lunedì 11 novembre 2013

Focaccia barese


La focaccia è la merenda per eccellenza dei baresi. Non c'è un momento della giornata in cui è più giusto mangiarla, infatti nei panifici della città è pronta sin dalla prima mattina e il profumo che emana si diffonde per strada. La focaccia barese è lo snack per eccellenza nella città pugliese, si usa per sostituire il pranzo o la cena ma si mangia in qualsiasi altro momento della giornata, per "sfizio" e non è raro incontrare persone che la gustano tranquillamente per strada, costretti a fare attenzione perchè, ad ogni morso, si corre il rischio che il pomodoro possa cadere e macchiare i vestiti. I ragazzi la portano a scuola, avvolta nella carta oliata, per fare merenda durante l'intervallo oppure quando marinano le lezioni. Si porta in spiaggia e diventa il pasto di una lunga giornata passata al mare sotto l'ombrellone. E' il pasto che viene consumato durante le partite di calcio viste in compagnia degli amici, accompagnata, in questo caso dall'immancabile mortadella. Insomma, da prima mattina fino a tarda sera la focaccia accompagna la giornata dei baresi. E' difficile descrivere ogni sensazione gustativa che la focaccia barese trasmette, l'unico modo per comprendere quello che dico è entrare in un panificio di Bari e acquistarla appena sfornata oppure provare questa ricetta fornitaci da un rinomato panificio di Bari Vecchia.

Ingredienti

Istruzioni

  1. Per preparare la focaccia barese, iniziate lessando una patata in acqua bollente, quindi pelatela e schiacciatela con uno schiacciapatate. Dopodichè versate la farina di grano tenero “0” e la semola rimacinata di grano duro nella tazza di una planetaria. Se non possedete una planetaria, versate in una ciotola per poi impastare a mano.
  2. Aggiungete anche la patata schiacciata, il sale ed il lievito madre in un pezzo unico da 200 gr. (Procuratevelo presso il vostro panettiere di fiducia. Ricordatevi che il lievito madre dovrà essere rinfrescato da almeno 4 ore).
  3. Incorporate un pò d’acqua e azionate la planetaria a bassa velocità, aggiungendo il resto dell’acqua a filo. Se vi accorgete di lavorare in un ambiente caldo vi consigliamo di aggiungere l’acqua molto fredda, altrimenti dovrà essere a temperatura ambiente. Per ultimo unite l’olio, che servirà a dare elasticità e croccantezza al prodotto.
  4. Dopo i primi 5 minuti aumentate la velocità della planetaria e continuate ad impastare per 15 minuti: bisognerà lavorare l’impasto finché non si staccherà bene dalla ciotola e risulterà completamente liscio ed elastico, cioè quando inizierà a “scoppiettare”, rumore che fa l’impasto quando si riempie di bolle e viene lavorato velocemente.
  5. Se vi accorgete che l’impasto fatica a staccarsi dalla ciotola potete aggiungere un pizzico di farina ai bordi della ciotola della planetaria per facilitare l’operazione. Fate attenzione a non aggiungere troppa farina per evitare di indurire troppo l’impasto. 
  6. Una volta che l’impasto sarà pronto, staccatelo dal gancio. Oliate il piano di lavoro, che non dovrà essere di legno altrimenti l’olio lascerà una macchia indelebile, e sistemate l’impasto, rigirandolo per oliarlo da entrambi i lati. Lavoratelo quanto basta per formare due palline da circa 400 gr. l’una.
  7. Prendete un vassoio di media misura e oliatelo, aiutandovi con un pennello per cospargere meglio l’olio. E’ importante che il vassoio non sia troppo grande per far sì che le due forme di impasto siano vicine. La vicinanza ravvicinata, infatti, gli permetterà di crescere meglio. Dopodichè sistemate le palline di impasto nel vassoio oliato.
  8. Questa è la fase della lievitazione: lasciate l’impasto a temperatura ambiente, senza coprirlo, per circa 8-12 ore. Se vi trovate in un ambiente che supera i 20°, il vostro impasto lieviterà in 8 ore, se, invece, il vostro ambiente sarà tra i 15 e i 20° ci potranno volere anche 12 ore. Trascorso questo tempo noterete che il vostro impasto sarà lievitato e avrà formato una leggera crosticina in superficie.
  9. Per sapere se l’impasto è lievitato correttamente e non è collassato, occorrerà fare una prova: schiacciate leggermente la superficie dell’impasto con un dito, la pasta dovrà ritornare alla forma iniziale perché sufficientemente elastica.
  10. Ora che il vostro impasto è pronto, potete stendere e condire la focaccia: prendete una teglia del diametro di 32 cm e oliatela, spargendo l’olio in tutta la teglia con le mani o un pennello. Adagiatevi una pallina di impasto al centro, capovolgendola per oliarla da entrambi i lati, e schiacciate l’impasto con le dita per stenderlo fino a coprire l’intera superficie della teglia.
  11. Una volta steso l’impasto, rompete i pomodorini a metà con le mani per far colare tutto il succo e i semi e disponeteli rivolti verso il basso, fino a riempire tutta la superficie della focaccia. Mettete ora le olive, oliate nuovamente, aggiungete un pizzico di sale e dell’origano secco.
  12. Fate cuocere la vostra focaccia in forno statico (o ventilato) preriscaldato alla massima potenza per 20-25 minuti. L’ideale sarebbe 270°, ma se il vostro forno non arriva a questa temperatura basterà impostarlo alla massima potenza, di solito 250°. Se avete a disposizione una pietra refrattaria, posizionatela sul ripiano basso del forno e preriscaldate per almeno 40 minuti.
  13. Una volta sfornata, la focaccia dovrà risultare croccante e alta circa 1-1,5 cm.

