mercoledì 4 aprile 2012

Balle e ancora balle per mistificare la realtà. - di Emanuele Boanini






Leggo che Monti ha presentato la riforma del lavoro,e per l'articolo 18, torna il reintegro!!! Sembra una buona notizia però non mi convince del tutto,infatti non capisco perchè a fronte di una " manifesta insussistenza" il giudice non debba reintegrare d'ufficio e possa invece decidere per un indenizzo.Se è manifestamente illeggittimo dovrebbe reintegrare e stop. Magari con un indennizzo di 10 mesi l'azienda si toglie di mezzo il lavoratore..e poi che fa? Inolte vorrei capire come può giudicare la manifesta insussistenza per motivi economici se non può andare a verificare l'operato dell'azienda..
A fronte di questo e delle ultime vicende mi rendo veramente conto di una realtà ormai conclamata: un paese allo sbando, dove il singolo cittadino non conta più niente; un paese incapace di trovare la forza morale necessaria per risorgere, in cui si magnifica con evidente ipocrisia l’”Equità” e non si fa nulla di concreto, non dico per applicarla, ma almeno per farla intravvedere a chi si sente ormai disperato,incapace di andare avanti.Siamo giunti persino a dover mestamente soffermarci sul suicidio di una ottantenne dignitosa cui hanno ridotto la pensione di 200 Euro su un totale di 800, in pratica di un quarto.La poveretta temeva d’esser costretta a chiedere l’elemosina per continuare a vivere e ha preferito con dignità di farsi da parte. Un taglio di spesa importante,equo,necessario alla salvezza del paese dove persiste beata e riverita una classe dirigente che si fotte senza nessun ritegno centinaia e centinaia di milioni di Euro.
Una classe dirigente (mi riferisco sopratutto alla lega,che fino a pohi mesi fa era al governo) piuttosto distratta che non si accorge nemmeno se qualcuno gli paga la casa o i lavori di ristrutturazione e si incazza pure se qualche timido provvedimento prevede non subito,ma in futuro di limitare l’uso dell’auto blu, dell’autista, dell’ufficio e di un codazzo di segretari. Siamo tutti costretti a subire le conseguenze di una evasione vergognosa, reiterata spavaldamente sotto gli occhi di tutti, ma chi dovrebbe tentare di estirparla trova la compattezza necessaria per impedire sul nascere le liste nere degli evasori. Ci prendono platealmente in giro con notizie ridicole:la guardia di finanza procede ai controlli delle auto di grossa cilindrata parcheggiate in strada, da non credere! Come se non sapessimo che basterebbe l’incrocio dei dati al PRA per conoscere paternità e maternità dei possessori di qualsiasi veicolo. Balle e ancora balle per mistificare la realtà e accontentare i bischeri che ci credono. 

