venerdì 21 dicembre 2012

Cinque per mille, mancano all’appello 80 milioni di euro donati dai contribuenti.


Cinque per mille, mancano all’appello 80 milioni di euro donati dai contribuenti


Il Forum del Terzo Settore: "Risposte incoerenti e ambigue dal ministro Grilli. Lo Stato non ha alcun diritto o potere di trattenere o decurtare gli importi incassati, essendo invece obbligato a trasferirli interamente ai soggetti indicati dal contribuente".

Sono 463 i milioni di euro che i contribuenti hanno assegnato al 5 per mille per l’anno 2010, ma sono solamente 383 quelli che sono stati ripartiti alle associazioni. Mancano quindi all’appello 80 milioni. E’ quanto emerge dalla risposta che il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha inoltrato al Forum del Terzo Settore in seguito alle ripetute richieste di chiarimenti circa l’effettivo ammontare delle erogazioni del 5 per mille del 2010 e delle modalità con cui questi fondi verranno distribuiti. Lo ha reso lo stesso Forum in una nota.
Nel maggio scorso, ricorda il Forum, era stato lanciato l’allarme da alcuni organi di stampa sul fatto che dal totale della somma complessivamente raccolta in base alle scelte dei contribuenti, vi era una riduzione di circa il 17% nella erogazione a favore dei soggetti beneficiari. Il Forum aveva allora chiesto spiegazioni, che sono arrivate ora. La documentazione allegata alla risposta del ministro Grilli, che riporta un carteggio tra la Ragioneria di Stato e l’Agenzia delle Entrate, secondo il Forum “è incoerente e ambigua”.
Se infatti da un lato l’Agenzia delle Entrate conferma la somma dei 463 milioni di euro che i contribuenti hanno destinato al 5 per mille, dall’altro ribadisce che l’effettiva disponibilità è di soli 383 milioni. D’altro canto la nota del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato segnala  invece una disponibilità totale di risorse per 409,3 milioni di euro. “Oltre a un ritardo inaccettabile nei tempi di pagamento, si aggiungono risposte confuse che destano allarme e preoccupazione tra i soggetti che hanno ricevuto o sono in attesa di ricevere l’erogazione del 5 per mille. Sappiamo bene quanto questo strumento sia di vitale importanza per il mondo degli enti non profit” si legge nella nota.
Il Forum sottolinea che lo Stato non ha alcun diritto o potere di trattenere o decurtare gli importi incassati – come ribadito anche dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 202 del 2007 – essendo invece obbligato a trasferirli interamente ai soggetti indicati dal contribuente. “Se così fosse ci troveremmo di fronte a una violazione gravissima delle leggi e del patto di fiducia tra Stato e cittadini”, sostiene il Forum, che chiede “risposte urgenti e definitive in merito alla reale distribuzione delle risorse del 5 per mille. Porteremo avanti il nostro impegno perché uno strumento di sussidiarietà fiscale, così importante per le associazioni venga applicato come previsto dalla legge”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/21/cinque-per-mille-mancano-allappello-80-milioni-di-euro-donati-dai-contribuenti/452902/

E' inaccettabile che il Governo calpesti in continuazione quanto sancito dalla Costituzione!

Servizio Pubblico : Le armi contro l'antipolitica - Puntata 09




Pubblicato in data 20/dic/2012
Cosa è stato il governo Monti? Ce lo racconta Marco Travaglio mettendo allo scoperto tutte le sfumature di comunicazione utilizzate ed analizzando tutte le armi che i politici pensano di utilizzare contro il ciclone dell'antipolitica.

Napolitano commuta la pena a Sallusti: niente carcere ma 15mila euro di multa.

Alessandro Sallusti

Roma - (Adnkronos) - Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto: "L'intento è sollecitare una riflessione sull'esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa". Il direttore del 'Giornale' ringrazia su Twitter: "Deve valere per tutti, è chiara indicazione alla magistratura e alla politica".

Roma, 21 dic. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che questa mattina ha ricevuto dal ministro della Giustizia Paola Severino la documentazione relativa alla domanda di grazia in favore di Alessandro Sallusti avanzata dall'avvocato Ignazio La Russa, ha firmato - ai sensi di quanto previsto dall'art. 87, comma 11, della Costituzione - il decreto con cui e' stata concessa al direttore del quotidiano il 'Giornale' la commutazione della pena detentiva ancora da espiare nella corrispondente pena pecuniaria (quantificata, secondo i parametri normativi indicati dall'art.135 del Codice penale, in 15.532 euro).