Carceri, per gli alimenti prezzi alle stelle ai detenuti. E le ditte fanno affari d’oro. - Chiara Daina

Carceri, per gli alimenti prezzi alle stelle ai detenuti. E le ditte fanno affari d’oro


I quasi 65 mila reclusi nelle carceri della Repubblica italiana possono decidere di sfamarsi in due modi: usufruendo del “carrello” che gli passa lo Stato che paga 2,90 euro per tre pasti oppure facendo la spesa. Ma il costo di una confezione di pasta o di caffè dietro le sbarre è molto più alto della media.

Nelle carceri italiane si fanno affari d’oro. Accade alla luce del sole ogni giorno e riguarda la routine dei pasti quotidiani dietro le sbarre. I quasi 65mila reclusi nelle carceri della Repubblica italiana possono decidere di sfamarsi in due modi: usufruendo del “carrello” che gli passa lo Stato, – colazione, pranzo e cena consegnati direttamente in cella nelle “gavette”, recipienti metallici che ogni detenuto riceve in dotazione al momento dell’arresto – oppure mettendosi ai fornelli, esclusivamente da campeggio.
Nel primo caso, la spesa è a carico del ministero della Giustizia, che stanzia 2,90 euro a testa per tre vitti al giorno. Di solito, la qualità del cibo è quello che è e le dosi non saziano mai abbastanza. Nel secondo caso, è il singolo carcerato a pagare la spesa extra, il cosiddetto “sopravvitto”, attraverso un conto corrente postale intestato all’istituto penitenziario su cui la famiglia ha versato dei soldi di tasca propria. La lista della spesa è già pronta, può variare un minimo con le stagioni (d’estate spuntano gelati e pomodorini), ma in generale non concede ripensamenti: al detenuto basta compilare due volte alla settimana un modulo apposta indicando tra gli alimenti disponibili quelli che gli servono. L’elenco comprende oltre ai beni di prima necessità (dalla pasta alle bombolette del gas, assorbenti e carta igienica), cartoleria, sigarette e giornali. Tutto normale fin qui. Se non fosse che chi sta dietro le sbarre non ha diritto alla scelta come chi va al supermercato: lo spaccio interno, dato in appalto a privati, offre un articolo per ogni genere di prodotto, di solito della marca più cara, e zero possibilità di avvalersi di prezzi scontati, offerte, “tre per due” o alimenti da discount. Tanto il detenuto non può non pagare il conto. O cambiare fornitore. Tanto se si lamenta in cella, nessuno lo ascolta. Solo per citare qualche esempio pescato a caso nei listini prezzi delle nostre carceri, da nord a sud: caffè Lavazza (qualità rossa) a 3.39 euro, 250 grammi di burro a 2,55 euro, una confezione monodose (50 grammi) di marmellata a 70 centesimi, olio di oliva (non extravergine) a 5,50 euro, un chilo di biscotti a 4,15 euro, scatola di tonno Rio mare da 80 grammi a 1,05 euro, Scottex (4 rotoli) a 2,39 euro. I marchi non sono naturalmente responsabili di questi prezzi gonfiati e nei vari istituti il prezzo oscilla solo di qualche centesimo. Rare le eccezioni di merce sottomarca in alternativa a quella griffata. Nella casa di reclusione di Bollate (Milano), fiore all’occhiello del sistema penitenziario italiano, o in quella di Padova, dove nel 2011 i detenuti hanno fatto due settimane di astensione dalla spesa per denunciare il caro prezzi, si trova anche il caffè low cost a 85 centesimi. Lussi per pochi, appunto. 
