mercoledì 4 maggio 2011

Nove Premi Nobel contro il nucleare. - di Giovanna D'Arbitrio



In occasione del 25° anniversario del disastro di Chernobyl, e ricordando la catastrofe di Fukushima, nove Premi Nobel hanno inviato una lettera aperta a 31 capi di stato invitandoli a riflettere sui pericoli del nucleare e sollecitandoli a investire su fonti energetiche alternative, più sicure e rinnovabili.

Essi hanno affermato di essere “fermamente convinti che se si cominciasse adesso a dismettere il nucleare in tutto il mondo, le generazioni future, soprattutto quelle giapponesi che hanno sofferto fin troppo, vivrebbero in un mondo più sicuro e pacifico”.

Ecco i loro nomi: Betty William (Irlanda), Mairead Macguire (Irlanda), Rigoberta Menchu Tum (Guatemala), Jody Williams (USA), Dhirin Ebadi (Iran), Wangari Maathai (Kenya), Desmond Tutu (South Africa), Adolfo Perez Esquivel (Argentina), Jose Ramos Horta (East Timor).

Anche l’italiano Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica 1984, in una recente intervista su “Repubblica” si è schierato contro la costruzione di nuove centrali nucleari che nel nostro paese in particolare richiederebbe tempi troppo lunghi per dare risultati apprezzabili e privi di rischi.

In Italia intanto slitta la firma del decreto interministeriale sulle energie rinnovabili. Pare ci siano opinioni diverse in merito e che si voglia tener conto delle richieste delle regioni.
Dopo la rinuncia all’utilizzo del nucleare, rinuncia che bloccherà anche il prossimo referendum sullo stesso, fu annunciato un grande piano energetico nazionale, ma pare sia necessario ora trovare punti d’incontro tra pareri contrastanti.

Intanto, per lo slittamento del decreto, molti posti di lavoro sono a rischio: l’impasse nel settore impedisce la pianificazione degli investimenti.

Pare che le centrali nucleari sul nostro pianeta siano complessivamente 442, concentrate soprattutto negli USA (104), in Europa (148), Russia, Giappone, senza contare quelle in fase di costruzione (soprattutto in Cina).

Ancora troppi i reattori più vecchi e pericolosi, costruiti in un periodo in cui non si teneva conto dei territori a rischio sismico.
Ci auguriamo pertanto che non ne vengano costruite altre o che almeno si riducano i pericoli di quelle già esistenti, per il bene dei nostri figli.




Chi è Nadia Urbinate.



E' un'accademica, politologa e giornalista italiana naturalizzata statunitense.

Titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University di New York[1], come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranitá e della rappresentanza politica.

Come autrice ha pubblicato saggi sul liberalismo, su John Stuart Mill, su individualismo, sui fondamenti della democrazia rappresentativa,su Carlo Rosselli.

Collabora con il quotidiano La Repubblica e con Il sole 24 ore, negli USA è stata condirettrice della rivista Constellations.

Il 26 febbraio 2008, su iniziativa del Presidente della Repubblica italiana, è stata insignita del titolo di "Commendatore al merito della repubblica Italiana" perchè «Attraverso la sua attività accademica e le sue pubblicazioni ha dato un significativo contributo all'approfondimento del pensiero democratico e alla promozione di scritti di tradizione liberale e democratica italiana all'estero»

(wikipedia)


Le rivolte arabe erano anche contro di lui. - di Lucia Annunziata.



L’uccisione di Osama Bin Laden e le rivolte delle strade arabe riscrivono il futuro del Medio Oriente. Due avvenimenti senza alcun legame, lontanissimi fra loro, almeno in apparenza. In realtà intrecciati dalla ferrea logica dello stato delle cose reali. Dieci anni fa esatti Al Qaeda con i suoi attacchi ai nemici americani, agli Infedeli, all’Occidente, attraverso le due Torri, lanciava in realtà una campagna politica di dominio del mondo arabo.

