domenica 23 maggio 2010

SCANDALO G8 Il business dell'eolico Ora indaga la procura antimafia - FRANCESCO VIVIANO


Inchieste in Sardegna, Calabria e Sicilia: a Grasso il coordinamento.


ROMA - "Basta un filo di vento - dice il procuratore della Direzione nazionale antimafia, Pietro Grasso - per scatenare l'interesse delle organizzazioni criminali, dalla mafia alla 'ndrangheta, sempre a caccia di grandi occasioni di investimento". È il caso del business dell'eolico. L'inchiesta principale riguarda le manovre per far decollare l'affare in Sardegna, ma ce ne sono altre aperte in molte regioni, dalla Lombardia alla Sicilia. Ora la svolta: due giorni fa Grasso ha incontrato i capi delle procure coinvolte per fare il punto sulla situazione e avviare un coordinamento tra le varie iniziative giudiziarie. "Non tutti gli imprenditori sono disonesti o collegati con i boss, ma in alcune inchieste - dice Pietro Grasso - queste presenze sono state accertate".

Il grande interesse suscitato dalla partita dell'eolico, sottolinea il procuratore nazionale antimafia, nasce dai finanziamenti milionari promessi dall'Unione Europea e dai governi nazionali. Ma mentre all'estero l'80% dei parchi eolici progettati vengono anche realizzati, in Italia soltanto il 20% arriva al traguardo. Molti milioni di euro si perdono per strada. L'ultima inchiesta, in ordine di tempo, riguarda proprio quel "filo di vento" che parte dalla Sardegna e si estende in altre regioni. Molti gli indagati eccellenti: il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il faccendiere Flavio Carboni, il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci.

L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, che in queste settimane ha disposto una serie di perquisizioni in banche e uffici regionali. I documenti sequestrati confermerebbero quanto già accertato dai carabinieri e dalla Guardia di finanza. Il comitato d'affari per l'eolico sorto intorno a Flavio Carboni, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe raccolto enormi capitali di imprenditori siciliani, calabresi e campani, parte dei quali sarebbe finito in alcune banche italiane (tra queste il Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini) e parte in istituti stranieri. I fondi sarebbero serviti ad agevolare la concessione di licenze e la realizzazione di parchi eolici in Sardegna. Tra gli imprenditori interessati all'eolico sardo anche l'imprenditore Luigi Franzinelli intercettato in alcune conversazioni con Flavio Carboni e che in Sicilia è stato processato e condannato a due anni di reclusione per avere favorito imprese mafiose.

Tra le inchieste che d'ora in poi saranno supervisionate dalla Direzione nazionale antimafia di Pietro Grasso, ci sono quelle di Paola e Crotone dove gli imprenditori interessati all'eolico avrebbero verso mazzette di oltre due milioni di euro. Indagati, in Calabria, anche il sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati (Pdl) e l'ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti.


Ecco i primi tagli di Tremonti Ma non basteranno - Superbonus


23 maggio 2010
Meno tasse? Servono 28 miliardi di nuove entrate per riportare sotto controllo i conti pubblici.

Come previsto la Germania ha imposto la sua linea, la Banca centrale europea non favorirà l’inflazione stampando denaro per finanziare i deficit europei e tutti sono chiamati a lacrime e sangue. Guardandosi allo specchio, e parlando anche dell’Italia,Silvio Berlusconi ha detto: “Molti paesi dell’Unione europea sono consapevoli di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Siamo quindi alla resa dei conti: il Pdl che ci aveva promesso un’Italia con meno tasse e senza tagli si trova oggi a tentare di arginare il suo ministro dell’Economia Giulio Tremonti che ha bisogno di 28 miliardi di veri risparmi o di nuove entrate per riportare sotto controllo i conti pubblici. La prima bozza della manovra, fatta filtrare ieri al Corriere della Sera, ha alcuni tratti di populismo, misure di dubbia costituzionalità e, pur essendo priva di cifre, sembra ancora lontana dagli obiettivi di riduzione della spesa che si è dato Tremonti.

