mercoledì 26 gennaio 2011

Ad Arcore festini per educande.


Parola di Carlo Rossella. Ma le intercettazioni e i verbali sul 19 settembre lo smentiscono. Alla serata partecipano 24 ragazze, 6 passarono la notte nella villa. Tm: "Un vero puttanaio"


Ma cos’erano quelle cene ad Arcore, un “puttanaio” o la riedizione in versione berlusconiana del ballo delle debuttanti. Carlo Rossella, cronista di bon-ton e potentissimo presidente di Medusa-Film, nella deposizione rilasciata agli avvocati del premier il 28 ottobre 2010, ricorda quelle serate come la quintessenza della purezza, il festival della noia totale, roba da appisolarsi a tavola. Gli chiedono di ricostruire le date delle cene ad Arcore tra il 2009 e il 2010. “La sera di Natale 2009, e poi una seconda cena in occasione di una partita del Milan nel 2010, e un’altra a fine settembre, l’ultima qualche settimana fa sempre ad Arcore”.

Ha la memoria labile, Rossella, e le date non sono il suo forte. La terza cena è quella del 19 settembre, e anche in quella occasione, giura, non c’erano atteggiamenti delle donne che facessero pensare al sesso e al bunga-bunga. “Le signore erano simpaticamente rispettose e ossequiose nei confronti del Presidente. Non ricordo nessuna che gli desse del tu”. Spogliarelli nella sala discoteca? “Mai”. Sesso? “Mai”. Alcolici? “Pochissimi, coca-cola light, acqua minerale, qualche amaro. L’unico che ha bevuto una vodka sono io”. E Berlusconi, che faceva? “Era molto simpatico e corretto, raccontava le sue esperienze a Parigi, ogni tanto cantava canzoni diAznavour, Trenet, Henry Salvador…”. Ruby? “Il nome non mi dice nulla”.

Allora vale la pena ricostruirla quella serata rileggendo le carte dell’inchiesta della procura di Milano. Le “signore simpaticamente rispettose e ossequiose del Presidente” erano 24. Forse scelte secondo la tipologia tracciata dall’organizzatrice Nicole Minetti (“la zoccola, la sudamericana che viene dalle favelas…”). C’è Lisa, cubana di 25 anni, Iris, brasiliana di 19, Aris, dominicana di 21, insieme ad altre due sue connazionali, e poi un po’ di ragazze dell’Est, le immancabili gemelle De Vivo (quelle di “Silvio ci manchi”), l’onnipresente Minetti. Almeno sei di loro vengono prescelte per passare la nottata ad Arcore. Alcune sono ricompensate. Francesca Cipriani dice a Giovanna Rigato di aver avuto un braccialetto e 2 mila euro. Aris informa Iris Berardi che la mattina dopo ha avuto ancora “una da cinque divisa in due”. Conferma Imma, una delle gemelle napoletane in un sms alla sorella: “Aris ha avuto 6,5”.

La Berardi vuole scrivere una accorata lettera al Cavaliere: “Mantengo tre famiglie con un lavoro precario da 600 euro al mese, mi vergogno a dover chiedere sempre, ma non vorrei mai tornare ad andare a letto con persone che non mi piacciono”. Tra il libro “Cuore” e il mercimonio. Due ragazze che la sera del 19 settembre hanno partecipato alla cena con Rossella, Mora e Fede, parlano dei compensi. Giovanna: “A me non è stato dato niente”. Francesca: “Forse lui si è dimenticato, o forse perché te ne sei andata via prima”. Diana Gonzales al telefono conMarysthelle, è furibonda: “Si sono fermate un sacco di donne (per la notte, ndr) e lo stronzo non mi ha portato nella sua camera”. Fermiamoci un attimo e ridiamo la parola a Rossella: “Non ricordo nessuna (tra le partecipanti alla cena, ndr) che desse del Tu al Presidente”. Se tutte erano “simpaticamente rispettose e ossequiose” nei confronti di Berlusconi, come potevano pensare di spogliarsi davanti a lui? Sms di TM (una delle ragazze ospiti ad Arcore) a una sua amica che le chiedeva giudizi sulla serata del 19 settembre: “Posso solo dirti allucinante”. “Un puttanaio – ripete la ragazza in una telefonata del giorno dopo – certe cose avvengono in maniera disinvolta davanti a tutti. Queste persone lo chiamano amore, tesorino, proprio dei livelli di bassezza totale, una desolazione.

A un certo punto qualcuna ha cominciato a far vedere il culo e da lì la serata è decollata in un susseguirsi di cose volgari. Tutto davanti a tutti, questo butta sù a tavola, mentre si mangiava. Poi ci si è alzati e la cosa è peggiorata in una sala discoteca, lì il degenero più totale”. Ma per rinfrescare la memoria di Carlo Rossella è utile leggere il verbale della stessa TM del 16 novembre 2010. “Vi era un atteggiamento di confidenza tra il presidente e le ragazze, come pure con Fede e Rossella. I canti furono accompagnati da balletti tipo trenino. Dopo la cena sentii dire ad alcune ragazze scendiamo al bunga-bunga, indossavano abiti succinti, ricordo balletti ammiccanti, questa situazione è durata un’ora e mezza. Verso l’1,30 Fede e Rossella sono andati via”. Salutando con un baciamano le donne “simpaticamente rispettose”.



