lunedì 1 aprile 2013

Grotte di Maijishan.



Le Grotte di Maijishan (cinese: 麥積山石窟, caratteri semplificati: 麦积山石窟, pinyinMàijīshān Shíkū) sono un gruppo di 194 grotte a carattere buddhista scavate sul fianco del monte omonimo a Tianshuinella provincia del Gansu. Comprendono oltre 7.200 sculture buddhiste e 1.000 m² di affreschi. L'inizio della costruzione risale alla dinastia dei Qin Posteriori (384-417 CE) del periodo dei Sedici regni.

Le Grotte di Maijishan sono poste lungo la via della seta, e sono posteriori alle più occidentali Grotte del tempio Bingling, a loro volta influenzate dalle precedenti strutture quali i Buddha di Bamiyan, mentre sono a Occidente delle successive Grotte di YungangGrotte di Longmen.
Il più antico riferimento a una comunità buddhista sul Maijishan si trova nel Gāosēng zhuàn (高僧傳, Biografie di monaci eminenti, T.D. 2059), composto nel 519, ove si descrive l'arrivo di un centinaio di monaci al seguito del monaco Tanhung tra il 420 e il 422, seguiti dall'arrivo di Xuangao che portò a 300 i membri della comunità. Verso il 440 però, le persecuzioni antibuddhiste e il periodo di guerre continue portò all'abbandono dell'area.
La più antica iscrizione datata presente nelle grotte si trova nella grotta 115 e reca la data del 502. Ma la struttura subì continui rimaneggiamenti e ampliamenti nel corso di tutta la storia dinastica cinese.
L'immagine buddhista più frequentemente rappresentata è quella del Buddha Amitābha, affiancato daAvalokitesvara e Mahasthamaprapta, chiaro segnale che la tradizione del buddhismo amidista fosse qui prevalente. Altre statue sono rappresentazioni del Buddha storico e del Buddha futuro.
Nel 759 fu meta di una visita del poeta Dù Fǔ.
La zona del Maijishan fu occupata dall'impero tibetano in seguito alla ribellione di An Lushan durante ladinastia Tang, riuscì così a salvarsi dalla grande distruzione dei templi avvenuta in Cina durante la persecuzione antibuddhista del 845.
Nel 1952-53 il Maijishan fu oggetto di rilievi da parte di una missione archeologica cinese, e, successivamente, di una campagna di foto promossa da Michael Sullivan, storico dell'arte cinese.
Nel 1961 fu inserito nella lista dei 全国重点文物保护单位 (pinyin: Quánguó zhòngdiǎn wénwù bǎohù dānwèi): Siti culturali di importanza nazionale sotto protezione dello stato.
Nel 2010 è stata rigettata la candidatura delle Grotte di Maijishan quale sito Patrimonio dell'umanità.

Mantova, picchiato e lasciato sull’A22 dagli agenti: uno è segretario Coisp. - Roberta Polese


Mantova, picchiato e lasciato sull’A22 dagli agenti: uno è segretario Coisp


La notizia era uscita inizialmente come aggressione da parte di due "bodyguard", poi le indagini hanno portato a un'auto civetta della polizia sulla quale viaggiava Luca Priori, capo del sindacato in Veneto. La vittima: "Mi hanno colpito e sbattuto per terra, poi contro il guardrail e se ne sono andati". La replica: "Sono in una missione importante e non posso parlare se non con il questore. Pestaggio? E' stato un diverbio".

