Cattivi Maestri.
Andiamo alla pausa agostana segnalando un caso di malainformazione: disinformazione mi pare parola ormai non solo obsoleta, ma troppo tenue. Anche malainformazione è termine debole, in realtà, se guardiamo le televisioni di regime, se ascoltiamo la radio, se sfogliamo una gran parte dei quotidiani. Se non siamo ancora giunti al MinCulPop, siamo bene incamminati. Non è un caso che le veline che oggi sono diventate signorine discinte, e leste a levar i residui veli, destinate a un ruolo di sottosegretariato ministeriale o a un seggio di parlamentare, magari europeo, furono inventate appunto da quel Ministero fascista che doveva imbonire, e “formare” gli italiani, accompagnandoli dalla culla alla bara. Veline erano all’epoca – pieni anni Trenta – i fogli di carta vergatina con cui i funzionari ministeriali davano istruzioni ai direttori di giornali per come “trattare” le notizie, beninteso quelle che si decideva di mettere in pagina, e quindi, ovviamente, quelle da oscurare, minimizzare o, in tempi di guerra (quasi tutti gli anni del fascismo furono anni di guerra), addirittura capovolgere. Oggi il “rovescismo” – termine che mi vanto di aver coniato in relazione al signor Pansa e ai suoi sodali – va per la maggiore, e passa tranquillamente dalla (pseudo)storiografia alla (pseudo)informazione. Mi soffermo su un solo caso, che è di particolare interesse perché concerne non la tv di Mediaset, ma quella della Rai. E concerne addirittura il tg “di sinistra”, il tanto spesso mitizzato TG3. E mi riferisco – anche sulla base del monitoraggio che mi comunica Alexander Höbel, ricercatore napoletano – soltanto alla “copertura” della crisi in Honduras, dove, come forse i miei lettori ben sanno, da giorni sono in corso terribili violenze contro i sostenitori del legittimo presidente Zelaya, detronizzato da un colpo di Stato, un classico golpe latinoamericano, realizzato da un tal Micheletti, che, essendo di origine italiana, sta assumendo, agli occhi dei nostri provincialissimi pennivendoli (anche della cosiddetta “carta stampata”), la fisionomia di uno Zorro vendicatore. E il tentativo (più che legittimo) di Zelaya di rientrare nel Paese, viene giudicato gesto “irresponsabile”, che inevitabilmente crea scompiglio e disordine, aprendo la strada alla violenza, beninteso quella dei golpisti (TG3 del 27 luglio). Evidentemente il TG “democratico” – non dissimilmente dagli altri – ha sposato la linea ambigua dell’Amministrazione Usa, in particolare del segretario di Stato, Hillary Clinton, la quale non pare avere intenzione di dare alla sua nazione il compito di ristabilire la legalità democratica nel Paese centroamericano. Per una potenza adusa a intervenire per sostenere o addirittura organizzare i golpe, è un passo avanti, non c’è dubbio. Ma che gli organi di informazione italiana debbano sostenere comunque le scelte (o le non scelte) di Washington è quanto meno deprimente. Se si è posta attenzione ai servizi giornalistici dei giorni scorsi, Micheletti veniva definito "il nuovo presidente", invece che il “fellone” o il “golpista” o il “traditore”, qual è. “Presidente”? E chi lo ha mai eletto? E, ancor più grave, le violenze nel Paese, che hanno procurato vittime (arrestati, torturati, uccisi) tra i sostenitori di Zelaya (qualche giorno fa un ragazzo è stato trovato morto con evidenti segni di tortura, dopo essere stato fermato arbitrariamente dalla polizia: ne ha dato notizia solo il quotidiano "il Manifesto"), vengono fatte risalire al presidente legittimo anzichè ai golpisti!