Palliativi resistenti nell’Era degli eccessi oligarchici e nell’Era distruttiva dell’Antropocene.
Wall Street è ancora a livello del facsimile elettronico una volta conosciuto come denaro. Ma è il Botox Recovery (guarigione per mezzo del botox, ndt): una procedura superficiale, realizzata con un veleno che paralizza il nervo, riservata ai ricchi la cui vanità li ha spinti a trasformare le loro facce in caricature di corruzione… per acquisire un volto, congelato come quello di una bambola inquietante, incapace di mostrare emozioni – un simulacro grottesco del volto umano.
Un volto distorto dal botox rivela un individuo con una visione distorta dell’esistenza: che la vita ha dei limiti, in questo caso il processo di invecchiamento, deve essere nascosto, e così facendo, l’artificiosità trionfa sulla realtà.
Allo stesso modo, la vita con la struttura politica ed economica attuale sotto l’effetto del botox sembra una raccapricciante distorsione della vita stessa – una mossa disperata per nascondere la carneficina inflitta dai mostruosi eccessi di sfruttamento della popolazione e del pianeta nell’Era dell’oligarchia e dell’Antropocene.
Dopo aver visto il volto di un narcisista le cui caratteristiche sono state volutamente deturpate dal botox, ci si chiede ovviamente: si è almeno guardato allo specchio?
Si. Ma, siccome è il caso dell’1%, vede solo ciò che sta cercando disperatamente di vedere. È riuscito ad ingannare se stesso, di conseguenza crede di ingannare tutti coloro i quali hanno la sfortuna di posare lo sguardo su di lui.
Una verità balbettante risuona di più nel cuore, piuttosto che una bugia ben raccontata. Purtroppo, una mentalità abitualmente dissimulante visualizzerà la situazione in senso inverso. Troppo spesso, i sistemi interiorizzati di visualizzazione di un evento in svolgimento determinano la presa di un individuo su una data situazione. Se le istituzioni (per esempio familiari, religiose, di governo, i mass media) che hanno influenzato il metodo di percezione delle persone sono esse stesse compromesse dall’interiorizzazione, dai pregiudizi auto-risonanti, di conseguenza entra in gioco un tipo di effetto specchio-deformante carnevalesco (sia su base individuale che culturale di ampia scala) per cui le distorsioni riflettono le distorsioni che a loro volta riflettono quelle distorsioni… all’infinito. La realtà diventa grottesca, e le enormi distorsioni sono percepite come realtà.
Ecco perché risulta essenziale, su base individuale, sviluppare un metodo di visualizzazione che includa il cuore, lo stomaco, e tutti i sensi. Una menzogna inganna soltanto la mente; al contrario, la verità risuona in tutto l’intero essere.
Tutto quello che ho è una voce / per svelare la bugia nascosta.
— W.H. Auden
Attualmente, solo poco più del 40% della popolazione degli Stati Uniti accetta la realtà verificabile del caos climatico globale. La raffica costante di propaganda nella forma di falsa scienza, inventata e propagata da enormi e oscenamente ricche multinazionali dell’energia, è uno dei motivi del numero penoso e che continua a peggiorare delle persone che non riescono a discernere l’indagine scientifica della ricerca della verità dalla dissimulazione della grande squadra di politicanti e PR factotum corrotta dal denaro.
Questo sviluppo, abbastanza inquietante di per sé, è emblematico di un dilemma più grande. Questa falsa coscienza pervasiva, generata dall’atomizzazione, natura artificiale dell’esistenza all’interno dello stato aziendale/consumatore – ad esempio l’Era dei Media che usurpa gli innati desideri del cuore umano e li trasforma in brame disperate di consumatori – ha non solo lasciato i veri seguaci del consumismo spogliati della capacità di elaborare le informazioni seriamente, ma ha reso troppe persone incapaci di individuare la fonte della loro sofferenza.