TAGLI AI DIRIGENTI. Il populismo si osserva nelle riduzioni degli stipendi degli alti dirigenti della Pubblica amministrazione dei manager pubblici. C’è anche un dato politico che non dispiacerà all’opposizione: la Protezione civile viene di fatto commissariata. I grandi eventi tornano ad essere soltanto le catastrofi e quelli non prevedibili, a comandare sulla gestione sarà adesso il Tesoro e non più Palazzo Chigi, cioè Tremonti invece di Berlusconi e Gianni Letta. Sparisce anche la Difesa spa (che doveva snellire i rapporti del ministero in appalti e uso delle risorse), si rinuncia a rifinanziare le regioni commissariate per la spesa sanitaria e si tagliano i trasferimenti agli enti locali che sforeranno il Patto di stabilità nel 2010 (saranno moltissimi). Ricompare una misura ad alto rischio di incostituzionalità: si rendono nulli i decreti ingiuntivi e i pignoramenti verso le Asl delle regioni commissariate reintroducendo una norma che lo stesso governo, nella persona del ministro della Giustizia Angelino Alfano, aveva bocciato nel 2007 alla Regione Campania che aveva provveduto con propria legge regionale. E questo sarà un problema per le imprese che non riescono a farsi pagare dalla sanità regionale. Si finisce con un taglio lineare (cioè non mirato a una riduzione delle risorse complessive) dell’8 per cento di alcune spese dei ministeri.

I CONTI. Più che una manovra all’altezza delle aspettative della Commissione europea e dei mercati finanziari sembra lo specchio della disperazione di una classe dirigente che non vuole ancora prendere del tutto atto della realtà e dei sacrifici necessari, quindi della necessità di un nuovo patto sociale. Per la prima volta nella storia delle manovre finanziarie non si conoscono i risparmi associati ad ogni misura, probabilmente perché il conto finale non è ancora stato fatto davvero e, sommando quello che già si conosce, si arriverà a stento a 20 miliardi di euro. Ne mancano quindi ancora almeno altri otto per arrivare vicino a quella che sarebbe la vera necessità per il solo 2011. Mentre infatti il governo continua a mantenere le sue previsioni di crescita per il 2011 all’1,4 per cento, le maggiori banche e istituzioni internazionali hanno abbassato le stime all’1,1 per cento per il prossimo biennio, riportando la lancetta dell’ammanco a 40 miliardi per due anni.

NUOVI CONDONI. Si capisce quindi perché in questi giorni si moltiplicano le voci di nuove misure straordinarie per aumentare il gettito che nel 2009 aveva retto solo grazie allo scudo fiscale. Le idee sono le solite: condoni edilizi, condoni fiscali per le imprese e via dicendo. Nessuna misura strutturale, nessun intervento per ridurre in modo permanente le spese nei prossimi anni. Si brancola nel buio con le mani in avanti sperando di non essere investiti da una crisi finanziaria che si avvicina a tutta forza. Chi sembra più consapevole del pericolo è proprio Tremonti che con i suoi scarni comunicati e le ripetute minacce di dimissioni, sapientemente fatte filtrare ai giornali, sembra oramai l’unico in grado di cambiare la rotta politica della manovra e del governo. Dopo le anticipazioni della manovra, Berlusconi ha subito smentito non il documento, ma i suoi effetti: “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, ma cercheremo con ogni mezzo di combattere le spese eccessive e naturalmente l’evasione fiscale”. Ma il ministro del Tesoro è consapevole che i mercati concederanno una tregua di sei-dieci mesi ai titoli del debito pubblico italiano per poi verificare l’efficacia della manovra e la consistenza della ripresa economica. Tremonti sa anche che entrambi questi dati rischiano di essere negativi e che a quel punto sarà in evitabile una resa dei conti nel governo e nel paese. Il calcolo di sostenibilità ci dice che servono 60 miliardi in tre anni di minori spese (strutturali) o di maggiori entrate (anche queste strutturali), che il nostro tenore di vita dovrà abbassarsi del 20 per cento ed assomigliare, anche in termini di prezzi al consumo e degli immobili a quello della Germania. La manovra estiva è solo l’inizio.

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Il governo risparmia sugli invalidi di Caterina Perniconi

da Il Fatto Quotidiano del 23 maggio 2010


Le solite prese per i fondelli.


