LA CHIESA CATTOLICA ROMANA HA LA RISERVA D'ORO PIU' RICCA DEL MONDO.

 

La Chiesa Cattolica Romana controlla approssimativamente 60.350 tonnellate d’oro, du
e volte la dimensione delle riserve ufficiali totali di oro di tutto il mondo, o approssimativamente il 30,2% di tutto l’oro mai estratto/prodotto. A prezzi correnti, è possibile stimare il valore di tali beni che costituiscono il più grande tesoro della storia dell’umanità in oltre 1.245 miliardi di dollari statunitensi ($).

Ai nostri giorni, la Chiesa Cattolica Romana è tornata a numeri che l’hanno condotta nuovamente ad una posizione dominante nel settore dell’oro di cui non si era testimoni dalla caduta del Sacro Romano Impero (intorno al 1100), fase in cui Essa controllava poco meno del 30% dell’oro complessivamente presente nel mondo.

Per la maggior parte dei trascorsi 1.000 anni, la Chiesa Cattolica ha assunto una posizione dominante che gli ha permesso di controllare i mercati dell’oro a livello mondiale, in relazione al fatto di aver posseduto oltre il 50% di tutto l’oro, ed in una posizione talmente dominante, a partire dal XIV secolo fino a giungere al XVII secolo, da controllare oltre il 60% di tutto l’oro mai estratto.

Tale tesoro nella sua totalità è stato suddiviso tra numerose riserve dichiarate ed altrettanto numerose riserve non dichiarate. Soltanto il 20% delle riserve d’oro totali è immagazzinato tramite ‘partiti terzi’ in riserve ufficiali, la maggiore riserva dichiarata è rappresentata dalla Federal Reserve Bank, seguita dalle riserve presenti in Italia, Svizzera, Germania e Francia. Le più importanti riserve private non dichiarate sono sconosciute, ma paiono essere collocate anche in paesi dell’Occidente e a quanto pare risulterebbero associabili alle più importanti riserve private delle più antiche banche private e società finanziarie d’Europa. Potrebbero inoltre esistere riserve private gestite direttamente dal Vaticano, seppure quest’ultima resti un’ipotesi poco probabile.

Mi nasce spontaneo un pensiero: con tutto l’oro che il Vaticano quindi l’Italia possiede, si riuscirebbe ad azzerare il deficit pubblico, e con gli avanzi si potrebbe sfamare intere nazoni bisognose, a cosa serve accumulare queste enormi quantità di oro?….nella parola di Dio in Luca 9 : 25 sta scritto: Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

di: Eresia della chiesa cattolica.





PER ALZATA DI MANO. - Ciuenlai







La crisi dei partiti e la loro emarginazione dalla scena politica è ormai un dato strutturale dell’Italia odierna. 


Mentre Mario Primo (Draghi) si confronta con americani e tedeschi e Mario Secondo (Monti) fa l’ambasciatore della finanza internazionale in mezzo mondo, Le forze politiche, “rinchiuse” nel Parlamento Italiano, continuano a subire “i compiti a casa”, che l
a troika stabilisce, di colta in volta, per il nostro paese. 


A suon di fiducie votano tutto, senza battere ciglio. E lo fanno mettendo in scena una specie di rappresentazione teatrale più volte ripetuta. Il Governo presenta un provvedimento, i Partiti (specialmente Pd e Pdl) alzano la voce e minacciano sfracelli. “Così non va, il paese non può sopportare una simile cura da cavallo, bisogna cambiare rotta e via recitando). Promettono “sostanziali modifiche in Parlamento”. 


Poi cambiate alcune virgole, le richieste di Monti passano senza colpo ferire, e l’indomani si ricomincia con la stessa farsa. 


Qualche volta si ribellano a questa vita da comparse e provano a chiedere elezioni anticipate, per formare un Governo Politico. 


Ma il Capo dello Stato li gela subito . “Volete votare? Si ma solo se fate una legge elettorale che lascia il mondo com’è” e cioè Monti e i rappresentanti dei finanzieri al Governo e i Partiti a fare da comparsa. 


Ecco spiegato perché gli scontri più roventi tra le forze politiche, non si svolgono sulle pensioni, sulle liberalizzazioni, sulle tasse, sui tagli ai servizi, sulla distruzione del sistema dei diritti, ma sulle nozze gay, sul semipresidenzialimo, sul senato federale, sulla legge elettorale ecc. 


Sulle cose che Napoletano gli ha appaltato, con scarsi risultati. Tutte cose importanti, che però non sono, in questo momento, gli argomenti più gettonati dalle famiglie e dalle persone. E così la “casta” diventata “castina”,si accontenta di sopravvivere a se stessa pagando il prezzo della sospensione della vecchia democrazia. Un prezzo che non li spaventa. 


Soprattutto quelli della Grande coalizione, che si sono subito adattati al nuovo sistema : la democrazia per alzata di mano. 


(E poi dicevano dei sovietici).
 

