Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 25 aprile 2011
Usa, nuove rivelazioni di Wikileaks "A Guantanamo vecchi e ragazzini".
L'organizzazione di Julian Assange distribuisce ad alcuni giornali centinaia di documenti sul carcere Usa nell'isola di Cuba. Rivelazioni sul rifugio di Bin Laden. Un orologio segno di riconoscimento dei terroristi
Guantanamo. Wikileaks rivela i file segreti degli oltre 700 detenuti rinchiusi dal 2002 ad oggi a Guantanamo, nel campo di prigionia istituito da George Bush e tutt'ora in funzione con almeno i 172 detenuti ancora rinchiusi. Nelle migliaia di pagine vi sono scritte verità di violazioni dei diritti umani già condannate e criticate in questi 10 anni. Si parla di detenuti trasportati nel campo di prigionia a Cuba in gabbie, imprigionati per anni senza alcuna formale incriminazioni, sulla base di prove quanto mai labili o estratte con maltrattamenti quando non con torture vere e proprie.
Dai file emerge infatti l'ossessione del Pentagono e della Cia dei tempi di George Bush nell'estrarre il massimo di informazioni dai fermati, anche con l'utilizzo di quei "metodi di interrogatorio" autorizzati dallo stesso presidente. E testimoniano come tra i detenuti vi sia stato un afgano di 89 anni, fermato e trasferito a Guantanamo per "numeri di telefono sospetti" trovati a casa sua. E un ragazzo di 14 anni trasferito solo er "la possibilità che conoscesse i leader talebani locali". Non solo. Secondo Assange gli Stati Uniti rinchiusero per anni soggetti innocui o poco pericolosi e scarcerarono 200 terroristi "ad alto rischio".
Bin Laden. Quattro giorni dopo gli attentati a New York e Washington, Bin Laden si recò in una guesthouse nella provincia di Kandahar e incitò i combattenti arabi riuniti a "difendere l'Afghanistan dagli invasori stranieri" e di "combattere in nome di Allah". Da allora Bin Laden e Zawahiri si spostarono in macchina da posto all'altro dell'Afghanistan e il leader terreorista delegò il controllo dell'organizzazione al Consiglio della Shura, forse nel timore di essere presto catturato o ucciso dalle forze Usa. A un certo punto Bin Laden si rifugiò in una località segreta nei pressi di Kabul. Ma non così tanto segreta da impedire un flusso continuo di visitatori, tutti esponenti dell'organizzazione a cui ha dato ordini su come procedere lo scontro, facendo ritirare tutti i combattenti dai campi di addestramento e spostando le donne e i bambini in Pakistan. Nascosto, sì, ma ancora alla guida dei suoi uomini. Lo testimoniano i continui incontri con i fedelissimi. Il 25 novembre Bin Laden parlò ai leader e i combattenti, dicendo loro di "rimanere forti nell'impegno di combattere, obbedire ai leader, aiutare i talebani e di non commettere l'errore di andarsene senza aver concluso la battaglia".
L'orologio come segno di riconoscimento. Secondo l'intelligence americana che ha pilotato i trasferimenti di sospetti terroristi a Guantanamo, un orologio Casio, modello F-91W da cinque euro, poteva essere "il segno" di appartenenza ad al Qaeda. "Un terzo dei detenuti catturati con questo modello al polso avevano collegamenti con esplosivi, o perché avevano fatto corsi, o perché collegati a luoghi dove venivano costruite bombe o per aver avuto rapporti con persone identificate come esperti di esplosivi", si legge nel documento. Oltre 50 dossier su singoli detenuti del pacchetto Wikileaks su Guantanamo fanno riferimento al Casio.
25 aprile, fischi per La Russa.
Video di Nello Trocchia
"Mauro aveva capito che a Trapani insabbiavano le indagini sulla mafia".
Chicca Roveri, compagna di Mauro Rostagno: "Mauro aveva scoperto che c'era un verminaio che proteggeva i colletti bianchi".
di Gianfranco Criscenti
Mauro Rostagno aveva capito che a Trapani c’era un "verminaio" capace di insabbiare le indagini sulla mafia che avrebbero potuto arrivare ai colletti bianchi. Il giornalista e sociologo assassinato a Lenzi, vicino Trapani, il 26 settembre 1988, appuntò nomi e cognomi dei soggetti che componevano quel "verminalio", li mise nero su bianco su alcuni fogli, scoperti nel 1996 dalla compagna Chicca Roveri e consegnati agli investigatori.In testa a quegli appunti c’è il nome di Antonio Coci, il procuratore della Repubblica di Trapani dell’epoca. «I ragionamenti che Mauro faceva erano tosti», ha detto oggi Chicca Roveri in Corte di Assise, durante il controesame del collegio di difesa. In quegli appunti, Mauro Rostagno ha annotato di «carte ferme da 2 anni», di indagini bloccate, come quella sulla raffineria di eroina scoperta ad Alcamo nel 1985 e sulla loggia massonica copertaScontrino.