Berlusconi dovrebbe essere il primo a ridurre le spese (4miliardi anno per palazzo Chigi) e a pagare le tasse (che preferisce evadere utilizzando società offshore);


potrebbe pagarsi lui la multa di 350.000 euro al giorno per rete4 che ha preferito addebitare a noi;


potrebbe anche far vendere le frequenze lasciate libere dal digitale terrestre, e non farsi un cadeau per le sue televisioni!


Ma è Berlusconi, e continua a prendere per i fondelli i fessi che ancora lo seguono, se per interesse o per dabbenaggine non si sa, per acume mentale non di certo!


“NOI NON CI FERMIAMO” - Ferruccio Sansa




Grillo sul ddl intercettazioni: “Pronto a non rispettarlo. Governo e Parlamento non rappresentano nessuno”

“Possono fare tutte le leggi che vogliono, ma se io non ci credo non le rispetto.
Io sono già al di fuori.
Se imbrigliano la stampa, non mi fermo e nemmeno la gente della Rete.
Poi ci saranno conseguenze per me, ma anche per chi fa queste leggi. Lo dico senza rabbia, con serenità.
Se pago le tasse, se rispetto la legge, non è perché mi obbligano o per paura.
Lo faccio perché mi sembra moralmente giusto. Mettiamola così… e se introducessero le leggi
razziali, voi che cosa fareste?”.

Grillo disobbedirà alla legge bavaglio?

“Bondi, Matteoli, Lunardi... la gente che fa le leggi non rappresenta più nessuno.
Lo Stato resiste perché ci sono questi medium che fanno da intermediari con l’aldilà.
Ma io non faccio parte del loro Stato.
Ma ci pensate? In America Obama sta facendo la riforma della finanza e noi abbiamo ancora Ligresti, Colaninno, Tronchetti Provera che siedono in dieci società contemporaneamente.
Sono comeWil Coyote, il personaggio dei fumetti che cammina nel vuoto e non si accorge che gli è finita la terra sotto i piedi”.

Beppe Grillo prima lancia un messaggio ai suoi amici della Rete: non ci faremo mettere il bavaglio.
Poi sfiora toni catastrofici: “Il virus italiano si sta diffondendo”.
Poi lancia una sfida continentale: “Metteremo in piedi una rete dei blog europei”.

Grillo è appena tornato da Londra, sta lanciando il nuovo dvd (“Un grillo mannaro a Londra”) che racconta gli incontri con politici, economisti, professori universitari d’Oltremanica. E sprizza entusiasmo da tutti i pori, come un adolescente che ha scoperto la città dalle mille luci. “Ma vi rendete conto: abbiamo fatto i nostri incontri nei parchi. Così si fa: la città è di tutti. Ci sedevamo lì e parlavamo. Più di cento persone… che spettacolo Londra… genti diverse, culture che si incontrano, poi colori, profumi. Altro che da noi”.

Grillo in Inghilterra, proviamo a importare un po’ di civiltà anglosassone?

“No, macché. Saremo noi a contagiarli. Siamo noi i più pericolosi. Basta guardare indietro: è Mussolini che ha inventato Hitler, mica il contrario. E le mafie che dominano la criminalità organizzata in giro per il mondo di chi sono… nostre. Siamo contagiosi, basta che uno stia una settimana in Italia e resta fregato. Guardate che cosa è successo al povero presidente Topolanek. A casa sua era una persona seria, poi è venuto in Italia e zac… l’hanno fotografato nudo in mezzo alle ragazzine”.

L’Europa berlusconizzata… è andato a Londra per mettere in guardia gli inglesi?

“Mi sono trasformato nel ‘Grillo M a n n a ro ’, ma in fondo sono buono, non divoro nessuno. Ululo alla luna nella City di Londra. Voglio fare paura ai politici e agli economisti inglesi con un racconto agghiacciante…una storia horror con personaggi come Berlusconi, Napolitano e Geronzi”. Il Cavaliere fa più paura del Mastino dei Baskerville? “No, non mi credono. Roba da matti, se gli racconto l’Italia di oggi non si spaventa nessuno perché sembra una storia troppo incredibile. Metafisica. Berlusconi, Napolitano e Geronzi… all’estero nessuno crede alla loro esistenza. Entità che mettono a repentaglio la cultura occidentale.
Ora può succedere anche a Parigi. Il virus si sta spargendo, Cameron lo troveranno con una pensionata di ottant’anni, la Merkel con un quindicenne palestrato, Sarkozy con trans”.