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In Germania il furto dei dati degli evasori vale almeno 3 miliardi. - Giorgio Faunieri


credit suisse interna nuova


Mentre in Italia si tratta ancora sull'accordo bilaterale con Berna, il land Nord Reno-Westfalia fa i conti con l'incasso portato dai cd con le situazioni patrimoniali di 6989 clienti di banche elvetiche trafugati dai dipendenti infedeli via servizi segreti.

Oltre 3 miliardi di euro sono passati dai forzieri delle banche elvetiche al Land tedesco del Nord Reno-Westfalia. Mentre il governo Monti è ancora alle prese con la definizione di un accordo con la Svizzera per stanare gli evasori italiani, la Germania sta infatti già contando i soldi che le sono entrati in cassa grazie alla sua aggressiva politica di lotta all’occultamento dei capitali oltrefrontiera. Una politica realizzata, in prima istanza, con l’aiuto dei servizi segreti che hanno acquistato i dati degli evasori da dipendenti infedeli degli istituti di credito.
Solo adesso, poi, è stato firmato un accordo bilaterale fra i due Paesi, che deve ancora essere approvato dal Parlamento. L’acquisto dei cd con i dati degli evasori è costato alcune decine di milioni di euro, mentre fra tasse finalmente riscosse e sanzioni comminate sono stati recuperati diversi miliardi. I dati ufficiali sono al momento disponibili solo per il Land Nord Reno-Westfalia, la più popolosa regione della federazione tedesca, ma sono più che indicativi.
Un portavoce del ministero delle Finanze di Dusseldorf (ogni Land dispone di tale ministero che in alcuni casi, come in quello dell’acquisto dei cd, si è mosso in totale autonomia rispetto al ministero delle Finanze del governo centrale di Berlino) ha detto che l’acquisto dei dati è costato 10,3 milioni, grazie ai quali sono già stati recuperati più di 3 miliardi, una cifra pari a un terzo del gettito Imu di giugno (solo che l’Imu è a livello nazionale e non regionale).
I 10,3 milioni sono ovviamente la somma lorda pagata ai dipendenti infedeli delle banche svizzere, i quali hanno dovuto pagarci sopra le tasse. “Al netto delle imposte l’acquisto dei dati è costato al Land 8,9 milioni”, ci ha tenuto a precisare davanti al parlamento regionale il ministro delle Finanze del Nord Reno-Vestfalia, Norbert Walter-Borjans. Dal 2010 a oggi il Land ha comprato complessivamente 6 cd pieni di dati di Credit SuisseJulius Baer e probabilmente anche Merrill Lynch, entrando talvolta in conflitto anche con il governo di Angela Merkel che stava trattando con Berna.
Nei dischetti erano presenti le situazioni patrimoniali di 6989 clienti degli istituti svizzeri, 2624 dei quali hanno subito un processo nei tribunali tedeschi. L’offensiva del Nord Reno-Vestfalia non è però finita qui. Questa settimana il primo ministro Hannelore Kraft ha detto di voler proseguire la propria azione per stanare nuovi evasori. Per la Kraft l’evasione fiscale è una truffa ai danni della società: “Continueremo a perseguire con decisione chi evade le tasse portando i capitali all’estero”.
La Kraft e lo stesso Walter-Borjans hanno inoltre criticato l’accordo siglato dalla Merkel con Berna perché, a loro modo di vedere, “gli evasori se la caverebbero con poco”. La Kraft è convinta che l’accordo non supererà l’esame del Bundesrat (la camera alta dell’ordinamento tedesco dove siedono i rappresentanti dei Laender e dove l’esecutivo della Merkel non ha la maggioranza). L’accordo bilaterale siglato da Germania e Svizzera prevede che in cambio del mantenimento del segreto bancario (mitigato, di recente, su richiesta dell’OCSE) e di importanti facilitazioni per l’accesso delle banche svizzere in territorio tedesco, la Svizzera a partire dall’anno prossimo si impegni ad applicare, a vantaggio dell’Erario tedesco, un’imposta annuale – anonima – del 26,375% sui redditi finanziari prodotti dai patrimoni dei cittadini tedeschi, un prelievo che copre interamente le imposte che si sarebbero applicate in Germania sui medesimi redditi.
Per il passato, l’accordo prevede un prelievo forfetario una tantum – una vera e propria imposta patrimoniale – che inciderà pesantemente sullo stock dei depositi (e non sui soli flussi) con aliquote che, in ragione degli anni di deposito e dell’ammontare delle consistenze, oscillano tra il 21 e il 41 per cento. Per quel che riguarda l’Italia, invece, niente ancora è stato deciso. Si è parlato di una cedolare secca del 20% ma la “delicata” diplomazia di Monti potrebbe arrivare a partorire qualcosa quando i capitali italiani saranno ancora nei forzieri delle banche svizzere ma nelle filiali del sud-est asiatico.

Idiozie...



"Per la cultura non servono troppi soldi, vanno sostenute le iniziative che hanno un valore durevole, non quelle che valorizzano l'effimero".

Roberto Cota
Presidente di Regione Piemonte, Lega Nord


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Nubifragio a Lipari.