È impossibile saziare un vuoto appetito con un ancora più vuoto consumo. Al contrario, il vuoto al centro dello stato di anomia del consumatore può essere risolto soltanto da un risveglio del cuore. Come si fa ad intraprendere questo corso di azione? La risposta non è né recondita né inaccessibile: attraverso i momenti che rispettano le modalità del dolore, la gratitudine, e abbracciando l’entusiasmo per l’impegno sociale e politico. Al momento, l’attuale stato della società e dei governi ci dà ampie possibilità di pratica.
Iniziando da: affliggersi per l’abuso da parte nostra della flora e della fauna di questo pianeta vivente; affliggersi poi per la sofferenza che arrechiamo a noi stessi per queste azioni insensibili. Poiché, fintanto che noi riteniamo sia nostro diritto per nascita sfruttare il pianeta, ne consegue che continueremo a credere ammissibile sfruttarci l’un l’altro in maniera spietata, attraverso gli stessi metodi senza cuore.
Non c’è bisogno di un dio vendicativo al di sopra per punirci per le nostre trasgressioni… lo stiamo facendo bene già da soli. Arrancare per tutta la vita privi del calore dato da un cuore compassionevole equivale a privarsi della propria anima – vale a dire, rendere se stessi non completamente vivi nella vita stessa. Che orribile specie di punizione è: costruire nel luogo intimo dentro te stesso dove il tuo cuore dovrebbe essere posizionato, una prigione in cui sei diventato il torturato e il torturatore – tutto per ordine di un despota spietato (la tua mente ostinata, non temprata dal consiglio di un cuore compassionevole) che comanda a bacchetta sul deserto di equivoci che hai frainteso per l’intera esistenza.
Sia la depressione economica che quella cosiddetta psicologica sono generate da alcune fonti comuni: l’aggrapparsi ad un morente sistema di credenze (come il culto della morte del tardo capitalismo) e il rifiuto di accettare la fine delle cose; il dolore che fa presa su chi si rifiuta di onorare i morti attraverso la chiusura fornita da una decente sepoltura. Così non si permette ai defunti di riposare… impegnandoli in una conversazione ossessiva e unilaterale … chiedendo loro di fare ciò che non possono fare… risorgere e portare conforto ai vivi.
Inoltre la depressione può nascere dall’essere reso oggetto fino a portare alla disumanizzante repressione nel confronto con le forze degradanti dello sfruttamento. Spesso, gli individui soggetti alla depressione, con la forza dell’abitudine, reprimono la rabbia, la fantasia, l’eros – forze vitali di propulsione e intenzione. Quindi, sentimenti di disperazione arrivano alla psiche.
Contrariamente alla propaganda altamente redditizia dei giganti dell’industria farmaceutica, la depressione, nella stragrande maggioranza dei casi, non è causata da uno squilibrio chimico. Gli antidepressivi servono da palliativo per la demoralizzata manodopera dello stato capitalista. E questi composti sono inefficaci. Studi dopo studi rivelano che gli antidepressivi (SSRI, in particolare) non sono più efficaci del placebo. Anche se queste sostanze non sono così innocue come pillole di zucchero. Per di più gli antidepressivi creano dipendenza. L’astinenza da questi farmaci è dolorosa e pericolosa, come per l’abuso di qualsiasi altro farmaco.
Il modello neurologico ha dimostrato di essere una falsità egocentrica e riduzionista.
Indipendentemente dall’astruso (e palesemente falso) linguaggio riguardante i ricettori neuronali, la depressione è uno stato d’animo – ciò che riguarda l’immaginario soggettivo – un mezzo per dare forma e descrivere i misteri dell’essere e del mondo.
Una volta che la depressione (più accuratamente, tristezza, o dolore, o melanconia, o noia, o tribolazione) viene accettata come una condizione mutevole del multi-verso della mente umana, la sua presa si allenta. Un’anima dolente desidera semplicemente dialogare… lasciare la sua torre decrepita (dopo un necessario periodo di lutto, ovviamente) e viaggiare attraverso le regioni della psiche; sola, nel suo isolamento, aveva dimenticato come farlo.
