lunedì 9 maggio 2011

Pannelli solari a infrarossi: così le nanoantenne moltiplicheranno l’energia.


Un gruppo di ricercatori texani presenta una sperimentazione potenzialmente rivoluzionaria: speciali antenne in grado di catturare la luce infrarossa e di trasformarla in energia elettrica. Qualcosa di impossibile per il fotovoltaico tradizionale

Pannelli che catturano la luce infrarossa e la trasformano in energia. Altro che nucleare, il futuro è sempre più nel Sole. Almeno questo è ciò che si percepisce sbirciando nei laboratori di tutto il mondo. Più che lavorare sulle potenzialità artificiali dell’atomo, gli scienziati stanno cercando di ottimizzare al massimo la luce che arriva naturalmente sul nostro Pianeta, a tutte le lunghezze d’onda. E i primi risultati sono molto promettenti: solo qualche anno per passare dal laboratorio direttamente sui tetti delle nostre case. Un gruppo di ricercatori della Rice University presenta sulla rivista Science la sua ultima trovata: speciali nanoantenne in grado di catturare la luce infrarossa e di trasformarla in energia elettrica. Per i tradizionali pannelli solari, così come per altre applicazioni al silicio, la luce infrarossa è qualcosa di inafferrabile nonostante ne arrivi in grandissime quantità sul nostro pianeta: basti pensare che essa costituisce più di un terzo della luce che raggiunge la Terra dal Sole. Per il silicio, il materiale utilizzato per convertire la luce in elettricità nella maggior parte dei pannelli fotovoltaici, è praticamente impossibile catturare la luce a questa frequenza. Quando infatti la luce a infrarossi raggiunge i tradizionali semiconduttori non avviene alcuna interazione: il fascio attraversa il materiale, quasi come fosse un fantasma.

Tra l’infrarosso e questi materiali quindi c’è un enorme “gap di banda” che non permette di generare energia elettrica. Per superare questo ostacolo gli scienziati texani hanno realizzato una nanoantenna metallica tra i 110 e i 158 nanometri di lunghezza, specializzata proprio nell’interazione con la luce a infrarossi. Questa speciale nanoantenna cattura le onde ottiche, raccogliendo e concentrando la luce. Non solo. Allo stesso tempo è in grado di funzionare come un fotodiodo, convertendo la luce in una corrente di elettroni. “Il trucchetto – ha spiegato Ezio Puppin, presidente del Consorzio Interuniversitario Scienze Fisiche della materia al notiziarioClimascienza – sta proprio nell’utilizzare particelle metalliche piccole che permettono di sfruttare un meccanismo complicato che si basa sui cosiddetti ‘plasmoni di superficie’”.

Si tratta di particolari onde oscillanti di elettroni, chiamati plasmoni perché viaggiano sulla superficie del metallo: quando la luce colpisce l’antenna gli elettroni diventano “caldi” superano le barriere dell’interfaccia semiconduttore-antenna, e producono energia elettrica. “Fino ad oggi non c’era un modo per catturare gli infrarossi – ha spiegato Naomi Halas, scienziata che ha coordinato lo studio – ma noi abbiamo dimostrato invece che è possibile”. Ora che la tecnologia c’è. È arrivato il momento di passare all’applicazione. “Siamo ansiosi di vedere quanto aumenterà l’efficienza dei pannelli solari”, ha detto Halas. Le prospettive sono promettenti, molto più di quelle che riguardano altre fonti energetiche. “Questo tipo di sperimentazioni – sottolinea Puppin – si fanno facilmente. Sono cioè veloci, economiche e soprattutto poco pericolose”. Non c’è infatti nessun confronto con la realizzazione di un impianto nucleare, anche quello più innovativo. “Non ci sono paragoni”, esulta lo scienziato. “Per realizzare una centrale ad hoc ci vogliono all’incirca una quindicina di anni e diversi miliardi di euro, senza contare le implicazioni sulla sicurezza”.