La decisione, si legge in una nota del Quirinale, nel rispettare le pronunce dell'autorita' giudiziaria in applicazione dell'attuale normativa, tiene conto dell'avviso favorevole formulato dal ministro della Giustizia a conclusione dell'istruttoria compiuta con l'acquisizione delle osservazioni (contrarie) del Procuratore generale di Milano e del parere (favorevole) espresso dal magistrato di sorveglianza.
Sono state anche considerate le dichiarazioni gia' rese pubbliche dalla vittima della diffamazione. Cosi' come si e' preso atto che il giornale sul quale era stato pubblicato l'articolo giudicato diffamatorio dopo la condanna del suo ex direttore ha riconosciuto la falsita' della notizia formalizzando con la rettifica anche le scuse.
La decisione di commutare la pena raccoglie altresi' gli orientamenti critici avanzati in sede europea, in particolare dal Consiglio d'Europa, rispetto al ricorso a pene detentive nei confronti di giornalisti. Si e' anche valutato che la volonta' politica bipartisan espressa in disegni di legge e sostenuta dal governo, non si e' ancora tradotta in norme legislative per la difficolta' di individuare, fermo restando l'obbligo di rettifica, un punto di equilibrio tra l'attenuazione del rigore sanzionatorio e l'adozione di efficaci misure risarcitorie.
''Con il provvedimento di commutazione della pena detentiva'' in pena pecuniaria, ''il Presidente della Repubblica ha inteso ovviare a una contingente situazione di evidente delicatezza, anche nell'intento di sollecitare, nelle istituzioni e nella societa', una riflessione sull'esigenza di pervenire a una disciplina piu' equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa''. Si legge in una nota del Quirinale.
Sallusti commenta su Twitter: "Ringrazio Napolitano. Accetto la grazia, precedente. Deve valere per tutti i giornalisti, chiara indicazione a magistratura e politica''.


Capito quali sono le priorità impellenti di Napy?
Mettersi contro la magistratura è lecito?
Calpestare la Costituzione è lecito?
Fare il Presidente della Repubblica e non rispettarne gli articoli costituzionali è lecito?
Non siamo tutti uguali per Napy, e lo avevamo capito da tempo.

LA SOCIETA' SENZA CONTANTI E' ALLE PORTE E CON DELLE MACABRE IMPLICAZIONI. - Patrick Henningsen



Nella lunga lista di prodotti riuniti sotto lo slogan “teorie cospiratorie” da venditori di realtà prestabilite, si trova un mondo senza contanti – dove i tecnocrati regnano sulla plebe e tutto è scambiato via plastica e chip RFID. 

In questa sterile e controllata società Hi-Tech Orwelliana, l’idea del cash scambiato da mano a mano sarebbe arcaica come l’idea di andare in giro oggigiorno con dei tally sticks (preistorici bastoni da conteggio). 

Però, nonostante l’incredibile espansione delle transazioni con carta di credito o di debito nel mondo economico e il boom dell’internet shopping, in pochi ammetterebbero tranquillamente che su di noi incombe una società senza contanti. E’ un naturale diniego di molti alimentato dall’idea che la nostra società sia in effetti in rotta di collisione con una sorta di futuro impersonale distopico come quello dipinto nel classico sci-fi anni ’70 ‘Logan’s Run’ [La Fuga Di Logan] (1). 

Il denaro “cashless” (privo di contanti) è qui, e in rapida crescita. 

Negli anni, analisti e commentatori son sembrati d’accordo sul fatto che una società senza contanti si sarebbe infiltrata lentamente, e si sarebbe assestata da sé semplicemente in virtù del volume di transazioni elettroniche che avrebbero reso gradualmente il contante meno disponibile e più costoso da redimere e scambiare. In gran parte ciò è ancora vero. Tuttavia quello su cui contavano in pochi, era il come e il perché ci sarebbe stata la spinta finale. Certi saranno sorpresi da questi nuovi meccanismi emergenti e dalle loro macabre conseguenze politiche. 

Introduzione di Valute Parallele

Si è parlato largamente della società cashless nei media, ma non potrà mai essere del tutto realizzata finché non ci sarà una valuta cashless. 

Ogni rivoluzione necessita una crisi per far germogliare il proprio seme. La rivoluzione cashless non è eccezione. E’ ormai evidente che il tracollo della finanza mondiale è stato progettato meticolosamente dalle banche centrali private che allargano e restringono la fornitura in denaro. Un crollo del dollaro o dell’euro porterebbe ad una crisi economica mondiale, ottima opportunità per passare alla fase successiva. 

Nell’estate 2012, durante il picco del ritualistico stupro dell’economia Greca da parte della Banca Centrale Europea (BCE), l’esperto di finanza Max Keiser, insieme al miliardario Hugo Salinas Price, viaggiarono ad Atene per promuovere l’idea di una Dracma d’argento come valuta parallela al fallimentare euro. In teoria ed in pratica, questa moneta parallela era “denaro sano” per gli individui Greci e gli avrebbe permesso di avere ancora qualche potere decisionale nel loro destino finanziario, oltre che la possibilità di accumulare vere ricchezze. Avrebbe dovuto funzionare. Ma questa grande idea non andò giù ai magnati dei media e alle elite tecnocrate fedeli ai loro padroni nella BCE, in Wall Street e nella City di Londra. Ancora troppe persone sono ignare di come è creato il denaro, di come entra in circolazione e di come le loro banche private centrali controllano l’inflazione, in Grecia come altrove. 