Minetti intercettata: “Gli ho parato il culo, ma Silvio si sta comportando da pezzo di merda”.


I magistrati di Milano inviano alla Camera un altro faldone di 227 pagine su prostitute e festini ad Arcore. Il premier: "Sono sempre uscito bene dalle situazioni complicate". Nuove intercettazioni: "Le gemelle De Vivo ballavano in mutande e toccavano il presidente nelle parti intime"

“Adesso fa finta di non ricevere chiamate, ma quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi”. Così Nicole Minetti in un sms inviato a Barbara Faggioli l’11 gennaio 2011. Il messaggio è stato intercettato ed è contenuto nelle nuove carte inviate oggi dai pm della procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Un fascicolo di 227 pagine dai contenuti molto forti. “E’ un pezzo di merda”. Così, secondo quanto riferisce chi ha letto i nuovi documenti, si è espressa Nicole Minetti proprio in un’intercettazione in cui si dice molto arrabbiata con il Premier. “Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati” aggiunge la consigliera regionale lombarda ed ex igienista dentale del premier, ora indagata per favoreggiamento. In particolare, questo colloquio della Minetti avviene con Clotilde Strada, la sua assitente in Regione: “Non me ne fotte un c… se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido”. Altre intercettazioni segnalano lo sconforto di altre ragazze finite nell’affare Ruby: “Mi ha rovinato la vita. E’ un vecchio..” si legge nelle carte. Tra le altre ci sono anche le lamentele di Barbara Faggioli che dice: “ So che mi stanno ascoltando ma queste cose le dico lo stesso..”.

Secondo altre intercettazioni, il premier avrebbe convocato tutte le ragazze che hanno subito le perquisizioni da parte degli inquirenti all’Olgettina, per fare il punto della situazione con i legali del presidente del Consiglio. La prima telefonata sarebbe partita da un numero riservato riconducibile a Berlusconi, le altre sarebbero dei passa parola tra le stesse ragazze.

Le 227 pagine di documenti sul caso Ruby sono state inviate alla giunta della Camera dai pm di Milano con la richiesta di perquisire gli uffici di Segrate di Giuseppe Spinelli e l’invito a comparire il primo febbraio per la consigliera regionale Nicole Minetti. Il presidente della CameraGianfranco Fini, il primo a ricevere i nuovi atti, li ha trasmessi al presidente della Giunta per le autorizzazioni Pierluigi Castagnetti: “Domani dovremmo concludere l’analisi dei documenti”, ha detto Castagnetti. Chi ha potuto leggerle (i documenti sono consultabili davanti a un funzionario della Giunta stessa, senza possibilità di fare copie fino alle 24 di oggi o dalle 10 di domani) racconta di nuove intercettazioni e sms che raccontano uno scenario molto diverso da quello dipinto dalle indagini difensive di Ghedini e Longo depositate ieri alla Camera.

Le rivelazioni più interessanti emergono dal contenuto delle perquisizioni eseguite nelle abitazioni delle ragazze il 14 gennaio. Cocaina nella cantina della show-girl dominicana Maristell Polanco; fatture di un anno per più di 50mila euro riguardanti i canoni di via Olgettina sequestrate a Nicole Minetti; appunti manoscritti da Ruby con l’indicazione di cifre considerevoli ricevute e da ricevere dal premier nella sua abitazione genovese. Se per l’avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini (che dice di non aver ancora letto il materiale) nei nuovi documenti dei magistrati milanesi non ci sarebbe altro che “gossip”, per Federico Palomba, membro in quota Idv della Giunta per le autorizzazioni a procedere alla Camera, le carte (che Paolmba per il ruolo che ricopre ha letto) contengono elementi che aggravano le già pesanti accuse sul presidente del Consiglio. “Una pietra tombale sul tentativo dei legali del premier di edulcorare e rappresentare come normali le serate ad Arcore”, secondo Marilena Samperi, capogruppo del Pd alla Giunta. Sulle nuove carte integrative si esprime anche il diretto interessato, Silvio Berlusconi con un laconico commento: “Nulla da dire, è solo scandalo”. Il leader della Lega Umberto Bossi è d’accordo con il premier: “Tutto passa, le nuove carte sono solo scartoffie”.

Ecco tutte le indiscrezioni uscite in giornata sulle 227 pagine inviate dalla procura di Milano alla Camera e trasmesse da Gianfranco Fini allla Giunta per le autorizzazioni a procedere:

Alla Minetti sequestrate fatture per oltre 50mila euro. Sarebbero stati sequestrati alla consigliera regionale Nicole Minetti fatture riguardanti canoni di via Olgettina per importi che in un anno arrivano a oltre 50mila euro. E’ quanto si legge nelle nuove carte trasmesse dalla Procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera secondo quanto racconta chi le ha lette.