Ma la nanoantenna non sarà destinata ad affiancare soltanto i pannelli fotovoltaici. “La gamma di potenziali applicazioni di questo dispositivo – ha detto Halas – è estremamente diversificata. Ad esempio, potrebbe trovare un ampio uso nel campo della fotonica del silicio sui chip, sulle tecnologie di imaging e su quelle di rilevazione della luce”.

di Valentina Arcovio




Milano, udienza Mills: contestatore trascinato via.



Il premier Silvio Berlusconi è appena arrivato al tribunale di Milano per l'udienza Mills, un esponente dell'associazione di avvocati Robin Hood è uscito dal palazzo di Giustizia gridando contro i sostenitori di Berlusconi ed è stato trascinato via dalla polizia fino a un palazzo vicino dove è stato trattenuto alcuni minuti. Identificato anche un giovane che si trovava con la macchina fotografica dalle parti del tribunale.
A cura di Francesco Cocco.


Chi è Pietro Paul Giovannetti?



Nucleare: Berlusconi vuole decidere per te. Con il referendum lo bloccheremo per sempre.


Lo stop del governo al nucleare è semplicemente un trucco per impedire ai cittadini di votare al referendum del 12 e 13 giugno e imporci le centrali nucleari domani. Berlusconi l’ha ammesso (guarda il video qui a destra).


Non è bastata Cernobyl e neanche Fukushima per capire che l’energia nucleare è troppo pericolosa e non ha futuro. È inaccettabile che a meno di due mesi dal referendum non sappiamo ancora se andremo a votare su un tema tanto importante.

Al referendum si deve votare. Fai la tua parte: impegnati ad andare a votare e attiva i tuoi amici se vuoi che in Italia i progetti nucleari vengano bloccati per sempre.

Attenzione: I campi obbligatori sono contrassegnati con un asterisco (*).

“Ho dato soldi alla fondazione di D’Alema In cambio speravo di ottenere appalti”. - di Marco Lillo


Il faccendiere Pio Piccini ed ex conproprietario dell'Ikarus Vincenzo Morichini: "Volevo avere gli appalti per le intercettazioni". Il racconto ai pm Ielo, Greco e Cascini: "Ho incontrato il presidente a cena, il rapporto diretto però l'avevo con il suo uomo". I numeri e i beneficiari: "Mi dissero che il 5 per cento del business sarebbe finito in parte anche al Pd"

Ci deve essere una maledizione sulla prima barca, il celebre Ikarus, di Massimo D’Alema. Dopo i guai pugliesi del suo compagno di regateMassimo De Santis, il presidente del Copasir si ritrova una seconda volta impigliato in una vicenda imbarazzante per colpa dell’altro socio di quell’avventura velica: Vincenzo Morichini.

Questo assicuratore 66enne, nato a Foligno e già agente generale dell’Ina Assitalia, è indagato a Roma dal pm Paolo Ielo per violazione in concorso dell’articolo 8 DLgs 74/2000, ovvero per una semplice emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Ovviamente il problema per Massimo D’Alema non nasce dall’indagine né dai finanziamenti delle aziende di Morichini alla sua Fondazione Italiani Europei ma da un verbale di interrogatorio nel quale sono emersi i rapporti spericolati tra il suo amico di vela e il faccendiere Pio Piccini, arrestato per il crack Omega-Eutelia. Il 15 settembre scorso Piccini è stato sentito in gran segreto da tre magistrati dai nomi pesanti: Francesco Greco di Milano,Paolo Ielo e Giuseppe Cascini di Roma. Il tema principale dell’interrogatorio, in larga parte omissato, sono i rapporti di Piccini con i politici e tra questi in particolare con Massimo D’Alema, per il tramite appunto di Morichini. Il triangolo disegnato davanti ai pm da Pio Piccini lega l’amico di D’Alema, Vincenzo Morichini, alla Fondazione Italiani europei (che prende finanziamenti dalle società di Piccini per una somma complessiva di 30 mila euro) e il gruppo Finmeccanica, che sigla un accordo quadro con lo stesso Piccini per il business delle intercettazioni telefoniche. Inoltre Piccini racconta che, sempre grazie a Morichini, aveva avviato un’intensa attività di lobby in Umbria e anche nelle Marche, per ottenere appalti nella sanità.