La sua era una proposta inedita negli strumenti scelti (la ipermediatizzazione e il gigantismo terroristico) ma non negli scopi. Bin Laden rilanciava in effetti l’ideologia panarabista, si proponeva la conquista dell’intero mondo arabo, l’abbattimento dunque dei vari governi autoritari/pro occidentali. La conquista dell’egemonia su tutto il mondo islamico è una vecchia chimera alla cui seduzione hanno ceduto periodicamente negli anni, fin dalla fine dell’Impero Ottomano, cioè da dopo la Prima Guerra Mondiale, vari re ed emiri – e a cui ancora oggi lavorano attivamente quasi tutti gli Stati mediorientali. Di questa chimera fu vittima Saddam Hussein quando, dopo la fine dell’influenza sovietica, avviò nel 1990 l’invasione del Kuwait (e la prima Guerra del Golfo). Questa chimera insegue oggi l’Iran con le sue pedine religiose sparse nella regione, come Hamas ed Hezbollah. Sicuramente questa chimera agita da sempre le ambizioni dell’Arabia Saudita, di cui Osama bin Laden era, e non a caso, figlio. Il panarabismo terrorista di Al Qaeda era una soluzione a quella esplosione demografica che da venti anni a questa parte ha gonfiato le città arabe di giovani uomini (e donne) inquieti, disoccupati, e stanchi di un destino di passiva accettazione in un mondo pieno di tentazioni, denaro, corruzione, ed energia. Chi volesse oggi ricordare queste radici dovrebbe rileggersi i migliori libri mai usciti sulle ragioni sociali del terrorismo islamico, e sulla lotta interna all’Islam: Jihad. Ascesa e declino. Storia del fondamentalismo islamico, e Fitna. Guerra nel cuore dell'Islam, di Gilles Kepel.

Il modello lanciato da Osama era la combinazione di un ritorno alla purezza religiosa del passato – rappresentato dall’arroccamento in una caverna, luogo mitologico della fuga del leader – e l’uso antagonistico della modernità offerta dalla cultura occidentale: internet come simbolo del tutto.

Per qualche anno è stata una combinazione letale, che ha fatto proseliti ovunque, incluso nel cuore della grandi città del nemico. Che ha diffuso nelle vene del pianeta il rancore e l’odio della guerra religiosa. Poi qualcosa è successo. Qualcosa di cui non sappiamo ancora molto, ma di cui abbiamo misurato gli effetti. Quella massa di popolazione giovane, insoddisfatta, acculturata, nutrita da un forte sentimento di esclusione, ha cominciato ad esprimere questa matassa di sentimenti e domande in maniera diversa: chiedendo cambi politici e sociali, e non dall’Occidente, ma dai propri governi; usando Internet ma non per diffondere ricette su come fabbricare bombe bensì per convocare manifestazioni pubbliche; domandando libertà e riconoscimento di identità ma non attraverso le armi bensì attraverso la politica. «The awakening», il risveglio, come lo chiama il suo principale cantore, la tv al-Jazeera, non è panarabo, anzi sventola le proprie bandiere nazionali; non è antimperialista, anzi incolpa i propri governanti; e nella modernità non vede l’incarnazione del vizio, ma un passaporto per un mondo più grande.

Curiosamente, il fine di questi movimenti è lo stesso di Osama, cioè abbattere i vari governi, ma dentro non vi agisce alcuna chimera imperiale e nemmeno religiosa. Il rapporto fra l’uccisione di Bin Laden e questa nuova realtà è proprio in questa somiglianza/differenza. Sarebbe mai stato raggiunto e ucciso il capo di al Qaeda se il mondo arabo non fosse cambiato? Se non fosse saltata intorno a lui la cintura difensiva di masse fanatiche e radicalizzate? La morte di Bin Laden è la prova provata che la sua ricetta di sangue ed odio per i giovani arabi non ha funzionato. E con questo fallimento una fase è finita. In altri tempi e in altri luoghi, nella nostra vecchia Europa, si sarebbe gridato: è morto il re, viva il re.




Multiplayer.it incontra Anonymous.