La notizia, apparsa su due quotidiani locali, lasciava aperto più di qualche punto di domanda: la mattina di mercoledì una coppia di “bodyguard” a bordo di un’auto con lampeggiante avrebbeaggredito l’autista di un furgone che era stato fatto accostare al bordo della A22, a Mantova. Il conducente, “colpevole” di non essersi spostato rapidamente, sarebbe stato colpito al volto e lasciato a terra. L’auto sarebbe poi sparita “nel nulla” e i bodyguard sarebbero rimasti fantasmi senza nome. Ma la verità era un’altra: i due aggressori erano in realtà poliziotti, uno dei qualisegretario regionale del sindacato di polizia Coisp, che stavano trasportando un detenuto e che avrebbero punito il conducente del furgoncino perché non avrebbe lasciato loro la strada libera.
Se non fosse stato per un provvidenziale testimone che ha annotato il numero di targa della macchina, non riconoscibile come auto della polizia, la verità non sarebbe mai emersa. I protagonisti di questa vicenda sono noti in Veneto: l’aggredito è Riccardo Welponer, veronese nipote del più famoso Nadir Welponer, ex consigliere regionale dei Ds e ex segretario del partito. E uno dei due agenti di polizia si chiama Luca Prioli, vicentino, rappresentante veneto del Coisp.
I poliziotti, dopo aver aggredito Welponer, lo avrebbero lasciato sul bordo dell’autostrada con il volto sanguinante, procedendo per la loro strada con la Renault Laguna, auto di servizio senza scritte. Prioli, esponente regionale del sindacato di polizia, ammette il coinvolgimento ma si difende: “Mi trovo in una missione importante e non sono tenuto a parlare con nessuno di quanto accaduto, riferirò solo al questore di Vicenza, che mi ha chiesto una relazione – spiega – Il pestaggio? E’ stato un diverbio”. Il volto tumefatto di Welponer è la dimostrazione che qualcosa di più di un diverbio è avvenuto ai bordi di quell’autostrada l’altra mattina: “Sono stato picchiato e sbattuto a terra, sono quasi svenuto e quando mi sono ripreso mi hanno buttato contro il guardrail, poi se ne sono andati” ha detto ieri in una intervista rilasciata ad una tv locale.
Welponer non poteva sapere che i suoi aggressori erano agenti di polizia, tanto che la denuncia raccolta prima dalla Stradale e poi dalla Squadra Mobile di Mantova è stata intitolata a carico di ignoti. La notizia riportata dalla stampa si fermava alle dichiarazioni della vittima, perché non c’è stato successivamente un comunicato ufficiale a spiegare in realtà come sono andate le cose. Invece in poche ore i poliziotti lombardi erano già risaliti all’auto, avevano capito che si trattava di una macchina di servizio in missione ed erano arrivati ai nomi dei due poliziotti.
La notizia è giunta altrettanto rapidamente anche al Ministero che ora attende una relazione completa da parte della questura di Vicenza, in forza alla quale Prioli e il collega lavorano. La conferma dei fatti è arrivata 24 ore dopo dallo stesso Prioli, che rimarca il coinvolgimento nel “diverbio” ma che punta il dito contro chi ha fatto il suo nome: “Chi mi ha citato in relazione a questa vicenda pagherà duramente perché io sono in una missione delicata e nessuno doveva dire dove mi trovavo”. La prassi, in questi casi non è tanto la sospensione dal servizio, che arriverà con l’accertamento dei fatti in sede penale, quanto piuttosto l’allontanamento dalle mansioni, cosa che potrebbe disporre subito il questore o che potrebbe arrivare direttamente da Roma.
Bastardi. Mettigli in mano una paletta e si sentiranno padreterni.
Ma il Priolo, imbecille matricolato, sapendo di essere in missione speciale, non poteva evitare il diverbio? Menare le mani è il loro unico scopo, luridi bastardi e assassini.

Cipro: inchiesta Parlamento su prestiti banche condonati a politici.