TECNICI A LORO INSAPUTA - Marco Travaglio-Il Fatto Q.-04/04/12




Certo che questi tecnici sono proprio dei
fenomeni. Esordiscono col decreto
“Salva - Italia” che, in soldoni, al netto dei soliti
regali alle banche, si riduce a due cose:
spostare l’età pensionabile fino a 66-67 anni (la più
alta d’Europa) e inventare o aumentare una serie
innumerevole di tasse, imposte e balzelli. Compresa
l’Imu: ora si scopre che non si sa come e quanto
pagare, ma intanto avanti con gli anticipi, poi
qualcosa s’inventerà. C’è anche uno zuccherino per
chi chiede equità: la mitica tassazione dell’1,5% sui
capitali esodati, già costati agli evasori e ai malavitosi
la bellezza del 5% di imposte (invece del 50). Poi si
scopre che la norma è scritta coi piedi, per cui
nessuno pagherà nulla. E c’è pure un contentino per
chi invoca il taglio dei costi della politica: la
soppressione (almeno a parole) delle province, che
dovrebbe far risparmiare – direbbe la contessa
Fornero in dolce stil novo – una paccata di miliardi.
Poi si scopre che è tutto finto. Le province restano,
ma non sono più i cittadini a eleggere direttamente i
consiglieri provinciali: li nominano i consiglieri
comunali, cioè la casta. Ma il baraccone resta in
piedi, e se una parte delle competenze passa alle
regioni, spendiamo anche di più perché i dipendenti
regionali guadagnano il 30% più di quelli provinciali.
Un affarone. Poi arrivano le mitiche liberalizzazioni
per spezzare le reni alle lobby (i famigerati tassisti e
farmacisti): pompe magne, rulli di tamburo,
trombette a palla, perepereperepé. Guai se il
Parlamento le affossa. Risultato: persino le licenze
dei tassinari passano sotto l’egida dei sindaci, che
non cambieranno un’acca. Intanto la Ragioneria
dello Stato segnala un problemino da niente: per una
serie di norme del decreto manca la copertura
finanziaria. Ma che sarà mai, approvate lo stesso. Poi
Report e il Fatto scoprono gli effetti devastanti del
combinato disposto del Salva-Italia e del
Milleproroghe: il primo manda la gente in pensione a
66-67 anni, il secondo salva dal limbo i lavoratori in
mobilità, ma si dimentica di quelli incentivati
all’esodo, che nessuno sa quanti siano. Chi dice 20
mila, chi 65 mila, chi 100 mila, finché arriva il dato
dell’Inps: 350 mila. Senza lavoro né stipendio né
pensione. Esodati e mazziati. Panico nel governo:
ops, che sbadati, non ci avevamo pensato. Se non
fossero tecnici, parrebbero dilettanti allo sbaraglio.
Report domanda alla Fornero come pensa di
risolvere il problema. E lei, con l’aria di chi passa di lì
per caso: “Daremo un sussidio”. Non hanno pane,
mangino brioches. Minuscolo dettaglio: per 350 mila
sussidi ci vogliono miliardi, che nessuno sa dove
trovare. Il che, fra l’altro, dimostra che pure il
Salva-Italia è stato fatto e approvato senza copertura
finanziaria. Roba che neanche ai tempi di Pomicino,
di cui pure Monti fu un valido collaboratore. Bei
tempi quando i presidenti della Repubblica
respingevano le leggi e i decreti non coperti, in base
all’articolo 81 della Costituzione: “Ogni altra legge
che importi nuove o maggiori spese deve indicare i
mezzi per farvi fronte”. Napolitano, come sempre,
firma tutto. E sull’art. 18 dice che “la riforma aiuta la
crescita”, ma “devo ancora approfondire il tema”.
Intanto che approfondisce, l’idea che chi scrive una
legge e chi la vota debba preoccuparsi delle
conseguenze di quel che fa non è proprio
contemplata, nell’era dei tecnici. Il sottosegretario
Polillo, che non è un tecnico ma un vecchio politico
e un po’ della gente si preoccupa, propone di
disdettare gli accordi tra imprese ed esodati,
rimandandoli a lavorare, e promette che il governo
non li lascerà in mezzo a una strada. Ma la Fornero,
sempre con l’aria da pic-nic, lo fulmina: “Se il
sottosegretario ha una ricetta, se ne faccia carico
per sonalmente”. L’idea che una ricetta dovrebbe
avercela lei che ha creato il guaio con la cosiddetta
“riforma delle pensioni”, non la sfiora neppure. Ora
magari lancerà un concorso a premi per creativi, da
abbinare alla Lotteria Italia o al Gratta e Vinci: “Trova
tu la ricetta per salvare gli esodati”.

Tangenti, è bufera sulla Lega al Pirellone Boni indagato. "Un milione al Carroccio". - di Emilio Randacio



Tangenti, è bufera sulla Lega al Pirellone Boni indagato. "Un milione al Carroccio"
Il leghista Davide Boni

I militari della guardia di finanza negli uffici del presidente del consiglio regionale. L'inchiesta a maggio aveva decapitato la giunta di Cassano d'Adda. Fra gli indagati anche Luigi Zunino "Il politico leghista utilizzava gli uffici pubblici per lo scambio dei soldi". I sospetti sui destinatari.


Un'altra inchiesta della Procura di Milano scuote i piani alti della Regione Lombardia e soprattutto squarcia un velo su un presunto giro di tangenti da oltre un milione di euro che sarebbero finiti agli esponenti locali della Lega Nord. Dopo i casi di mazzette che hanno riguardato Filippo Penati, Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni - e dunque nell'ordine un esponente del Pd e due del Pdl - gli inquirenti milanesi sono ora sulle tracce di versamenti illeciti utilizzati, secondo l'accusa, dal Carroccio in ambito territoriale. Uno dei più noti esponenti lombardi del partito guidato da Umberto Bossi, il maroniano Davide Boni, attuale presidente del consiglio regionale, è finito indagato per corruzione (una decina di episodi), assieme al capo della sua segreteria, Dario Ghezzi, e a Marco Paoletti, fino a qualche mese fa consigliere provinciale della Lega, poi sospeso e passato al gruppo misto.

