lodo Alfano''. ''C'e' una proposta di legge del Governo - afferma - per cancellare, nella parte che interessa a Berlusconi, l'art.238 bis Cpp, ossia la possibilita' di utilizzare una sentenza emessa in un diverso processo. Il premier vuole scongiurare la possibilita' che nel suo processo, quando verra' portato in giudizio, venga utilizzata quale prova la sentenza Mills''.
Processo Mills, l'opposizione attacca - Berlusconi: "Riferirò in Parlamento"
Il premier: una sentenza scandalosa. Pd-Idv-Udc: «Rinunci al lodo Alfano»
ROMASilvio Berlusconi incassa e rilancia: le motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano sul caso Mills lo indicano come «corruttore», le opposizioni gli chiedono di rinunciare all’immunità garantita dal lodo Alfano, ma lui parla di «sentenza scandalosa» e annuncia: andrò in Parlamento a dire «cosa penso dei giudici». Al fianco del premier, compatta, si schiera la maggioranza parlamentare. Nelle aule di Camera e Senato si accende un polemico dibattito. Antonello Soro, presidente dei deputati del Pd, chiede al premier di tutelare «l’onore del nostro Paese e anche il suo rinunciando alla tutela del Lodo Alfano». Se non si farà processare resterà «un’ombra grave, di sospetto, di condanna possibile nei confronti di un uomo che rappresenta nel mondo tutti gli italiani». Reazioni dal Pdl: il deputato Giuseppe Consolo dice di «provare una pena profonda per quanto sta accadendo in quest’Aula». Il capogruppo Fabrizio Cicchitto accusa: «L’opposizione cavalca solo l’antiberlusconismo e ritorna all’uso politico della giustizia». Al Senato, dove il vicecapogruppo Pd Luigi Zanda ammonisce il premier a riferire «immediatamente» alle Camere, Lega e Pdl polemizzano con i giudici. Per Maurizio Gasparri (Pdl) «c’è chi fa campagna elettorale con i comizi, c’è chi la fa con la pubblicazione tempestiva delle sentenze», mentre il leghista Federico Bricolo commenta: la sentenza «va in qualche modo a delegittimare anche l’attività della magistratura». Spazza il terreno da ogni equivoco Niccolò Ghedini (Pdl), ascoltato consigliere giuridico del premier: Berlusconi non rinuncerà all’immunità, altrimenti «per un anno anzichè stare a governare dovrebbe stare in aula a difendersi». Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, scrive sul suo sito che «Silvio Berlusconi deve dimettersi poiché non è degno di rappresentare lo Stato ed il popolo italiano». Dello stesso tenore («Berlusconi rinunci al lodo Alfano o si dimetta») i commenti dei partiti di sinistra, Pdci e Prc, mentre per Angelo Bonelli dei Verdi, con il lodo Alfano Berlusconi fa tornare l’Italia al «sistema feudale». Pier Ferdinando Casini apprezza, invece, l’intenzione di riferire alle Camere manifestata dal premier: «È un gesto di responsabilità istituzionale importante», dice il leader dell’Udc. Gelido invece Pier Luigi Bersani del Pd: «Se Berlusconi viene in Parlamento per propinarci il solito spot si risparmi pure il viaggio». In serata prende la parola dall’Aquila lo stesso Berlusconi: su di me, accusa, «sono state scritte cose inventate di sana pianta». Poi annuncia: «Alla Camera dirò quello che penso su certi giudici». La sentenza, a suo giudizio, è «semplicemente scandalosa, contraria alla realtà. Non c’è stato nessun versamento a Mills», dice. «Quando il processo riprenderà, non esito a dire che ci sarà un’assoluzione assoluta». Quanto agli effetti politici della sentenza, «dovrò certamente fare uno sforzo - spiega - per far passare la realtà sul piano internazionale. Il danno lo sapremo riparare, ma certamente c’è stato». Un danno che però, garantisce il premier, non tocca i sondaggi: «Non c’è stato nessuno scostamento nell’indice di gradimento eccezionale che gli italiani conferiscono al primo ministro che è del 74,8%. Era del 75,1% ma un meno 0,3 non significa nulla». A Franceschini non interessa: Berlusconi «venga in