Lucrare sulla pelle dei detenuti è diventato un gioco da ragazzi. E il via libera arriva direttamente dai piani alti. La ditta che fornisce il vitto è la stessa che ha in mano il servizio di spesa extra e per massimizzare i profitti impone un’offerta limitata a pochissimi marchi, tra i più costosi in commercio. E poco importa se il direttore di un carcere è costretto a mandare indietro camion carichi di frutta e verdura di scarto venduti come merce di prima qualità. “Nessuna azienda è disposta a fornire tre pasti al giorno a meno di tre euro, quindi alla stessa viene affidata anche il sopravvitto perché non lavori in perdita” spiega Alfonso Sabella, a capo della Direzione generale dei beni e servizi del Dap. Va avanti così dal 1920. Risale a quell’anno infatti il Regolamento generale per gli stabilimenti carcerari, che disciplina la prestazione congiunta di fornitura pasti e gestione dello spaccio (articolo 1, capitolato d’appalto). Una manna per le quattordici ditte che si sono aggiudicate entrambi i servizi nelle 206 carceri italiane. In pratica, un oligopolio con guadagno doppio e assicurato.
La Saep spa, per esempio, da anni gestisce gli spacci interni di 26 carceri italiane (di cui otto in Lombardia) e nel 2010 ha registrato oltre 4 milioni di utili. È una delle tredici società controllate dalla Tarricone holding srl, con sede a Balvano in provincia di Potenza e un giro d’affari niente di meno che nel gioco d’azzardo: gestisce due sale bingo (Gioco 2000 e Medusa), una piattaforma telematica per il poker online (Poker mondial network) e la raccolta di scommesse sportive e ippiche (Betflag). Un bel pacchetto di licenze garantito dalla nostra Repubblica. Poi c’è la Arturo Berselli & c. spa, con sede a Milano, che vince appalti dal 1930. È attiva in 20 istituti e nel 2012 ha fatto utili per oltre un milione e mezzo di euro. Altra presenza storica è Claudio Landucci, titolare della ditta omonima, alle spalle una carriera a capo dell’Associazione nazionale appaltatori degli istituti di pena (Anafip), e oggi attivo in sedici prigioni dello Stivale.  
C’è di più. Per volontà del ministero della Giustizia, gli appalti delle forniture di vitto devono essere effettuati limitando l’ammissione alla gara “alle sole ditte che nel triennio precedente abbiano regolarmente svolto rapporti analoghi con enti pubblici”. Una condizione che non piace all’Antitrust, che il 17 giugno 2005 con una segnalazione al ministero ha chiesto di tenere conto del principio di concorrenza da bilanciare con le esigenze di sicurezza, come stabilito dalla normativa europea. Perfino la sezione delle Marche e della Lombardia della Corte dei Conti per due volte ha respinto i decreti con cui i Dap regionali assegnavano alle ditte gli appalti. Il motivo? Vizi nelle procedure previste dalla legge. Ma dopo otto anni il copione si ripete. E nessuno, neanche per sbaglio, sembra avere intenzione di fare un passo in avanti. È rimasta lettera morta anche la circolare diffusa da Franco Ionta nel 2011, in cui l’ex capo del Dap pretendeva che in sopravvitto ci dovessero essere almeno “tre o quattro articoli per lo stesso genere”. In un’altra circolare del 1996 si chiedeva che il tariffario modello 72 (quello della spesa del sopravvitto) fosse il più ampio possibile. Parole al vento. Alla fine della fiera il detenuto è condannato due volte, alla sua pena e alla negligenza delle istituzioni. 