«Mauro muore perchè ha capito quello che c’era a Trapani» ha detto la Roveri. Ed una conferma sull’inquietante commistione tra istituzioni e mafia, l’avrebbe avuta, pochi mesi prima di essere ucciso, in un incontro con il procuratore di Marsala Paolo Borsellino.Per la Roveri, «il fatto che per 8 anni nessuno ha mai indagato sulla mafia, come pure le difficoltà incontrate per arrivare a questo processo, dimostrano cosa è, ancor’oggi, Trapani».
Anche in quest’ultima udienza, è emerso che le indagini dei carabinieri non sarebbero state per nulla limpide: «il brigadiere Beniamino Cannas (lo stesso sottufficiale che non ricordava di un’informativa in cui Rostagno riferiva dell’incontro tra il boss Mariano Agate e Licio Gelli, ndr) - ha spiegato la Roveri - si mostrava amico di Mauro per poi scrivere una serie di falsità, come quella che il mio compagno difendeva l’onorevole Francesco Canino (oggi sotto processo per mafia, ndr), quanto è notorio che lo ha sempre accusato e duramente criticato».
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=211
Pacco bomba a casa Ciancimino, sullo sfondo appare l'ombra di un "puparo".
Tre candelotti recapitati nella casa di via Torrearsa a Palermo la settimana scorsa. Il figlio del sindaco li avrebbe "bagnati" con l'acqua e seppelliti in giardino, dove gli artificieri e i tecnici della polizia scientifica li hanno ritrovati questo pomeriggio. "Non ho falsificato io il pizzino di mio padre" ha aggiunto in lacrime durante l'interrogatorio
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
L’unica certezza e’ l’esplosivo, tre candelotti di tritolo collegati a due detonatori attraverso altrettanti cavi, definito dagli artificieri ‘’serio’’, di ‘’pericolosita’ medio alta’’ e spuntato oggi alla fine di una giornata ricca di colpi di scena con l’effetto di proiettare improvvisamente un’ombra pesante sull’intera vicenda che ruota attorno al superteste della trattativa tra mafia e Stato. Lo hanno trovato questo pomeriggio i tecnici della polizia scientifica di Palermo nel giardino dell’appartamento di Massimo Ciancimino, in via Torrearsa, a due passi dalla centralissima piazza Politeama seguendo le indicazioni fornite dal figlio di don Vito, interrogato nel primo pomeriggio nel carcere di Parma dai pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Paolo Guido.
Tra lacrime, pianti e singhiozzi il giovane Ciancimino ha negato di avere falsificato il documento attribuito al padre che colloca Gianni De Gennaro tra gli investigatori collusi di un ipotetico ‘quarto livello’, motivo per il quale e’ finito nel carcere di Parma per calunnia pluriaggravata. Non e’ stato lui, Massimo, a falsificare quel documento, ne’ ha idea di chi possa averlo fatto, né in quale periodo. "Ho presentato tantissimi documenti – ha detto - di moltissimi non conosco l'origine". E improvvisamente, a sorpresa, ha tirato fuori la rivelazione: ‘’Qualcuno – ha detto ai pm - nei giorni scorsi ha citofonato a casa mia e mi ha detto: c’e’ una cosa per lei che questa volta potra’ aprire, la prossima volta forse no’’. Lui si e’ spaventato, ha aspettato un poco di tempo, poi e’ uscito e ha trovato un pacco nel portone. Non sapendo che fare, ci ha buttato dell' acqua sopra con la doccetta del giardino, e siccome non voleva farlo vedere alla moglie, per non farla spaventare, l’ha lasciato nel suo giardinetto. Poi e’ partito con la famiglia per le vacanze pasquali, diretto in Francia.