Il dollaro USA non è che una moneta legale, non è coperto da nessuna riserva. E’ una moneta coperta dal petrolio – e nel bene o nel male, sta perdendo il suo storico status di valuta di riserva mondiale. 
La Cina sta tendendo verso una moneta coperta da riserve auree e ha già deciso di acquistare la maggioranza del suo petrolio dalla Russia a scapito della stabilità del dollaro. Ciò può voler dire due cose: gli Stati Uniti potrebbero essere costretti a combattere una guerra per mantenere la supremazia del dollaro, o il dollaro comincerà a crollare a valanga. La transizione aprirà le porte ai maestri del signoraggio bancario per inserire, non solo una nuova valuta globale, ma anche il suo attributo cashless

Il buon senso e la conoscenza del libero mercato prevedrebbero come opzione una moneta coperta da una reale riserva, visto il disastro dell'attuale moneta legale, ma come ci insegna la Grecia, tale soluzione non è stata scelta e, infangata nel disfunzionale euro, quella società continuerà a pagare il prezzo di questa realtà. 

La crisi dell’euro era una grande opportunità per cacciare quest’ultimo a favore di qualcosa che potesse creare ricchezza, anziché debito. Mentre le monete legali proseguono nella loro caduta libera, i globalisti preparano la loro soluzione. 

Ed Entra la Valuta Cashless… 

Ora ci troviamo sull’apice del crollo del dollaro, e forse un'implosione dell’euro a seguito. Il rischio dell’iper-inflazione è reale, ma se controlli l’approvvigionamento in denaro e se forse hai già una soluzione pronta nella manica, non ti starai certo preoccupando della spaccatura, ma starai solo aspettando che si consegua il caos per poter massimizzare il tuo bottino. 

In molti credevano che la moneta mondiale sarebbe stata il “Diritto Speciale di Prelievo” (SDR), implementata nel 2001, come bene supplementare di riserva per scambi esteri, dal Fondo Monetario Internazionale (IMF). Gli SDR non erano considerati come una moneta pienamente coperta, ma piuttosto come un diritto alla moneta posseduto dai paesi membri dell’IMF, i quali avrebbero potuto scambiarli in dollari, euro, yen o altre monete legali delle banche centrali. 

Con gli SDR confinati all’anello più alto della finanza mondiale, servirà un nuovo prodotto per disegnare la nuova società cashless

Due nuove valute parallele sono attualmente in uso nel dominio dell’elettronico o del cashless - il Bitcoin e il Ven. Tra le tante preoccupazioni elencate da Ben Bernanke nel suo discorso al “New York Economic Club” la settimana scorsa, c’era l’apparizione del Bitcoin. Ma non pensate neanche per un secondo che queste nuove monete parallele digitali non siano controllate e modellate dai maestri del signoraggio bancario. Aggiungete a questi ultimi trend gli accordi presi dalla maggior parte dei grandi mobile networks in quest’ultimo mese che permetteranno ai loro clienti di pagare via “portafoglio virtuale”, ed ecco a voi l’avviamento di una nuova moneta elettronica globale. 

Queste nuove valute parallele potrebbero rapidamente trovarsi in pole position per la supremazia, quando le vecchie monete legali svaniranno in conseguenza della crisi pilotata del dollaro e dell’euro.

Sia il Bitcoin che il Ven, appaiono in superficie come sistemi indipendenti di denaro digitale parallelo, ma la realtà è molto diversa. Nell’Aprile 2011, Ven ha annunciato il primo scambio di comodità prezzato in Ven per la produzione d’oro tra l’Europa e il Sud America. Entrambe queste cosiddette “alternative digitali” sono sostenute e promosse da alcune delle più grandi e longeve dinastie di corporative, incluso Reuters, di Rothschild, come esempio di interesse per qualsiasi attivista che crede che una moneta controllata digitalmente sia un’opzione pericolosa. 

Il Marco Tedesco Elettronico

Si discute molto della prominente posizione finanziaria della Germania nell’UE, un argomento ricorsivo è che “la Germania sta sostenendo la gran parte del prestito per aiutare paesi come la Grecia nel sud”. Se l’euro è diretto al baratro, cosi come ritengono molti commentatori finanziari, allora com’è possibile che un paese come la Germania – o persino la Federal reserve Americana, ci scommettano su con un crollo monetario all’orizzonte? 