Parlamento, ma venga a dire: "io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini"». La sentenza «dimostra - aggiunge il leader del Pd - in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e dimostra allo stesso modo che la legge Alfano è stata fatta apposta per sottrarlo al giudizio a cui sono sottoposti tutti gli italiani». «È un pò come se si fosse entrati nell’aula di un tribunale a staccare dal muro la scritta "la legge è uguale per tutti", la scritta che impone la nostra Costituzione. Penso che l’unico modo di riattaccare quel cartello sia che Berlusconi venga in Parlamento a dire «rinuncio ai privilegi del Lodo Alfano».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43882girata.asp
ROMASilvio Berlusconi incassa e rilancia: le motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano sul caso Mills lo indicano come «corruttore», le opposizioni gli chiedono di rinunciare all’immunità garantita dal lodo Alfano, ma lui parla di «sentenza scandalosa» e annuncia: andrò in Parlamento a dire «cosa penso dei giudici». Al fianco del premier, compatta, si schiera la maggioranza parlamentare. Nelle aule di Camera e Senato si accende un polemico dibattito. Antonello Soro, presidente dei deputati del Pd, chiede al premier di tutelare «l’onore del nostro Paese e anche il suo rinunciando alla tutela del Lodo Alfano». Se non si farà processare resterà «un’ombra grave, di sospetto, di condanna possibile nei confronti di un uomo che rappresenta nel mondo tutti gli italiani». Reazioni dal Pdl: il deputato Giuseppe Consolo dice di «provare una pena profonda per quanto sta accadendo in quest’Aula». Il capogruppo Fabrizio Cicchitto accusa: «L’opposizione cavalca solo l’antiberlusconismo e ritorna all’uso politico della giustizia». Al Senato, dove il vicecapogruppo Pd Luigi Zanda ammonisce il premier a riferire «immediatamente» alle Camere, Lega e Pdl polemizzano con i giudici. Per Maurizio Gasparri (Pdl) «c’è chi fa campagna elettorale con i comizi, c’è chi la fa con la pubblicazione tempestiva delle sentenze», mentre il leghista Federico Bricolo commenta: la sentenza «va in qualche modo a delegittimare anche l’attività della magistratura». Spazza il terreno da ogni equivoco Niccolò Ghedini (Pdl), ascoltato consigliere giuridico del premier: Berlusconi non rinuncerà all’immunità, altrimenti «per un anno anzichè stare a governare dovrebbe stare in aula a difendersi». Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, scrive sul suo sito che «Silvio Berlusconi deve dimettersi poiché non è degno di rappresentare lo Stato ed il popolo italiano». Dello stesso tenore («Berlusconi rinunci al lodo Alfano o si dimetta») i commenti dei partiti di sinistra, Pdci e Prc, mentre per Angelo Bonelli dei Verdi, con il lodo Alfano Berlusconi fa tornare l’Italia al «sistema feudale». Pier Ferdinando Casini apprezza, invece, l’intenzione di riferire alle Camere manifestata dal premier: «È un gesto di responsabilità istituzionale importante», dice il leader dell’Udc. Gelido invece Pier Luigi Bersani del Pd: «Se Berlusconi viene in Parlamento per propinarci il solito spot si risparmi pure il viaggio». In serata prende la parola dall’Aquila lo stesso Berlusconi: su di me, accusa, «sono state scritte cose inventate di sana pianta». Poi annuncia: «Alla Camera dirò quello che penso su certi giudici». La sentenza, a suo giudizio, è «semplicemente scandalosa, contraria alla realtà. Non c’è stato nessun versamento a Mills», dice. «Quando il processo riprenderà, non esito a dire che ci sarà un’assoluzione assoluta». Quanto agli effetti politici della sentenza, «dovrò certamente fare uno sforzo - spiega - per far passare la realtà sul piano internazionale. Il danno lo sapremo riparare, ma certamente c’è stato». Un danno che però, garantisce il premier, non tocca i sondaggi: «Non c’è stato nessuno scostamento nell’indice di gradimento