Se la giustificazione del falso documento ‘’l’ho trovato tra le carte di mio padre’’non ha convinto per nulla i magistrati, ancor meno, a parte il ritrovamento dell’ordigno, e’ apparso il racconto dei candelotti di esplosivo. Ciancimino jr lo legge come l’ennesima minaccia recapitatagli a casa, ma, i pm sono perplessi e attribuiscono al suo racconto una ‘’parziale credibilita’’’. Lo scopo della minaccia e’ tutto da scoprire, cosi’ come bisogna chiarire perche’ su un fatto cosi’ grave Massimo Ciancimino, prontissimo in passato a denunciare ogni segnale intimidatorio ricevuto, questa volta abbia taciuto. ‘’Per paura’’, si giustifica lui. Insomma, alla fine dell’interrogatorio durato quasi tre ore, la versione di Ciancimino jr fa acqua da tutti i lati. E riferendosi alle sue giustificazioni sul documento taroccato, i pm alla fine sono pure sbottati: ‘’Se continua cosi, gli hanno detto, lei non si fa aiutare’’.
E per la prima volta si e’ rafforzato il sospetto che dietro l’evoluzione delle sue dichiarazioni ci sia un regista, qualcuno che Ciancimino forse protegge, un ‘’puparo’’ che muove i fili di un testimone-karaoke, che reciterebbe testi non suoi. Per il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, questa ‘’e’ un’ipotesi che non si può scartare". Il caso Ciancimino ha provocato reazioni anche in politica, e se Cicchitto e Gasparri ne approfittano, ancora una volta per attaccare i magistrati (‘’la procura di Palermo vuole continuare a gestirlo in proprio’’, dice Cicchitto), per il senatore dell’Idv Luigi Ligotti "capire per chi e per cosa Ciancimino abbia scientificamente mischiato falsità e menzogne rappresenta la risposta agli interrogativi sullo stragismo e sulla trattativa’’. Al processo Mori, martedi prossimo, salta la sua deposizione. Subito dopo Pasqua, Ciancimino sara’ tradotto da Parma a Palermo, nel frattempo il fermo verra’ convalidato dai giudici di Parma, poi gli atti verranno trasmessi nel capoluogo siciliano. E adesso come si comporteranno i pm di Palermo? Aspettiamo di vedere la convalida, dicono, e poi decideremo se riconvocarlo.
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=221
Napolitano: la Costituzione non si tocca.
Forte richiamo al rispetto della Carta Costituzionale da parte del Capo dello Stato, che a chiusura del suo discorso all'Altare della Patria ha dichiarato: «Si proceda alle riforme considerate mature e necessarie, come in questi anni ho sempre auspicato; lo si faccia con la serietà che è doverosa e senza mettere in forse punti di riferimento essenziali, in cui tutti possono riconoscersi». «Senza mettere in forse - ha aggiunto - quei principi e quella sintesi, così comprensiva e limpida, dei diritti di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua prima parte sancito».
NAPOLITANO, NON PREVALGA CIECO E ACCESO SCONTRO, TENERE FERMO CIÒ CHE CI UNISCE NONOSTANTE CLIMA ELETTORALE
«Non facciamo prevalere il cieco e acceso scontro» nonostante ci sia già un clima elettorale. Bisogna tenere fermo ciò che ci unisce e che ci tiene uniti come italiani. È questo l'appello che arriva dal capo dello Stato Giorgio Napolitano durante la cerimonia per il 25 aprile.
NAPOLITANO,SERVE NUOVO SENSO RESPONSABILITÀ NAZIONE
«La difficoltà delle sfide di oggi e del futuro richiedono nuovo senso di responsabilità nazionale, una rinnovata capacità di coesione nel libero confronto delle posizioni alla ricerca di ogni terreno di convergenza». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento all'Altare della Patria in occasione della cerimonia per il 25 aprile.
NAPOLITANO,RESISTENZA HA RECUPERATO VALORI NASCITA D'ITALIA
Il periodo della Resistenza ha recuperato quei valori di «libertà, indipendenza e unità» che sono alla base della nascita della nazione italiana 150 anni fa. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano alla cerimonia del 25 aprile all'Altare della Patria. «Ci sono - ha detto Napolitano - punti di contatto evidenti nonostante la distanza e le diversità tra i due momenti della lotta alla liberazione e la nascita dell'Italia 150 anni fa. Le forze migliori della nostra storia diedero libertà, indipendenza e unità, valori che furono recuperati nella Resistenza con il recupero della nostra libertà negata dal fascismo, dell'indipendenza negata dal nazifascismo e dell'unità recuperata dopo la divisione in due del paese nel conflitto».
MARONI A NAPOLITANO: GRAZIE DI COLTIVARE MEMORIA COMUNE
«Grazie per aver coltivato una memoria comune». Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, rivolgendosi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando all'altare della patria in occasione della festa della Liberazione.