“Certo, se Zelaya fosse il Dalai Lama le cose sarebbero ben diversamente…”, commenta con amaro sarcasmo Höbel. Come dargi torto? Ma quello che in generale inquieta è l’indifferenza con cui grazie alla disinformacija di regime l’opinione pubblica guarda ai fatti honduregni. Del resto, si tratta di una piccola nazione; e Micheletti è uno dei “nostri”. In fondo in fondo, l’Italia si fa onore anche laggiù. O no?Per quanti non lo credano, e per quanti abbiano bisogno di far sentire la loro voce di dissenso, rispetto a un sistema informativo nel complesso assolutamente scandaloso, riporto qui di seguito il testo di un Appello. In calce si troverà l’email per aderire. E, ora, buona vacanza, se riuscite, cari lettori. Se riuscite a farne, con i pochi soldi che si hanno a disposizione, e il caroprezzi di alberghi, ristoranti, strutture turistiche, treni, autostrade. carburanti. Se riuscite a farne, con un Paese allo sbando, che è diventato lo zimbello del mondo, e sempre più lo sarà, con un “capo” di tal fatta. Se riuscite a farne, con una informazione che è ormai largamente allineata e coperta, e non ci lascia avvicinare alla verità dei fatti. Se riuscite a farne, con un mondo, come il caso Honduras dimostra, che si rivela ogni giorno, ogni santo giorno, un mondo iniquo, dove i “buoni” cadono e i “cattivi” vincono. Ma la speranza, che ci può lasciar respirare, è che i vincitori dell’oggi non sempre sono destinati a durare. Anzi. E chi di spada ferisce… con quel che segue. Buon agosto, cari lettori e care lettrici. Anche a coloro che dissentono dalle opinioni che qui espongo. In fondo suscitare reazioni, pur critiche, è motivo di soddisfazione. Il “cattivo maestro” ha il compito per l’appunto di eccitare lo spirito critico. AppelloDIAMO VISIBILITÀ ALL'HONDURAS PER EVITARE CARNEFICINE!La situazione in Honduras sta precipitando. Gli squadroni della morte sono in azione. “Siamo in una situazione peggiore di quella vissuta negli anni ‘80, quando i militari, che fanno parte del Governo golpista, fecero sparire un grande numero di honduregni”, ha detto Hugo Maldonado, presidente del Comitato dei diritti umani a san Pedro Sula, denunciando che, attorno alla sua casa e a quella di altri dirigenti, girano pericolosi individui armati. Stessa denuncia da parte di P.T., una cooperante europea che teme nel rivelare il suo nome, e che era presente alla grande manifestazione in attesa del Presidente legittimo Manuel Zelaya. L'aereo con Mel Zelaya e con il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non ha potuto atterrare perché i golpisti hanno messo camion militari sulla pista e per la minaccia di essere abbattuto. Dopo aver sorvolato l'aeroporto, ha dovuto dirigersi fuori dal Paese.P.T., che è in clandestinità e cambia casa ogni due giorni per motivi di sicurezza, ha visto ammazzare sotto i suoi occhi il diciannovenne che manifestava con altri in un corteo allegro e pacifico. Ieri sera, attraverso la rete giungevano richieste di aiuto internazionale, come quella di Juan Ramon, che era all'aeroporto e invocava l'invio delle Forze Onu. Anche Rigoberta Menchù, Nobel per la pace, è seriamente preoccupata soprattutto per chi si occupa di diritti umani che sta raccogliendo testimonianze sulle illegalità, le minacce, le intimidazioni e le vessazioni perpetrate dai golpisti. Questi volontari “sono i più indifesi, perché non hanno un luogo dove proteggersi, neppure in Chiesa”, ha dichiarato. È più che mai necessaria un’attenzione politica e mediatica internazionale per evitare che l'Honduras diventi quel Cile o quell’Argentina che oggi ricordiamo con orrore. Tutte le forze progressiste dell’America Latina hanno denunciano il colpo di stato come un atto della destra reazionaria, che mira alla soppressione della libertà del popolo honduregno di potersi esprimere nelle urne elettorali per l´approvazione di una nuova Costituzione e di continuare con l´esperienza democratica iniziata con l´elezione del Presidente Zelaya. Di fronte al vergognoso comportamento delle televisioni pubbliche che in questi giorni hanno tessuto le lodi del neodittatore Micheletti, invitiamo radio, tivù, giornali e siti internet a dare la massima visibilità a quanto accade in Honduras a causa del comportamento criminale dell'esercito golpista. Invitiamo tutte le personalità e le forze democratiche ad aderire e diffondere il presente appello.
