Una legge nata nel marzo 2009 per garantire la sicurezza dei tanti impianti sportivi pubblici della capitale e del Lazio estesa dall’amministrazione Polverini anche ai centri fitness extralusso.
E’ successo così che campetti di periferia che spesso necessitano di piccoli finanziamenti per interventi minimi – dallo spostare un muretto al rifare una recinzione – sono stati messi sullo stesso piano di palestre da mille e una notte, con tariffe da centinaia di euro, saune, massaggi estetici, salsa cubana, corsi di pilates e via discorrendo. Complessivamente 1 milione e mezzo di euro erogati dalla Regione: 500mila sono stati dati a centri fitness, wellness center e circoli ippici, sottraendoli a decine e decine di centri sportivi pubblici esclusi che necessitano di interventi immediati. Si calcola siano circa 230.
La legge era nata in memoria di Alessandro Bini, un giovane calciatore del Cinecittà Bettini, morto sul campo dell’Almas Roma nel 2008 dopo aver sbattuto violentemente il petto contro un rubinetto dell’impianto di irrigazione, è diventata strumento della politica perdendo il suo spirito originario. Il Fatto Quotidiano un paio di mesi fa aveva già denunciato lo stravolgimento di questa norma e la mamma di Alessandro, Delia Santalucia Bini, aveva chiesto di avere accesso agli atti di gara non pubblicati sul sito della Regione, non potendo credere che la “sua” legge fosse finita così. Con i primi bandi durante l’amministrazione Marrazzo, la Regione fu in grado di mettere in sicurezza un migliaio di impianti, ora la Polverini ha pensato di spartire la torta anche con i privati, e dalle domande presentate dagli stessi risultano alcune anomalie e sorge qualche dubbio sulla trasparenza dei finanziamenti.
Effettivamente, al di là del buon senso che suggerirebbe di privilegiare i finanziamenti pubblici per impianti e società sportive che non hanno entrate per centinaia di migliaia di euro, alcune domande delle strutture private, sembra che gli amici degli amici abbiano avuto il sopravvento. Nella lista dei 13 impianti privati che usufruiranno del finanziamento, infatti, vi sono ben due centri Dabliu che fanno capo alla Profit Spa di Cesare Pambianchi, infaticabile ex presidente di Confcommercio Roma e Lazio, collezionista di cariche e onori, sotto inchiesta per una presunta evasione fiscale da 600 milioni di euro, grande elettore di Alemanno ed amico intimo della Polverini. Fin qui si potrebbe pensare ad una semplice “coincidenza”, ma non è l’unica.
Dalla lettura degli atti di gara risulta che sono state fatte ben tre graduatorie ed altrettante proroghe per gli impianti privati e le due società che usano gli impianti Dabliu – la “Salario” del figlio di Pambianchi e la Soc. Pol. Dil. Arl – avevano presentato la domanda in ritardo rientrando dalla finestra con la proroga. Entrambi i centri sono nati nel 2008 e nella proroga cambia una clausola che sembra fatta ad hoc per i centri Dabliu: la titolarità della gestione del soggetto richiedente è passata da 5 a 3 anni, facendo rientrare in gioco i centri di Pambianchi nati appunto nel 2008.
Altra coincidenza è che entrambi gli impianti sportivi Dabliu hanno ottenuto il massimo dei finanziamenti previsti da questa legge, 22.800 euro ciascuno, l’80% della spesa ammissibile su un importo di spesa massima di 30mila euro. “C’è un po’ di torbido in questa operazione e per questo ho deciso di presentare a breve un’interrogazione alla Polverini in merito a questa faccenda – spiega il consigliere regionale Ivano Peduzzi, capogruppo della Federazione della Sinistra – Anche perché questi sono gli ultimi soldi; per quest’anno la Regione non ha finanziato il bando. Tra l’altro il vincolo dei 5 anni non era stato messo lì a caso visto che se un centro è nato nel 2008 ed ottiene i finanziamenti nel 2011 per l’adeguamento alle norme di sicurezza vigenti che sono le stesse del 2008, non avrebbe dovuto neanche aprire se non aveva gli impianti a norma”. Un dettaglio significativo anche perché nel 2008 è nato pure il Centro Body Life, anch’esso impianto sportivo privato di alto livello che ha ottenuto i finanziamenti dalla Regione Lazio. Una sorta di autodenuncia quindi, quella dei centri fitness privati nati neanche 4 anni fa, premiati dalla Regione Lazio con migliaia di euro.
“Lo sport deve essere sicuro ovunque, senza distinzioni tra impianti pubblici e privati. E’ questa la ragione per la quale abbiamo promosso nel 2010 la modifica della legge regionale 11 del 2009 che introduce anche per gli impianti sportivi privati la possibilità di beneficiare di finanziamenti regionali diretti alla loro messa in scurezza”, ha spiegato Fabiana Santini, assessore Cultura, Arte e sport della Regione Lazio. E’ ovvio che non bisogna fare delle distinzioni tra pubblico e privato quando si parla di sicurezza, peccato però che per finanziare centri fitness di lusso siano rimasti esclusi circa 230 centri pubblici che, al contrario degli impianti privati, non potranno mai affrontare senza un sostegno economico spese per la messa in sicurezza. “La proroga – precisa poi l’assessore – non è stata fatta per il solo centro Dabliu ma per tutti i centri privati”.
Chiarimenti forse insufficienti per la mamma del povero Alessandro che ha avuto la conferma che la legge nata in memoria di suo figlio è stata sacrificata sull’altare di una politica che poco ha a che vedere con le esigenze e le priorità dei cittadini.
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