Banca di Cipro

Nicosia, 1 apr. (Adnkronos/Dpa) - Il Parlamento di Cipro aprira' un'inchiesta sulle accuse rivolte ai tre istituti al centro della crisi bancaria di avere condonato i prestiti milionari concessi ad alcuni politici e imprenditori dell'isola. Secondo il quotidiano greco Kathimerini, la Bank of Cyprus, la Laiki e la Hellenic Bank, ristrutturate in base al piano di salvataggio internazionale, avrebbero condonato i prestiti, per milioni di euro, concessi negli ultimi cinque anni a esponenti politici, funzionari pubblici e aziende private. La Commissione parlamentare di inchiesta, guidata da tre ex giudici della Corte suprema, cerchera' anche di appurare se ingenti somme di denaro siano state trasferite all'estero prima e dopo il rifiuto da parte del Parlamento di effettuare un prelievo forzoso su tutti i depositi bancari.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Cipro-inchiesta-Parlamento-su-prestiti-banche-condonati-a-politici_3245696601.html

Novartis perde ricorso contro farmaco antitumorale low cost.



La Corte Suprema indiana ha deciso che l'industria locale ha il diritto di produrre il medicinale Glivec come generico venduto a basso prezzo per salvaguardare il diritto alla salute della popolazione.

La Corte Suprema indiana ha rifiutato la richiesta di brevetto depositata dall'azienda farmaceutica svizzera Novartis per un costoso trattamento anticancro (commercializzato con il nome Glivec), sostenendo che è una modifica di un prodotto precedente e le sue proprietà non sono cambiate. 

2500 euro al mese contro 200 - La sentenza favorisce i produttori indiani di generico a buon mercato, attualmente a disposizione dei più poveri. Il verdetto consentirà ai pazienti indiani di acquistare a prezzi contenuti l'equivalente generico del medicinale prodotto da aziende nazionali: il farmaco Novartis costa circa 2.600 dollari al mese, il generico 175. 
Nel 2006, la multinazionale svizzera aveva fatto ricorso contro la legge indiana sui brevetti, in base alla quale le nuove versioni di un farmaco possono essere brevettate se viene dimostrata la loro maggiore efficacia terapeutica rispetto a precedenti versioni il cui brevetto è scaduto. "Il nuovo farmaco non corrisponde a criteri di novità. Si  tratta di una vecchia molecola", hanno sentenziato i giudici, stabilendo che "il farmaco non può essere nuovamente brevettato in India". 


http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2013/04/01/antitumorale_glivec_low_cost_novartis_perde_ricorso_india.html

Domenico Siniscalco, il grande virtuoso dei conflitti di interesse. - Giorgio Meletti


Domenico Siniscalco, il grande virtuoso dei conflitti di interesse


L'economista torinese, presidente di Assogestioni, in teoria difende i piccoli azionisti, in pratica tratta con i poteri forti. Una rete di contatti costruita negli anni tra corridoi ministeriali e consigli di amministrazione. Lui, amico di tutti, fa in modo che tutti restino soddisfatti. A danno della collettività.

