sabato 15 gennaio 2011

E adesso che succede a B.? - di Paolo Biondani.

Dopo la "bocciatura parziale" della Corte, ripartono i tre processi al premier. Ma le possibilità che si riesca ad arrivare a una sentenza definitiva sono bassissime. Al massimo rischia una condanna in primo grado

(13 gennaio 2011)
Via libera ai processi. Fino alla prescrizione. Tecnicamente si tratta in parte di una bocciatura (incostituzionalità parziale) e in parte di una riscrittura (sentenza interpretativa) della legge Alfano, ma in pratica il verdetto di oggi è chiarissimo: Silvio Berlusconi ha perso anche il nuovo scudo anti-processi.

Dopo la decisione della Corte Costituzionale, infatti, Silvio Berlusconi resta imputato a Milano in tre giudizi: corruzione del testimone David Mills, appropriazione indebita e frode fiscale nell'acquisto dei diritti tv di Mediaset, altre frodi fiscali con la società Mediatrade. Il premier potrà continuare a chiedere di rinviare la singola udienza, sia per i motivi validi per i normali cittadini (ad esempio una malattia seria), sia per comprovate ragioni istituzionali, come un consiglio dei ministri o un vertice internazionale: la novità è che, dopo il verdetto di oggi, i giudici del tribunale riacquistano la possibilità di controllare e valutare, come succede in tutti gli altri processi, se la giustificazione presentata dall'imputato rappresenti davvero un «assoluto impedimento» a comparire in tribunale.

In particolare il capo del governo non può più "auto-certificare" il proprio impedimento e far così saltare automaticamente il processo addirittura per sei mesi (come prevedevano i commi di legge ora dichiarati incostituzionali) ,ma deve convincere i giudici che è davvero necessario rinviare l'udienza. Tenendo conto dell'andamento passato dei processi a Berlusconi, è prevedibile che in ciascuna delle prossime udienze si apriranno nuovi scontri tra accusa e difesa, con ampio spiegamento di eccezioni, cavilli, ordinanze e ricorsi.

Dei tre processi in corso a Milano, il più preoccupante per Berlusconi è il dibattimento di primo grado che lo vede accusato di aver corrotto, con una tangente di almeno 600 mila dollari, il testimone David Mills, l'avvocato inglese che creò le società offshore dove finivano i fondi neri della Fininvest (oltre un miliardo di euro, come documentano le sentenze definitive). Condannato in primo e secondo grado, Mills è stato salvato in Cassazione dalla legge berlusconiana (la ex Cirielli del 2005) che ha dimezzato i tempi della prescrizione, cioè il termine massimo di punibilità del reato: la stessa Suprema Corte, nelle motivazioni, ha però riconfermato la colpevolezza di Mills.

Il processo a Berlusconi, per la stessa presunta corruzione, era stato sospeso dal lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Di conseguenza, si era fermata anche la prescrizione, che comunque è solo rinviata: tra circa un anno scatterà anche per il premier. Per arrivare a una condanna definitiva, quindi, bisognerebbe che nei prossimi dodici mesi si concludessero tutti e tre i gradi di giudizio: è molto difficile che questo accada. Il vero interrogativo è se i giudici riusciranno, prima della prescrizione, ad emettere almeno la sentenza di primo grado.

La prescrizione incombe anche sugli altri due processi: per le presunte frodi fiscali di Mediaset, non si ancora chiuso il dibattimento di primo grado, che era partito nel 2006; mentre l'affare Mediatrade è ancora fermo all'udienza preliminare.

A favore della prescrizione gioca anche la regola che impone di far ripartire da zero l'intero processo in caso di cambiamento (o trasferimento) anche di un solo giudice. Per la corruzione di Mills, il problema riguarda solo uno dei tre giudici, che è stato trasferito in appello, ma potrebbe essere autorizzato a concludere quel processo. Nel caso dei diritti tv Mediaset, invece, è a rischio l'intero collegio. E anche in questo caso, entro la fine del prossimo anno sarebbe comunque tutto prescritto.

Il rischio di una condanna definitiva di Berlusconi resta dunque molto basso. Ma le tre leggi salva-premier, benché dichiarate tutte incostituzionali (prima il lodo Schifani, poi la legge Alfano e ora il legittimo impedimento) hanno comunque raggiunto il risultato politico di evitare a Berlusconi, almeno per ora, una condanna anche solo di primo grado.