Piccini, inoltre, descrive tre incontri con D’Alema. Nulla di particolare: un pranzo a Roma vicino alla sede di Piazza Navona della Fondazione Italiani Europei, un pranzo a Foligno e uno a Pesaro durante la campagna elettorale, sempre insieme a Morichini. Piccini ha versato contributi registrati regolarmente alla Fondazione di Massimo D’Alema ma – come dice ai pm – “non ha cacciato un euro per il Pd”. Mentre ha pagato regolarmente la società di Morichini per i suoi servigi, tenendo i rapporti tramite un cugino di Massimo D’Alema che ne fa parte.

“La mia società Themis”, ha raccontato Piccini, “fatturava alla Sdb di Morichini. Alla stipula dell’affidamento per l’appalto delle intercettazioni da parte di Finmeccanica avrei pagato la percentuale pattuita del 5,5 per cento. Ma, avendo firmato solo un accordo quadro, ho pagato solo i compensi di 2.500 euro al mese. Intanto”, ha proseguito Piccini, “i rapporti con Sdb venivano tenuti con la parte amministrativa, che era rappresentata dal dottor Massimo Bologna che Morichini mi disse essere il cugino di D’Alema per parte di madre. L’ho conosciuto un paio di volte per la firma del contratto e poi l’ho sentito solo per i pagamenti”.
Secondo Piccini, “Morichini mi disse: posso aiutarti con Finmeccanica grazie ai suoi rapporti politici e quando ci siamo incontrati la prima volta con Guarguaglini, Morichini si premurò immediatamente di porgere i saluti dell’onorevole D’Alema”

Si tratta di accuse che devono ancora essere riscontrate e che comunque, come sottolineano in Procura, probabilmente non configurano comportamenti penalmente rilevanti poiché i soldi incassati dalla Fondazione presieduta da Massimo D’Alema sono stati correttamente dichiarati. A prescindere dalla qualificazione giuridica, sono fatti rilevanti dal punto di vista politico e meritano di essere raccontati. Piccini racconta così l’avvio della sua conoscenza con Morichini: “Morichini l’ho conosciuto a Roma alla fine del 2007, primi del 2008. Mi è stato presentato alla Fondazione Italiani Europei dove ero stato invitato. Lui diventa il mio assicuratore poi mi propone un rapporto diretto come consulente dal punto di vista delle relazioni/faccendiere , come diceva lei (il pm, ndr) per potere gestire tutta una serie di rapporti nel mondo romano, principalmente legato a società come Finmeccanica, diciamo, barra pubbliche e, avendo io parlato dei miei progetti che mi stavano molto a cuore nella sanità (mi propone) la possibilità di estenderli in quelle regioni dove ci fosse stata una guida Pd, essendo lui molto vicino a D’Alema e al Partito Democratico e quindi poteva facilitarmi tutte quelle Regioni che fossero state a guida Pd”. Il pm Francesco Greco chiede allora a Piccini quale fosse il rapporto tra Morichini e la Fondazione presieduta da Massimo D’Alema e il faccendiere arrestato non si tira indietro: “Oltre al lavoro principale di agente assicurativo a Fiumicino collaborava in maniera stretta con la Fondazione Italiani Europei tanto che la prima cosa che mi chiede di fare sarà un contributo di 15.000 euro alla Fondazione Italiani Europei, che noi faremo credo alla fine del 2008, primi del 2009 come Omega. Troverete una ricevuta in Omega, come la troverà nell’altra società Temis per altri 15 mila euro nel periodo successivo”. A questo punto, spiega Piccini, “cominciamo a discutere sul progetto che a me stava molto a cuore e che stavo cercando di riportare in auge da diversi anni: la gestione delle prestazioni obbligatorie per la Magistratura, le intercettazioni telefoniche che avevo gestito per anni in Wind”.