Il punto della situazione e la nostra intervista al gruppo che è intervenuto nella vicenda GeoHot contro Sony.
Passano gli anni e tutto si modifica, nella forma, ma non nelle idee. Prima dell'avvento della tecnologia molte "guerre" ideologiche avvenivano unicamente sul campo con risultati più o meno tragici, a seconda se la lotta fosse contro il capitalismo, il comunismo, da parte di gruppi estremisti oppure pacifisti.
La storia del mondo è piena di episodi sui quali è difficile prendere una posizione netta, perché spesso ci sono troppe variabili da considerare e che magari non sono nemmeno note, c'è di mezzo la politica, la religione, l'animo umano così differente da persona a persona, e al di là di quelle conseguenze che oggettivamente nessuno sano di mente vorrebbe che accadessero (e qui si apre un'altra voragine...), hanno segnato la nostra epoca. Con l'avvento di internet parte di queste ideologie si sono trasferite nel mondo digitale, dove gli attacchi sono mirati solitamente alla sottrazione di informazioni sensibili oppure al rendere irraggiungibili determinati siti e servizi. I disagi e i risultati sono meno clamorosi dal punto di vista "estetico", fermo restando che i danni economici derivati, i disservizi e il furto dei dati possono provocare conseguenze sul lungo termine ugualmente paragonabili, se non maggiori. Come corollario imponente abbiamo il fitto mondo dell'hacking e del cracking, così variegato da rendere impossibile una sua catalogazione precisa, se non per sommi capi che vedono il primo più "romantico" e che afferma come una volta entrati in possesso di un hardware e software l'utente sia libero di farne ciò che vuole per espanderlo e renderlo più comodo per il proprio utilizzo, e con il secondo che spesso e volentieri sconfina nella illegalità pura e acclarata del piratare software che poi viene immesso nei circuiti a disposizione di tutti.
Multiplayer.it incontra Anonymous
Al primo mondo appartiene il ben noto GeoHot, al secolo George Francis Hotz, salito alla ribalta per esser stato tra i primissimi ad aver sviluppato il jailbreak per iPhone. Questo hack che ha permesso agli utenti di installare programmi all'infuori dell'App Store, magari per estenderne le caratteristiche o abilitare funzioni non attive per scelta di Apple, col risultato che poi una buona fetta di persone lo ha poi utilizzato per installare applicazioni regolarmente crackate, destino che purtroppo capita la maggior parte delle volte che un hardware e un software vengono violati. GeoHot è molto conosciuto nell'ambito videoludico in quanto è tra tra gli artefici del primo hack funzionante di PlayStation 3, hack che ha dato il la, dopo anni di assoluta inviolabilità della console, all'innesco di un processo nel quale altre persone hanno avviato la pirateria sulla console di Sony. I risvolti sono stati piuttosto eclatanti, il produttore giapponese ha infatti portato in tribunale diversi personaggi e lo stesso ventunenne hacker americano, che si è trovato a dover rispondere a diverse accuse di aver sconfinato oltre i confini legali consentiti, fino alpatteggiamento avvenuto pochi giorni fa. Queste vicenda durata per oltre tre mesi ha diviso la rete e creato diverse correnti di pensiero tra sostenitori di Sony e quelli che hanno giudicato eccessivo l'accanimento del produttore giapponese dalle risorse infinite verso un singolo ragazzo. Proprio quest'ultima è stata abbracciata da Anonymous, gruppo o idea perseguita da migliaia di persone sparse per la rete e che al suo attivo ha già diverse azioni nei confronti di Paypal, Mastercard, Visa e altri (ci ritorneremo più avanti) e che nel caso specifico di GeoHot ha dichiarato di essere stato il fautore dell'attacco ad alcuni siti istituzionali di Sony ed al PSN, reso inutilizzabile per diverso tempo. Non è nostro compito in questa sede giudicare in maniera netta quanto accaduto, perché come dicevamo qualche riga più su sono molte le sfaccettature non chiare, le ragioni e cose che sarebbero potute andare diversamente. Detto questo, qualche giorno fa siamo stati contattati da BBpower, una persona che si è definita "portavoce" del gruppo Anonymous, la quale ci ha concesso un'intervista esclusiva per fare un po' il punto della situazione. Quella di seguito è la trascrizione in maniera assolutamente integrale e senza prese di posizione della nostra chiacchierata, avvenuta su un canale irc di un sito non meglio definito. Per completezza di informazione ci siamo prodigati nel contattare la divisione internazionale di Sony per un commento di risposta ufficiale, invero piuttosto stringato, che trovate in calce a questa intervista.

La genesi dell'attacco

Innanzitutto con chi sto parlando?
Parli con un Anonimo, il ruolo è di sostenitore del network, uno dei "leader" di opitaly e che parla a nome di opitaly, ma anche per gli organizzatori internazionali di Anonymous.

Sei quindi al corrente del pensiero di Anonymous stesso e posso ritenere che quello che dici rappresenta il pensiero di Anonymous?
Anonymous è un'idea, un pensiero e come tale può essere interpretato da ogni membro o sostenitore in modo diverso. Io parlo a nome di coloro che a seguito di una riunione hanno deciso di dover esprimere le loro idee facendo chiarezza. Queste persone con le quali ho parlato sono organizzatori internazionali del gruppo.