Potere della Disinformazione in Italia: tacciono i telegiornali, tacciono le radio, nessuna immagine, nessuna notizia. O si tratta di una gigantesca bufala oppure si tratta del più grande "scandalo della censura" mai verificato in Italia. 

Dietro il crollo del tessuto idro-geologico dell'isola ci sono interessi molto forti, e le proprietà e i rogiti di gran parte della classe politica italiana, ancora oggi prima in classifica. (per la serie Campionato del Disastro Italiano). L'elenco sarebbe lunghissimo, c'è addirittura chi si è fatto costruire piccole piste di atterraggio per l'elicottero spianando zone che non dovevano essere toccate, alterando il paesaggio, costruendo porticcioli privati abusivi. Spero che i messinesi (è una loro provincia) si facciano sentire rompendo l'omertà, soprattutto oggi che siamo in campagna elettorale per le regionali.





Sergio Di Cori Modigliani.





Ferdinando Imposimato.



Non ci libereremo mai di Berlusconi se non ci liberiamo di Massimo D'Alema. Il governo di centro sinistra si pronunciò per l'eleggibilità di Berlusconi per l'ambizione di D'Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo.

Fu Massimo D'Alema - lo diciamo da anni- che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l'assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l'allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L'on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni” E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l'appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c'era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D'Alema e il suo amico di Arcore.

Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell'Università.

https://www.facebook.com/FImposimato/posts/10151013980471750

Favia e Tavolazzi, “due serpi in seno”.


Tavolazzi e Storari ai tempi della concordia.

Accuse dell’ex Ppf Mantovani. E Storari ricostruisce l’affaire Parma.


Serpi in seno, schizzi di veleno, traditori. Si alimenta anche a livello locale la spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle. Nel caso specifico a stigmatizzare il comportamento dei reprobi Favia e Tavolazzi è Tommaso Mantovani che, abbandonata la diplomazia dei giorni successivi al suo addio a Progetto per Ferrara (vai all’articolo), rincara la dose dopo le critiche al consigliere comunale di essere “ondivago, non trasparente, in contrasto con il Movimento 5 Stelle” (leggi).
Questa volta il j’accuse di Mantovani si allarga a Giovanni Favia, il consigliere regionale Cinque Stelle, ormai arcinoto per il fuori onda contro Casaleggio trasmesso da La 7 (leggi). “Sono convinto che se il M5S non fosse quotato al 15-18% Tavolazzi e Favia se ne sarebbero andati da un pezzo”. Iniziano così le rimostranze dell’ex ppf ‘confidate’ sui commenti di Estense.com: “la questione è tutta qui, secondo me: c’è chi vorrebbe trasformare il Movimento5 Stelle in un partito, con strutture e software portatori di ‘democrazia diretta’ (ma che spesso hanno solo l’aria della moda tecnologica) per poter entrare in Parlamento. E c”è chi un altro partito inevitabilmente simile agli altri, non lo vorrebbe, ma preferirebbe un movimento che spingesse tutti ad occuparsi di politica nel senso del bene comune, non della carriera personale o della squadra di appartenenza”.
Il riferimento è tutt’altro che mediato. “Non mi stupirei che ora Grillo – prosegue Mantovani - consapevole di essersi allevato due serpi in seno (né Favia né Tavolazzi avrebbero avuto gli stessi voti senza di lui) mandasse tutti a quel paese e mollasse la politica… ma forse è proprio questo che qualcuno spera. E dovrà rendere conto del danno arrecato a tutti gli attivisti e i simpatizzanti del MoV5stelle, non solo ai propri lecchini”.
Poco prima, scontrandosi con i suoi detrattori, il grillino ribadisce che in Ppf, “tranne qualche eccezione, sono rimasti solo quelli che odiano Grillo e postano solo schizzi di veleno. Ma allora perché sforzarsi di dire che si è ancora nel MoV5stelle? Forse perché nei sondaggi è dato al 15%?”. E ancora: “Traditore è chi adesso sputtana Grillo con tutti i link possibili sul googlegroup di Ppf. Me ne sono andato soprattutto per questo”. Infine, sulla democraticità del suo ex capogruppo: “Mi sembra di sognare…. Tavolazzi che critica Grillo per “le modalità decisionali” e per gli utenti “che non vengono mai chiamati a discutere e votare”… Ma guardi prima quello che fa lui, su democrazia e trasparenza, con decisioni prese sì e no in cinque, quando va bene, per tutta la lista. E si faccia una ragione: che gli piaccia o no siamo tutti fuori dal Mov5stelle. È inutile che usi il “noi”, sperando in qualche scissione del movimento. Fa finta di difendere Grillo e poi lo sputtana appena può: ho sentito più cattiverie su grillo da Tavolazzi & co. che in tutto il web. E Ferrara ha perso un’occasione epocale di cambiamento”.
Dopo Mantovani, arriva tramite lettera lo sfogo del secondo ex Ppf, il primo però ad andarsene come rivelò in anteprima Estense.com, l’ex portavoce e cofondatore della lista Angelo Storari (vai all’articolo). Storari smentisce le parole di Favia riportate dal Fatto Quotidiano, al quale assicura di essere estraneo all’affaire Tavolazzi-Parma. Il 23 maggio il grillino si trovava a Comacchio in attesa del comizio di Grillo. “Favia, senza nascondersi, anzi piuttosto erga omnes – ricorda Storari -, dice pubblicamente che in caso di vittoria a Parma di Pizzarotti, Tavolazzi verrà chiamato per fare il dg, vista la difficile situazione del Comune di Parma. Addirittura, assai ben informato, arriva a citare il nome del primo dei non eletti che dovrà nel caso rimpiazzare Tavolazzi nel consiglio comunale di Ferrara” (Mantovani, ndr).
“Tavolazzi ben una settimana dopo, la sera del 30 maggio – ricostruisce l’ex portavoce -, nella consueta riunione settimanale della lista civica, afferma che il giorno prima (mercoledì) ha ricevuto da Pizzarrotti una generica “richiesta di aiuto da parte nostra”. Valentino dirà poi di aver usato termini generici, ma di essersi riferito alla proposta di direttore generale a Parma, motivando il fatto con la presenza di nuovi arrivati. Anche successivamente in un dialogo vis a vis, confermerà tale versione”.
Due versioni abbastanza discordanti, quelle di Tavolazzi e di Favia. “Mi sembra difficile comprendere come entrambi possano dire la verità – pungola Storari -, ma se qualcuno riuscisse a farlo, ne saremmo ben felici. Se il fine reale era di far evolvere e crescere il Movimento, si è sbagliato su tutto il fronte. Tempi, modi, parole, toni, linguaggi”.