Sequestrata cocaina a show-girl Polanco. Nella cantina dell’abitazione di Maristell Garcia Polanco, una delle ragazze ospiti delle feste di Arcore, è stata sequestrata della cocaina che sembra essere risultata però del convivente. E’ quanto si legge nei nuovi atti trasmessi dalla procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera per ribadire la richiesta di autorizzazione a perquisire gli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli.

Nelle carte tracce bancarie e sms. Le tracce bancarie dei compensi destinati alle ragazze dell’Olgettina da Giuseppe Spinelli attraverso Nicole Minetti, numerosi sms e intercettazioni: c’è anche questo negli atti inviati dalla procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera dei Deputati. Sono state “ragioni di coerenza istituzionale”, dicono fonti giudiziarie, a ispirare l’invio di una nuova, massiccia documentazione a Roma. In sostanza, i pm hanno voluto dimostrare che c’è “un quadro probatorio serio e concreto” a sostegno della richiesta di perquisire Giuseppe Spinelli, a dispetto del ‘fumus persecutionis” ai danni di Silvio Berlusconi di cui hanno parlato alcuni esponenti della maggioranza.

Nell’inchiesta c’è supertestimone. Spunta una presunta supertestimone nell’inchiesta sulle feste a Villa San Martino, la residenza di Arcore del premier Silvio Berlusconi. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di una giovane di circa 20 anni, sentita nei giorni scorsi dai pm di Milano che indagano sul caso Ruby. La testimone avrebbe raccontato che una delle ragazze perquisite in via Olgettina le avrebbe detto di aver ricevuto gratuitamente l’alloggio e di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio.

Nessuna foto negli atti. Nella nuova tranche di documentazione non ci sarebbero fotografie. E’ quanto afferma chi ha dato una prima occhiata alle circa 300 pagine dei pm milanesi. Secondo quanto è stato detto in Giunta, poi, le nuove carte conterrebbero per lo più altre intercettazioni e il contenuto di perquisizioni anche nelle abitazioni delle ragazze.

A casa di Ruby trovati fogli con cifre ricevute o da ricevere. Nella perquisizione eseguita lo scorso 17 gennaio a Genova nella casa che Ruby Rubacuori condivide con il fidanzato, gli investigatori hanno trovato appunti manoscritti dalla stessa ragazza con l’indicazione di cifre considerevoli che avrebbe ricevuto da premier e di altre che avrebbe dovuto ricevere. Su tali appunti – da quanto si è appreso – sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.

Palomba (Idv): “Le nuove carte aggravano le accuse sul premier”. Gli ultimi atti inviati dalla procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni della Camera aggravano le accuse nei confronti di Silvio Berlusconi. Ad assicurarlo è stato il deputato dell’Idv Federico Palomba dopo aver letto le carte. ”Gli elementi doverosamente e proficuamente forniti confermano e aggravano il già pesante quadro accusatorio”, ha dichiarato alla Camera. “Si sgretola il quadro difensivo e si sgretola anche la compattezza delle persone che sono intorno al premier”, ha aggiunto.

Ghedini: “E’ solo gossip mediatico” – “Da quello che mi dicono, perché io non ho ancora potuto vedere le carte, si tratta solo di gossip, di telefonate tra ragazze”. Niccolò Ghedini parla delle nuove carte arrivate sul caso Ruby alla Camera e avanza delle fortissime riserve di metodo e di merito. “Per me – dice al cronista, lasciando Montecitorio, il deputato Pdl e legale del premier – si tratta di materiale irricevibile, anche perché io, cioè la difesa, non ho avuto questo materiale”. ”Non so, mi pare a questo punto – prosegue Ghedini – che si rafforzi sempre di più l’idea che la procura di Milano punta sull’aspetto del gossip e mediatico piuttosto che su quello giuridico”. ”E poi mi domando – osserva ancora – come si possano appoggiare atti che sono successivi rispetto alla richiesta di perquisizione dell’ufficio di Spinelli, visto che di questo pare che si tratti. La richiesta nuova dovrebbe riguardare atti nuovi e non quelli legati a una richiesta già avanzata e per la quale, dunque, dovrebbero essere state già consumate le attivita’”. Quanto alla querelle scatenata oggi su un altro timing, quello della comunicazione dell’arrivo delle nuove carte, Ghedini tiene a ribadire che “io non ho polemizzato con Fini. Mi sono limitato a un saluto e ho visto che Paniz e lui hanno avuto uno scambio polemico”.

“Pietra tombale per la difesa di B.”. “Le nuove carte sono una pietra tombale sul tentativo dei legali del premier di edulcorare e rappresentare come normali le serate ad Arcore. Da una prima sommaria lettura emerge un quadro ancora più grave”. Così Marilena Samperi (capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera), commenta ‘a caldo’ le 227 pagine contenenti la nuova documentazione sul caso Ruby trasmessa alla Camera dei deputati dalla Procura di Milano.

