Emblematico il caso di Lentini, in provincia di Siracusa, dove i manifestanti girano in squadre per convincere i negozianti ad abbassare le saracinesche. Il leader della protesta, Martino Morsello, ha iniziato uno sciopero della fame per sollecitare le autorità ad accertare "la verità di tali gravi affermazioni e conoscere i nomi dei criminali che potrebbero esserci vicini".
“Le squadre stanno girando”. E’ la formula che in questi giorni passa di bocca in bocca tra molti commercianti siciliani che subito si apprestano ad abbassare la saracinesca delle proprie attività. Rendendo impossibile in paesi comeLentini, in provincia di Siracusa, trovare anche solo un panificio aperto. E’ l’effetto delle proteste di autotrasportatori e agricoltori che da lunedì stanno bloccando l’isola. E’ l’ombra della mafia nella manifestazione, denunciata più volte e a vari livelli. Intimidazioni, raccontano i commercianti. Tentativi pacifici di convincere quanti più siciliani è possibile ad aderire, rispondono i manifestanti che respingono ogni accusa. “Ma dire ‘poi non vi lamentate se mettono le bombe’ vi sembra un garbato invito?”, sbotta un negoziante di Lentini. Il leader dei Forconi, Martino Morsello, ha iniziato uno sciopero della fame per sollecitare le autorità ad accertare “la verità di tali gravissime affermazioni e conoscere i nomi dei personaggi mafiosi che potrebbero essere vicini al nostro movimento”, spiega.
Nel Catanese, una trentina di commercianti si sono rivolti alla Confcommercio locale. Che ieri ha girato le loro segnalazioni al viceprefetto vicario etneo chiedendo “un passo più fermo”, spiega il presidente Riccardo Galimberti. Non contro la protesta in sé – con cui molti solidarizzano – ma nei confronti dei metodi intimidatori e dei danni provocati da queste chiusure forzate. “Danni che ammontano già a circa 500 milioni di euro” continua Galimberti. “I negozianti hanno paura delle ritorsioni” conferma Salvatore Giuffrida, dell’associazione antiracket lentinese. “Come posso rischiare? – chiede un commerciante – Un incendio al negozio distruggerebbe in pochi minuti il sacrificio di anni”.
Cittadini e negozianti raccontano di un metodo ormai rodato. I manifestanti – o più spesso gli amici degli amici – girano in squadre, sui motorini, per il paese. Quando trovano un negozio ancora aperto chiamano a raccolta gli altri. “E arrivano in dieci a chiederti di chiudere. Ma sempre gentilmente, eh”, spiega amaro un altro esercente che preferisce restare anonimo. E così Lentini sembra ormai “un paese fantasma”. Negozi chiusi e blocco autostradale all’ingresso. Rallentamenti consistenti in uscita. Da ieri, su Facebook, gira la nota di un produttore agrumicolo lentinese. “Ho passato un po’ di tempo ad osservare questi blocchi, non c’era ovviamente nessuna facoltà nel poter scegliere di aderire o meno – scrive – I toni ed i modi erano semplicemente intimidatori, in una maniera che nessun siciliano che voglia campare cent’anni potrebbe mai fraintendere”.
E a notarlo non sono solo i cittadini siciliani. “Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene”, commentano dalla centrale operativa dei Carabinieri di Augusta, da cui Lentini dipende. “Eppure qui di denunce ne sono arrivate poche”. Senza quelle è impossibile intervenire, lamentano. “Se vuoi la mia denuncia, devi guadagnartela – risponde un commerciante – Come faccio a fidarmi se anche un vigile urbano mi consiglia di chiudere?”. Stessa amarezza del produttore agrumicolo: “Il fatto che le forze dell’ordine abbiano assistito passivamente a questi eventi, con i finestrini delle macchine ben chiusi per non sentire il carattere intimidatorio dei pacifici manifestanti nei confronti degli autisti dei mezzi è gravissimo”.
“Quando c’è disperazione e mancanza di prospettive per il futuro, la situazione diventa sempre complicata – commenta Armando Rossitto, di Libera Lentini – Siamo allarmati dai racconti dei commercianti, ma dire che il problema è solo la presenza della mafia è riduttivo. Anzi, se fosse così, sarebbe tutto molto più semplice da risolvere”. Per i negozianti, però, di sicuro c’è solo che “lo Stato sta perdendo contro questi delinquenti”.
Nel Catanese, una trentina di commercianti si sono rivolti alla Confcommercio locale. Che ieri ha girato le loro segnalazioni al viceprefetto vicario etneo chiedendo “un passo più fermo”, spiega il presidente Riccardo Galimberti. Non contro la protesta in sé – con cui molti solidarizzano – ma nei confronti dei metodi intimidatori e dei danni provocati da queste chiusure forzate. “Danni che ammontano già a circa 500 milioni di euro” continua Galimberti. “I negozianti hanno paura delle ritorsioni” conferma Salvatore Giuffrida, dell’associazione antiracket lentinese. “Come posso rischiare? – chiede un commerciante – Un incendio al negozio distruggerebbe in pochi minuti il sacrificio di anni”.
Cittadini e negozianti raccontano di un metodo ormai rodato. I manifestanti – o più spesso gli amici degli amici – girano in squadre, sui motorini, per il paese. Quando trovano un negozio ancora aperto chiamano a raccolta gli altri. “E arrivano in dieci a chiederti di chiudere. Ma sempre gentilmente, eh”, spiega amaro un altro esercente che preferisce restare anonimo. E così Lentini sembra ormai “un paese fantasma”. Negozi chiusi e blocco autostradale all’ingresso. Rallentamenti consistenti in uscita. Da ieri, su Facebook, gira la nota di un produttore agrumicolo lentinese. “Ho passato un po’ di tempo ad osservare questi blocchi, non c’era ovviamente nessuna facoltà nel poter scegliere di aderire o meno – scrive – I toni ed i modi erano semplicemente intimidatori, in una maniera che nessun siciliano che voglia campare cent’anni potrebbe mai fraintendere”.
E a notarlo non sono solo i cittadini siciliani. “Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene”, commentano dalla centrale operativa dei Carabinieri di Augusta, da cui Lentini dipende. “Eppure qui di denunce ne sono arrivate poche”. Senza quelle è impossibile intervenire, lamentano. “Se vuoi la mia denuncia, devi guadagnartela – risponde un commerciante – Come faccio a fidarmi se anche un vigile urbano mi consiglia di chiudere?”. Stessa amarezza del produttore agrumicolo: “Il fatto che le forze dell’ordine abbiano assistito passivamente a questi eventi, con i finestrini delle macchine ben chiusi per non sentire il carattere intimidatorio dei pacifici manifestanti nei confronti degli autisti dei mezzi è gravissimo”.
“Quando c’è disperazione e mancanza di prospettive per il futuro, la situazione diventa sempre complicata – commenta Armando Rossitto, di Libera Lentini – Siamo allarmati dai racconti dei commercianti, ma dire che il problema è solo la presenza della mafia è riduttivo. Anzi, se fosse così, sarebbe tutto molto più semplice da risolvere”. Per i negozianti, però, di sicuro c’è solo che “lo Stato sta perdendo contro questi delinquenti”.