Va bene, cominciamo dal principio. L'idea di Anonymous è partita contestualmente alla "questione Sony" oppure prima? Ha già operato in qualche caso conosciuto?
Anonymous esiste da moltissimo tempo, parliamo di anni.

Puoi dirmi altri casi dove ha operato?
I più importanti sono stati contro Scientology per esempio, quello che ha attirato più curiosi è stato per la vicenda legata a Wikileaks. Nello specifico alcuni istituti bancari negarono a Wikileaks la possibilità di ricevere donazioni. Per questo motivo si riunirono da tutto il globo migliaia di anonimi che attraverso semplici tool, oppure con dei metodi più accurati hanno reso inaccessibile per un periodo di tempo non ben definito PayPal, MasterCard e Visa..

Multiplayer.it incontra Anonymous
Vorrei sottolineare che Anonymous non si definisce un gruppo di hacker, infatti chiunque può entrare e non penso che entrare in un channel e avviare un semplice script basti per poter essere chiamato hacker. Certo ci sono persone molto molto skillate ed alcuni di loro possiamo si chiamarli hacker. Nel contesto italiano ce ne sono pochissimi.

Cosa pensa invece Anonymous dei cracker e di chi utilizza sistemi di hack per poi immettere materiale illegale? (penso all'hack firmware iPhone e a quelli che poi fanno programmi per scaricare le app gratis)
Bè riteniamo che Anonymous per i suoi stessi principi DEVE garantire la libertà individuale di una persona. Sotto questo punto di vista credo che il dibattito sia aperto, l'idea di comprare un oggetto e poterlo utilizzare a proprio piacimento è legittimo. E' anche leggittimo però che chi vende software e si vede il proprio prodotto bypassato da cracker utilizzi un rimedio per vie legali.

Mi riferivo al passaggio hack-crack e alle cose chiaramente illegali, non al concetto di hack "puro", ma a persone che utilizzano l'hack per poi creare il crack che in questo secondo caso è chiaramente illegale
Nello specifico ti riferisci per esempio a chi bypassa un sistema tipo firmware?
Mmmh no, secondo me esistono due filosofie, hacking e cracking, spesso gli appartenenti alla prima si distanziano dalla seconda, vorrei capire se Anonymous comprende entrambe le filosofie o meno
Sì senz'altro. Anonymous ha dei membri che sono molto etici e hanno le idee molto molto chiare. Anonymous crede più nella filosofia hacking almeno per quello che pensano gli organizzatori internazionali ma sicuramente una parte è a sostegno della filosofia del cracking etc.

Arriviamo a Sony, vorrei sapere il perché dell'attacco, le motivazioni iniziali, come è avvenuto e il fine ultimo
Bene credo che tutti conoscano la vicenda di Geohot, S3KyZi e Graf_chokolo. Partendo da questo Anonymous attraverso un sondaggio, prima interno, ha deciso di iniziare opsony. Operation Sony aveva come scopo quello di mettere offline i siti web e le webmail dei siti ufficiali Sony, grazie alla ottima coordinazione che Anonymous vanta i server Sony sono caduti.
A quel punto è partita la fase due che come target vedeva il PSN.
La potenza del ddos è stata così ampia da aver messo in ginocchio anche i grandissimi server della casa nipponica. Quando la notizia è giunta i curiosi o i semplici videogiocatori che non riuscivano a stare sul PSN si sono recati nella chat ufficiale e nel canale opsony chiedendo spiegazioni.
Visto e considerato l'enorme afflusso di questi videogiocatori Anonymous ha deciso di cessare l'attacco. Contemporaneamente abbiamo visto che Sony ha dovuto immediatamente contattare un'azienda che si occupa di servizi anti-ddos.
Sony inoltre da quello che sappiamo si è molto allarmata perchè ci sono molte compagnie rivali che potrebbero approfittarsi della situazione e metterci lo zampino (per appropiarsi di dati sensibili ndTanzen) e quindi fino a ieri (l'intervista si è tenuta il 12 aprile ndTanzen) sera sono stati mantenuti offline alcuni siti interni di Sony.
E' bene dire comunque che Anonymous si divide in due livelli, quello più basso si occupa di buttare giu i server, rendere un servizio inutilizzabile etc., quello alto si occupa di penetrare nei server e prendere informazioni sensibili delle aziende, mettere insomma in "mutande" persone e non solo. Come ad esempio con HBGary, un'azienda informatica di sicurezza che aveva lo scopo di mettere in manette tutti gli organizzatori (nella vicenda Wikileaks, qui qualche informazione aggiuntiva NdTanzen) ed invece è finita con gli Anonymous che hanno bucato il server della compagnia e sottratto nomi, carte di credito, email, numeri riservati e documenti privati dell'azienda e dei suoi membri.