Berlusconi: “Sempre uscito bene da situazioni complicate”. Silvio Berlusconi conclude la conferenza stampa a palazzo Chigi sui lavori di Expo 2015 rispondendo alle domande dei giornalisti. Si aspettava una legislatura così complicata?, gli chiede un cronista. “Ci sono cose più complicate nella mia vita… Di cose complicate ne ho viste tantissime e ne sono sempre uscito benissimo…”, afferma il premier.

Minetti: “Invito a comparire? Mi confronterò con avvocato?”. ”Si, mi ha telefonato il mio avvocato per comunicarmelo, ma non so ancora nulla dei dettagli della convocazione: appena finito qui i lavori in commissione mi confronterò con il mio legale”. Così Nicole Minetti, consigliere regionale lombardo del Pdl, indagata nell’inchiesta sul caso Ruby sulla notizia dell’invito a comparire inviatole dalla procura di Milano. Minetti, che oggi è stata in consiglio regionale, fra il suo ufficio e i lavori di commissione, non ha voluto aggiungere altro, nemmeno commentare la raccolta di firme avviata da Sara Giudice, giovane esponente del Pdl e consigliera di zona, a Milano per chiedere le sue dimissioni. “Di queste cose – si è limitata a dire la Minetti – preferisco davvero non dire nulla”.

Leone (Pdl): “Gli atti? Un colpo di scena a metà”. Così Antonio Leone, relatore di maggioranza nella Giunta delle autorizzazioni della Camera commenta le nuove carte arrivate in Parlamento sul Ruby-gate.
“Non so se siano documenti rilevanti o meno. Ai fini della decisione della Giunta, tuttavia, tutte le carte sono ininfluenti in quanto la giunta non deve contestare la legittimità a fare una perquisizione” ma solo decidere se per farlo deve essere richiesta autorizzazione al Parlamento.

Tensione in Giunta per le autorizzazioni della Camera. L’arrivo della nuova documentazione trasmessa dalla procura di Milano all’organismo parlamentare presieduto da Pierluigi Castagnetti è stato annunciato con un comunicato stampa della presidenza di Montecitorio e questo ha fatto andare su tutte le furie il Pdl. Con Maurizio Paniz che ha criticato il presidente della Camera per la mancanza di “riserbo” dimostrata, visto che i componenti della Giunta hanno dovuto apprendere la notizia “dalle agenzie di stampa”. In realtà il Pdl e la Lega, spiegano alcuni esponenti dell’opposizione, volevano tentare di fare il ‘blitz’ votando la richiesta di autorizzazione dei pm milanesi entro oggi. Invece di domani come era previsto. Ora il nuovo incartamento rischia di rallentare le cose. E questo non va giù agli esponenti del centrodestra.

Lo sdegno di Famiglia Cristiana. ”La vera gogna mediatica è quella “di un Paese sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso e danno d’immagine che si farà fatica a recuperare. Non certo per colpa dei media che mettono a nudo il re. I nostri ragazzi all’estero sono apostrofati come ‘italiani bunga bunga’, e non è una lusinghiera definizione”. E’ quanto afferma il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, a proposito del “caso Ruby” nella rubrica delle risposte ai lettori nel nuovo numero del settimanale, in cui vengono pubblicate quattro pagine di lettere di lettori indignati. ”Per guidare il Paese – sottolinea ancora don Sciortino – occorre compostezza e decoro. Oltre alla coerenza tra principi e comportamenti privati. Altrimenti, crolla la credibilità. Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il Paese a crescere. E non solo a livello morale”.
“Il Paese – prosegue – è bloccato da mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente. Nessuno parla più della grave crisi economica. Né serve l’invadente controffensiva mediatica (con l’immolazione di ‘eroici difensori ed eroine’ che, tra pianti e urla, entrano ed escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo. O a difendere l’indifendibile”.



Ruby, nuove carte alla Camera. Minetti convocata dai pm.




I magistrati: "Altri elementi a sostegno delle perquisizioni negli uffici di Spinelli". Spunta una superteste e fogli con le cifre che avrebbe ricevuto la ragazza marocchina. Il consigliere Pdl in tribunale il 1° febbraio. Berlusconi: “Tutto scandaloso”


La procura di Milano che indaga sul premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile ha inviato al presidente della Camera Gianfranco Fini nuovi documenti a sostegno della sua richiesta di autorizzare la perquisizione di alcuni uffici del presidente del Consiglio (quelli in cui opera il ragioniere Giuseppe Spinelli a Milano 2). Nei nuovi atti inviati alla Giunta per le autorizzazioni compaiono i contenuti delle perquisizioni nelle abitazioni delle ragazze, i verbali degli interrogatori e altre intercettazioni. "Non ho nulla da dire su questo. E'
tutto scandaloso", ha dichiarato il premier Berlusconi dopo aver votato alla Camera sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi.

"Le nuove carte sono una pietra tombale sul tentativo dei legali del premier di edulcorare e rappresentare come normali le serate ad Arcore. Da una prima sommaria lettura emerge un quadro ancora più grave". Così la capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Marilena Samperi commenta le 227 pagine contenenti la nuova documentazione sul caso Ruby.