Il Professore di Economia Miles Kimball dell’università del Michigan crede di saperne il perché:

“In breve, per far sì che la transizione scorra liscia, un marco reintrodotto deve essere un marco elettronico. Recentemente ho sostenuto il dollaro elettronico in una colonna di un precedente Quartz, “E-Money: How paper currency is holding the US recovery back” [E-Money: Perché la moneta cartacea sta rallentando la ripresa del dollaro]. Il problema della moneta cartacea è che il tasso d’interesse che guadagnano le persone possedendone, mette un limite sull’interesse che son disposti ad accettare in qualsiasi altro prestito. Per gli Stati Uniti, propongo di fare del dollaro elettronico l’ “unità di considerazione”, il parametro economico per prezzi ed altre valute, e di far sì che la Federal Reserve controlli l’aliquota di scambio tra i dollari elettronici e quelli cartacei, facendo in modo che il valore dei dollari cartacei diminuisca gradualmente, in relazione a quelli elettronici, nei periodi in cui la Fed vuole far spazio per rendere negativi i tassi di interesse. 

Nel caso della Germania, non ci sarebbe motivo per reintrodurre un marco cartaceo insieme a quello elettronico, visto che l’euro stesso potrebbe mantenere il suo ruolo di “mezzo di scambio” per fare acquisti in Germania, parallelamente al marco elettronico. Un tasso di scambio a crescita graduale potrebbe essere usato per far crescere pian piano il valore del marco elettronico rispetto all’euro, senza causare una frettolosa corsa al marco, visto che senza alcun marco cartaceo, a parte l’euro stesso, i tassi di interesse in Germania potrebbero essere prossimi allo zero in euro, il che li renderebbe fortemente negativi in termini di marchi.” 

Un crollo del dollaro o dell’euro potrebbe essere la scusa perfetta per introdurre un valuta digitale mondiale, e ciò non farà altro che velocizzare il nostro ingresso nella nuova società cashless.

Pagamenti Senza Contatti

L’Olimpiade di Londra dell’estate scorsa è stata terreno di prova per numerosi nuovi progetti. Abbiamo assistito a truppe schierate in massa per la prima volta per controllare l’evento sportivo internazionale e alla nuova tecnologia di riconoscimento facciale per monitorare gli spettatori. Uno dei maggiori sponsor di Londra 2012 è stato VISA, che ha usato l’evento come rampa di lancio per la nuova tecnologia di “pagamento senza contatto”, abituando il pubblico internazionale ad effettuare pagamenti di routine via smartphone. VISA ora prevede che questo nuovo metodo comprenderà il 50% delle sue transazioni entro il 2020. 

Anche Mastercard ha tirato fuori la sua versione chiamata Paypass, e Barclaycard ha già implementato il suo chip per pagamento via cellulare nel 2011. E’ possibile che una banca come la Barclays possa un giorno prendere il controllo di uno dei principali operatori telefonici in modo tale da dare vita ad enormi profitti derivanti dalla monopolizzazione dei pagamenti cashless dei suoi clienti. Una recente edizione del “Marketing Week”chiarisce meglio lo svolgersi di questo piano:

“Barclays ha lanciato Pingit quest’anno, un servizio di pagamento da cellulare che permette al cliente di inviare o ricevere denaro con un numero di cellulare, il che ha incitato il Payments Council (organismo di finanza britannico che regola i metodi di pagamento) a lavorare su un progetto simile. E i tre leader in telefonia del Regno Unito – EE, Vodafone e O2 – stanno lavorando insieme su un progetto che va sotto il nome di Weve, del quale uno degli obiettivi è di sviluppare una tecnologia standardizzata per “portafogli digitali” sul cellulare.

Queste innovazioni industriali riflettono l’evoluzione di attitudine e di comportamento dei consumatori verso i pagamenti cashless. Barry Clark, account director alla Future Foundation, che ha descritto il trend verso una società cashless nel suo recente rapporto sul cambio di volto dei pagamenti, spiega che questa traslazione verso il digitale è un “nirvana bancario” per i brand, visto che rimpiazzare il contante con pagamenti elettronici toglie enormi costi dal sistema.”
Questi abilitatori per cellulari copriranno efficientemente i piccoli servizi e il mercato degli imprenditori nella società cashless. Inoltre, terminali per pagamenti digitali come iZettle e Square (creato del co-fondatore di Twitter jack Dorsey), hanno raggiunto molti piccoli commercianti, inclusi tassisti, idraulici ecc., e anche rivenditori – il che significa che la barriera per l’ingresso in una nuova società cashless è stata efficientemente disciolta. 