I fatti contestati. Gli altri indagati sono l'immobiliarista Luigi Zunino (ex numero uno di Risanamento), Edoardo Sala (ex sindaco di Cassano d'Adda), l'architetto Michele Ugliola e suo cognato Gilberto Leuci. Boni e Ghezzi, secondo la Procura, "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo d'incontro per raggiungere accordi o per la consegna dei soldi". Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, Boni e Ghezzi, a cui la guardia di finanza, nel corso di una serie di perquisizioni, ha notificato un'informazione di garanzia, avrebbero gestito "affari illeciti spartito tangenti che l'architetto Michele Ugliola e il cognato Gilberto Leuci avrebbero concordato con alcuni imprenditori, tra cui Luigi Zunino e Francesco Monastero (legato al gruppo Sile Costruzioni).

Il business dei centri commerciali. Il tutto sarebbe avvenuto affinché alcuni amministratori locali, anch'essi destinatari di parte dei profitti illeciti, favorissero gli interessi immobiliari degli imprenditori in diverse aree di Milano e dell'hinterland, soprattutto per la realizzazione di centri commerciali. In alcuni casi si tratta di progetti ancora "attuali". Boni, in particolare, avrebbe ricevuto tra il 2008 e il 2010 (quando era assessore regionale all'Edilizia e al territorio) buste di contanti anche nei suoi uffici in Regione. Mazzette per un totale di oltre un milione di euro, fra soldi promessi ed effettivamente versati, finiti anche nelle mani di Ghezzi e che sarebbero andati non nelle tasche dei due ma - questa è l'ipotesi degli inquirenti - a finanziare in ordine sparso le iniziative estemporanee della Lega, attraverso esponenti locali.
E' per questo che i pm stanno valutando anche la possibilità di contestare il reato di finanziamento illecito ai partiti. Un quadro accusatorio che intende far luce su una sorta di 'sistema Lega' che non tocca via Bellerio, ma è basato su un metodo di rastrellamento e di distribuzione di profitti illegali, accomunato nei corridoi della Procura al vecchio meccanismo di Tangentopoli.

Salvini: "Colpiti perché all'opposizione" Giannini: "La nemesi del Carroccio" Saviano twitta: "Mi negò la cittadinanza onoraria" Boni su Facebook Le reazioni dei partiti L'aula va avanti Ufficio di presidenza: quattro indagati su cinque Quando disse: "Tangenti al Pirellone? Mai avuto sospetti" Tangenti e urbanistica a Cassano d'Adda

La replica di Boni e l'attacco delle opposizioni. "In relazione ai fatti oggi contestati anticipo fin d'ora la mia totale estraneità", è stato il primo commento di Boni dopo la notizia dell'avviso di garanzia. "Nel contempo confermo la mia piena disponibilità a chiarire la mia posizione e la mia estraneità con gli organi inquirenti, in modo da poter fare piena luce sulla vicenda nei tempi più rapidi possibili". Ma il il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Luca Gaffuri, dopo una riunione fra i gruppi di opposizione, chiede di "andare al più presto al voto" e invoca "subito le dimissioni di Boni". Alla richiesta di Gaffuri si sono associati anche Idv, Sel e Udc (ma quest'ultima ritiene con il capogruppo Giammarco Quadrini che "questo consiglio regionale debba andare avanti con il proprio mandato"). Boni è stato poi intervistato per la trasmissione 'Forte e chiaro' su Antenna 3. "E' naturale che un avviso di garanzia è un avviso di garanzia, non è il primo né l'ultimo che ho ricevuto. Riferendosi a un precedente caso giudiziario in cui fu coinvolto quando era presidente della Provincia di Mantova, Boni ha ricordato: "A quel tempo ci fu una condanna a otto mesi in primo grado e un'assoluzione in appello perché il fatto non sussisteva. Questa fu allora la situazione, per cui l'affronto serenamente. E' naturale che nel rispetto degli inquirenti credo che ci siano tutti i passaggi che poi col tempo vedremo. Sono sereno, mi dispiace non aver potuto seguire il consiglio regionale".