Invito a comparire per Nicole Minetti -
La consigliera regionale, Nicole Minetti, è stata convocata per martedì 1 febbraio dalla procura. E' quanto si legge nell'invito a comparire che oggi le è stato notificato nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sulle feste ad Arcore, in cui è indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. "Non sappiamo ancora se la nostra assistita si presenterà - ha affermato il suo legale, Daria Pesce - decideremo nei prossimi giorni".

La superteste
- Secondo le prime indiscrezioni nelle carte spunterebbe l'esistenza di una presunta supertestimone. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di una giovane di circa 20 anni, sentita nei giorni scorsi dai pm di Milano che indagano sul caso Ruby. La testimone avrebbe raccontato che una delle ragazze perquisite in via Olgettina le avrebbe detto di aver ricevuto gratuitamente l'alloggio e di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio.

Carte compromettenti a casa di Ruby - Inoltre nella perquisizione eseguita lo scorso 17 gennaio a Genova nella casa - che condivide con il fidanzato - di Ruby Rubacuori, gli investigatori hanno trovato appunti manoscritti dalla stessa ragazza con l'indicazione di cifre considerevoli che avrebbe ricevuto da premier e di altre che avrebbe dovuto ricevere. Su tali appunti - da quanto si è appreso - sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.

Gli avvocati di Berlusconi, intanto, hanno consegnato martedì ai parlamentari della Giunta i risultati delle loro indagini difensive, con diverse interviste ai partecipanti alle feste del premier ad Arcore, nel tentativo di smontare l'accusa di prostituzione minorile.
Il premier è accusato di avere avuto rapporti sessuali lo scorso anno con una prostituta minorenne,la marocchina Ruby, e di avere abusato della sua posizione per ottenere dalla questura di Milano il rilascio della ragazza che era stata fermata per furto.
La maggioranza di governo ha detto che negherà l'autorizzazione alle perquisizioni chieste dai pm milanesi. Secondo fonti della Giunta, dalla procura sono arrivate oggi a Montecitorio circa 300 pagine, che il presidente della Giunta, Pierluigi Castagnetti, ha aperto all'inizio della riunione odierna.

La Giunta riconvocata mercoledì - Intanto, arriva la notizia che la Giunta per le autorizzazioni della Camera è riconvocata per giovedì mattina alle 10. I parlamentari nelle prossime potranno visionare la nuova documentazione inviata dai pm di Milano, che conterrebbe riscontri ottenuti in seguito alle recenti perquisizioni effettuate negli appartamenti delle ragazze dell'Olgettina.



Gruppo Ligresti, stipendi assicurati.

Politici, manager e parenti uniti per salvare Fondiaria (e i loro ricchi compensi). A libro paga ci sono i figli di La Russa, Pisanu, Tabacci e del top manager Marchionni

La famiglia? “E’ straunita”, garantisce Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, sorella di Jonella e diPaolo, nonchè presidente della holding Premafin quotata in Borsa. Come dire: tutto resta come prima, anche se i Ligresti, per non alzare bandiera bianca di fronte ai debiti e alle perdite, sono pronti a cedere una fetta del loro impero all’assicurazione francese Groupama. Proprio ieri l’assemblea di Premafin ha dato via libera all’aumento di capitale che aprirà le porte (Consob permettendo) al nuovo importante socio. Mentre oggi tocca agli azionisti di Fondiaria assicurazioni, il cuore del gruppo, mettere ai voti la richiesta di denaro fresco al mercato. “Groupama non entrerà nella gestione”, ha ribadito ieri Giulia Ligresti. E questo, ha detto, “permetterà di mantenere l’italianità dell’azienda”.

D’accordo sull’italianità, ma la famiglia dell’anziano patron Salvatore (79 anni tra due mesi) sembra interessata a difendere anche un modello di gestione che non ha eguali tra le grandi società quotate italiane. Un modello da piccola impresa famigliare in cui le cariche (e i relativi lauti stipendi) sono spartiti tra una pattuglia di parenti, famigli, sodali e una ristrettissima cerchia di manager di provata fedeltà. Molti analisti si domandano se questo stile di governo verrà alla fine accantonato per effetto dell’arrivo dei francesi e della stretta delle banche creditrici, guidate da Mediobanca e Unicredit.

“Niente cambia”, è il messaggio che arriva da casa Ligresti. Sono salvi gli stipendi, allora. Come pure le altre prebende garantite agli amici di famiglia. E non sembra imminente neppure un taglio delle poltrone nei pletorici consigli di amministrazione del gruppo. Premafin, Fondiaria e Milano, le tre società quotate con targa Ligresti, contano in totale ben 48 amministratori. Quasi un record per la Borsa nazionale. Come pure non temono confronti i compensi garantiti ai capiazienda. I tre figli di Ligresti, per dire, tra il 2007 e il 2009 hanno guadagnato circa 12 milioni di euro ciascuno versati da società del gruppo Premafin, compresa Fondiaria. Giulia è presidente della holding, Jonella si occupa delle assicurazioni, mentre Paolo è concentrato soprattutto sul business immobiliare.