eccezionale che gli italiani conferiscono al primo ministro che è del 74,8%. Era del 75,1% ma un meno 0,3 non significa nulla». A Franceschini non interessa: Berlusconi «venga in Parlamento, ma venga a dire: "io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini"». La sentenza «dimostra - aggiunge il leader del Pd - in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e dimostra allo stesso modo che la legge Alfano è stata fatta apposta per sottrarlo al giudizio a cui sono sottoposti tutti gli italiani». «È un pò come se si fosse entrati nell’aula di un tribunale a staccare dal muro la scritta "la legge è uguale per tutti", la scritta che impone la nostra Costituzione. Penso che l’unico modo di riattaccare quel cartello sia che Berlusconi venga in Parlamento a dire «rinuncio ai privilegi del Lodo Alfano».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43882girata.asp
Caso Mills, Pd e Idv contro il premier
Ghedini frena: farà un discorso politico non porterà il processo in Parlamento
TORINOAll’indomani delle motivazioni depositate dalla procura di Milano e dopo la sfuriata del premier da L’Aquila, non si placa la bufera sul "caso Mills". Il centrodestra compatto difende Berlusconi e il portavoce, Paolo Bonaiuti, parla di «attacco politico a orologeria» che arriva a due settimane dalle elezioni. L’opposizione sottolinea che sono stati rispettati i termini per il deposito delle motivazioni della sentenza e, con toni diversi, attacca il premier. Sembra allontanarsi invece l’ipotesi annunciata già ieri mattina dallo stesso Berlusconi, di riferire sulla vicenda dinanzi alle Camere. La questione non è stata affrontata dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e nessuna richiesta di comunicazioni del governo è stata avanzata formalmente. Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che la cosa potrebbe slittare per «non prestare ulteriormente il fianco alle polemiche dell’opposizione». Il presidente del Consiglio vuole intervenire in Aula alla Camera sul caso Mills «per autoassolversi», è la tesi delle opposizioni. La possibilità di un intervento di Berlusconi in Parlamento non piace al segretario del Pd. Franceschini dice che «Berlusconi non ha trovato due minuti di tempo per venire in aula a parlare dei problemi degli italiani, ma vuole venirci per autoassolversi e sollevare un polverone politico». «Io - aggiunge il leader del Pd - tra la gente ho trovato una grande indignazione». Più duro Antonio Di Pietro, secondo cui «sarebbe inaccettabile avere una sentenza parlamentare. Berlusconi come tutti gli italiani deve andare a difendersi in tribunale. Se Berlusconi viene ad accusare la magistratura in Parlamento è un attacco alla Costituzione e una violazione al principio della divisione dei poteri». Il leader di Idv si rivolge ai presidenti di Senato e Camera, che «non devono permettere che avvenga, altrimenti si rendono assenti nel difendere le prerogative del Parlamento». Bonaiuti stigmatizza il fatto che sulla sentenza Mills Pd e Idv si siano riavvicinati. «Abbiamo sentito tanti distinguo - dice Bonaiuti - ma quando arriva la sentenza politica, il Pd si dimostra giustizialista come Di Pietro. Dio li ha fatti e poi li accoppia». «È evidente che l’opposizione ha perso la testa - afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl - e, vedendo che non aggrega consenso nel Paese, punta tutte le sue carte su un attacco frontale e personale contro Berlusconi. Il centrodestra nè si farà intimidire nè accetterà provocazioni, ma darà una risposta sul terreno del governo del Paese». Berlusconi, chiosa Pier Ferdinando Casini, non deve impegnare «tutto il tempo della sua legislatura per parlare dei suoi problemi giudiziari. L’abbiamo messo tranquillo con il lodo Alfano - conclude - ora stia tranquillo».Il premier, indignato dagli attacchi, ha detto che andrà in aula a dire cosa pensa dei