Se sei depresso al punto di meditare il suicidio, la tua anima non ti sta consigliando di uccidere te stesso. Ti sta suggerendo di uccidere la falsa coscienza che ti ha indotto a credere i suoi concetti che imprigionano, applicandoli nella totalità di te stesso e nella tua concezione di vita. Non commettere il suicidio, invece, scopri e deponi l’usurpatore che trama nella sala del trono del tuo cuore.
Invia comunicati sia dal paesaggio urbano della tua anima che dalle regioni più remote; dai voce alle esaltazioni del tuo spirito e alle sofferenze del tuo cuore. Lo sterile paesaggio del nulla della depressione fiorisce in una vita vivace attraverso l’abbraccio di immagini vive che nascono da un cuore aperto. E i pensieri in decomposizione sono un concime eccellente.
In caso contrario, arriva la disperazione. Per esempio, la fantasia generata dalla disperazione… di essere in estasi verso il cielo, o la sua controparte laica… di essere sollevati dallo stress e dalle incertezze, inflitte da una vita mercificata, vincendo alla lotteria. Nel profondo, ci si accorge di avere poche possibilità di sfuggire alla natura, mortificante e basata sullo sfruttamento, dell’ordine presente, di conseguenza, i cittadini dello stato corporativo colgono al volo queste disperate fantasie di liberazione dalle proprie esigenze onnicomprensive ed oneri.
Con il tardo capitalismo, le persone si sentono imprigionate dalle circostanze sociali e finanziarie; in tanti non credono di poter cambiare il corso della loro vita attraverso la loro iniziativa e il loro lavoro. Gli operatori dell’1% (forgiatori della consapevolezza culturale) sono truffatori di sogni… usurpatori di desideri. Sono ben consapevoli che il linguaggio del cuore si esprime nel lessico della trasformazione, del desiderio che abita nel profondo dell’umano di rintracciare il sublime nell’esperienza quotidiana, un modo di essere che noi chiamiamo libertà; per esempio il desiderio di avere un proprio unico carattere, forgiato dalle proprie scelte di vita, come se si negoziasse la casualità di svolgimento del destino.
La mania per la lotteria e le fantasie sulla fine del mondo rivelano che la premessa centrale del capitalismo è una menzogna. Quindi, le persone hanno compreso che nell’attuale sistema non potranno mai essere libere abbastanza dal punto di vista finanziario per portare avanti la loro vocazione del cuore. Solo un giro altamente improbabile della Ruota della Fortuna o di una favola simile, chiedendo aiuto al cielo, potrà mai liberarli.
Queste sono le fantasie di un popolo sfinito – le vili credenze e i rimedi palliativi che sono colti da un popolo governato da istituzioni guidate da entropia, che hanno perso ogni scopo che non sia l’auto-perpetuazione. Pertanto, bisogna essere pronti ad agire appena la struttura crolla.
Di conseguenza, costruisci dentro di te una struttura interna autentica, come fai esteriormente la tua parte per cercare di immaginare e creare nuovi modelli politici e culturali. In breve, agisci come se l’inevitabile collasso si sia già verificato.
Phil Rockstroh è un poeta, paroliere, filosofo che vive a New York City.
Può essere contattato tramite mail al seguente indirizzo phil@philrockstroh.com e su: Facebook
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Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 3 maggio 2012
Rimini, il vescovo si presenta in parrocchia a bordo di una Rolls Royce.
La notizia diffusa su Facebook insieme a una fotografia. E subito è polemica: "In un periodo di austerità è un affronto".