Qualcuno la rimprovera di disfattismo, di parlare sempre male dell’Italia…

“G u a rd i … sono arrivato a Oxford e ho scoperto che l’insegnante di letteratura inglese è una signora di Napoli. Una con delle palle esagonali. E poi architetti, scienziati, economisti. No, io non parlo male degli italiani, anzi, noi abbiamo una fantasia che gli altri si sognano. Noi abbiamo delle marce in più. Poi, però, i nostri ragazzi devono lasciare il Paese e non tornano più. Qui devi vivere con 2.000 euro al mese. Qui ti spegni come una fiamma senza ossigeno, mentre all’estero puoi fare quello che hai studiato e sognato…”.

Perché in Italia no? Colpa di Berlusconi?

“No, non è soltanto lo psiconano. Non diamo tutte le colpe a lui, troppo facile. È il Paese che è fallito. Abbiamo 100 miliardi di interessi per il debito pubblico, un terzo delle industrie chiuse.
Qui viviamo di opere e di cemento. L’economia sta su sulla sabbia impastata, come i castelli della spiaggia. Qui devi delinquere per sopravvivere, ma tanti italiani non se la sentono più”.

Va bene, ma se lei fosse al governo che cosa farebbe?

“Tante riforme: tanto per cominciare le leggi tre mesi prima di entrare in vigore devono andare su Internet, poi vogliamo referendum propositivi validi anche senza quorum. E ancora: via le province, addio doppi incarichi. In economia via le stock option e introduzione di un tetto massimo e minimo per i salari di manager e operai. Ma devo continuare…?
Perché qui non si finisce più, riforma della scuola, obbligo per tutti di studiare la Costituzione”.

Basta così. Ma cambiare adesso, con la crisi, non è poi così facile…

“E invece è proprio questa la grande occasione, il fallimento dell’economia che ci permette di riscrivere le regole”.

Intanto cominciate con la rete europea. Ma il blog di Beppe Grillo è davvero esportabile? Sta per nascere Joseph Cricket e Joseph Grillon?

“Sono stato in Francia, Olanda, Germania, Austria. Dappertutto ci hanno chiesto di raccontare
come sono nate le nostre liste Cinque Stelle. C’è un comico, Mark Thomas, che è un Grillo
inglese: chi entra ai suoi spettacoli vota sui problemi della città.
Mark ha un blog con il suo pubblico, prende posizione, ha scritto un manifesto politico”.

Ma quali problemi abbiamo in comune? Pensa che un tedesco si mobiliterebbe per noi?

“Non ci conosciamo, i tedeschi non sanno niente di noi. E i bulgari? Sappiamo appena che esistono. Manca un’identità. Eppure ci sono tante battaglie da fare insieme. Prendete la Slovacchia dove l’Enel vuole costruire due centrali nucleari. Ci stiamo lavorando.
Ancora: siamo in contatto con blogger indiani e serbi. Stiamo mettendo su un programma
da condividere con la rete del resto d’E u ro p a ”.

Così è nato “Il grillo mannaro a Londra”, un viaggio in Europa, chissà che idea si faranno
gli altri di noi…

“Non è uno spot su Londra, né una denigrazione dell’Italia. È un modo per raccontare che i sogni
si possono realizzare. E poi le soluzioni si condividono, diventano patrimonio di tutti, grazie alla
rete. Preparatevi, adesso dopo l’Italia puntiamo all’Europa. Insieme potremo affrontare tante
battaglie, come quella sulla legge bavaglio.

Da: "Il Fatto Quotidiano del 23 maggio 2010



L’inciampo del Cavaliere e un blog a Hong Kong - Pino Corrias






Forse sarà il definitivo inciampo del regimetto. Forse lo scandalo – nazionale e internazionale - per questa
legge eversiva che cancella la libertà di stampa in Italia insieme con la libertà di indagine, finirà per travolgere il Cavaliere e i suoi zelanti fabbricatori di rifugi legislativi scavati per difendere i suoi affari sontuosi e i suoi miserevoli dopocena.