giudici. Ghedini prova a far chiarezza sulla sua strategia. «Certamente Berlusconi non ha alcuna intenzione di voler portare il processo in sede parlamentare. Credo che abbia intenzione di fare un discorso di natura politica, quindi sui problemi che si incontrano quando il codice non prevede dei rimedi ove vi siano dei giudici che hanno già espresso un orientamento di tipo politico e di contrasto nei confronti di colui che vanno a giudicare» spiega Ghedini. «Se viene in Parlamento ad attaccare la magistratura - lo stoppa Di Pietro - è un attacco alla Costituzione, al principio di separazione dei poteri, i presidenti di Camera e Senato non devono permettere che avvenga altrimenti non difendono le prerogative del Parlamento»
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43900girata.asp
TORINOAll’indomani delle motivazioni depositate dalla procura di Milano e dopo la sfuriata del premier da L’Aquila, non si placa la bufera sul "caso Mills". Il centrodestra compatto difende Berlusconi e il portavoce, Paolo Bonaiuti, parla di «attacco politico a orologeria» che arriva a due settimane dalle elezioni. L’opposizione sottolinea che sono stati rispettati i termini per il deposito delle motivazioni della sentenza e, con toni diversi, attacca il premier. Sembra allontanarsi invece l’ipotesi annunciata già ieri mattina dallo stesso Berlusconi, di riferire sulla vicenda dinanzi alle Camere. La questione non è stata affrontata dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e nessuna richiesta di comunicazioni del governo è stata avanzata formalmente. Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che la cosa potrebbe slittare per «non prestare ulteriormente il fianco alle polemiche dell’opposizione». Il presidente del Consiglio vuole intervenire in Aula alla Camera sul caso Mills «per autoassolversi», è la tesi delle opposizioni. La possibilità di un intervento di Berlusconi in Parlamento non piace al segretario del Pd. Franceschini dice che «Berlusconi non ha trovato due minuti di tempo per venire in aula a parlare dei problemi degli italiani, ma vuole venirci per autoassolversi e sollevare un polverone politico». «Io - aggiunge il leader del Pd - tra la gente ho trovato una grande indignazione». Più duro Antonio Di Pietro, secondo cui «sarebbe inaccettabile avere una sentenza parlamentare. Berlusconi come tutti gli italiani deve andare a difendersi in tribunale. Se Berlusconi viene ad accusare la magistratura in Parlamento è un attacco alla Costituzione e una violazione al principio della divisione dei poteri». Il leader di Idv si rivolge ai presidenti di Senato e Camera, che «non devono permettere che avvenga, altrimenti si rendono assenti nel difendere le prerogative del Parlamento». Bonaiuti stigmatizza il fatto che sulla sentenza Mills Pd e Idv si siano riavvicinati. «Abbiamo sentito tanti distinguo - dice Bonaiuti - ma quando arriva la sentenza politica, il Pd si dimostra giustizialista come Di Pietro. Dio li ha fatti e poi li accoppia». «È evidente che l’opposizione ha perso la testa - afferma Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl - e, vedendo che non aggrega consenso nel Paese, punta tutte le sue carte su un attacco frontale e personale contro Berlusconi. Il centrodestra nè si farà intimidire nè accetterà provocazioni, ma darà una risposta sul terreno del governo del Paese». Berlusconi, chiosa Pier Ferdinando Casini, non deve impegnare «tutto il tempo della sua legislatura per parlare dei suoi problemi giudiziari. L’abbiamo messo tranquillo con il lodo Alfano - conclude - ora stia tranquillo».Il premier, indignato dagli attacchi, ha detto che andrà in aula a dire cosa pensa dei giudici. Ghedini prova a far chiarezza sulla sua strategia. «Certamente Berlusconi non ha alcuna intenzione di voler portare il processo in sede parlamentare. Credo che abbia intenzione di fare un discorso di natura politica, quindi sui problemi che si incontrano quando il codice non prevede dei rimedi ove vi siano dei giudici che hanno già espresso un orientamento di tipo politico e di contrasto nei confronti di colui che vanno a giudicare» spiega Ghedini. «Se viene in Parlamento ad attaccare la magistratura - lo stoppa Di Pietro - è un attacco alla Costituzione, al principio di separazione dei poteri, i presidenti di Camera e Senato non devono permettere che avvenga altrimenti non difendono le prerogative del Parlamento»