Un’auto d’epoca del 1976, una Rolls Royce per la precisione. Così il vescovo emerito di Rimini, monsignor Mariano De Nicolò, ha raggiunto la chiesa di Bellariva, nella capitale della riviera, durante la giornata delle cresime. Per lo stupore di amici e parenti che attendevano, radunati davanti all’edificio, l’inizio della funzione religiosa. A raccontare la vicenda attraverso uno scatto subito pubblicato su Facebook è stato l’attore Carlo Frisi, e la fotografia ha fatto prontamente il giro del web, scatenando una vera ondata di polemiche.
“Io mi chiedo se in un periodo così difficile dove alla Caritas c’è sempre più gente e le famiglie devono dire ai figli di risparmiare, un Vescovo possa presentarsi così – ha commentato lo scatto Frisi, nel suo profilo – anche se è stato un passaggio gratuito non era da accettare. Per che cosa si fanno le dottrine ai ragazzi? Se la macchina fosse della curia o di qualcuno vicino chiedo alla Guardia di Finanza di controllare se il cliente è congruo, come si dice adesso….. ho fatto un sacco di spettacoli per i poveri e le associazioni bisognose, dopo aver visto questa foto mi preoccupo per l’utilizzo dei fondi, questo lo dico senza generalizzare”.
Un’opinione largamente condivisa dagli internauti di tutta Italia, che hanno puntato il dito contro un’istituzione, la Chiesa, rea di “avere troppi privilegi, rispetto ai dogmi che predica quotidianamente”. Anche se l’auto, come ha subito sottolineato il vescovo, non era di sua proprietà, ma della parrocchia di Bellariva, che l’aveva invitato per la cerimonia.
Monsignor De Nicolò, raggiunto telefonicamente dal Resto del Carlino allo scopo di chiarire la situazione, ha infatti spiegato subito che “questa auto non è la mia, e quella di domenica scorsa è stata la prima volta che salivo a bordo di una macchina del genere. Dalla parrocchia di Bellariva sono venuti a prendermi per partecipare alle cresime. Quando ho visto la Rolls Royce – ha aggiunto il vescovo emerito – ho subito detto al signore che la guidava: ‘Così mi mette in imbarazzo’. Durante il tragitto questo signore, che possiede una ventina di queste vetture d’epoca, mi ha spiegato che l’auto, con targa della Gran Bretagna e guida a destra, era del 1976 ed era appartenuta a un attore famoso. Una gran bella macchina, nulla da dire”.
“E immaginavo che avrebbe creato qualche imbarazzo – ha aggiunto il monsignore – Quando sono arrivato il sagrato della chiesa di Bellariva era gremito e la gente guardava incuriosita questa Rolls Royce. E quando sono sceso dall’auto ho visto molte facce stupite”.
La tempestiva spiegazione, tuttavia, non ha placato gli animi accesi dalla testimonianza fornita da Frisi. La scelta del mezzo, “inopportuno visti i tempi”, non è piaciuta e in molti, oltre un centinaio solo sulla pagina dell’attore, da cui è partito il tam tam su internet, hanno commentato l’accaduto criticando la “curia e le sue ricchezze”. Esprimendo prevalentemente incredulità, rabbia e soprattutto, biasimo.
“Non ci posso credere eppure la foto è li, lampante e chiara” si legge fra i commenti alla fotografia, sulla bacheca del cabarettista riminese, “è semplicemente un comportamento non consono ad un buon pastore. Si può perdonare, ma non giustificare un simile episodio. Una caduta di stile, da parte un uomo come tutti noi…”.
La polemica non ha risparmiato nemmeno la stampa locale, accusata di non aver dato subito la notizia. “Nessun giornale si è occupato di dare notizia sul Vescovo in Roll Royce. Questo la dice lunga, sulla serietà dei mass-media! Solo su Facebook si è sviluppato un dibattito del tutto libero ed indipendente. E’ normale che un rappresentante della Chiesa, nell’esercizio delle sue funzioni, accetti di salire su un’auto di lusso?”.