Riforma elettorale, niente colpi di mano. - Paolo Hutter



“Stanno facendo una gran manfrina per lasciare su il Porcellum”: non è vero. “Col pretesto di cambiare il Porcellum stanno preparando una gran porcata”: è abbastanza  vero, ma si tenga conto che sono divisi da interessi conflittuali. Occhio:  immagine e sostanza sono piuttosto distinti, anche in questo tema apparantemente astruso.
La facciata della questione della riforma elettorale si basa su sentimenti, istinti, giudizi ormai ben noti. Chi decide chi andrà in Parlamento? “I capipartito o i cittadini-elettori?” Il dito è puntato contro le liste bloccate del Porcellum. Allora nella facciata – e nella nuova vulgata popolare -  la questione viene  vista così: sti capipartito mollano o no ai cittadini il potere di scelta?  Molto meno popolare è una discussione seria su come meglio si può esercitare questo potere di scelta, se  con le preferenze, con i collegi, quali, o con le primarie sulle liste.
Ma la questione che ha mobilitato tanta gente – ovvero quella di come vengono scelte le persone, i rappresentanti in Parlamento – è stata affiancata e superata da un braccio di ferro sul premio di maggioranza, che a questo punto è la principale sostanza del problema, perché determina quale maggioranza esce o può uscire dal voto. Quando i big del Pdl dicono, “ha ragione Napolitano, non si può andare al voto con questa legge, la gente non lo tollererebbe” in realtà non pensano alla cosiddetta “differenza tra Parlamento dei nominati e Parlamento degli eletti” ma alla possibilità di impedire che si formi una coalizione di centrosinistra che conquisti  il Governo, come è avvenuto l’anno scorso in quasi tutte le città in cui si è votato, da Milano a Cagliari. ( O una coalizione “alternativa” come a Napoli e Palermo.) Quello che viene messo in discussione è il premio di maggioranza alla coalizione o il premio di maggioranza tout court, proponendo in alternativa il premio al primo partito o il proporzionale alla tedesca e basta. 
Non sono concetti astrusi o vuote formule. Significa che mentre col premio di maggioranza alla coalizione – che con diverse sfumature vige in Italia da 19 anni per Comuni Province Regioni e Parlamento – possono esistere centrosinistra e centro destra, o anche altre proposte, ma legate alla candidatura di un nome e cognome preciso alla testa di un esecutivo, e dopo le elezioni si sa subito che alleanza ha vinto e chi governa, se aboliscono il premio alla coalizione nasce una Terza Repubblica in cui le alleanze vere sono variabili dopo le elezioni. Adesso abbiamo letto che Pdl  Udc e Lega proporrebbero il proporzionale. Mica per il pluralismo – metterebbero lo  sbarramento per evitare di dare spazio a concorrenti minori – ma perché sanno che non vinceranno le elezioni e quindi vogliono evitare che il Pd e i suoi alleati – o 5 stelle se avesse un’ulteriore crescita – abbiano in Parlamento, col premio di maggioranza, i numeri per governare.  
Altro che nominati del Porcellum o preferenze, sarebbe una improvvisa svolta nel sistema , una svolta che arriverebbe dall’alto  prima ancora che la gente capisca di cosa si tratti. Il premio diciamo di maggioranza al primo partito – e non alla coalizione – è una variante azzardata di questo disegno, non sarebbe comunque sufficiente a creare una maggioranza parlamentare. E’ un sistema in vigore in Grecia, dove ha provocato la ripetizione di due elezioni anticipate in due mesi, e in concreto, in Italia, è un tentativo di corrompere il Pd perché in nome di un vantaggio di partito rinunci al meccanismo della coalizione.
Purtroppo la indignazione contro i nominati si è riversata tutta sulla legge elettorale e su tutta la legge elettorale, ( nessuno si è occupato invece della riforma dei partiti), e ora – mi si scusino i riferimenti animali – l’anti Porcellum rishia di essere il “cavallo di Troia” di ben altro.  A questo punto è meglio votare con la attuale legge, ma le liste bloccate dei candidati devono essere assolutamente formate e verificate con la base degli elettori prima d presentarle.
ps: vi chiedo scusa per la lunghezza, ho lavorato molto per offrire un testo aperto che può essere utilizzato, integrato, linkato  etc in una mobilitazione autogestita on line da chi condivide questo punto di vista, di elettore che non vuole essere fregato da un colpo di  mano di un Parlamento morente.