La legge bocciata oggi dalla Corte costituzionale (numero 51 del 2010) era peraltro una cosiddetta «legge ponte», destinata a restare in vigore solo per 18 mesi: a conti fatti, avrebbe comunque perso efficacia nell'ottobre prossimo. Entro quella data, il Parlamento dovrebbe varare un nuovo scudo processuale, ma questa volta con una legge costituzionale, che richiede una maggioranza molto solida, procedure più rigorose e tempi più lunghi.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-adesso-che-succede-a-b/2142240/8

Ruby "pedinata" dal cellulare.



Ma la svolta definitiva sarebbe arrivata dalle testimonianze di altre ragazze

PAOLO COLONNELLO


«Attività tecnicamente complesse». Dietro questa frasetta, che campeggia in fondo allo scarno comunicato diramato ieri mattina dalla Procura «al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza», si cela il vero asso nella manica della Procura per chiudere la partita nelle indagini su Berlusconi. O almeno così ritengono gli investigatori. Si tratta della ricerca pignola e a ritroso, dei viaggi compiuti da Karima El Mahourug, in arte Ruby Rubacuori, nella villa di Arcore, tracciati dall’aggancio delle celle telefoniche.

Una ricostruzione minuziosa degli spostamenti della ragazza che dimostrerebbe la permanenza, giorno e notte, nella villa e nelle camere private del premier. In almeno 6 occasioni. Ma nelle carte inviate ai difensori del premier e da ieri sera anche alla presidenza della Camera per chiedere l’autorizzazione a procedere con la perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli - «il ragioniere di Arcore», ovvero l’uomo che secondo i racconti di Ruby e di altre ragazze s’incaricava di pagare le loro prestazioni ai festini del Cavaliere -, ci sarebbero testimonianze di «decine d’incontri».

In Procura smentiscono che a costituire «l’evidenza della prova», sia l’esistenza d’immagini imbarazzanti, filmate e fotografate con i cellulari (ma non quello di Ruby, che non è mai stato nemmeno sequestrato) durante le feste di Arcore. Quelle esistono (e ieri sembra ne siano state trovate altre sul pc di Ruby relative a feste in Sardegna a villa Certosa), ma non costituiscono l’aspetto principale dell’accusa.

A corroborare i fatti contestati, ci sono infatti soprattutto le testimonianze delle altre "giovani donne" che venivano invitate ai party del Cavaliere, oltre i tracciati telefonici che ampliano i racconti «omissivi» della stessa Ruby e dimostrano che oltre il primo incontro del 14 febbraio scorso con Emilio Fede come accompagnatore, ce ne furono ben altri e ben più intensi. Il più lungo è quello avvenuto durante il ponte della Liberazione: tre giorni, dal 24 al 26 aprile, durante i quali Berlusconi svolse in parte la sua attività istituzionale, con una cena "informale" ad Arcore alla quale invitò Putin, proprio mentre Ruby si trovava in villa.

Nei 4 verbali di Ruby, interrogata in Procura dopo la segnalazione del tribunale dei minori circa le strane modalità del suo rilascio dalla Questura il 2, il 6 e il 22 luglio, nonchè il 3 agosto scorsi, la ragazza spiegò abbastanza bene il contesto delle allegre serate di Arcore, raccontando di bagni di gruppo in piscina e di ragazze nude, riservando per sè il ruolo di ancella piccante ma non "partecipativa". Ma in realtà, la ricostruzione dei pagamenti effettuati alla stessa Ruby, raccontano ben altro e non certo l’elargizione di aiuti economici «a una ragazza in difficoltà».

I cui segreti sarebbero rimasti forse celati in un certo giro di prostituzione milanese, gestita secondo le accuse da Lele Mora con le selezioni di Emilio Fede, se proprio Berlusconi, facendo valere il suo peso di Presidente del Consiglio, non avesse telefonato da Parigi in Questura quella sera di maggio per ottenere il rilascio di Ruby-Karima, fermata per furto, senza che la ragazza venisse identificata compiutamente e soprattutto fosse affidata a una comunità di minori.

Avvisato da una prostituta brasiliana, Berlusconi fece in modo che Ruby venisse presa in consegna da Nicole Minetti, che nelle carte è indicata come la donna che avrebbe gestito diverse escort per il Presidente, la quale a sua volta la riconsegnò alla brasiliana. Il punto però è capire se Berlusconi sapesse o no se Ruby, il cui aspetto poteva trarre sicuramente in inganno, fosse minorenne.
E qui interviene una prova logica: perchè telefonando in Questura, spacciando Ruby per «la nipote di Mubarak» e invitando i funzionari ad "affidarla" «a una consigliera della Presidenza», il premier dimostrò di sapere che la ragazza non era ancora maggiorenne.


http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/384434/



Ruby, B. indagato per prostituzione minorile Nel pc della ragazza trovati video e foto.