L’ “Oyster” Socialista 

L’aspetto più oscuro di una società cashless, è uno dei meno affrontati, ma è il più critico in termini di ingegneria sociale e di trasformazione di comunità e società. A Londra, la tessera elettronica di pagamento “Oyster Card” è stata introdotta nel 2003, inizialmente per i trasporti pubblici. Da allora ha assunto varie funzioni, permettendo al Regno Unito di testare l’idea di uno stile di vita totalmente cashless

Ironicamente, sono gli Stati Uniti, teoricamente il luogo di nascita del moderno capitalismo, che stanno testando la propria tecnocrazia socialista. Mentre cresce il numero di poveri e disoccupati e l’inflazione del dollaro aumenta, sempre più persone dipendono dal programma di aiuto alimentare federale (“Food Stamp ProgramFood Stamp Program con la proprio versione della “Osyter” socialista. E’ chiamata “EBT”, che sta per“Electronic Benefit Transfer”, che servirà a trasferire denaro dal governo centrale alle persone che vivono sotto la soglia di povertà. L’avvocato Mike Adams, sul Natural News, descrive l’EBT in un altro modo:
“I benefici dell’EBT son più che raddoppiati durante gli ultimi 4 anni di amministrazione Obama, creando decine di milioni di dipendenti i quali d’ora in poi voteranno per chi gli dà più sovvenzioni.

Le EBT cards creano sovvenzioni ad alto profitto anche per le corporazioni: compagnie farmaceutiche e l’industria sanitaria, settori pubblici nei quali i rappresentanti vengono eletti in base ai diritti alle sovvenzioni, banche globali che guadagnano una percentuale su ogni transazione, e persino l’industria del cibo “immondizia” processato, che preda sull’ignoranza nutrizionale dei meno agiati.

Per ogni dollaro di cibo distribuito tramite EBT, almeno il 50% è diretto dritto al forziere di ricche corporazioni.”
Adams ha mostrato l’obiettivo finale. Ove son coinvolti tecnocrati collettivisti, una moneta digitale globale non rimane solo un mezzo per controllare l’economia, ma diventa anche un mezzo per controllare la società. Come indica Adams, possono anche controllare cosa mangi. Concludendo, lo stato potrà tagliare la tua fonte finanziaria elettronica dovessi entrare in fallo contro il sistema. Nessuna negoziazione, nessun compromesso – e sicuramente nessuno spazio per un libero individuo in questo tipo di sistema globalista. 

I Social Network Potrebbero Soppiantare Le Nazioni

Nel 2011 Facebook ha lanciato la propria moneta virtuale, che è stata adottata immediatamente dall’industria dei programmatori di giochi. Facebook si è creato il proprio mercato digitale interno da un giorno all’altro. Se ai clienti non andava bene, avevano due possibilità - abbandonare la nave, o rimanere là dove stan tutti. E’ molto potere da maneggiare, ed è maneggiabile sei hai i numeri dalla tua parte. 

Una grave carenza di scelta nel mondo della comunità online ha fatto sì che (volontariamente o meno) Facebook potesse agire non solo da accumulatore di dati, ma anche da banchiere, rivenditore, archivista e amministratore. 

Con il 2012 in chiusura, molte persone sono diventate, in un modo o in un altro, cittadini senza frontiera della Nazione Facebook. In futuro, il successo di una società o di un manifesto nell’intrappolare un quasi-monopolio globale di membri su un'unica piattaforma online potrebbe dare la capacità di dettare un ordine economico digitale sia ai produttori che ai consumatori. 
L’industria dell’informazione digitale ora afferma, in un recente studio di fast.MAP, che la fiducia con la quale i consumatori condividono le loro informazioni personali è cresciuta. Ma la realtà è che la maggior parte delle persone non sanno quali informazione sono usate e a chi sono concesse o vendute. La maggior parte degli utenti stanno inconsciamente scambiando l’accesso ai network e una rapida registrazione – con la loro privacy. Lo facciamo ogni giorno. Ormai è solo una questione di speculazione quanto le nuove valute digitali saranno radicate profondamente nei giganti dei social network come Facebook, o Second Life – dove gli utenti già stanno acquistando proprietà virtuali con denaro virtuale, ma in pochi possono negare che già ci sono le potenzialità per il consolidamento dell’era cashless all’inizio del 21° secolo. 

La Storia Si Ripete

Quandunque lo status quo è visto come un fallimento, gli architetti della società non permetterono quasi mai che il tutto giunga ad un’opprimente fine, per paura che emergano nuovi e non controllati sistemi di organizzazione non centralizzati. Le classi dirigenti non sprecheranno mai l’opportunità di ribadire ciò alla società, facendo credere alle persone che è nel loro miglior interesse adottare qualsiasi alternativa gli venga messa a portata di mano. Ecco il motivo per il quale, di fronte ad una crisi, la società cercherà quasi sempre di implementare un'alternativa parallela invece di rimettere in discussione l’intero sistema. 