Se Silvio Berlusconi, del conflitto d’interessi, è l’incarnazione, Domenico Siniscalco ne rappresenta una sorta di monumento equestre. Infatti, se B. fa prosaicamente i suoi interessi a danno di quelli generali, il brillante economista torinese è portato dalla passione alla compenetrazione di tutti gli interessi in conflitto, in modo che tutti (e lui è amico di tutti) restino soddisfatti. A danno della collettività, ma non si può avere tutto dalla vita. La designazione dei consiglieri di minoranza per la prossima assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, è l’esempio più limpido del sistema-Siniscalco, malattia senile del capitalismo. Il docente è presidente di Assogestioni, che riunisce i fondi comuni di investimento. In nome della democrazia, i fondi presentano una loro lista per il consiglio delle società di cui hanno azioni, in modo da far entrare indipendenti che vadano lì a fare i cani da guardia, l’opposizione.
Lo snodo Assogestioni. Si scopre che Siniscalco per presentare la lista ha bisogno delle azioni di Fideuram ed Eurizon, i fondi di Intesa Sanpaolo, che naturalmente “non hanno partecipato alla designazione dei consiglieri di minoranza”. Per il capitalismo italiano le regole sono fisime per anime semplici, l’importante è che al potere ci siano galantuomini. Poco importa che i fondi italiani non siano la voce dei piccoli azionisti ma il braccio armato di banche e assicurazioni. Tre giorni fa Siniscalco è stato confermato alla presidenza di Assogestioni, con tre vice presidenti: uno delle Assicurazioni Generali, uno di Unicredit, uno di Intesa. Ma Siniscalco è notoriamente un galantuomo e anche persona dalla simpatia trascinante. Il suo curriculum è strepitoso. Professore ordinario a soli 36 anni, ha frequentato fin da giovane i corridoi ministeriali: con il suo maestro Franco Reviglio alle Finanze a soli 25 anni, poi con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, poi chiamato dall’amico di sempre Giulio Tremonti alla direzione generale del Tesoro, poi il 16 luglio 2004 diventa addirittura ministro dell’Economia quando B. e Gian-franco Fini decidono di far fuori Tremonti. La parentesi ministeriale dura 14 mesi. Tremonti si riprende la poltrona e l’ex amico si trova un lavoro alla Morgan Stanley prima che sia passato l’anno di “quarantena” previsto per gli ex ministri. Solo che nella legge farsa sul conflitto d’interessi Franco Frattini si è dimenticato la sanzione. Così l’Antitrust scrive al professore che ha violato la legge. Lui prende atto. Quando Siniscalco compila la lista dei consiglieri di minoranza di Intesa non gli fanno sicuramente velo gli incarichi da milioni e milioni di euro che Intesa ha dato alla Morgan Stanley da quando è presidente Assogestioni. Insomma, lui nomina i consiglieri di minoranza mentre tratta incarichi con quelli di maggioranza.
Doppio ruolo in Finmeccanica. Pensate alla Finmeccanica, dove nel 2011 Siniscalco ha spedito a controllare il numero uno Giuseppe Orsi due suoi amici piemontesi, l’ex capo della Fiat Paolo Cantarella e l’imprenditrice Silvia Merlo, il collezionista siciliano di consigli d’amministrazione Ivanhoe Lo Bello, e il francese Christian Streiff. Orsi, per niente spaventato dal rigore dei cani da guardia, telefona a Siniscalco e gli chiede di trovare (in nome delle quote rosa) qualche poltrona nei consigli d’amministrazione per la sua amica magistrato Manuela Romei Pasetti. Siniscalco dice che non vede l’ora. Ma Orsi lo richiama e gli chiede perché ancora non ha fatto niente, e il cane da guardia si scusa e giura che se ne occuperà “martedì”. Poi Orsi lo hanno arrestato, la Romei Pasetti è stata cacciata da Finmeccanica dova faceva il guardiano dell’etica, e Siniscalco ha continuato a chiedere notizie di Orsi non ai suoi consiglieri, ma a Ignazio Moncada, il potentissimo amico torinese suo e di Giuliano Amato reso celebre dalle intercettazioni di Orsi con Ettore Gotti Tedeschi.
Il tentativo (fallito) per Intesa Sanpaolo. Ma risale a tre anni fa lo spettacolo più ardito del kamasutra relazionale di Siniscalco. Eletto il 19 marzo 2010 alla presidenza di Assogestioni, un mese dopo il professore venne designato dalla fondazione Compagnia di San Paolo, primo azionista di Intesa Sanpaolo, per la presidenza della banca. Sembrava fatta, poi la cosa inciampò su una lotta di potere. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, difese oscuramente Siniscalco: “Sembra prevalere una logica dettata da poteri forti e autoreferenziali”. Oggi Chiamparino è presidente della Compagnia di Sanpaolo, e sta gestendo la conferma al vertice di Intesa di Giovanni Bazoli, lanciato verso i trent’anni di presidenza. Mentre Siniscalco è rientrato nei ranghi: da presidente della prima banca italiana a designatore di cani da guardia “indipendenti”. A Telecom Italia ha mandato il futuro ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, per l’Eni ha scelto il banchiere Alessandro Profumo. Controllori e controllati, una faccia una razza, per dirla alla greca. Dove ci stanno portando questi profeti della democrazia economica.