Berlusconi: il piano per Renzi premier. - Tommaso Cerno e Marco Damilano



'L'Espresso' è entrato in possesso del documento riservato messo a punto per il Cavaliere da un gruppo ristretto di consiglieri capeggiati da Dell'Utri e Verdini (oltre che dal suo nuovo guru Volpe Pasini). Risultato: via il Pdl e quasi tutti i suoi dirigenti, nasce una Lista Civica nazionale che dovrà allearsi con il sindaco di Firenze, destinato a Palazzo Chigi. Obiettivo: salvare Silvio dai giudici e (se possibile) farlo eleggere Presidente della Repubblica.

Il documento circolava ieri riservatamente nell'aula di Palazzo Madama mentre i senatori si apprestavano a votare per l'arresto di Luigi Lusi. Appena arrivato da Milano, top secret, affidato soltanto a un ristrettissimo gruppo di notabili berlusconiani. Nessun file, solo carta, come ai bei vecchi tempi. Otto pagine dattiloscritte più la copertina, titolo "La Rosa Tricolore", sottotitolo "Un Progetto per Vincere le elezioni politiche 2013". E il simbolo, una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi su tutte le pagine. 

Dopo giorni di indiscrezioni sempre smentite, ecco per la prima volta messo nero su bianco il piano di Silvio Berlusconi per superare indenne il disastro del Pdl, dato in picchiata nei sondaggi, e provare a vincere alle prossime elezioni, tra un anno o nel 2012 «nel caso di voto anticipato», si legge nel documento, nell'eventualità più che mai attuale che il governo Monti venga fatto cadere. 

Un piano in tre mosse. Primo, azzerare l'attuale Pdl, considerato in blocco «non riformabile» insieme a tutti i suoi dirigenti (con un singolare eccezione: Denis Verdini). 

Secondo, costruire un network di liste di genere (donne, giovani, imprenditori) tutte precedute dal logo "Forza". 

E, infine, l'idea più clamorosa: candidare un premier a sorpresa, pescato come nel calcio mercato dalla squadra avversaria: non Luca Cordero di Montezemolo né Corrado Passera né tantomeno il povero Angelino Alfano. Ma il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, oggi candidato in pectore alle primarie del Pd. 

Pdl tutti a casa. E senza tv. 
Il presupposto dell'operazione Rosa Tricolore è la catastrofe dell'attuale centrodestra e del partito azzurro. «Il Pdl», si legge, «appare non riformabile e i suoi dirigenti hanno un tale attaccamento al proprio posto di privilegio da considerare come fondamentale la sopravvivenza solo di se stessi. Miracolati irriconoscenti appiccicati sulle spalle di Berlusconi». Il rischio è che la sconfitta del Pdl trascini con sé anche «la fine politica» del Cavaliere. E non solo: «La sconfitta toglierebbe a Berlusconi la sola protezione contro chi lo vuole morto finanziariamente, giudizialmente e fisicamente»


Insomma, i capi del Pdl, pur di non soccombere, condannerebbero al patibolo il loro creatore Silvio. Con alcune eccezioni. Più di tutti, Denis Verdini, «che ha dimostrato capacità di lavoro e di risultato organizzativo ed operativo», ma anche il coordinatore lombardo Mario Mantovani. Soluzione radicale: «la sola svolta possibile sarebbe le loro dimissioni dai ruoli di partito, la loro scomparsa dai giornali e dal video e la loro non ricandidatura», eccezion fatta per chi ha un solo mandato. Insomma, si salva Maria Rosaria Rossi. 

E a casa, e pure senza telecamere, i «professionisti della politica»: La Russa, Gasparri, Frattini, Quagliariello, Cicchitto, Matteoli, Brunetta, Sacconi... E naturalmente il segretario Alfano, «che aveva la possibilità di dimostrare la sua leadership e invece non ha fatto nulla dimostrando di far parte a pieno titolo della vecchia classe dirigente che i cittadini chiedono che venga sostituita con facce nuove giovani e non».