Nel 2008, il pubblico ha avuto una possibilità di fare crollare il predatorio sistema bancario che commerciava passivamente e scommetteva sul niente. Ma la stessa classe dirigente che programmò la crisi, presentò la sua propria soluzione come rimedio, stabilendo il precedente dello stato che ripaga le perdite che ha subito la comunità bancaria in scommesse. 

Alla fine la società si è addolcita all’idea, e con l’aiuto della politica pro-banche su entrambe le sponde dell’Atlantico, la gente ha accettato l'idea pre-confezionata che un gruppo di istituzioni finanziarie gonfie e corrotte erano semplicemente troppo grandi per fallire. A parte la massiccia redistribuzione di ricchezza verso l’alto, questo non era che un test da parte dell’establishment per vedere fino a che punto potevano mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando l’inflazione, facendo fluttuare i prezzi degli immobili, rubando fondi pensione e incatenando i pagatori di tasse a generazioni di debito creato dai banchieri – tutto in un colpo. 

A lungo collettivisti ed elite tecnocrate hanno sognato di eliminare la semi-sregolata economia in contante e il mercato nero per poter massimizzare la tassazione e controllare a pieno i mercati. Se la società cashless sarà introdotta, avranno il totale controllo sulla vita di ogni individuo. Il crollo finanziario iniziato nel 2007-2008 non è stata che la prima mossa della classe d’elite criminale, un assaggio di ciò che verrà. Con il prossimo crollo potremmo vedere una valuta digitale globale centralmente controllata giungere saldamente alla completa maturità. 

La società cashless già esiste. La domanda ora è fin dove la società le permetterà di penetrare e se riuscirà a controllare ogni aspetto della vita quotidiana. 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11239

MONTI BIS, TER E QUATER. - Eugenio Orso



Melfi, o cara! Il patto di sangue fra Marchionne e Monti è stato stretto, presenti e plaudenti Bonanni, Angeletti e molte altre comparse. Monti è entrato di prepotenza in campagna elettorale nonostante avesse giurato, in passato, di non voler prestarsi alla politica. Ma ci può essere un governo più politico del suo, per quanto vincolato nelle linee programmatiche dalle lettere bce e dai “consigli” fmi? Talmente politico-strategico, per le trasformazioni in peggio operate in Italia in un solo anno, che Monti non poteva non “sporcarsi le mani” scendendo nell’arena elettorale.

Le “riforme” fatte si devono mantenere a ogni costo, e solo Monti può garantire le élite finanziarie che ne beneficiano. Il modello di relazioni industriali Marchionne, che prevede la riduzione dei lavoratori italiani a bestiame nei recinti della fabbrica e piena libertà di chiudere stabilimenti e di investire altrove nel mondo, si sposa con la cosiddetta agenda politica professoral-montiana approvata e benedetta dai poteri forti. Persino la chiesa vuole Monti e ne approva le “riforme strutturali”, dimentica che il messaggio di Cristo va nella direzione esattamente opposta a quella sulla quale ci spinge il professore. Ai cancelli dello stabilimento lucano teatro della kermesse, respinti oltre la linea rossa, i lavoratori esclusi dal rito ed espulsi da questa splendida democrazia, purtroppo organizzati, trattenuti e manovrati dalla tremebonda fiom-cgil di “giù la testa!”, che continua a organizzare a scioperini democratici.

Se l’Italia tredici mesi fa aveva febbre alta e non poteva essere curata con una semplice aspirina, come ha sostenuto Monti a Melfi per giustificare le sue sanguinose controriforme davanti ai buoni di cuore, oggi rischia di finire sotto la tenda di rianimazione. Sul versante fiat, basta la produzione di un paio di nuovi modelli di suv e qualche investimento tardivo, forse un miliardo di euro, per risollevare le sorti dell’industria automobilistica in Italia? Certamente no, e questo lo sanno tutti coloro che erano presenti a Melfi, nella placida Lucania, ma lo scopo di Marchionne non è quello di mantenere ed espandere la produzione di auto in Italia, come lo scopo del suo alleato Monti non è di risollevare le produzioni nazionali, i redditi e l’occupazione. Monti avrà al suo seguito un esercito di burocrati politici, di alti prelati, di patrimonializzati, di grandi manager o supposti tali, e tutto il circo mediatico globalista in occidente a favore. L’operazione “cuori forti”, lanciata dai due compari a Melfi, annuncia che soltanto i più forti sopravvivranno alla cura ultraliberista e agl’altri faranno scoppiare il cuore. 