Il «lavoro della memoria nella celebrazione del 25 aprile è prezioso e importante», perchè si tratta di una «data che segna al conclusione di un dramma», «scia di sofferenze del popolo itailano», un «passaggio decisivo», un «punto di arrivo di una vicenda dolorosa» e «un punto di partenza della ricostruzione della nostra democrazia». È un passaggio del discorso del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, all'altare della patria in occasione della festa della Liberazione.
LA RUSSA FISCHIATO ALL'ALTARE DELLA PATRIA
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa è stato fischiato da alcuni cittadini che assistevano alle celebrazioni del 25 aprile all'Altare della patria. Quando il ministro ha preso la parola per fare il suo intervento alla cerimonia si sono levati alcuni fischi, ma La Russa ha proseguito con il suo discorso.
A TORINO 9 ORE DI MUSICA ININTERROTTA PER FESTEGGIARE IL 25 APRILE
Nove ore di musica ininterrotta con oltre venti artisti e gruppi italiani che si alternano sul palco insieme agli studenti piemontesi per venti letture sul tema della Resistenza. Torna per il quarto anno consecutivo il grande concerto del 25 aprile in occasione della Festa Nazionale della Liberazione. A ingresso gratuito, il concerto prende il via alle 15 in piazza San Carlo, per una giornata di musica e letture fino a mezzanotte.
SINDACO MORATTI, APRIAMO STAGIONE RICONCILIAZIONE «Abbiamo bisogno di aprire una stagione nuova, fatta di memoria e di riconciliazione». Questo il messaggio del sindaco di Milano Letizia Moratti per il 66/o anniversario della Liberazione. Il primo cittadino ha preso parte in mattinata alle celebrazioni istituzionali del 25 aprile in città, deponendo corone sulle targhe commemorative sul municipio in piazza Scala, alla Loggia dei Mercanti e al sacrario dei Caduti a Sant' Ambrogio. «Questa memoria e questa riconciliazione - ha detto il sindaco, ricandidata alle elezioni di maggio - sono ancor più importanti nell'anno del 150/o anniversario dell'Unità d'Italia, perchè ci aiutano a guardare avanti con il senso del nostro passato ma anche con la consapevolezza che la storia futura si costruisce con il rispetto, con l'attenzione all' altro. Per questo credo che una stagione di riconciliazione sia quanto mai necessaria».
LIVORNO, STELLE A 5 PUNTE SU LUOGHI CELEBRAZIONI LASCIATI VOLANTINI PRO LIBIA CON FOTO DI BERLUSCONI,GHEDDAFI,HITLER
Una trentina di simboli tra stelle a cinque punte e falce e martello sono comparsi la notte scorsa sulle facciate di alcuni palazzi di via Magenta, nel centro di Livorno. La strada questa mattina è al centro delle celebrazioni di oggi per la festa della Liberazione. Le scritte, vergate con vernice rossa, sono già state cancellate dagli addetti dell'amministrazione comunale dopo la segnalazione di vigili urbani e Digos. Alcuni simboli sono stati realizzati anche su alcune bandiere tricolore appese ad alcuni lampioni lungo la strada. Sul posto sono stati rinvenuti anche alcuni volantini con le immagini di Silvio Berlusconi, Muammar Gheddafi e Adolf Hitler e con una scritta in cui si paragona la rivolta popolare in Libia con la Resistenza al nazifascismo.
A MILANO SIMBOLO FORZA NUOVA SU LAPIDE RESISTENZA
Un atto vandalico con della vernice nera è stato messo a segno, la scorsa notte, a Milano, nel giorno delle ricorrenze per il 25 aprile. Lo sfregio è stato compiuto su una lapide commemorativa della Resistenza ubicata in Piazza Costantino, nella periferia nord-est della città. Secondo quanto riferito dalla Questura nella parte inferiore del monumento, all'altezza della bandiera italiana che ne era parte integrante, è stato apposto il simbolo di Forza Nuova. E poco distante, su un muro, il simbolo dell'organizzazione dell' estrema destra è stato ripetuto. Nessuno dei vandali è stato notato da testimoni e per la Polizia lo sfregio potrebbe essere stato fatto nelle prime ore del mattino.