Multiplayer.it incontra Anonymous
Tornando alla vicenda oggetto di questa intervista, è corretto dire che Anonymous ha agito come "reazione" alla vicenda Sony/GeoHot?
Sì è corretto.

Secondo Anonymous cosa ha sbagliato Sony con GeoHot?
Il suo accanimento è stato eccessivo nei confronti di GeoHot. Sono riusciti addirittura attraverso i giudici a fare dei controlli nel suo account Paypal.

Quindi per l'accanimento e non per il fatto che fosse giusto o meno prendere misure legali nei suoi confronti?

Parlando da Anonymous GeoHot è solamente un "curioso" e ha spinto la sua curiosità per offrire un servizio gratuito.

Perché avete interrotto l'attacco?
Per i videogiocatori. Abbiamo visto che stare sul PSN sia più importante della propria libertà nello scegliere cosa fare di un prodotto pagato. Non volendo colpire nessun esterno, perchè non è questo lo scopo, è stato deciso di interrompere l'attacco. Ci sono assi nella manica per gli Anonymous che verranno tirati fuori al momento giusto.

Quindi Anonymous sta riorganizzando la propria attività in maniera da colpire Sony senza intaccare gli utenti oppure non ci saranno ulteriori attacchi?
Attività che non toccheranno minimamente l'utenza. Se c'è un principio in Anonymous è quella di stare dalla parte dei più deboli. Forse non si ricorda o non si sa, ma Anonymous ha aiutato nelle rivoluzioni del nord Africa a fare lo sharing di informazioni a mettere KO i sistemi di comunicazioni della polizia che aveva l'ordine di uccidere i manifestanti come in Egitto.

Come si pone Anonymous nei confronti della stampa che ha trattato l'argomento di Sony, e come si pone invece nei riguardi dei commenti degli utenti sparsi per la rete?
Dal punto di vista internazionale Anonymous è seguito in maniera più approfondita ed infatti i media che ne hanno parlato in tutto il mondo hanno capito le motivazioni e da buoni giornalisti non hanno espresso considerazioni extra.
In Italia la situazione è differente. Molti blog hanno ridicolizzato Anonymous e l'hanno fatto passare come un gruppo di ladri o nullafacenti che si divertono a rompere le palle ai videogiocatori oppure a Sony.

Multiplayer.it incontra Anonymous
Cosa ne pensa invece Anonymous del recente accordo di patteggiamento tra GeoHot e Sony, sul fatto che il primo non potrà più toccare materiale prodotto da Sony, normale evoluzione della vicenda?
Non penso che GeoHot si fermerà davanti a questi accordi. Si ovvio che ha patteggiato nei suoi interessi, ma se veramente è quello che ha dimostrato magari i suoi lavori continueranno nelle mani di altri, ma il suo zampino ci sarà sempre.

Tornando ad un discorso generale, qual è la posizione di Anonymous sulla pirateria?
Beh non posso parlare in questo caso a nome di Anonymous. Considero personalmente la pirateria come un danno per le industrie che alle spalle hanno un lavoro enorme. Ma giustifico anche la pirateria perchè spesso i costi dei software, giochi etc sono eccessivi.

Come mai non puoi parlare a nome di Anonymous?
Perchè parlare a nome di migliaia di persone su un argomento delicato sarebbe una pazzia e non sarebbe rispettoso, sopratutto.

Hai detto che Anonymous è un'idea supportata da migliaia di persone, mi spieghi però se c'è una sorta di controllo contro chi agisce per conto suo? La decisione finale di un attacco o altro a chi spetta, c'è una sorta di gerarchia perlomeno ai piani alti?
Sì ad esempio in Italia un gruppo attaccò Mediaset per conto suo, entrò quindi in chat un responsabile Anonymous internazionale che ci andò giu pesante con i rimproveri. Non si può attaccare qualcosa a nome di Anonymous, se Anonymous non condivide l'attacco. E Anonymous è un gruppo e quindi la maggioranza del gruppo deve essere favorevole.