Non contento di aver ridotto i consumi di petrolio nel paese ai livelli degli anni sessanta, Monti, idealmente federato con Marchionne, vorrebbe far scoppiare il cuore a tutti i deboli e indifesi, per liberarsene. Attenzione pensionati al minimo, disoccupati, cassaintegrati a zero ore, precari, piccoli imprenditori con l’acqua alla gola e equitalia alle calcagna, operai sottopagati, lavoratori pubblici nel mirino e ceti medi declassati! Siete voi i cuori deboli che non avranno cittadinanza nel sistema che Monti e Marchionne stanno plasmando per conto delle élite finanziarie globali. Eppure la chiesa è schierata con Monti, come se fosse una qualsiasi comunione e liberazione che applaude Marchionne al meeting di Rimini. I malevoli pensano che il consenso papalino è una contropartita per il trattamento di favore ricevuto fiscalmente, in particolare con l’imu. Gli ancor più malevoli, come lo scrivente, pensano che la chiesa di Roma appoggia pedissequa il massacro neoliberista in corso in Italia, dopo aver subito, in passato, pesanti avvertimenti “di stampo mafioso”, attraverso la stampa e le televisioni di mezzo mondo che hanno approfittato dello scandalo dei preti pedofili. Il motivo dell’attacco era la “dottrina sociale della chiesa” non conforme ai precetti e ai dogmi neoliberisti. Quindi, attenzione a come ti muovi, papa, non criticare con la tua dottrina sociale ispirata dai precetti cristiani i dogmi mercatisti, la santa finanza di rapina e le leggi del mercato sovrano, o noi distruggiamo in un sol colpo, con una campagna giudiziario-mediatica in occidente, la tua credibilità e quella di sancte romane ecclesie. Ed ecco che la chiesa appoggia Monti più per necessità, paura, viltà e opportunismo che per convinzione. Del resto, Monti si vende come il campione non dell’ultraliberismo selvaggio e della finanza spietata, quale in effetti è, ma del fantomatico “capitalismo sociale di mercato” alla tedesca, che dovrebbe garantire un futuro e miracoloso sviluppo nella competitività. Peccato che il sostegno alla produzione e ai redditi e la stessa crescita si rimandano continuamente, a data da destinarsi, mentre ciò che resta è un distruttivo rigorismo. Per Monti il rigore è già la crescita, e quindi si deve continuare su questa strada, con un Monti bis, ter e quater, battendo tutti i record in termini di aumento del debito pubblico (+ imposte e tasse e – pil), di calo dei consumi petroliferi, di crollo dei consumi in generale, di disoccupazione e sottoccupazione. 

La cosa più sconvolgente che certi giornali asserviti al regime scrivono questa mattina è che gli operai, a Melfi, hanno applaudito Monti (e di riflesso anche il caro Marchionne). Si arriva al punto di spacciare quattro venduti che hanno tradito i loro compagni, il loro stesso paese e i loro figli – che con Monti e Marchionne non avranno futuro – come gli operai, intendendo tutti, ma proprio tutti gli operai. E così, gli operai applaudono pubblicamente i loro torturatori-carcerieri. Altro che Sindrome di Stoccolma, qui siamo oltre! Una stampa vigliacca, serva e senza alcun pudore – che se ne frega della corretta informazione – può scrivere questo e altro. L’importante è che un popolo prostrato, rimbecillito e impaurito ci caschi un’altra volta. L’importante è che il denaro pubblico continui a fluire tenendo in vita testate e redazioni. L’importante è che lo Spettacolo sostituisca la realtà e abbia successo. Persino il Debord della Società dello Spettacolo e dei Commentari, se non fosse scomparso nel 1994, ne sarebbe impressionato. 

Monti non riuscirà a ottenere la maggioranza relativa dei consensi alle prossime elezioni, sia si presenti a capo di un solo listone sia si presenti come icona di una federazione di liste elettorali. Se non vi riuscirà, sicuramente “farà la pace” con Bersani, il vincitore predestinato, e mal che vada, complice lo spread in impennata, gli interessi sui btp alle stelle e gli attacchi speculativi, potrà diventare superministro economico nel futuro governo e vicepresidente del consiglio. Si tratterebbe comunque di un Monti bis, con Bersani uomo di paglia alla presidenza del consiglio e un programma in assoluta continuità con il precedente direttorio euromontiano. Quindi non ci sarà scampo e non ci sarà alcun cambiamento, a meno di eventi eccezionali come il ritorno di Silvio. In ogni caso, qualunque sarà la posizione di Monti nei prossimi governi (e anche se un giorno salirà al Colle), la sequenza sarà Monti bis, ter e quater. Il Monti quinquies ve lo risparmio, tanto a quel punto, nel lungo periodo, saremo già tutti morti … 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11244

Quando Berlusconi: "Dimissioni? Piuttosto la guerra civile". - Ugo Magri.