Dalla Brambilla a Marco Rizzo 
Un progetto di rottamazione? Molto di più: il Piano di Rinascita Berlusconiana si richiama esplicitamente a Beppe Grillo. Un movimento leggero, solo nazionale, senza apparati regionali, costi bassissimi, senza finanziamento pubblico e, svolta epocale per Sua Emittenza, con la Rete al posto della tv. Un network che mette insieme lo spirito vincente di Forza Italia '94 e la lezione di 5 Stelle. Organizzazioni di genere: «Forza Donne. Forza Imprenditori. Forza Giovani». E poi studenti, pensionati, pubblici dipendenti. Tutti raggruppati in un movimento nazionale, le cui ipotesi di nome sono Forza Silvio oppure Forza Italiani. 

Una lista del genere, si calcola, potrebbe valere con quel che resta del Pdl il 28-30 per cento dei voti. Cui andrebbero aggiunti i consensi raccolti dal bouquet di liste fiancheggiatrici già pronto. Si va dalla Destra di Storace alla lista Sgarbi ("Rivoluzione") ai pensionati alle new entries.


La lista Santanchè, gli animalisti della Brambilla, una fantomatica nuova Alleanza democratica con gli ex dc, una Lista Sud e una Lista Nord («se salta l'accordo con la Lega») e la nuova di zecca Siamo Italia affidata all'ex supercommissario Guido Bertolaso. Tutte insieme le liste pro-Silvio potrebbero toccare tra il 37 e il 42 per cento. Competitive con Grillo, che scenderebbe al 12 per cento. E soprattutto con il Pd e con il centrosinistra oggi dato per vincente. 

Contando anche su qualche quinta colonna nel campo avversario: per esempio il comunista Marco Rizzo. Per togliere voti alla coalizione di Bersani «potrebbe essere di interesse sostenere la presenza del gruppo di Marco Rizzo affinché si presenti alle elezioni politiche». Quando si dice la doppiezza: Berlusconi anti-comunista nelle piazze, sponsor di Rizzo nelle stanze dei patti elettorali.

Matteo nuovo SilvioMa la sorpresa più grande il Piano B. la riserva quando si arriva a parlare di chi potrebbe essere il prossimo candidato premier. «Fermo restando che nessuno potrebbe svolgere questo compito meglio di Berlusconi, questo vale solo se lui sente il grande fuoco dentro di sempre». Se invece il fuoco del Cavaliere fosse intiepidito, sarebbe meglio pensare a un nome nuovo. Alfano? «Non crea trascinamento e emozioni». Montezemolo? «Troppo elitario e tentennante». Passera? «Privo di carisma e di capacità decisionali forti. La permanenza nel governo Monti non lo aiuta». 

E allora la sola cosa da fare, «folle, geniale», è schierare il campione del campo avverso: «Il solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi». Il sindaco di Firenze? Ma non è del Pd? Certo. Ma chi ha scritto il documento ricorda con lucidità che il rottamatore è inviso ai dirigenti del partito e alla Cgil, mentre è apprezzato dagli elettori del centrodestra. «Se Berlusconi glielo chiedesse pubblicamente non accetterebbe. Sarebbe un errore fare una richiesta pubblica da parte del leader», che pure conosce e stima Renzi, annota il testo, ricordando gli incontri di Arcore tra il sindaco e il Cavaliere. «Bisogna che Renzi si candidi da solo con la sua lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato). A quel punto la nuova coalizione di centrodestra si confronterà con lui e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi». Lista Renzi e Forza Silvio insieme. E le primarie annunciate del Pd, dove Renzi dovrebbe sfidare Bersani? Non si faranno mai, scommettono gli autori del documento, che si ritengono ben informati.


Nuovi inni e vecchi condoni 
Il programma. I punti forti sono da berlusconismo d'antan. Via le tasse dalla prima casa, via le intercettazioni e carcere preventivo, via i limiti troppo stretti per l'uso dei contanti. E poi abolizione di Equitalia, un «grande condono» e presidenzialismo. Ma la rivoluzione sarà nella forma: un programma già composto di disegni di legge da approvare senza emendamenti entro cento giorni per le leggi ordinarie e dodici mesi per le leggi costituzionali. E poi, sembra una notazione frettolosa, c'è da eleggere il Presidente della Repubblica. Il candidato non è specificato, ma si può immaginare chi sia. Un piano così minuzioso non poteva dimenticare la colonna sonora, i gadget e le parole d'ordine. L'inno «sarà quello di Forza Italia adeguato al nuovo nome». E c'è già l'indirizzo web: rosatricolore.it che si aggiunge ai già esistenti forzasilvio.it eforzaitalia.it