Nel 2009, mentre i conti di Fondiaria naufragavano travolti dalle perdite (quasi 400 milioni) sono spariti i bonus, ma la presidente Jonella con i due vice Paolo e Giulia hanno guadagnato quasi 3 milioni ciascuno. Senza contare l’amministratore delegato Fausto Marchionni (prossimo a lasciare l’incarico) gratificato con 3,7 milioni di stipendio, un taglio di 600 mila euro rispetto ai 4,3 milioni dell’anno precedente. Ai piccoli azionisti di Fondiaria è andata decisamente peggio. Tra il 2008 e il 2009 il valore di Borsa della compagnia si è ridotto di oltre il 60 per cento. E adesso sono chiamati ad aprire il portafoglio per tappare le falle nei bilanci del gruppo.

I tre figli di Salvatore Ligresti tengono, a loro volta, famiglia Luca Ortigara De Ambrosis è il marito di Giulia, mentre Jonella ha sposato Omar Bonomelli. Entrambi, De Ambrosis e Bonomelli, hanno trovato posto nel consiglio di amministrazione della Immobiliare Lombarda, che fa parte del gruppo Fondiaria, e di alcune aziende minori. L’avvocato Barbara De Marchi, moglie di Paolo Ligresti, è invece consigliere della Milano assicurazioni quotata in Borsa e di altre controllate come Sopabroker e Siat.

Poi ci sono i parenti dei manager. Antonio Talarico, classe 1942, è da almeno un ventennio il braccio destro del patron Salvatore in campo immobiliare e, di conseguenza, siede in molti consigli di amministrazione del gruppo. Anche sua figlia Alessandra è entrata a bottega. Si occupa di polizze. La troviamo nel board delle due compagnie Milano e Liguria, entrambe controllate da Fondiaria. Il figli di Marchionni, invece, si chiama Fabio, ha 40 anni e di mestiere fa il condirettore generale della Milano, di cui suo padre Fausto è presidente e amministratore delegato.

Un altro legame che sfida l’usura del tempo è quello tra i Ligresti e la famiglia La Russa. Il rapporto nasce con Antonino La Russa, avvocato, deputato missino, anche lui di Paternò come il patron di Fondiaria di cui fu da principio grande sponsor e poi collaboratore. Morto Antonino nel 2004, nel consiglio di Fondiaria troviamo suo figlio Vincenzo, anche lui avvocato, ex democristiano, fratello del ministro Ignazio. Il quale può contare su suo figlio Geronimo, che invece siede tra gli amministratori della holding Premafin e di altre tre società minori: Immobiliare Lombarda, Finadin e International Strategy. Il capitolo dei politici non finisce qui. Tra i consiglieri della Milano compareSimone Tabacci. Suo padre Bruno, parlamentare di lungo corso, è da qualche tempo transitato dall’Udc all’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Poltrona garantita anche per l’erede di Giuseppe Pisanu, ex ministro e senatore del Pdl. Tra gli amministratori della Immobiliare Lombarda troviamo infatti Luigi Pisanu, figlio del settantaquattrenne politico ex democristiano. Menzione d’onore, infine, per Massimo Pini, 73 anni, l’ex craxiano diventato un fedelissimo di Ligresti. Come dire: poltrona garantita anche nella Fondiaria del futuro. Almeno fino a quando non parlerà francese.