Silvio Berlusconi e il presidente sud coreano Lee Myung-bak con la moglie

Berlusconi si sfoga nella notte di Seul con i vertici del partito riuniti dopo l'incontro Fini- Bossi. (12.11.2010)

«Non mi dimetterò mai», quasi grida al telefono Berlusconi dal ventunesimo piano dell’Hotel Hyatt, e dall’altro capo del filo lo ascoltano tramite interfono tutti i gerarchi del suo partito, riuniti a 8962 chilometri di distanza. Il tono di voce è concitato, «Fini vuole eliminarmi, mi vuole morto fisicamente per la storia di Montecarlo, è convinto che gliel’abbia montata io. Ma se questi faranno il governo tecnico noi gli scateneremo contro la guerra civile, avranno una reazione come nemmeno s’immaginano...». 

Per tre volte il presidente del Consiglio si collega con il vertice Pdl, l’ultima quando in Corea è già l’una di notte, e sarebbe il momento di calare il sipario su una giornata bestiale: atterraggio a Seul dopo la notte passata in volo, il Cavaliere con la faccia gonfia di sonno e due fessure al posto degli occhi, colloquio in albergo con il premier vietnamita Nguyen Tan Dung, unico «bilaterale» di Berlusconi laddove in queste prime battute del G20 è stato tutto un fiorire di meeting, protagonisti Obama, il britannico Cameron, la tedesca Merkel. L’Italia a zero. 
O meglio: non si sa. Magari di incontri ad alto livello ce ne saranno stati, per esempio durante la cena tra i capi di Stato e di governo che, tutti insieme, cercano una via d’uscita alla grande stagnazione. 

Però il nostro premier s’è ben guardato dal renderne edotti i propri concittadini. Subito dopo il dolce, ciao ciao con la mano ai cronisti e via di corsa in albergo per farsi ragguagliare sull’unico incontro di cui davvero gli importasse qualcosa, quello a Roma tra Fini e Bossi. Che fosse la sua grande preoccupazione, lo s’era capito dal tentativo di farne partecipe perfino il rappresentante di Hanoi. La scenetta è un autentico cammeo. Berlusconi che si avvicina confidenziale a Nguyen Tan Dung e, tardando l’interprete, gli annuncia nel suo inglese non proprio oxfordiano: «I have some difficulties in this moment», ho qualche problemuccio a casa, perdonami caro amico del Vietnam se la testa è altrove... 

Dunque Berlusconi torna dalla cena ufficiale, si chiude in camera col fido Bonaiuti e fa chiamare di corsa Cicchitto, nel cui studio alla Camera è adunato l’intero gotha del Pdl, da Bondi a Quagliariello, da Fitto a la Russa, da Romani alla Gelmini. Vuole sapere, Berlusconi, com’è andata veramente tra Umberto e «quello là» (Gianfranco). Vengono messe a confronto le versioni di Bossi, di Maroni e di Calderoli, risulta chiaro che non collimano affatto. 
Qualcuno sente puzza di bruciato e lo dice. Silvio ribadisce alto e forte, «di Bossi io mi fido al 99 per cento», tuttavia aleggia la sensazione che siano in atto strani giochi per rimpiazzare il premier con chiunque purché non sia lui. E che la Lega sotto sotto stia valutando tutte le strade nel proprio interesse... Un incauto (o un’incauta?) propone al Capo di dimettersi come chiede Fini, salvo riavere subito l’incarico dal capo dello Stato. 

Coro di «noooo, troppo pericoloso, sarebbe come mettere la testa tra le fauci del leone», e poi da qualche giorno il Presidente spara a raffica sul governo, come fidarsi di Napolitano? Mentre si parlano da un capo all’altro del pianeta, arriva in diretta la notizia che nemmeno la versione di Bossi è oro colato, anzi lo stesso Fini la smentisce. Si decide perciò di troncare gli indugi: basta così, «o Berlusconi oppure elezioni» riassume il ministro Matteoli in rima baciata. Viene stilato un documento, il premier se lo fa leggere, gli piace, lo approva. Il suo prossimo passo consisterà nel rimpasto, via il ministro Ronchi (finiano) e dibattito in Senato per rinnovare la fiducia: quanto alla Camera poi si vedrà, perché lì governo rischierebbe la bocciatura. 

E non sta scritto da nessuna parte che in assenza di dimissioni del premier debbano pronunciarsi entrambi i rami del Parlamento, uno potrebbe anche bastare... Tocco surreale: mentre Berlusconi per tre ore al telefono coi suoi tenta di esorcizzare i governi tecnici, i due personaggi più titolati a guidarli si trovano pure loro a Seul. Uno, Tremonti, se l’è portato da Roma in aereo, per risparmio si capisce, e ha partecipato alle riunioni dei ministri economici. 
L’altro, il governatore Draghi, ha gustato addirittura la cena dei Grandi nella sua veste di presidente del Financial Stability Board. Obama e gli altri non immaginano, ma seduti di fronte avevano il presente e, forse, il futuro della politica italiana.


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