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La mia missiva al Supercommissario Enrico Biondi, scopiazzando un po' quella di Marco Travaglio.
All'Egregio Supercommissario Enrico Biondi.
Rispondo alla Sua richiesta di segnalazione degli sprechi per fornirLe i miei suggerimenti
1) eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, camuffato da rimborso elettorale
2) ridurre del 50% il numero dei parlamentari
3) ridurre del 70% la retribuzione dei parlamentari e tutti i benefit aggiuntivi
4) eliminare il finanziamento pubblico ai giornali
5) eliminare i doppi incarichi
6) accorpare le provincie
7) evitare l'acquisto di cacciabombardieri, che non servono alla crescita del paese, e di auto blu che abbiamo già in eccedenza rispetto agli altri paesi
8) ritirare tutte le truppe dislocate in varie parti del mondo camuffate da "missione di pace"
9) utilizzare, come parametro di amministrazione del paese, un sistema da casalinga o padre di famiglia, tagliando gli sperperi, ma non i servizi di utilità pubblica che già hanno subito tagli in eccesso.
Spero di esserLe stata d'aiuto.
Nell'attesa di ricevere un Suo gradito riscontro alla presente, Le porgo i miei più sentiti auguri.
In fede: Cettina De Giosa
Renzo Bossi si è laureato a Tirana: nella cassaforte di Belsito trovato il diploma in Economia del Trota.
Nella cassaforte di Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord, è stato trovato un diploma di laurea conseguito da Renzo Bossi all'Università Kristal di Tirana in Albania. L'atto è stato acquisito dai magistrati di Milano e Napoli che stanno indagando sull'ex tesoriere del partito. Sono in corso accertamenti per verificare se il titolo di studio sia stato acquistato con i soldi della Lega Nord.
L'articolo continua su:
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/kzZYk
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-03/renzo-bossi-laureato-tirana-160719.shtml?uuid=AbdnO8WF
... bianca ..., nulla ..., - Claudia Petrazzuolo
L’Idiota « "Da tempo mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest’idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto". » (Fedor Michailovic Dostoevskij).
Nell’andare quotidiano della vita di ognuno di noi sono veramente innumerevoli le cose, previste e non previste, che ci capitano, caratterizzando così la nostra giornata, perché ciascuno possa essere deliberatamente e/o assolutamente cattivo o buono. Considerati questi aggettivi nella loro essenza, ritengo che essi non dovrebbero essere soggetti ad attribuzioni superlative se non relative. Mi spiego meglio: la bontà o la cattiveria sono espressioni assolute, come la bruttezza e la bellezza, ma mentre queste ultime possono avere una accezione prettamente soggettiva, le prime non dovrebbero. Che senso ha infatti dire che una persona è buonissima o cattivissima? Un atto di bontà, così come una cattiveria, o è tale o non lo è : si può essere buoni o cattivi di più o di meno rispetto ad un particolare termine di paragone ma non si può determinare un gradiente dell’una o dell’altra azione. Fare un elemosina è comunque un atto di bontà, quindi chi la fa è un buono, quale che sia l’importo dell’elemosina stessa; chi nega un aiuto comunque compie una cattiveria, quindi è un cattivo, sia che neghi un passaggio in centro a qualcuno sia che gli usi una violenza in qualche modo peggiore. Quindi tutti siamo, nel corso della nostra vita, buoni e cattivi contemporaneamente, alcuni lo sono di più in un verso altri nel senso opposto: rare e