Il circolo Dell'Utri 
Fantapolitica? Se lo chiedono alla fine anche gli estensori del Piano. E ci sarebbe da pensarlo se non fosse per altri indizi che portano direttamente nel cuore di Arcore e di Palazzo Grazioli. A registrare il domino web di Rosa Tricolore il 23 aprile scorso è stato Diego Volpe Pasini, da ormai quasi due anni fra i più intimi consiglieri dell'ex premier. Imprenditore dalle alterne fortune, cinquantuno anni, romano di nascita ma friulano di adozione, tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, animatore della lista Sgarbi, dopo anni burrascosi è rientrato nell'inner circle di Berlusconi forte degli antichi rapporti con il senatore Marcello Dell'Utri, mai interrotti nel corso degli anni, e di una più recente amicizia con il coordinatore Verdini. E' lui il probabile estensore del Piano, partorito all'interno della fondazione che è stata incaricata da Berlusconi di rinnovare il Pdl. Da mesi lavorava in silenzio, questo è il primo risultato. Che dimostra come per tornare a vincere bisogna ripartire dagli amici di sempre, quelli che fondarono Forza Italia. Dell'Utri e il suo sodale della P3 Verdini, per esempio. Il futuro ha un cuore antico: anche per Berlusconi.


(21 giugno 2012)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-il-piano-segreto-per-renzi-premier/2184940

Nuovo farmaco anti-fumo ha successo sui topi: presto i test sull'uomo.



Colpendo i recettori della dopamina sarà possibile vincere l'astinenza.

La ricerca pubblicata da Neuropsychopharmacology è stata condotta nella sede veronese dell'Aptuit Centre for Drug Discovery and Development. Grandi speranze per chi vuol smettere con le sigarette.
New York, 15 settembre 2012 - Un farmaco può bloccare un tipo di recettori della dopamina legati alla dipendenza da nicotina. Lo ha scoperto uno studio della sede veronese dell'Aptuit Centre for Drug Discovery and Development, un centro ricerche privato statunitense, pubblicato dalla rivista Neuropsychopharmacology.

RISONANZE POSITIVE - Il farmaco è stato testato su babbuini e topi prima resi dipendenti, e a cui sono state fatte risonanze al cervello una volta ricevuta la terapia. I risultati sono definiti 'molto promettenti' dal comunicato dell'azienda, secondo cui presto inizieranno i test sull'uomo. La nuova ricerca si basa su studi precedenti che hanno mostrato che la nicotina rilascia dopamina, un ormone legato al senso di ricompensa, in alcune aree specifiche del cervello.
MOTIVATA ATTESA - Le scansioni hanno mostrato che il farmaco non evita questo fenomeno, ma fa in modo che i recettori della dopamina 'non si accorgano' della presenza dell'ormone: "Questi primi test hanno mostrato che è possibile eliminare la dipendenza senza l'astinenza che di solito è associata - scrivono i ricercatori - e dopo i test sull'uomo il farmaco potrebbe entrare a far parte di quelli usati per smettere di fumare".

Fiorito, l'inchiesta scuote la Regione Lazio. Polverini convoca un consiglio d'urgenza.



La presidente punta a un taglio dei costi della politica. 
ROMA - L'inchiesta sulla spese folli del Pdl scuote la Regione Lazio e spinge la presidente Renata Polverini a convocare un consiglio d'urgenza entro lunedì con l'obiettivo di dare un taglio ai costi della politica. Nel caso mancasse un'intesa, la governatrice non esclude le dimissioni. Intanto l'intervista al Messaggero dell'ex capogruppo indagato per peculato, Franco Fiorito, provoca la reazione indignata di Giorgia Meloni. Mentre Angelino Alfano sentenzia: «Fiorito è fuori dal partito».

Consiglio urgente. 
Taglio dei costi della politica, riduzione dei fondi ai gruppi e nel caso di mancata convergenza la possibile estrema ratio delle dimissioni. Renata Polverini sarebbe intenzionata ad agire col pugno di ferro sul caso Fiorito. In Aula potrebbe presentare un suo progetto di 'tagli' alle spese della politica, in questi giorni al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. In Aula, inoltre, potrebbe arrivare da parte sua l'idea di una drastica riduzione (se non un azzeramento) dei fondi oggi nella diretta disponibilità dei gruppi consiliari, in favore di un sistema che garantisca un maggior controllo delle spese dopo le vicende legate all'ex capogruppo. Non si esclude che Polverini possa addirittura arrivare, se non troverà dall'Aula un atteggiamento largamente collaborativo, anche a minacciare le più estreme conseguenze politiche, come le sue stesse dimissioni da presidente della Giunta, causando così, ai sensi dell'art. 44 dello statuto regionale, lo scioglimento del Consiglio. 

Alfano. «Al di là del profilo penale, occorre che ci si renda conto che in tempi di crisi, il primo che deve pagare il conto in termini di sobrietà, compostezza e anche un certo stile è il politico», commenta intanto il segretario del Pdl Angelino Alfano in merito all'inchiesta che vede indagato Fiorito. Fiorito «per quanto ci riguarda è gia fuori» dal partito, ha detto Alfano intervenendo al meeting della Confesercenti a Perugia.