Formigoni: "Presunzione di innocenza". Sul caso interviene il presidente della Regione, Roberto Formigoni: "Mi auguro che Davide Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità - fa sapere il governatore - E' chiaro che seguiamo e seguiremo con attenzione l'evolvere delle vicende, ma vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso". Formigoni ha aggiunto di lasciare a Boni qualsiasi valutazione su eventuali dimissioni dalla presidenza del consiglio regionale. "Se fossero dimostrati degli atti dannosi nei confronti della Regione Lombardia - ha poi assicurato Formigoni a margine della presentazione di un libro - ci costituiremo parte civile come parte lesa: però attendiamo di sapere di più".

Le reazioni della Lega. Renzo Bossi, il figlio-consigliere regionale del Senatur, per tutta la giornata ha evitato di rispondere ai giornalisti. E' stato visto parlare al telefono più spesso del solito. Ma "non dico niente", ha detto a più riprese. E così alle cronache restano per adesso le paure di un complotto anti Lega. "Non dobbiamo chiedere soldi a nessuno, è sicuramente una coincidenza strana che si stia montando tutto un sistema intorno alla Lega, che è rimasta l'unica forza politica d'opposizione", ha detto l'europarlamentare Matteo Salvini. Il tesoriere del movimento, Francesco Belsito, ha assicurato: "Siamo estranei a fatti dove si fa riferimento a ipotetici versamenti presso la cassa del partito". Si capirà nelle prossime ore che cosa farà Boni di fronte al montare di quello che qualcuno ha già comunque ribattezzato il 'sistema Lega'.

Tutto cominciò a Cassano d'Adda. Nell'ambito dell'inchiesta - nata da una costola dell'indagine su presunte tangenti che ha coinvolto la passata amministrazione di Cassano d'Adda e che nel maggio 2011 ha portato in carcere l'allora sindaco Edoardo Sala - i militari della guardia di finanza hanno perquisito gli uffici di Boni e Ghezzi in Regione. Il blitz ha riguardato anche Zunino e Monastero, entrambi indagati assieme a Ugliola, Leuci e Paoletti. Boni - il quale ha dichiarato la sua "totale estraneità" ai fatti e ha dato la sua "piena disponibilità a chiarire" la sua posizione - e Ghezzi, come si legge nel decreto di perquisizione, "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonchè per la consegna dei soldi". Per gestire "affari illeciti", insomma, incontrando anche di recente gli altri coindagati.

Il sistema delle mazzette. Secondo i pm "è dimostrato il pieno coinvolgimento" di entrambi nel giro di mazzette, nel quale Ugliola - già coinvolto alla fine degli anni Novanta nella Tangentopolì di Bresso - fungeva da raccordo fra il livello locale e regionale. Un sistema che, a detta degli investigatori, riguarda anche altri piccoli imprenditori e che ha continuato a funzionare fino a qualche mese fa. A carico di Boni e del suo stretto collaboratore ci sono una serie di interrogatori resi a investigatori e inquirenti dai coindagati, tra cui un paio di verbali della fine dell'anno scorso di Paoletti e dichiarazioni dello stesso Ugliola (il primo a collaborare con i magistrati) oltre a una serie di intercettazioni, tra cui diverse telefonate tra Paoletti e Monastero.  Alcuni atti dell'inchiesta sono stati trasmessi per competenza alla Procura di Monza, che indaga sul cosiddetto 'sistema Sesto' (in cui è coinvolto anche Penati), perché lo stesso Ugliola avrebbe intrattenuto rapporti con amministratori e imprenditori per progetti a Sesto San Giovanni.

Il flusso delle tangenti. Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni messe a verbale da alcuni indagati - tra cui lo stesso Paoletti - Boni e Ghezzi avrebbero trattato un milione di euro dal 2008 al 2010. Denaro in contanti che, come risulta dalle conversazioni telefoniche e dagli interrogatori, il presidente del consiglio regionale e il capo della sua segreteria non avrebbero intascato, ma in qualche modo sarebbe arrivato ad esponenti locali del Carroccio: si suppone per finanziare iniziative del partito in ambito territoriale. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Robledo e del pm Filippini, il denaro veniva versato dagli imprenditori per ottenere facilitazioni per la realizzazione, in particolare, di centri commerciali nell'hinterland milanese. Un sistema nel quale a fare da tramite ci sarebbe stato l'architetto Ugliola, che avrebbe avuto rapporti con altri amministratori dei comuni della cintura di Milano e anche con quelli di Sesto San Giovanni. Alcuni atti dell'inchiesta sono stati trasmessi ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, che stanno indagando sul cosiddetto 'sistema Sesto' in cui è coinvolto anche Filippo Penati.