Intercettazioni, la legge del Bunga. - di Domenico Gallo*



Nel nostro sfortunato paese la realtà supera sempre l'immaginazione. Le indagini accurate che la Procura di Milano coraggiosamente ha portato avanti nell'adempimento della sua funzione costituzionale di controllo di legalità, hanno squarciato il velo che copriva i sollazzi dell'imperatore e la sua corte di nani e ballerine. Ma la porno politica non sta nei rituali del bunga bunga bensì nell'assoggettamento delle istituzioni ai desideri ed ai vizi privati dell'imperatore.
Le ultime vicende confermano la degenerazione del ruolo del Presidente del Consiglio che, tradendo l'obbligo costituzionale di esercitare le sue funzioni con disciplina ed onore, si è trasformato in un satrapo, che si pone al di sopra delle leggi, respinge ogni controllo di legalità, insulta la giustizia, fa un uso privato delle istituzioni e corrompe le funzioni pubbliche, trasformando ministri e parlamentari in soggetti asserviti ai suoi interessi personali.
Da quando il velo è stato squarciato molti sarti si sono messi al lavoro per ripristinare la menzogna e cancellare ogni traccia di verità dalla comunicazione pubblica e dal senso comune.
Si è aperta una vera e propria gara fra i servi dell'Imperatore per restaurare l'aureola e creare nuovamente un'area di invulnerabilità attorno al sovrano, violato ed offeso dal controllo di legalità. E' difficile dare dei giudizi o fare delle graduatorie di merito fra i servitori più attivi. La palma potrebbe essere data ad una Sottosegretaria che si fa esplodere nelle trasmissioni televisive, o ai direttore di quei giornali della famiglia schierati a testuggine nella difesa dell'indecenza. Ma la palma per la prontezza della reazione spetta senz'altro a quel deputato, l'on. Vitali (Pdl) che il 28 ottobre, soltanto due giorni dopo l'esplosione dell'affare “Ruby” ha battuto tutti sul tempo, presentando un disegno di legge avente ad oggetto: "Riparazione di ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e conversazioni." Addirittura l'on. Vitali è riuscito ad interpretare e ad esaudire i desideri del Sovrano prima ancora che questi li esprimesse. Se Berlusconi nel suo video messaggio del 19 gennaio ha annunziato la sua intenzione di punire i magistrati che lo indagano, Vitali ci aveva già pensato tre mesi prima ed ha messo nero su bianco consegnando la sua proposta di legge alla Camera.
Secondo questo virtuoso disegno di legge i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100 mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilità contabile" della Corte dei conti. Potrà infatti chiedere l'applicazione della legge chi è stato assolto con sentenza irrevocabile "perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Chi verrà prosciolto da ogni accusa, insomma, "avrà diritto a un'equa riparazione per l'intercettazione ingiustamente subita".
Ma la vera "chicca" è la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.
Insomma c'è un insieme di strumenti che consente effettivamente di punire i magistrati che indagano su Berlusconi e di scoraggiare ogni indagine passata futura e presente che possa dar fastidio a qualche potente.
Non c'è dubbio che Berlusconi apprezzerà molto la proposta di questo “suo” deputato e può darsi che l'on. Vitali farà dei passi avanti nell'organigramma dei fedelissimi, scavalcando molti altri postulanti.
Non c'è dubbio che se una simile sconcezza venisse trasformata in legge, si realizzerebbe un ulteriore oltraggio alle istituzioni repubblicane rafforzando la deriva verso una satrapia personale.
In passato una pessima legge elettorale (e tuttavia migliore della legge Calderoli) fu sconfitta dallo sconcerto che aveva suscitato nell'opinione pubblica, essendo passata alla storia come la legge-truffa. Se questa legge passasse alla storia come la legge del Bunga?

* Magistrato

http://www.articolo21.org/2465/notizia/intercettazioni-la-legge-del-bunga.html



I tentacoli di Berlusconi sui media, dal ''Corriere della Sera'' al ''Sole 24 ore''.