Lo sfogo di Meloni. 
Giorgia Meloni è furiosa. Le frasi su sua sorella pronunciate da Franco Fiorito, l'ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio ora indagato per peculato, non le sono piaciute per niente: «Arianna - tuona - è una lavoratrice precaria della Regione Lazio da oltre 10 anni. Ha collaborato inizialmente a titolo gratuito nel gruppo di An, ben prima che io ricoprissi ruoli pubblici. È una impiegata semplice, che ha avuto due bambine e che per conciliare la maternità con il lavoro usufruisce dei congedi parentali previsti dalla legge». 

«Il suo è un caso di "parentopoli al contrario": per evitare illazioni - continua - non ha mai completato un percorso di stabilizzazione lavorativa. Da Fiorito mi sarei aspettata delle scuse prima di vederlo scomparire dalla politica italiana. Ma come tutti i disonesti che pensano di essere più furbi degli altri ha provato a gettare fango su chi non ha scheletri nell'armadio, per far passare il principio "i politici sono tutti ladri". Mi auguro che sia espulso dal Pdl per il suo comportamento e per le sue sguaiate reazioni: la gente come lui infanga l'impegno di tutte le persone oneste che fanno politica».

Henry Kissinger: “Se non riesci a sentire i tamburi di guerra allora devi essere sordo”.



NEW YORK – Stati Uniti – Con una notevole ammissione l’ex Segretario di Stato dell’era Nixon, Henry Kissinger, rivela ciò che sta accadendo in questo momento nel mondo e in particolare in Medio Oriente. Parlando dal suo lussuoso appartamento di Manhattan, l’anziano statista, che compirà 89 anni a maggio, con l
a sua analisi della situazione attuale, è molto più avanti del forum mondiale di geo-politica ed economia.

di Alfred Heinz - Daily Squib (giornale satirico)

“Gli Stati Uniti stanno tenendo a freno Cina e Russia, e l’ultimo chiodo nella bara sarà l’Iran, che è, naturalmente, l’obiettivo principale di Israele. Abbiamo permesso alla Cina di aumentare la sua forza militare e alla Russia di riprendersi dalla sovietizzazione, per dare loro un falso senso di spavalderia, questo creerà un crollo più veloce per tutti loro insieme. Siamo come un tiratore sveglio che sfida l’inesperto a prendere la pistola, ma quando ci prova, è bang bang. La prossima guerra sarà così grave che una sola superpotenza può vincere, e siamo noi gente. È per questo che l’UE ha tanta fretta di formare un superstato completo perché sanno che sta arrivando, e per sopravvivere, l’Europa dovrà essere un unico stato coeso. La loro urgenza mi dice che loro sanno benissimo che la grande resa dei conti è alle porte. Oh quanto ho sognato questo momento delizioso. “

“Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla il popolo”.

Il Signor Kissinger ha poi aggiunto: “Se sei una persona comune, allora puoi prepararti per la guerra spostandoti verso la campagna e mantenendo una fattoria, ma devi portare con te le armi, perchè ci saranno in giro orde di affamati. Inoltre, anche se l’elite avrà i suoi ripari e rifugi speciali, deve essere altrettanto attenta durante la guerra, come i civili semplici, perché anche i loro rifugi possono essere compromessi”.

Dopo una pausa di alcuni minuti per raccogliere i suoi pensieri, il signor Kissinger, ha continuato:

“Abbiamo detto ai militari che avremmo dovuto prendere più di sette paesi del Medio Oriente per le loro risorse e hanno quasi completato il loro lavoro. Sappiamo tutti cosa penso dei militari, ma devo dire che questa volta hanno obbedito anche troppo. Resta solo l’ultimo gradino, cioè l’Iran che sarà davvero l’ago della bilancia. Per quanto tempo la Cina e la Russia possono stare a guardare mentre l’America fa il repulisti? Il grande orso russo e la falce cinese saranno risvegliati dal loro sonno e questo accadrà quando Israele dovrà combattere con tutte le sue forze e le sue armi per uccidere più arabi che può. Se tutto andrà bene come speriamo, la metà del Medio Oriente sarà Israeliano. I nostri giovani sono stati addestrati bene più o meno nell’ultimo decennio sulle console dei giochi da combattimento, è stato interessante vedere il nuovo gioco Call of Duty Modern Warfare 3, che rispecchia esattamente ciò che avverrà nel prossimo futuro con la sua programmazione predittiva. I nostri giovani, negli Stati Uniti e in Occidente, vengono preparati perché sono stati programmati per essere buoni soldati, carne da cannone, e quando gli sarà ordinato di uscire in strada e combattere quei pazzi Cinesi e Russi, obbediranno agli ordini. Dalle ceneri noi costruiremo una società nuova, resterà solo una superpotenza, e sarà il governo mondiale che vince. Non dimenticare, gli Stati Uniti, hanno le armi migliori, abbiamo roba che nessun altra nazione ha, e diffonderemo quelle armi nel mondo, quando sarà il momento giusto.”

Fine del colloquio. Il nostro giornalista viene scortato fuori dalla stanza dal sorvegliante di Kissinger.




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