Per adesioni: appellohonduras@libero.it
http://temi.repubblica.it/micromega-online/31-07-09-honduras-la-disinformacija-del-tg3/
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 3 agosto 2009
Giovanni Fava - Per non dimenticare.
24 anni fa usciva l'articolo –che segue– dello scrittore e giornalista catanese Giuseppe Fava, pubblicato sul primo numero della rivista I Siciliani (gennaio 1983). Rivista fondata dallo stesso Fava dopo collaborazioni ed esperienze in diverse testate regionali e periodici nazionali, tra cui la direzione della Gazzetta del Sud, da cui fu licenziato per le sue inchieste e prese di posizione, come l’opposizione all’installazione dei missili Cruise a Comiso. «Non dimentichi che il nostro quotidiano si muove nell’ambito del Patto Atlantico», fu l’ammonimento degli editori di allora.
Il 5 gennaio 1984 il giornalista viene assassinato a Catania, dopo che potentati locali economici e politici avevano ripetutamente provato a comprarsi lui e la testata. Nel 1994 il pluricomicida Maurizio Avola, nipote del boss mafioso catanese Nitto Santapaola, confessa di aver partecipato al delitto ordinato da suo zio. Lo scritto va indubbiamente collocato nel contesto storico di quegli anni, segnato tra le altre cose da un sistema bancario in grandissima parte statale e da un mondo politico in cui Michele Sindona (morto in carcere il 20 marzo 1986) e Carlo Alberto Dalla Chiesa (ucciso a Palermo il 3 settembre 1982. Personaggio su cui, per chiarezza rispetto al quadro tracciato da Fava, avremmo più di un rilievo da fare) sono argomenti di attualità e le uccisioni di mafia –tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta– la normalità.
Il tempo trascorso non toglie però valore a certe osservazioni, da cui ripartire per la comprensione del fenomeno mafia e dunque dei rapporti sociali –in particolare dell’articolazione delle classi (semi)dominanti– in Sicilia e nel Sud Italia.
L'articolo è sul link:
http://www.rivistaindipendenza.org/Teoria%20nazionalitaria/I%20quattro%20cavalieri%20dell'apocalisse%20mafiosa.htm
Il 5 gennaio 1984 il giornalista viene assassinato a Catania, dopo che potentati locali economici e politici avevano ripetutamente provato a comprarsi lui e la testata. Nel 1994 il pluricomicida Maurizio Avola, nipote del boss mafioso catanese Nitto Santapaola, confessa di aver partecipato al delitto ordinato da suo zio. Lo scritto va indubbiamente collocato nel contesto storico di quegli anni, segnato tra le altre cose da un sistema bancario in grandissima parte statale e da un mondo politico in cui Michele Sindona (morto in carcere il 20 marzo 1986) e Carlo Alberto Dalla Chiesa (ucciso a Palermo il 3 settembre 1982. Personaggio su cui, per chiarezza rispetto al quadro tracciato da Fava, avremmo più di un rilievo da fare) sono argomenti di attualità e le uccisioni di mafia –tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta– la normalità.
Il tempo trascorso non toglie però valore a certe osservazioni, da cui ripartire per la comprensione del fenomeno mafia e dunque dei rapporti sociali –in particolare dell’articolazione delle classi (semi)dominanti– in Sicilia e nel Sud Italia.
L'articolo è sul link:
http://www.rivistaindipendenza.org/Teoria%20nazionalitaria/I%20quattro%20cavalieri%20dell'apocalisse%20mafiosa.htm