La scena è notevole. Manipoli di senatori che
a notte alta difendono la vendetta legislativa del Capo. Fabbricano filo spinato, dispongono multe ai giornalisti e editori, inceppano intercettazioni, fissano scadenze alle indagini, proibiscono, aggirano, nascondono. Vogliono che nulla possa essere raccontato sui giornali fino alla prima udienza del processo. Vogliono farci dimenticare cognomi e storie. Da Mills a Scajola, passando per un centinaio di altri labirinti illuminati fino a ieri, la Cricca e le scalate bancarie, le escort e i dalemiani pugliesi, le cliniche milanesi, l’Aquila, la Maddalena, le saghe siciliane, calabresi, campane, le telefonate della Mastella e quelle di Luciano Moggi.

E mentre questi insonni senatori lavorano di notte, fuori si addensa la tempesta perfetta. A chi piace questa legge? A nessuno tranne al Sultano che la pretende, al drappello dei ghedini che gliela stanno tagliando su misura e naturalmente agli invisibili banditi, faccendieri, corruttori, che non vedono l’ora di raddoppiare indisturbati i loro traffici di uomini, appalti, denari.
Non la vogliono i magistrati, né le
forze di polizia. Protestano gli editori, i giornalisti, per fortuna anche quelli di Mediast, praticamente tutti, tranne l’astuto Minzolini. Protesta l’opposizione. L’Europa inorridisce. Gli americani ci fanno sapere quanto le deplorano per vie ufficiali e clamorose. Semplicemente perché sono norme che violano il buon senso, tutte le leggi e naturalmente la Costituzione. Sono norme criminogene. Fatte per proteggere i criminali dalla giustizia. Per accecare l’opinione pubblica. Per cancellare la cronaca, il diritto, trasformare questo Paese in un luogo senza storia, senza politica, senza futuro.

Se tutte le sirene d’allarme continueranno a suonare, forse questa legge non vedrà mai la luce. E pure il Cavaliere, rimasto al buio, sebbene indossando l’accappatoio bianco, finirà per inciampare e cadere. In alternativa prepariamoci alla disobbedienze, pubblicare subito, pubblicare tutto. A fabbricare qualche migliaio di blog a Hong Kong. O almeno uno.


(Vignetta di Fifo)

http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2490298.html



INTERCETTAZIONI: il giuramento di Art.21

Giuro che se e quando la legge bavaglio sarà approvata mi impegnerò a fare prevalere sempre e comunque il dovere di informare e il diritto di essere informati.

Giuro che attraverso tv, radio, giornali, siti e blog e con qualsiasi altro mezzo possibile darò qualsiasi notizia che rivesta i requisiti del pubblico interesse e della rilevanza sociale come prevedono le sentenze europee, i valori costituzionali e la legge istitutiva dell'ordine dei giornalisti.

Giuro che utilizzerò tutti gli strumenti possibili per disattivare questa norma ingiusta ed incivile si propone non solo di colpire giornalisti ed editori ma di oscurare l'opinione pubblica e di rendere impuniti corrotti e corruttori.

Giuro che sarò ora e sempre contro ogni bavaglio alla libertà di informazione e all'articolo21 della Costituzione

E' il nostro "giuramento di Ippocrate", il nostro impegno contro la censura e l'autocensura nell'informazione. Lo abbiamo diffuso nella giornata di oggi davanti a Montecitorio in occasione della manifestazione contro il ddl intercettazioni e vi invitiamo a firmarlo e a diffonderlo!

"Il ministro (bip) ha comprato casa con assegni intestati a (bip). Ci scusiamo ma non possiamo dire altro..." - di Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti / Intercettazioni, l'Europa ci tirerà dal tritacarne- di Federico Orlando /

Firma qui e giura anche tu contro ogni bavaglio

http://www.articolo21.org/1177/notizia/intercettazioni-il-giuramento-di-art21-.html


Come ilgoverno vuole combattere la mafia.