Ovviamente il canale è sempre lo stesso: “A questo punto Morichini mi chiede di consolidare un rapporto di consulenza con la Sdb di Morichini, Società di Business vuol dire l’acronimo, e mi chiede 2500 euro al mese per la prestazione e un contratto a parte per una percentuale del 5,5 per cento sull’eventuale progetto intercettazioni nel momento in cui fosse andato a buon fine”. L’appalto del quale sta parlando Piccini è quello per centralizzare su un unico server tutte le intercettazioni della magistratura. La società Selex Management del gruppo Finnmeccanica, diretta da Sabatino Stornelli, da anni cerca di ottenere l’appalto del quale si parlò per la prima volta con il sottosegretario Alberto Maritati, centrosinistra, e poi inserito nella relazione di accompagnamento del disegno di legge sulle intercettazioni del ministro Angelino Alfano nel 2008. Piccini, si muoveva per ottenere un subappalto da 9 milioni.

“Le intercettazioni a Finmeccanica gliele affidava il Ministero della Giustizia e io ho”, spiega il faccendiere, “ho parlato di questo con il presidente di Finmeccanica: Pierfrancesco Guarguaglini…e viene firmato un accordo quadro… perché non potevamo contrattualizzarlo finché non arrivava a loro (l’appalto principale, ndr) e viene fatto un accordo quadro tra Omega ET Themis, la mia nuova società e la Selex, che viene depositato con data certa…prevedeva l’accordo per il progetto sulle intercettazioni”. A questo punto il pm Cascini chiede a Piccini chi sia il manager del gruppo Finmeccanica con il quale ha concordato l’accordo e soprattutto chi sia il contatto che lo ha messo in contatto con lui e Piccini risponde: “Sabatino Stornelli di Selex Management, prima ho visto Guarguaglini e poi siamo andati con Morichini anche da Stornelli”.

E la destinazione della percentuale del 5,5? “il discorso delle percentuali prevedeva che io dirottassi sulla Sdb di Morichini e – nel caso in cui andassero a buon fine – sarebbero servite in parte per coprire Sdb, in parte per coprire la Fondazione Italiani Europei e in parte il Partito”. A questo punto Piccini comincia a sussurrare per la paura e si svolge questo siparietto con Francesco Greco:
Greco: “Alzi la voce”
Piccini: “E che non …”
Greco: “Lo so che è difficile dire certe cose, alzi la voce”.
Piccini: “E il partito”
Greco: “Quale partito?”
Piccini: “Il Partito Democratico”.
Il pm Cascini a questo punto chiede lumi sulla suddivisione interna: “Morichini mi disse: una parte va a me e una parte alle due strutture”, (Pd e Fondazione, ndr).
È evidente che si potrebbe trattare, anche se il racconto fosse confermato, di un caso di millantato credito ai danni del leader del Pd. Il pm Cascini chiede: “Ma che rapporto aveva Morichini con il Pd”. E Piccini: “Morichini era amico personale di Massimo D’Alema. Credo fosse quello che gli ha venduto il primo Ikarus (è stato cointestatario, ndr). Io ho incontrato D’Alema ad alcuni incontri e cene di Fondazione Italiana Europei, agli ultimi incontri elettorali sulle amministrative, però il rapporto diretto ce l’avevo con Morichini”. E qual era l’importo dell’affare? “Il contratto per noi nel tempo”, spiega il faccendiere, “si poteva sviluppare fino intorno agli otto – nove milioni di euro l’anno e su questi c’era il 5 per cento all’anno tra l’altro questo appalto non prevedeva la gara, sarebbe stata un’ operazione secretata per la problematica legata alle intercettazioni. Non era una gara era un affidamento diretto di Finmeccanica”.