delle eccezioni si possono considerare alcune persone simbolo dell’una aggettivazione o dell’altra. Solo per completare il riferimento al romanzo russo ed in modo molto sintetico, dirò che il protagonista dello stesso, L’IDIOTA, dopo un ricovero in una clinica psichiatrica tenta di introdurre nella società del suo tempo un comportamento assolutamente buono e finisce con l’essere ricoverato nuovamente.Ciascuno di noi, come il protagonista del romanzo, ha una sua storia ed un suo percorso di vita da compiere; personalmente ho la convinzione che nessuno nasca segnato in modo anziché in un altro e credo che siano le condizioni esterne quelle che ci fanno giungere alla stazione di arrivo, quella si probabilmente già predestinata, in determinate condizioni piuttosto che in altre; attraverso determinati percorsi piuttosto che altri, compiendo particolari atti piuttosto che altri. Quindi ci si muove, si agisce, si lavora, si studia, si fa politica, si parla, si scrive, si è “ ANIMALI SOCIALI ” in funzione del momento personale e del momento storico in cui quel particolare momento personale si sviluppa e si esprime. Ognuno crede di avere, e spesso ha, una motivazione ben precisa che lo muove nelle sue azioni, nel suo fare, nel suo dire ed in questo io non faccio eccezione. Vivo in un paese il cui cammino ritengo sia stato deviato da quello per il quale era stato costruito ed ispirandomi a quelli che sono non principi ideali o idealizzati, comunque opinabili e/o soggettivi, ma ai DETTAMI, stabiliti, codificati e frutto di larghe intese tra persone ed idee differenti tra loro, della COSTITUZIONE ITALIANA; combatto come posso e come so per questo scopo: RIDARE L’ITALIA AGLI ITALIANI. In funzione di questo esprimo le mie idee, racconto dei miei comportamenti, invito ciascuno ad aprire la propria mente ed a discutere, ad informarsi da più fonti e a criticare, a credere nelle proprie possibilità e ad avere fede in sé stesso, a non sentirsi inferiore nè superiore di qualcun altro, a difendere i propri diritti eseguendo i propri doveri: in poche parole a rapportarsi con ognuno degli altri perché quando e quanto più questo accadesse ALCUNO potrebbe mai utilizzare, A SUO USO E CONSUMO, nessuno degli altri. La cosa più violenta che ho consigliato di fare, se può definirsi questa violenza, è l’invito ad IDEALMENTE iscriversi a QUEL NOVERO DI CITTADINI che fa della DISUBBIDIENZA CIVILE la propria filosofia di vita.Sono BUONA per questo? Sono un CATTIVO ESEMPIO?, io non mi pongo il problema, perché so che è nel MIO DIRITTO non accettare prevaricazioni, abusi e soprusi; so che è nel MIO DIRITTO RIFIUTARE i doveri quando SOLO QUESTI fossero riconosciuti da chi invece BISTRATTA, PREVARICA E NEGA QUEGLI STESSI DIRITTI ai quali mi richiamo e la nostra COSTITUZIONE GARANTISCE; so, infine, che NON DIVENTERO’ MAI SCHIAVA DI NESSUNO checché ne dicano o minaccino SACCENTI e SOLONI … di qualunque estrazione essi siano!. Per tutto ciò, di quanto scrivo, ciascuno faccia l’uso che crede, perchè ... CHI PECORA SI FA ... DIVENTA PASTO DI LUPI!
Card. Bagnasco, antipolitica non risolve nulla.
Per l'arcivescovo, il voto e' il primo modo per partecipare
"L'antipolitica non risolve nulla" e "deprime", mentre "il primo modo per partecipare alla vita della società è il voto": lo ha affermato oggi a Genova il card. Angelo Bagnasco, a margine dell'inaugurazione di una nuova sede del Movimento Ragazzi di Oregina. "Deve essere superata, e mi auguro che lo sia, la reazione verso la politica".