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Il caso Mills - "Mills mentì per salvare Berlusconi"
Depositate le motivazioni dei giudici della condanna dell'avvocato inglese: «Il legale venne corrotto dal premier»
MILANOUna confessione «genuina», nonostante la successiva ritrattazione, prove documentali inappuntabili che attestano il prezzo della corruzione (600mila dollari), e un movente certo: la volontà di garantire «l’impunità» a Silvio Berlusconi in due processi in cui il premier era imputato negli anni ’90. Le 376 pagine di motivazioni alla sentenza con cui, il 17 febbraio scorso, i giudici milanesi hanno inflitto al legale inglese David Mills 4 anni e mezzo di carcere per corruzione in atti giudiziari, spiegano le ragioni della condanna e riaprono il fronte politico della vicenda per Silvio Berlusconi. Il nome del premier attraversa tutte le motivazioni e, anche se esplicitamente non viene mai scritto che Berlusconi corruppe Mills, i giudici usano toni pesanti: «Mills - affermano - agì come falso testimone per consentire a Berlusconi e al gruppo Finivest l’impunità dalle accuse o, almeno, il mantenimento degli illeciti profitti realizzati. Dall’altro lato Mills ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». La sentenza rispolvera antichi scenari giudiziari per il premier, soffermandosi per lunghi tratti sulle due testominianze ritenute reticenti e sui «silenzi» del legale britannico nei processi Telepiù e All Iberian quando, sentito come teste, avrebbe «ricondotto solo genericamente alla Fininvest, e non alla persona di Berlusconi, la proprietà della società offshore, favorendolo in quanto imputato». Addirittura, i giudici, presieduti da Nicoletta Gandus, che venne ricusata dal premier per un suo presunto anti - berlusconismo manifestato sul web, avanzano l’ipotesi che il capo del Governo non sarebbe stato assolto nel processo Telepiù, in cui rispondeva di corruzione, senza i silenzi di Mills. «Egli non poteva dire in modo eclatante il falso - dicono - poteva soltanto coi suoi "tricky corners" (artifici verbali, come lo stesso Mills li definì nella sua confessione ndr.) aggirare le domande più insidiose evitando sempre di rispondere alla domanda ’di chi sono queste società?». «Con le sue parole imprecise» avrebbe indotto i giudici in errore sulla «falsa attribuzione di Century e Universal One», strutture da lui stesso ideate come emerge dalla deposizione della teste Tanya Maynard e destinate a garantire la successione del patrimonio del Cavaliere ai figli. La tesi difensiva che i 600mila dollari della corruzione provenissero dall’armatore Diego Attanasio è per i giudici «matematicamente smentita» sulla base delle consulenze. «Mills - e qui giudici contestano anche la ritrattazione dell’avvocato di Sua Maestà dopo la sua iniziale confessione - faceva riferimento alla riconducibilità del denaro alle condotte processuali mantenute in favore di Finivest prima di attribuirne la paternità ad Attanasio: se i numeri hanno un significato inequivoco non può sottacersi che risulta inversomimile che ci fossero voluti 12 mesi e 12, tra ripetizioni e mancate rettifiche dele stesse», per cambiare idea. Del resto, secondo i giudici il prezzo della corruzione, quei 600mila dollari trasferiti con «una opaca, raffinata e artificiosa modalità» sui conti di Mills, comprendevano, oltre alla false testimonianze, anche il «disturbo» per tutte le operazioni di riciclaggio messe in atto «per nascondere, mascherare, traformare, schermare» la tangente. Fu quindi, per il Tribunale, un rapporto lungo e complesso quello tra l’avvocato e il Cavaliere che portò alla vicenda al centro del processo.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43873girata.asp