Poi Piccini elenca gli altri orizzonti della collaborazione con l’amico di D’Alema, purtroppo stroncata dall’arresto: “gli parlo della sanità, gli parlo di altre attività e si cominciano rapporti anche col mondo Gse, (Gestore elettrico pubblico, ndr) per capire se si possono sviluppare attività anche presso Gse, ma la parte interessante era l’Umbria, dove si potevano portare a clonare le stesse attività che erano state fatte per la regione Lombardia”.



Berlusconi, poca gente al Palasharp Paura per l’esito delle amministrative


Il timore è quello di non farcela al primo turno e che Letizia Moratti sia costretta al ballottaggio. Il premier dal palco attacca i pm e la gente se ne va annoiata

La grande paura, il timore di non farcela a Milano al primo turno come chiesto a gran voce dal presidente del Consiglio, si materializza tra le file dei maggiorenti del Pdl lombardo, quando gli orologi segnano un quarto alle 18. Silvio Berlusconi sul palco del Palasharp, spostato in avanti di almeno un trentina di metri per far apparire il palazzetto più affollato, si è fatto serio. Dopo il consueto one man show dell’inizio, condotto a colpi di battute (poche) e di domande retoriche (molte), il premier per mezz’ora ha ritirato fuori tutti i vecchi cavalli di battaglia: i comunisti, i giudici, tasse, Gianfranco Fini. E, rispetto al solito, ha alzato di poco l’asticella arrivando a definire tutti “i pm di Milano un cancro da estirpare”, per poi prendersela con il presidente della Camera. È in quel momento che tra il pubblico si registrano le prime defezioni. Sarà stato per il fatto che Berlusconi stava parlando ormai da 45 minuti, o sarà stato perché un contestatore lo ha interrotto ed è stato portato via dalla security, ma all’improvviso il popolo azzurro si distrae. Annoiato. E così dagli spalti la gente comincia a sfollare. Escono subito in trecento, poi a poco a poco in tanti altri. Tra i sedili restano bandiere e foulard azzurri abbandonati alla rinfusa.

Un brutto segnale. Se davvero si dovesse giudicare da qui la campagna del Pdl a Milano, ci sarebbe da scommettere che il ballottaggio tra il sindaco uscente Letizia Moratti e il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia, è sicuro. Del resto anche riempire (a metà) la tensostruttura di Lampugnano (un quartiere della periferia) era stata una faticaccia. Il 21 aprile, con una dichiarazione al Corriere, il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Matovani, aveva annunciato l’arrivo di “diecimila persone sotto il tendone del Palasharp, lo stesso di Eco, Saviano e del Popolo Viola”. Insomma aveva lanciato un guanto di sfida a quelli di Libertà e Giustizia che il 5 febbraio da lì avevano gridato: “Berlusconi dimettiti”.
Risultato: la sfida è stata persa per 10 mila a 4 mila . E adesso anche la battaglia elettorale si fa davvero dura. Il leader del Pdl pure ieri ha caricato di valore politico le amministrative. “Dobbiamo convincere gli indecisi”, ha detto, “è importante spiegare come il voto di Milano sia fondamentale per dare sostegno e forza al governo del paese. Milano con Letizia Moratti farà da spinta alla nostra maggioranza per poter governare ancora due anni. Non possiamo nemmeno immaginare che Milano cada nelle mani delle opposizioni”. Ma all’ombra della Madonnina c’è chi ormai lo immagina. Sulla base dei numeri.