COMANDANTE 'OTELLO', TOCCARE L'ART. 1? FERMARE ACEFALI
«Vogliono toccare l'articolo 1 della costituzione? Io dico che occorre subito un'azione forte, non dico cruenta, non coi mitragliatori, ma con la stessa convinzione dei partigiani quando dovettero liberare l'Italia dai nazi-fascisti». Parola del battagliero comandante 'Otellò, Placido Armando Follari, 88 anni ottimamente portati, a capo del distaccamento della nona Brigata Santa Justa, Vessillo tricolore, «cattolica, così Berlusconi - chiosa - non può dire nulla». Parla durante la cerimonia in memoria del 25 aprile, al Guardino Inglese di Palermo. Medaglia al valore militare, Croce al merito di guerra, Distintivo d'onore per avere partecipato al Corpo volontari per la libertà, il comandante 'Otellò ricorda di avere fermato con i suoi uomini per 45 minuti i tedeschi sulla sponda nord del Po prima dell'arrivo delle truppe inglesi: «Un'azione memorabile. Dobbiamo fare lo stesso adesso, fermare - senza mitragliatori, ovviamente - quegli acefali che pensano di modificare le parti fondamentali della Costituzione e che farebbero bene a fare un altro mestiere. Il primo articolo non si tocca e tutti sono obbligati a difendere questo principio: dal servo più umile che sono io, ai servi più grandi che sono il capo del governo e il presidente della Repubblica».
ZINGARETTI, MANIFESTI? SEGNO FRUSTRAZIONE CODARDI
«Giudico quei manifesti come segni di impotenza e di frustrazione». Lo ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che stamane ha deposto una corona a Porta S.Paolo in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile. «Sono dispetti di quattro deficienti e codardi - ha aggiunto - che non avendo la forza e l'onesta di esprimere le proprie idee lo fanno nel silenzio della notte e non firmandosi. Il che - ha concluso Zingaretti - conferma di che pochezza di persone stiamo parlando».
TUTTO PRONTO AD ALTARE PATRIA PER CERIMONIA UFFICIALE
È tutto pronto in piazza Venezia per le celebrazioni all'Altare della Patria del 66esimo anniversario della Liberazione. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà accolto dall'inno d'Italia suonato dalla banda dell'esercito. Quindi passerà in rassegna il reparto d'onore e deporrà una corona d'alloro all'Altare della patria. Alla cerimonia ci saranno il ministro dell'Interno Roberto Maroni e quello della Difesa Ignazio La Russa. E poi il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il presidente della Toscana Enrico Rossi con altri rappresentanti delle istituzioni toscane. Alla fine delle celebrazioni il presidente Napolitano consegnerà una medaglia d'oro al valore civile ai familiari di Mario Pucci fiorentino ucciso a vent'anni dalle squadracce fasciste. Presenti anche molte delegazioni dell'Anpi.
25 APRILE, L'APPELLO DELL'ANPI
Il Comitato nazionale dell'Anpi-Associaziona nazionale partigiani italiani, ha lanciato un appello per il 25 aprile, festa della Liberazione: «Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà». Giordano Cavestro ('Mirko'), 18 anni, studente di Parma, medaglia d'oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944. Il 25 aprile ha il suo nome. Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista. Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata, giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Diremo NO! È una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All'Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro. Da tutte le piazze, vie, scuole, caserme, mostreremo ancora una volta, e questa volta di più, il volto dell'Italia più bella e civile: quella che non dimentica. L'Italia democratica e antifascista.
BERSANI E' A MILANO
Il Segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, è a Milano per partecipare alla manifestazione organizzata dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia per la Festa della Liberazione. L’appuntamento del Partito democratico con il Segretario nazionale, Pier Luigi Bersani, è alle ore 14.00 in Corso Venezia angolo via Palestro per proseguire in corteo fino alla manifestazione conclusiva a Piazza Duomo.
LA CGIL A LAMPEDUSA
Stamattina una delegazione della Cgil porterà fiori sulle tombe dei «morti senza nome» sepolti a Lampedusa, dove un angolo del cimitero è stato dedicato ai migranti che hanno perso la vita nelle traversate dal Nordafrica all'isola delle Pelagie. «È il nostro modo di celebrare il 25 aprile - dice il segretario della Cgil siciliana, Antonio Riolo, che guida la delegazione di cui fanno parte il responsabile migrazione del sindacato, Pietro Milazzo, e due dirigenti della Fiom di Brescia -. Vogliamo sottolineare che questi migranti sono anche vittime del rigurgito neo fascista e capitalista che investe l'Europa». «In questo luogo di frontiera - aggiunge Riolo - arrivano migranti in cerca di pane e libertà, del diritto a una vita dignitosa e a un mondo più giusto. Il 25 aprile è l'occasione per ricordare chi muore per affrancarsi dall'oppressione». Lo scorso 2 aprile, nel pieno dell'emergenza immigrazione, la Cgil ha aperto a Lampedusa una sede del sindacato.