A Silvio Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby, è stato notificato oggi un invito a comparire dalla procura di Milano. In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre escort

Dopo quattro mesi d’indagini, decine di interrogatori e un intenso lavoro sui tabulati telefonici, la procura di Milano è convinta di poter dimostrare che Ruby ha avuto più volte rapporti sessuali con il presidente del Consiglio. Incontri a pagamento avvenuti quando la ragazza era ancora minorenne. Berlusconi ha sempre negato di aver conosciuto l’esatta età di Ruby, ma almeno un particolare lo smentisce. Il 27 maggio, quando telefonò in Questura per chiedere la liberazione della giovane marocchina ordinò che fosse affidata a Nicole Minetti, ex valletta di Mediaset “promossa” consigliera regionale in Lombardia. Secondo gli investigatori era proprio lei a coordinare il vorticoso giro di ragazze a pagamento e prostitute che frequentavano Arcore. Per questo adesso la Minetti è sotto inchiesta per sfruttamento e induzione della prostituzione di minorenni e maggiorenni. Assieme a lei è stato notificato un avviso di garanzia per gli stessi reati anche a Lele Mora ed Emilio Fede.

Tra il materiale acquisito dagli inquirenti figurano anche foto digitali e video di alcune feste in Sardegna trovate nel computer di Ruby sequestrato il 28 ottobre scorso nella comunità-alloggio di sant’Ilario (Genova) dove viveva l’allora minorenne Kharima el Marhoug, alias Ruby Rubacuori.
A Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione, è stato notificato un invito a comparire, mentre, per tutta la mattina, sono state eseguite a Milano perquisizioni in uffici, in Regione e in abitazioni di escort. Gli agenti si sono anche presentati nella comunità in provincia di Genova dove risiede Ruby per effettuare un’altra perquisizione. Secondo i pm Ilda Bocassini, Antonio Sangermano e Piero Forno il primo incontro fra B e la ragazza marocchina risalirebbe al 14 febbraio, quando il premier avrebbe regalato a Ruby un vestito. La convinzione emerge dalle indagini che si sono basate principalmente sullo studio dei tabulati telefonici.

In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre ragazze coinvolte nel giro di prostituzione. La polizia si è anche presentata negli uffici di Giuseppe Spinelli, amministratore dell’immobiliare Idra e della holding Dolcedrago, indagato con il premier nei processi relativi a Medusa film e villa Macherio. Ma agli agenti di polizia è stato opposto il divieto di entrare perché l’ufficio sarebbe di pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Berlusconi.

Spinelli è tradizionalmente l’uomo che maneggia i milioni di euro in contante utilizzati da Berlusconi per la gestione delle sue ville. Le residenze di Emilio Fede e Lele Mora non sono state perquisite. Mentre si è da poco conclusa la perquisizione nell’abitazione privata della Minetti.

Una nota del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati precisa che i reati sarebbero stati commessi ad Arcore dal febbraio al maggio 2010. La parte offesa è Karima el Mahroug, meglio nota come Ruby Rubacuori. Secondo le indagini sarebbe stata proprio la Minetti a indurre la giovane marocchina alla prostituzione nel periodo compreso fra febbraio e maggio 2010. Lo stesso per cui il premier è indagato per avere avuto rapporti con la minorenne.

Quel giorno Ruby venne condotta negli uffici della questura in seguito alla segnalazione di un furto, di cui una sua amica l’aveva accusata. Il pm minorile Fiorillo aveva disposto che la giovane venisse collocata in una comunità.

Secondo i pm la telefonata che il premier fece la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 alla questura di Milano per far rilasciare la 17enne in affidamento al consigliere regionale Nicole Minetti, è stata fatta per scongiurare che emergessero i retroscena delle feste nella sua residenza ad Arcore. Secondo l’accusa il presidente del Consiglio avrebbe abusato del proprio ruolo di primo ministro per occultare la presenza di una prostituta minorenne, di cui è stato cliente, durante diversi week-end a villa San Martino. Il consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, è indagata per favoreggiamento della prostituzione adulta e minorile.

Contattato telefonicamente dall’Ansa, Emilio Fede sostiene di essere all’oscuro dell’indagine. “Lo apprendo dai giornali, non so nulla. Non ho ricevuto nessun atto formale da parte dei magistrati, nè ho subito alcuna perquisizione”.