Nel 2006 Letizia Moratti ha vinto al primo turno con il 51,9 per cento dei voti contro il 47 per cento dell’anonimo sfidante, l’ex prefetto Bruno Ferrante, Tra i due c’erano 34 mila voti di differenza. Solo che oggi, anche a non voler considerare lo scarso appeal della Moratti nei confronti dei suoi concittadini e le tante inimicizie che si è fatta nel partito, il centrodestra corre senza l’appoggio dell’Udc e di un pezzo di An, quella che se ne è andata con Fini. Così Berlusconi ha un bel dire di voler superare la quota di 53 mila preferenze personali toccata cinque anni fa. L’impresa è difficile dicono i sondaggi. Forse ancor più che la vittoria della Moratti al primo turno. Per farcela, il premier ha rinforzato la scorsa settimana lo staff del suo quartier generale in viale Monza. Ha aperto i cordoni delle borsa aggiungendo 3 milioni di euro del partito ai circa 9 stanziati dal sindaco (Giuliano Pisapia complessivamente spende un milione e mezzo). Ha appositamente reclutato i portavoce dei suoi ministri lombardi e, all’ultimo momento, ha deciso di tentare di oscurare con un open bar non stop, il comizio di Pisapia – e relativo concerto di Roberto Vecchioni – previsto per venerdì in piazza del Duomo. “Quel giorno”, ha detto Ignazio La Russa, “occuperemo via Dante con tanti aperitivi e musica dal vivo dalle 18 alle 23”. Insomma, più alcol per tutti.
Nella speranza che gli avventori si spostino con il bicchiere in mano nella vicinissima piazza Castello dove, alle 18:30 , la Moratti parteciperà a un comizio di Umberto Bossi. Per il Pdl, del resto, una delle incognite vere è la Lega. Alle comunali del 2006 ha preso pochissimo (poco più del 3 per cento), ma alle provinciali di tre anni dopo è quadruplicata. E oggi minaccia di fare ancor di più.

Tanto che il suo uomo di punta, Matteo Salvini, attacca ogni giorno i cugini azzurri. “Escludo che i milanesi possano votare una persona del genere”, ha addirittura detto venerdì riferendosi a Marco Clemente, un candidato Pdl che, parlando con un presunto boss della ‘ndrangheta, augurava a un imprenditore vittima di estorsione “di morire come un cane”. E, sempre guardando alle ultime provinciale, l’altro timore degli azzurri è il risultato del centro-sinistra che nel 2009, con Filippo Penati riuscì a spuntarla di un soffio a Milano città. Certo oggi c’è una differenza. In molti scommettono che il Movimento 5 Stelle, con il giovanissimo aspirante sindaco Matteo Calise, farà il pieno di voti. Beppe Grillo mercoledì ha riempito piazza Duomo. Ma se Pisapia deve fare i conti con Calise, la Moratti teme Manfredi Palmeri, l’uomo del Terzo polo. In caso di ballottaggio è possibile che parte dei voti di entrambe i candidati (i due elettorati sono fortemente anti-berlusconiani) finiscano a Pisapia. E se i 5 Stelle rifiutano gli apparentamenti, con Palmeri il dialogo è già ampiamente avviato. Per questo Berlusconi lotta per vincere al primo turno. L’ordine di scuderia è convincere gli indecisi. E l’attacco forsennato alla magistratura serve anche a questo.

Per non parlare delle questioni locali, o degli incerti risultati di governo, e per riporre invece le elezioni come un referendum personale: o io, o loro, le toghe rosse. In viale Monza sostengono che il caso di Roberto Lassini (l’aspirante consigliere comunale sotto inchiesta per i manifesti in cui la magistratura era paragonata alle Brigate Rosse) abbia permesso di guadagnare 5 punti. Tanto che ieri Lassini (non presente al Palasharp) è stato lasciato libero di distribuire per la città i propri santini elettorali. Berlusconi punta insomma a ricompattare lo zoccolo duro dei suoi sostenitori. Solo che ieri, dopo 45 minuti discorso, identico agli interventi del passato, molti di loro hanno cominciato a dare evidenti segni stanchezza. E a poco, a poco, hanno lasciato il Palasharp.

di Peter Gomez e Davide Vecchi