Lumia: Governo dia a procure uomini e mezzi per le indagini

1 maggio 2010

Palermo. “Si chiede di sapere se il Governo non reputi necessario adottare dei provvedimenti di urgenza per sopperire immediatamente alle carenze di organico e risorse della Procura di Caltanissetta e delle altre Procure antimafia coinvolte nell'attività giudiziaria sulle trattative e sulle stragi '92-'93, come quelle di Palermo e Firenze”.

È la richiesta che il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, fa al governo attraverso un’interrogazione presentata al Senato.

Sulle stragi, spiega Lumia nell’interrogazione, “dopo anni di depistaggi e deviazioni le indagini sembrano avere imboccato la strada giusta per fare luce sul livello politico.

Tuttavia gli ostacoli e le difficoltà non mancano mai.

La Procura di Caltanissetta, infatti, titolare dell'inchiesta, presenta un deficit di uomini e mezzi che sicuramente non favorisce le attività di indagine”.

“Giungere alla verità – continua l’esponente del Pd – è fondamentale per sanare una ferita profonda della storia del nostro Paese e ridare credibilità allo Stato e alle istituzioni democratiche”.

“I tagli operati dal Governo alla giustizia – conclude Lumia – non vanno certo in questa direzione, visto che hanno impoverito anche le Procure antimafia, che da mesi lamentano la scarsità di uomini e mezzi.

Una decisione, questa, che stride con l'impegno antimafia sbandierato dal Governo ad ogni operazione antimafia realizzata dai magistrati e dalle Forze dell'ordine”.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/28397/48/


Il Csm non concede la proroga. E il Gip Tona lascia Caltanissetta.

di Redazione - 20 maggio 2010


Il Gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona lascerà definitivamente il suo incarico.

Lo ha deciso oggi il Csm, che ha risposto con un secco “no” alla richiesta del giudice di rimanere applicato al suo ufficio dove era chiamato a decidere, proprio in questi giorni, su importanti atti relativi all'inchiesta appena riaperta sul fallito attentato all'Addaura. Per la quale in questi anni aveva ormai acquisito una notevole competenza.


Il gip, particolarmente apprezzato per il suo rigore e la sua precisione, doti riconosciute in diversi procedimenti sia dalle accuse che dalle difese, ha terminato il periodo di 10 anni in cui, secondo la legge Mastella, un magistrato può ricoprire lo stesso incarico.

Motivo per cui aveva chiesto l'applicazione ad alcune indagini di notevole complessità, da lui seguite da lungo tempo.


Dopo il no Tona passerà alla magistatura civile e per chi erediterà il suo incarico occoreranno mesi per studiare le carte, cosa che potrebbe determinare una nuova stagnazione di importanti inchieste appena riaperte.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/28356/78/


Lezioni americane - Giampiero Gramaglia


22 maggio 2010

Il sottosegretario al Dipartimento di Giustizia Usa difende le intercettazioni. Goffa replica di Alfano: non cambierà nulla.

“Non vorremmo mai che accadesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di continuare a fare l’ottimo lavoro finora svolto: le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini”, specie nella lotta alla mafia. Forse, Lenny A. Brauer, sottosegretario alla Giustizia dell’amministrazione Obama, con delega alla Criminalità organizzata internazionale, non si rende neppure conto d’intervenire a gamba tesa, con queste dichiarazioni, nelle polemiche italiane e ormai internazionali sulla ‘legge bavaglio’. E, infatti, Brauer, in Italia per colloqui sulla lotta al crimine, insiste: “La legislazione italiana finora è stata molto efficace”.

Il sottosegretario Usa sottolinea “l’eccellente cooperazione” tra autorità e inquirenti dei due Paesi nella lotta al crimine: “L’Italia ha fatto grandi progressi nel condurre le indagini e nel perseguire i gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini”, anche se, insieme, “possiamo e dobbiamo fare di più”. Brauer non solleva il problema della libertà di stampa. E, quando s’accorge di essersi spinto lontano, precisa: “Non spetta a me entrare nel merito di decisioni che riguardano l’Italia. E non conosco i provvedimenti in discussione”. Una parziale marcia indietro che dà lo spunto al ministro
Alfano per una goffa replica: “Non è stata prevista alcuna restrizione per i reati di mafia e terrorismo. L’esponente Usa non ha inteso in alcun modo entrare in valutazioni di merito sulla legislazione italiana in materia di intercettazioni”. Ma polemiche e critiche su questo aspetto del provvedimento sulle intercettazioni hanno ormai una dimensione mondiale. La stampa se ne occupa con toni duri.