In conclusione posso chiederti di lasciare un messaggio?
Certo
Vorrei che tutti si informassero sulle vicende Anonymous e non giudicassero le vicende senza prima essere BENE informati. Anonymous non vuole essere un nemico, Anonymous è amico dei cittadini, se secondo voi Anonymous sbaglia non esitate a dire la vostra, non lasciate che nessuno manipoli le vostre idee e non lasciatevi prendere dalle apparenze. Sopratutto non siamo criminali, paranoici rompiscatole. Anonymous è composta da tutte le razze, sesso e religione. E' solo lo strumento per risvegliare la coscienza globale almeno in rete. C'è gente che ogni giorno uccide, ruba, ma è proprio lì seduto su una poltrona di pelle.

Multiplayer.it incontra Anonymous
E' giusta la definizione di anarchici?
No, assolutamente no. Troppo estremi, non hanno dialogo aperto, non sarebbero mai venuti da Tanzen, e se avessero letto che Tanzen scriveva contro di loro, Tanzen avrebbe avuto tutto down, tecnologicamente parlando :D

Ahahaha, quindi che appellativo può essere dato?
E' un pensiero Tanzen, ti piacciono le arti marziali?
Sìsì
Miyamoto Musashi, Sun Tzu, c'è qualche principio suo dentro Anonymous e del libro dei cinque anelli (qui qualche informazione).
Quando Miyamoto Musashi parla Wall Street ascolta, nello specifico mi rivolgo al fatto che l'ordine della scuola dei due cieli di Miyamoto aveva delle regole rigide e credeva veramente in ciò che faceva, coloro che entravano potevano uscire quando non seguivano le regole.
La stessa cosa è Anonymous, entri perchè sei libero, esci perchè la tua libertà ha occupato quella degli altri.

Pensi ci possa essere un corrispettivo "storico" di Anonymous?
Guy Fawkes, cospiratore inglese che cercò di far saltare in aria il parlamento britannico; potrebbe essere un corrispettivo, ma non saprei come fare un vero confronto perché Anonymous può essere visto come il bene ed il male, il bene per gli ideali, il male per i metodi utilizzati.

Questo è quanto per la lunga intervista che abbiamo fatto, che si è tenuta esattamente il 12 aprile. Come detto abbiamo contattato anche la divisione internazionale di Sony per avere un commento ufficiale sulla vicenda, questo è quanto ci stato risposto:

We are currently investigating, including the possibility of targeted behaviour of an outside party. If this is indeed caused by such act, we want to once again thank our customers who have borne the brunt of the attack through interrupted service. Our engineers are working to restore and maintain the services, and we appreciate our customers' continued support.

Stiamo attualmente investigando sull'accaduto, inclusa la possibilità che sia avvenuto a causa di fonti esterne. Se questa dovesse essere la causa, vogliamo ancora una volta ringraziare i nostri utenti che hanno dovuto subire l'impatto di questo attacco con conseguente interruzione del servizio. I nostri ingegneri stanno lavorando per ripristinare il servizio in maniera definitiva, e apprezziamo il supporto continuo da parte dei nostri utenti.




Lo scippo del Primo Maggio. - di Carlo Cornaglia


Piazza San Pietro. C’è una grande scritta:
“Siano a Cristo le porte spalancate”,
ma dovesse Gesù scendere in ditta
caccerebbe i mercanti a gran nerbate.

Nel giorno che beatifica Wojtyla
il suo volto si trova su ogni cosa:
sulle bottiglie d’olio messe in fila,
sui post it da parete, con ventosa,

su magneti da frigo e cartoline,
su accendini, orologi e medagliette,
sui portapillole, sulle tazzine,
su portachiavi e penne, su magliette

con le scritte che inneggiano al beato,
su specchi fatti a cuore e calendari,
su poster, ceri, immagini e rosari,
sugli adesivi in lingua d’ogni stato,

sui ditali e gli oggetti più pacchiani.
C’è Karol su milioni di patacche
per la gioia dei farisei nostrani,
degli scout, delle monache polacche.

C’è un Wojtyla con testa ciondolante,
Gongolo detto dal bancarellista
e ce n’è un altro con la voce orante,
se gli schiaccia la pancia chi lo acquista.

A tutti scendon grandi lacrimoni
fra il salmodiar dei canti e dei rosari,
ma, ahimé, si sente, più delle orazioni,
il fruscio del maneggio dei denari…

In questo Primo Maggio, a noi scippato,
santità si respira tutto in giro
e tanto se ne inebria l’arrapato
che, a testa china, dorme come un ghiro.