"E' necessario che tutti quanti noi partecipiamo alla società, ed il primo modo di partecipare alla vita della società è il diritto-dovere del voto" ha detto il l'arcivescovo di Genova. "Deve quindi essere superata, e mi auguro che lo sia, la reazione verso la politica, verso delusioni, verso difficoltà in atto anche molto serie. Non credo che tutto questo si possa superare non andando a votare" Al contrario, ha spiegato, "é necessario partecipare concretamente per migliorare il più possibile le cose". Parlando poi dei tanti volti nuovi tra i candidati, Bagnasco ha aggiunto: "E' un segno di grande speranza, di fiducia e incoraggiamento. Va contro la ventata della cosiddetta antipolitica, che non solo non risolve nessun problema ma deprime l'opinione generale, il sentire comune. Il fatto di vedere tanti giovani che si sono impegnati concretamente in questo senso è bello. Un ringraziamento a tutti".
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2012/05/02/Card-Bagnasco-antipolitica-risolve-nulla-_6806327.html
Il fallimento della Deiulemar getta nel caos Torre del Greco. E tra poco si vota. - Vincenzo Iurillo
Il crac in piena campagna elettorale. Secondo la ricostruzione della Guardia di finanza il buco supererebbe i 1000 milioni di euro. Finiscono in mezzo a una strada i 1500 dipendenti del gruppo.
Il crac è arrivato in piena campagna elettorale, cinque giorni prima delle elezioni comunali. Da stamane Torre del Greco (Napoli) è una città in ambasce, stretta tra le incertezze del proprio futuro politico-amministrativo e l’angoscia per il fallimento della compagnia di navigazione Deiulemar, che negli ultimi 40 anni aveva raccolto i risparmi di circa 10mila famiglie del luogo, la stragrande maggioranza dei suoi 13.000 obbligazionisti.
La notizia, temuta ma ormai attesa, si è ufficializzata poco dopo le 11 del 2 maggio. E’ l’orario in cui la sezione fallimentare del tribunale di Torre Annunziata ha accolto l’istanza presentata da sette creditori per un importo complessivo di circa 250.000 euro, bocciando di fatto la proposta di concordato preventivo avanzata lo scorso 18 aprile dai vertici societari. Il giudice Massimo Palascandalo e gli altri componenti del collegio hanno nominato una curatela fallimentare composta da tre professionisti provenienti da Napoli, Bari e Milano, Antonella De Luca, Giorgio Costantino e Vincenzo Masciello.
Termina così, per l’insolvenza di un debito modesto, se rapportato al miliardo di euro di fatturato della società fino al 2010, la gloriosa storia della compagnia chiamata con l’acronimo dei tre armatori della città del corallo (Della Gatta, Iuliano e Lembo) che la fondarono nel 1969. Finiscono in mezzo a una strada i 1500 dipendenti del gruppo. E rischiano di restare con un pugno di mosche in mano i risparmiatori che avevano pompato nelle casse della società risorse fino a 846 milioni di euro, secondo l’ultimo dato reso noto pochi giorni fa al termine di un aggiornamento del censimento degli obbligazionisti.
Ma il ‘buco’, al lordo delle esposizioni con le banche e coi fornitori, supererebbe i 1000 milioni di euro. E’ stata la cronaca di una morte annunciata. Le metastasi del tumore finanziario si erano materializzate a gennaio, quando la Deiulemar ha cominciato a non coprire il 7% di interessi promesso con le emissioni delle obbligazioni, e a rispondere ‘picche’ ai risparmiatori che chiedevano di ritornare in possesso del capitale investito. In un crescendo rossiniano, la situazione è precipitata in pochissime settimane con la scoperta di decine di migliaia di bond-fantasma (non iscritti a bilancio). Sui quali ha provato a mettere ordine il nuovo amministratore unico, Roberto Maviglia, chiamato col compito di ricostruire i passaggi di denaro all’interno di Deiulemar e delle sue controllate. Mentre emergeva un complicato sistema di ‘scatole cinesi’, fiduciari e e trust nei paradisi fiscali che nel tempo, secondo la Procura di Torre Annunziata e la Guardia di Finanza di Napoli, potrebbero essere state utilizzate per distrarre finanze dal gruppo e metterle al riparo del fisco e dei creditori. A nulla sono serviti gli appelli alla calma, le proposte di accordo e il lavoro di mediazione di Michele Iuliano, l’88enne ‘capitano’, l’ unico sopravvissuto tra i fondatori.
Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da numerose manifestazioni di protesta e fiaccolate, accompagnate da grande tensioni, organizzate da chi ha investito e perso ingenti somme nella società. Ma per il fallimento di Deiulemar era ormai sono una questione di tempo.
Caserta: non lavorava da sei mesi, muratore si toglie la vita.
Si è impiccato con un cavo elettrico nella sua abitazione di Casaluce. L’uomo è stato trovato dai familiari che hanno avvisato i carabinieri. Il lavoratore soffriva di crisi depressive. Lascia moglie e due figli: nei giorni scorsi altri casi di disperazione. Il sindaco chiede l'intervento del governo.
Un muratore di 56 anni, Alfonso Salzano, si è tolto la vita impiccandosi con un cavo elettrico nella sua abitazione di Casaluce, nel Casertano. L’uomo è stato trovato dai familiari che hanno avvisato i carabinieri. Secondo quanto riferito dai congiunti l’uomo, senza lavoro da circa sei mesi, soffriva di crisi depressive. Salzano ha lasciato un bigliettino ai familiari in cui chiedeva perdono per il gesto estremo. Il muratore si è tolto la vita nella sua abitazione di via Vittorio Emanuele a Casaluce. L’uomo lascia moglie e quattro figli.
Salzano non aveva particolari in problemi economici, secondo quanto appurato dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa, ma da gennaio non veniva più chiamato al lavoro. Salzano prima di togliersi la vita ha scritto un biglietto in cui chiedeva scusa ai familiari per quanto stava per compiere. L’uomo questa mattina avrebbe atteso che la moglie fosse uscita di casa per togliersi la vita. Sul caso il sindaco, Nazzaro Pagano, sottolinea che “in questo paese abbiamo il patto di stabilità da rispettare e, purtroppo, non possiamo investire sul lavoro. ‘Il governo deve intervenire: queste morti devono finire. E’ incredibile quanto sta accadendo soprattutto perché malgrado il nostro sia un Comune virtuoso, con soldi da spendere, a causa del patto di stabilità non possiamo dare corso ai nostri progetti e creare lavoro. Il settore edile della nostra zona è praticamente fermo – dice ancora Pagano – la nostra amministrazione ha soldi da spendere e, purtroppo, non possiamo farlo. Avrei potuto dare lavoro anche ad Alfonso e, forse, evitare che si uccidesse. Altro che patto di stabilità questo non è altro che un patto di stupidità”.
Nei giorni scorsi sono stati diversi i casi di suicidi per colpa della crisi, la perdita del lavoro o anche cartelle esattoriale. A Napoli un portiere che avrebbe perso casa e lavoro si è tolto la vita impiccandosi e in Sardegna a Nuoro un imprenditore dopo aver licenziato i sui figli ha deciso di togliersi la vita. Il 22 aprile un artigiano edile di Bosa, 52 anni, si è ammazzato perché dopo aver perso il lavoro non riusciva a mandare avanti la famiglia. L’uomo aveva chiesto aiuto anche al sindaco. Il 13 aprile a Donnalucata, nel ragusano, un imprenditore agricolo in difficoltà a causa della crisi economica si è impiccato. L’uomo di 28 anni, titolare di impianti serricoli, ha lasciato moglie e due figli. Il 13 aprile un imprenditore, la cui azienda era in crisi, ha tentato tenta di uccidersi sparandosi un colpo di fucile in piazza a Montecchio Maggiore (Vicenza). Il giorno prima un agricoltore di 53 anni si era ucciso ad Altivole, in provincia di Treviso, perché non in grado di coprire una serie di debiti che gravavano sulle sue spalle. La crisi e un’annata di siccità, che avrebbe compromesso il raccolto, le cause del drammatico gesto.