venerdì 31 agosto 2012

I preti pedofili? Vittime di bambini assatanati di sesso. By ilsimplicissimus



Non c’è davvero un limite alla vergogna, ma anche alla sua totale assenza in persone che si propongono come depositari dell’etica. Dopo il clamore per gli infiniti casi di pedofilia esplosi a ripetizione nella chiesa, ecco che finalmente un sacerdote  grida allo scandalo per questa ingiustizia. Peccato che nella sua grottesca visione delle cose le vittime siano i sacerdoti adescati da bambini e da ragazzini:  ”La gente crede che siano i preti a coltivare cattive intenzioni. Ma non è così. Nella maggior parte dei casi è il ragazzino a sedurre il sacerdote“. E aggiunge: “Storicamente le relazioni tra ragazzi e uomini maturi non erano considerati crimini, non si pensava così fino a 10 – 15  anni fa. Sono perciò incline a pensare che i sacerdoti non dovrebbero andare in prigione per questo”.
Così la pensa padre Benedict Groeschel, dell’ordine dei frati francescani del Rinnovamento,  da lui stesso fondato. Anzi non si è fatto scrupolo di dirlo  -papale papale – in un’ intervista al National Catholic Register, come riferisce l”Huffington Post (qui), Non stupirà apprendere che sia i francescani del rinnovamento, sia il Register, (rivista dei Legionari di Cristo americani)  siano su posizioni ultraconservatrici,  parti di quella galassia integralista e politicamente reazionaria che sta profondamente condizionando gli Usa. Ma sono pur sempre dentro la chiesa cattolica e il fatto stesso che certe inammissibili dichiarazioni  passino sotto silenzio, senza nemmeno una voce ufficiale di contrasto o un invito alla moderazione, dimostra ancora una volta la cattiva, anzi pessima coscienza delle gerarchie ecclesiastiche che da sempre hanno coperto  la pedofilia e imposto il silenzio con le autorità civili.
Il fatto che il Papa – protagonista in passato di un ‘occhiuta politica del segreto – si sia battuto il petto è stato interpretato come una definitiva condanna e soprattutto un’apertura della chiesa all’intervento delle autorità civili. Ma  si è trattato di un equivoco: il pentimento è stato un modo da parte della Chiesa proprio per rivendicare – in cambio  dell’autodafé – autonomia nel trattamento di questi casi, che poi così casi non sono. In un modo o in un altro, in toni ipocriti, evasivi o con le arroganti e deformi parole di Groeschel, la realtà è invece è che si pretende che i preti vengano considerati con occhio particolare, come altro rispetto alla società e rispondenti solo alle autorità religiose. Vuoi perché portano il peso della castità, vuoi in virtù della loro missione o perché sono vittime di seduzione, come nel grottesco parossismo del francescano opportunamente rinnovato. Un pentimento vero dovrebbe suggerire provvedimenti, richiami, magari una replica ufficiale. E invece un totale silenzio che fa sospettare segrete condivisioni: sedotti e abbottonati.

'Fermate i Pm, lo dice D'Alema'. - Stefania Maurizi

Massimo D Alema

Dai file di WikiLeaks emerge che la diplomazia Usa era spaventata dalle indagini dei magistrati italiani. E che in questa battaglia trovava sponde nei politici. Inclusi alcuni di centrosinistra, come l'ex ministro degli esteri.

Chiusa, inflessibile, una macchina che sforna carriere basate sul clientelismo, un potere schermato da qualsiasi forma di controllo da parte sia del governo sia degli elettori. Per gli americani, la magistratura italiana è una bestia nera. E ora che lo scontro sulla giustizia torna a farsi duro, con le telefonate tra il presidente della Repubblica, Napolitano, e l'ex presidente del Senato, Mancino, che hanno scatenato l'ennesima polemica sul tema delle intercettazioni, non è difficile immaginare da che parte sia schierata l'ambasciata di via Veneto.

A rivelare l'insofferenza degli americani sono i cablo della diplomazia Usa rilasciati da WikiLeaks. Il 3 luglio 2003, il giorno dopo il celebre attacco di Berlusconi all'eurodeputato tedesco Martin Schulz in cui venivano criticate le procure italiane, l'ambasciatore Mel Sembler scrive a Washington un rapporto riservato su quella bagarre, sparando anche lui a zero contro l'istituzione «politicizzata, corporativista, preoccupata per prima cosa e soprattutto di autopreservarsi», che «annovera anche un bacino di magistrati di sinistra che sfruttano la propria indipendenza per perseguire apertamente obiettivi politici» e che in alcuni casi «ritengono sia un loro affare (perfino un loro dovere costituzionale) guidare il corso della democrazia italiana attraverso il loro attivismo giudiziario». 

L'indipendenza delle toghe è un problema spinosissimo per gli americani: quando la magistratura va a toccare i loro interessi, non sanno come intervenire, perché non c'è un canale diretto come con la politica italiana, sempre pronta a soddisfare le loro richieste. E così quando il funzionario del Sismi, Nicola Calipari, viene ammazzato a Baghdad, e a Roma parte l'inchiesta, l'ambasciata di via Veneto consiglia un'unica soluzione radicale al Dipartimento di Stato: nessuna collaborazione con i magistrati italiani, perché «sono fieramente indipendenti e non rispondono a nessuna entità e autorità del governo, neppure al ministero della Giustizia». Mentre Berlusconi, Letta, Fini e l'ex ministro della Difesa, Antonio Martino, sono a portata di mano. E così anche con il caso Abu Omar, l'imam egiziano rapito a Milano in una delle famigerate rendition della Cia. Contro un magistrato come Armando Spataro, che chiede l'arresto e l'estradizione di ventidue agenti della Cia coinvolti nell'operazione, c'è una lunga schiera di big della politica avvicinabili e pronti a dare una mano. Come l'ex ministro leghista della Giustizia, Roberto Castelli, che si rifiuta di inviare in Usa le richieste di estradizione degli agenti Cia. O l'ex sottosegretario del primo ministro Prodi, Enrico Letta, che consiglia all'ambasciatore americano, Ronald Spogli, di «discutere la cosa personalmente con il ministro della Giustizia, Mastella». 


Il ritratto della magistratura che Spogli trasmette a Washington è impietoso - «un sistema sfasciato», forse anche «impossibile da riparare» - a tratti sfuma perfino nel maccartismo: «Negli anni '60 e '70, i comunisti italiani hanno fatto uno sforzo comune per "infiltrare" la magistratura». Ma quando il problema sono le toghe, gli Usa sanno di poter contare anche sul soccorso rosso. «Nonostante sia considerata tradizionalmente di sinistra», scrive Spogli, «Massimo D'Alema, ha raccontato all'ambasciatore che è la più grave minaccia allo Stato italiano. E che, dopo 15 anni di discussione su come riformarla, non è stato fatto alcun progresso».


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/fermate-i-pm-lo-dice-dalema/2190139