Il Presidente del Consiglio, poco più di un anno fa, godeva della fiducia del 66 per cento degli italiani secondo l’agenzia Ipr Marketing che si occupa dei sondaggi di Repubblica; questo dato è ora sceso al 41 per cento, secondo le stesse fonti, il minimo da quando Silvio Berlusconi è tornato al governo.
Nessun politico italiano del dopoguerra era mai stato in condizioni ideali per poter fare, del paese, quel che voleva o quasi; popolarissimo tra gli elettori e con una maggioranza netta in parlamento, Silvio Berlusconi avrebbe potuto davvero cambiare il corso delle cose nel nostro paese che, per tornare a crescere, dopo un ventennio di sostanziale stasi economica, avrebbe bisogno di tante, vere, riforme.
In quest’ultimo anno invece il nostro governo di tutto si è occupato tranne che d’economia; solo ora, sotto la pressione di una crisi finanziaria imminente, si è varata una manovra che non ha nessun respiro strategico, ma solo serve a tirare avanti, in qualche modo, un altro po’.
La sfiducia crescente degli italiani nei confronti del Presidente del Consiglio si spiega molto più così che con gli scandali in cui Silvio Berlusconi – ricordate Noemi Letizia, la ragazzina diciassettenne in intima amicizia con il nostro? - ministri del suo governo ed esponenti del suo partito sono stati coinvolti nell’ultimo anno; c’è la netta sensazione, da parte di molti elettori, che siano i problemi personali e giudiziari del Presidente del Consiglio a determinare l’agenda del governo assai più delle necessità dell’economia.
Nessun editoriale minzoliniano o prima pagina di Libero può nascondere quel che è sotto gli occhi di tutti: dal lodo Alfano al DdL sulle intercettazioni, la maggioranza ha proposto una serie di leggi che non hanno nulla a che vedere con quel che interessa ai cittadini.
Mentre in tutti i paesi industrializzati è l’economia il centro dell’attenzione della classe politica, nel nostro paese ci si è occupati di garantire l’impunità a Silvio Berlusconi ed ai suoi manutengoli.
L’unica riforma avviata, quella della pubblica istruzione, poi, esattamente l’opposto di quello di cui avremmo bisogno. Meno scuola, pubblica s’intende, per tutti: questa è la ricetta proposta dal ministro Gelmini – o chi per lei – per il futuro dell’Italia, paese che ha già uno dei tassi di scolarizzazione più bassi dell’OCSE.
Per disinformati che siano gli elettori queste cose che le capiscono e i dati sulla fiducia del Presidente del Consiglio ne sono prova fedele.
La manovra economica a cui abbiamo accennato, con i sacrifici che comporterà, in ogni caso, per tanti italiani, ha poco invece poco a che vedere con il disamore che serpeggia nei confronti di Silvio Berlusconi; ilministro Tremonti che della manovra è il responsabile o meglio, per esprimere la sensazione che hanno cercato di comunicare i media controllati dal presidente del consiglio, il colpevole, gode lo stesso ancora della fiducia del 55 per cento degli Italiani: gli elettori si fidano di più di chi gli mette le mani in tasca che di chi, semplicemente, si disinteressa di loro.
Sfiducia nei confronti del governo e dei partiti che lo compongono - si fida del PdL il 38% degli elettori e della Lega solo il 32% - non vuole dire fiducia nei confronti dell’opposizione: solo il 34% degli elettori si fida del PD – dato in netto calo rispetto al 40% di marzo – e diminuisce anche la fiducia neo confronti dell’IDV.
L’opposizione, che dovrebbe avere gioco facile nel rubare consensi ad un governo tra i peggiori della storia repubblicana, appare assolutamente incapace di svolgere il proprio ruolo; non è ancora riuscita né a darsi un unico rappresentante, contraltare del presidente del consiglio, né tanto meno a costituire un governo ombra e, cosa ancora più grave, non sembra neppure sentire la minima necessità di farlo.
In un paese civile, dove si abbia rispetto dell’intelligenza degli elettori, alla manovra del governo l’opposizione risponderebbe proponendone un’altra.
Facile capire che la manovra Tremonti vada in senso assolutamente contrario a quello che la nostra economia reale avrebbe bisogno; con un mercato interno già depresso tutto si può fare tranne levare soldi, in un modo o nell’altro, ai consumi delle famiglie.
Facilissimo, si fa per dire, il compito dell’opposizione, specie se di sinistra; proporre al suo posto unamanovra basta sulla tassazione dei patrimoni e delle rendite che prelevi denari dai medi – sì, anche medi, inutile farsi illusioni – e grandi capitali e li usi per tamponare la congiuntura finanziaria e, soprattutto, per gli investimenti necessari ad alimentare una ripresa economica.
Alle proteste, giustissime, l’opposizione ha abbinato la solita generica predica sulla lotta all’evasione fiscale che, ormai, nelle orecchie degli italiani suona come un: “pagherà, chissà quando, qualcun altro” e ha vagheggiato sì di tassare le rendite, ma senza fornire uno straccio di cifra o di indicazione del come.
Sarebbe stato compito del ministro ombra delle finanze, ovviamente, ma non c’è.
Resta che la sfiducia degli italiani nei confronti e del ceto politico è totale e travalica i confini dei partiti e di quel che resta delle ideologie e che questo è il vero grande problema della nostra democrazia.
Abbiamo le energie e le risorse per ripartire, ma ci vorrebbe qualcuno con il coraggio morale necessario per dire al paese quanto grave sia la situazione e l’autorevolezza per fare accettare, a tutti, i sacrifici che sarebbero, e da subito, necessari.
Il governo è quello che è; l’opposizione è esattamente al suo livello.
Qualche santo provvederà, speriamo: gli italiani si sentono, in questo momento, traditi.
Adesso prevale la sfiducia; ci vuole poco a capire che tra non molto arriverà l’ira:
Gli italiani sopportano, ma quando si arrabbiano lo fanno davvero.
http://www.agoravox.it/Sondaggi-in-calo-per-Berlusconi-la.html