In Francia,
Nouvel Obs scrive che “media e magistrati italiani sono contrari alle limitazioni sulle intercettazioni”; in Spagna, El Paìs e Abc fanno muro contro il disegno di legge; in Gran Bretagna, il Financial Times dà rilievo alla sfida di Sky Italia, la tv italiana dell’editore australiano Rupert Murdoch, contro “la legge Berlusconi”. Il passo di Sky presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha sede a Strasburgo, deve ancora concretizzarsi: ci vorrà tempo perché esso possa essere avviato, bisognerà prima attendere l’esaurimento delle possibilità di ricorso nazionali. Da Bruxelles, la Commissione europea ricorda che non ha l’abitudine di commentare “disegni di legge in corso di elaborazione” e dice che “non farà un’eccezione in questo caso”. Il portavoce Olivier Bailly afferma: “Non abbiamo ricevuto nessuna protesta e non facciamo nessun commento”. Del resto, sulle violazioni dei diritti dell’uomo, la competenza è della Corte di Strasburgo e non degli organi dell’Ue.

A rispondere alle sollecitazioni dei giornalisti è la
Freedom House, l’associazione no profit Usa che ogni anno pubblica una classifica mondiale della libertà di stampa:nell’ultima, l’Italia figura al 72esimo posto, in barba alle dichiarazioni di Mr B. che qui da noi c’è troppa libertà di stampa. Una posizione destinata a peggiorare, se la ‘norma bavaglio’ dovesse passare. Karin Karkekar, di Freedom House, dà un’intervista alla Bloomberg: il disegno di legge italiano “penalizza la stampa ed è contrario agli standard internazionali, perché “potrebbe punire i giornalisti per avere riportato un’informazione pubblicamente disponibile o notizie che sono di pubblico interesse”.

Per la Karlekar, “le misure con sanzioni così dure per i giornalisti sono fuori linea con le norme predominanti, che tendono a depenalizzare le pratiche illegali della stampa”. Le dichiarazioni di Brauer rischiano di tradursi in uno screzio tra Italia e Stati Uniti, anche perché il ministro degli Esteri,
Franco Frattini, si schiera, invece, in prima linea nella difesa del disegno ‘anti-intercettazioni’: “Tanti italiani – afferma – hanno sofferto la barbarie di vedere notizie private apparire sulla prima pagina dei giornali senza nessun filtro, una barbarie che deve finire”. Dopo di che, Frattini (esattamente come Alfano) tira fuori una frase che dovrebbe rassicurare gli Stati Uniti: “Tutto quello che servirà per combattere le mafie, intercettazioni incluse, non sarà né toccato né ridotto”. La questione non è emersa, ieri, nell’incontro che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha avuto al Quirinale, con il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, presente il ministro delle Politiche comunitarie Stefano Ronchi.

Ma potrebbe, invece, avere un’eco nella missione che Napolitano sta per intraprendere a Washington, dove, martedì, accompagnato proprio dal ministro Frattini, sarà ricevuto alla Casa Bianca dal presidente statunitense.
Barack Obamapare avere una considerazione particolare per quel vecchio comunista italiano che, l’estate scorsa, a Roma per il Vertice del G8, salutò come “un leader mondiale”, ringraziandolo “per la sua leadership”. Primo dirigente del Pci a sbarcare negli Usa 32 anni or sono, Napolitano continua a interessare gli americani e a goderne la fiducia. La visita a Washington era prevista dopo l’estate, ma è stata anticipata su richiesta di Obama, e in tempi stretti: il presidente Usa vuole capire che cosa accade nell’Europa dei leader pavidi nella difesa della propria moneta. E, magari, vuole anche capire che cosa succede in Italia, tra scandali, corruzioni e ‘leggi bavaglio’.



LEGGI

Carelli: 'Dare notizie è un diritto' di Silvia Truzzi

Guarnotta: 'Napolitano rimandi il testo alle Camere' di Sandra Amurri

Da
il Fatto Quotidiano del 22 maggio

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2490276&title=2490276