La maledizione dell'ufficio di presidenza. Il leghista Davide Boni è il quarto indagato nell'ufficio di presidenza del consiglio regionale in questa legislatura. Dei cinque componenti originari, eletti il 15 maggio 2010, solo uno il segretario Carlo Spreafico (Pd) non ha ricevuto avvisi di garanzia. Il primo a lasciare l'incarico per motivi giudiziari è stato Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. Si è dimesso da vicepresidente dopo essere stato indagato per tangenti in una inchiesta sulla riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli a Sesto San Giovanni e ora fa parte del gruppo misto. Al suo posto è stata eletta lo scorso settembre come vicepresidente Sara Valmaggi (Pd).

Dopo Penati è toccato all'altro vicepresidente: Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L'ex assessore all'Ambiente e al commercio è stato arrestato lo scorso novembre per tangenti. Scarcerato il 24 febbraio, nel frattempo si è dimesso non solo da vicepresidente ma anche da consigliere regionale (ruolo che aveva ricoperto ininterrottamente dal 1995): nell'ufficio di presidenza ha preso il suo posto un altro consigliere del Pdl, Carlo Saffioti. L'ultimo in ordine di tempo a essere arrestato è stato Massimo Ponzoni (Pdl), che si è costituito lo scorso 17 gennaio, rientrato dall'estero dopo aver saputo che la Procura di Monza aveva emesso un provvedimento di arresto con l'accusa di bancarotta nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della società Pellicano. Quello stesso giorno si è dimesso da segretario del consiglio, dove lo ha sostituito Doriano Riparbelli.



http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/03/06/news/corruzione_nuova_tegola_sul_pirellone_indagato_il_presidente_leghista_boni-31033896/?ref=fbpr

Ha uno yacht da oltre un milione ma e' sconosciuta al fisco.







 BARI - E' proprietaria di uno yacht da  oltre un milione di euro (1.200.000 euro), ma è sconosciuta al fisco. L'ha scoperta la guardia di finanza nel corso di un'operazione che hanno chiamato 'Sailing money' e che è stata condotta dal Roan di Bari in tutta la Puglia per il monitoraggio delle imbarcazioni da diporto di particolare pregio all'ormeggio e per la verifica della congruità contributiva dei proprietari contro evasione o elusione fiscale. Nel corso dell'operazione, sono state 963 le imbarcazioni controllate, tra le quali 755 yacht oltre i 10 metri di lunghezza. Nell'incrocio con le banche dati sono quindi emerse 286 posizioni di 'significativo potenziale interesse', spiegano dalla Guardia di finanza.
 Le situazioni 'sospette' individuate dal reparto aeronavale di Bari della guardia di finanza riguardano in genere persone fisiche che dichiarano redditi apparentemente non coerenti con il valore dell'imbarcazione posseduta o dei canoni di leasing versati per l'acquisto, e anche società che non si occupano della gestione di imbarcazioni per il diporto. Dai controlli si è individuato il proprietario di uno yacht da 310 mila euro che non ha presentato alcuna dichiarazione al fisco, ma versa un leasing da 50 mila euro annui. Si è inoltre scoperta una società con reddito dichiarato di 36.354 euro intestataria di una barca a vela del valore di 120 mila euro. Un'altra azienda, con un reddito dichiarato di 1.326 euro e specializzata in attività diversa dalla gestione delle imbarcazioni risulta intestataria di uno yacht a motore del valore di 700 mila euro. Le posizioni sospette emerse nei controlli vengono approfondite - fa sapere la guardia di finanza - dai militari dei Comandi provinciali, per trovare ulteriori elementi di rilievo fiscale e di reddito e verificare la corrispondenza e la congruità rispetto alla effettiva capacità contributiva e al tenore di vita manifestato anche dal possesso delle imbarcazioni di particolare pregio.

KONY 2012 Sub ITA




KONY 2012 è un film propaganda a cura di "Invisible Children", il cui obbiettivo è quello di rendere famoso Joseph Kony, non di celebrarlo, ma chiedere supporto per il suo arresto creando un precedente per la giustizia internationale.