La fine del regime autocratico mediatico del Sultano Berlusconi si ripercuote come un terremoto anche nel settore dei grandi giornali: dal Corriere della Sera al Sole 24 ore, passando per i nuovi assetti di potere dentro Confindustria. Al Corriere della Sera si vivono ore di trepidazione. Da una parte la redazione è in attesa di votare nei prossimi giorni il Referendum interno, promosso dal direttore Ferruccio De Bortoli, su un’ipotesi di accordo con l’editore per modificare gli assetti del contratto integrativo di lavoro, proprio con la sua mediazione. Dall’altra, si intensificano i giochi di potere tra gli azionisti di riferimento del gruppo editoriale RCS Mediagroup, in fibrillazione proprio per l’evolversi del quadro politico e di governo: banche, assicurazioni, finanzieri, industriali, tutti contro tutti per cercare di cavalcare i nuovi equilibri.
Il Referendum viene alla fine di una vertenza aziendale nella quale l’editore cercava di eliminare drasticamente antichi “privilegi”, ritenute conquiste invece per il CDR del giornale, in virtù di una drastica rivisitazione del costo del lavoro, della riduzione di spese con prepensionamenti e avvio di nuove assunzioni di giovani, ma con stipendi meno onerosi per il gruppo e, soprattutto, senza alcune “prebende” di prestigio, di cui gli attuali giornalisti possono usufruire (come l’auto aziendale). Saranno le organizzazioni sindacali interne, di Milano e Roma e la stessa FNSI ad analizzare i risvolti di questa iniziativa e di come i giornalisti dovrebbero orientarsi. Certo è che il Referendum, se dovesse passare, come dall’interno del quotidiano più importante d’Italia fanno trapelare autorevoli colleghi, per De Bortoli sarebbe una vittoria molto importante, vista l’attuale situazione critica nella quale si è venuta a trovare la sua direzione, dopo il caso Marchionne-Mirafiori e l’affaire “Bunga Bunga”.
Gli articoli approfonditi sugli stipendi e i bonus dell’amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, usciti dalla penna indagatrice di Massimo Mucchetti (il maggiore esperto di bilanci, editorialista economico, già inviso a Marco Tronchetti Provera, tanto che il suo computer fu “spiato” dai “servizi segreti privati speciali” nell’ambito dell’affaireTelecom Italia) hanno creato vistosi malumori nell’entourage dei “padroni delle ferriere”. Pruriti censori sono fuoriusciti, a quanto sembra, da alcuni ambienti della FIAT e di altri soci “pesanti” che controllano la maggioranza azionaria della RCS. De Bortoli ne è uscito indebolito agli occhi della proprietà. Altra fonte di disagi per il direttore sono stati gli articoli di cronaca puntigliosi sui vizi “privati” del Sultano di Arcore, anche se alle ricostruzioni dettagliate e puntuali, spesso hanno fatto da contraltare commenti, editoriali, pareri, interviste che in qualche modo prendevano le difese del Califfo di Palazzo Grazioli. Il cosiddetto “cerchiobottismo” comunque del Corriere ha perso lo smalto di un tempo ed anche alcuni editorialisti più “equilibristi”, alla luce delle rovine fumose del regime berlusconiano, hanno iniziato a prendere le distanze.
C’è poi il calo delle vendite rispetto a Repubblica e la voglia di un folto gruppo di azionisti pro-Berlusconi di entrare nel pacchetto di controllo e dirigere così il cambiamento di linea politico-editoriale del Corriere. Per ora nel CDA della RCS, stando ai si dice, sono volati scambi duri e perentori tra le opposte fazioni. Ma sta di fatto che alcuni soci come i Ligresti, Pierluigi Toti , Benetton e Giuseppe Rotelli ( patron delle cliniche private e maggiore azionista privato, dopo Mediobanca e prima di FIAT, con bel l’11% delle azioni), oltre a Tronchetti Provera (Toti, Rotelli e Benetton non fanno parte del patto di sindacato, mentre Ligresti sì, rappresentato dalla figlia Jonella) vorrebbero far cambiare aria all’attuale direzione. Insomma, nelle prossime settimane, al di là di come andrà il Referendum proposto da De Bortoli, le fazioni “pro-berlusconi” affileranno le lame per scompaginare l’attuale assetto di potere, in vista anche delle probabili elezioni anticipate, proprio per riportare il quotidiano di Via Solferino nell’alveo della destra berlusconiana. Anche le tiepide posizioni di indipendenza di quanti negli anni passati si fecero “corifei” del regime del Sultano non saranno più tollerate. Il rischio è che si ritorni al Corriere dell’epoca di Bruno Tassan Din , quando a dettare la linea editoriale erano gli uomini della loggia segreta massonica P2 di Licio Gelli.
Sommovimenti carsici tra i poteri forti, dunque, mentre la CONFINDUSTRIA si indebolisce sempre più con l’uscita di Marchionne. Certo, la FIAT, mal vista dai grandi gruppi ex-pubblici gestiti da uomini messi da Berlusconi, come l’ENI e l’ENEL, ora si trova in difficoltà nella spartizione del potere confindustriale e nella decisione della linea politica. La presidente Emma Marcegaglia sta ricercando una sua linea autonoma, fuori dall’accerchiamento berlusconiano, tirando fuori le ultime unghie e lanciando segnali critici al governo, accusato di essere assente nell’affrontare la crisi economica. Parte di Federmeccanica , impensierita per la svolta FIAT, che ha chiesto di uscire dall’associazione di categoria e di disdire di fatto i contratti nazionali collettivi di lavoro, si trova in difficoltà proprio all’interno delle fabbriche per il potere sindacale accresciuto della FIOM.
La crisi economica affrontata senza idee e strategie, come invece hanno fatto nel resto d’Europa i governi conservatori delle maggiori nazioni competitor dell’Italia, specie la Germania che è ripartita alla grande, sta anche distogliendo gli interessi editoriali degli industriali verso la corazzata mediatica del Sole 24 ore. La società editrice si trova per il secondo anno consecutivo in perdita e il Sole non ha più l’appeal di un tempo, come quando lo dirigeva proprio De Bortoli. C’è in vista il cambio di formato editoriale, ma anche dello stesso direttore Gianni Riotta, ormai poco gradito da gran parte della redazione. In periodo di vacche magre, gli imprenditori già devono sobbarcarsi i costi esosi dell’appartenenza al “club lobbistico” della Confindustria, pagando quote territoriali e di categoria non certo lievi, e quindi trovano ancor più dispendiosi abbonamenti al Sole e a tutti i servizi specializzati che la casa editrice offre, sia stampati sia WEB. E così si spiega, da una parte la riduzione dei proventi e l’aumento delle spese, e dall’altra il tentativo di cambiare la linea politica del giornale, per farlo rientrare nei canoni filo-governativi.
Ecco quindi che il panorama potrebbe cambiare a breve ed influenzare la battaglia politica mediatica. Molto importante per Berlusconi, che se ha dalla sua parte quasi tutto il panorama TV, tranne Raitre e TG3, oltre il TG de La7, nella carta stampata non si sente così “amato e venerato” come vorrebbe. Insieme ai magistrati, sono proprio quest’ultimi settori della carta stampata che sfuggono al suo ferreo controllo e, in vista dell’acuirsi della crisi economica, dei suoi guai giudiziari e delle probabili elezioni anticipate, ecco che l’imperativo categorico per la “Real Casa di Arcore” è di impadronirsi del controllo di alcuni quotidiani autorevoli come il Corriere e il Sole, senza indulgere a clemenze alcune, “senza fare prigionieri”, come a suo tempo declamavano i pretoriani del Sultano, quando si impadronirono delle leve di comando della RAI.