MILANOUna confessione «genuina», nonostante la successiva ritrattazione, prove documentali inappuntabili che attestano il prezzo della corruzione (600mila dollari), e un movente certo: la volontà di garantire «l’impunità» a Silvio Berlusconi in due processi in cui il premier era imputato negli anni ’90. Le 376 pagine di motivazioni alla sentenza con cui, il 17 febbraio scorso, i giudici milanesi hanno inflitto al legale inglese David Mills 4 anni e mezzo di carcere per corruzione in atti giudiziari, spiegano le ragioni della condanna e riaprono il fronte politico della vicenda per Silvio Berlusconi. Il nome del premier attraversa tutte le motivazioni e, anche se esplicitamente non viene mai scritto che Berlusconi corruppe Mills, i giudici usano toni pesanti: «Mills - affermano - agì come falso testimone per consentire a Berlusconi e al gruppo Finivest l’impunità dalle accuse o, almeno, il mantenimento degli illeciti profitti realizzati. Dall’altro lato Mills ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». La sentenza rispolvera antichi scenari giudiziari per il premier, soffermandosi per lunghi tratti sulle due testominianze ritenute reticenti e sui «silenzi» del legale britannico nei processi Telepiù e All Iberian quando, sentito come teste, avrebbe «ricondotto solo genericamente alla Fininvest, e non alla persona di Berlusconi, la proprietà della società offshore, favorendolo in quanto imputato». Addirittura, i giudici, presieduti da Nicoletta Gandus, che venne ricusata dal premier per un suo presunto anti - berlusconismo manifestato sul web, avanzano l’ipotesi che il capo del Governo non sarebbe stato assolto nel processo Telepiù, in cui rispondeva di corruzione, senza i silenzi di Mills. «Egli non poteva dire in modo eclatante il falso - dicono - poteva soltanto coi suoi "tricky corners" (artifici verbali, come lo stesso Mills li definì nella sua confessione ndr.) aggirare le domande più insidiose evitando sempre di rispondere alla domanda ’di chi sono queste società?». «Con le sue parole imprecise» avrebbe indotto i giudici in errore sulla «falsa attribuzione di Century e Universal One», strutture da lui stesso ideate come emerge dalla deposizione della teste Tanya Maynard e destinate a garantire la successione del patrimonio del Cavaliere ai figli. La tesi difensiva che i 600mila dollari della corruzione provenissero dall’armatore Diego Attanasio è per i giudici «matematicamente smentita» sulla base delle consulenze. «Mills - e qui giudici contestano anche la ritrattazione dell’avvocato di Sua Maestà dopo la sua iniziale confessione - faceva riferimento alla riconducibilità del denaro alle condotte processuali mantenute in favore di Finivest prima di attribuirne la paternità ad Attanasio: se i numeri hanno un significato inequivoco non può sottacersi che risulta inversomimile che ci fossero voluti 12 mesi e 12, tra ripetizioni e mancate rettifiche dele stesse», per cambiare idea. Del resto, secondo i giudici il prezzo della corruzione, quei 600mila dollari trasferiti con «una opaca, raffinata e artificiosa modalità» sui conti di Mills, comprendevano, oltre alla false testimonianze, anche il «disturbo» per tutte le operazioni di riciclaggio messe in atto «per nascondere, mascherare, traformare, schermare» la tangente. Fu quindi, per il Tribunale, un rapporto lungo e complesso quello tra l’avvocato e il Cavaliere che portò alla vicenda al centro del processo.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43873girata.asp