Seconda parte. il Club della Cupola Europea del Business. - Sergio Di Cori Modigliani


Il Club è nato nel 1982 e fortemente voluto, allora, da Ronald Reagan che ne affidò l'iniziale cura a Licio Gelli;  costituisce lo zoccolo duro delle persone che prendono ogni decisione in Europa. Complessivamente è stato calcolato che hanno a disposizione un budget intorno a 1,28 miliardi di euro, utili per pagare (e soprattutto coloro) che si dimostra necessario per far varare leggi, dispositivi, spostare capitali, lanciare leader politici, ecc.


Il club si chiama ERT EUROPE.

Tranquilli! ecco il link: http://ert.eu/

E' ufficiale. Non sono più clandestini. Lo erano fino a pochi mesi fa.

Ormai, convinti di aver vinto, si sono aperti il loro bravo sito dove si presentano per ciò che essi sono, suddivisi per segmenti, settori di competenze, segmenti di mercato.

I fondatori, circa 30 anni fa, sono le persone che vedete nella fotografia in bacheca. Loro sono davvero orgogliosi (e lo comprendo) delle loro origini. Le persone che vedete nella immagine sono: 

Karl Beurle (Thyssen), Carlo De Benedetti (Olivetti), Curt Nicolin (ASEA), Harry Gray (United Technologies), John Harvey - Jones (ICI), Wolfgang Seelig (Siemens), Umberto Agnelli (Fiat), Peter Baxendell (Shell), Olivier Lecerf (Lafarge Coppée), José Bidegain (Cie de St Gobain), Wisse Dekker (Philips)Antoine Riboud (BSN), Bernard Hanon (Renault), François-Xavier Ortoli (EC), Pehr G. Gyllenhammar (Volvo), Etienne Davignon (EC), Louis von Planta (Ciba-Geigy), Helmut Maucher (Nestlé). 


Questo era il nucleo storico. Alcune di queste persone non esistono più, decedute, come Umberto Agnelli, Harry Gray e altri ancora. Alcune aziende sono state incorporate da altre e quindi i rappresentanti sono cambiati. Ma il progetto, la strategia e la finalità del 1982 rimane la stessa: gestire l'Europa Occidentale come piace a loro.

Controllano il 75% della produzione mediatica europea. Mediaset la controllano attraverso gli incroci azionari trasversali e Berlusconi non lo hanno mai voluto dentro perchè lo considerano inattendibile e inaffidabile, troppo individualista per i loro gusti, gli danno ordini dall'esterno. Controllano le borse, i mercati, gli investimenti industriali. Stabiliscono le assunzioni nelle corporation, nelle aziende statali strategiche, le commesse militari, chi deve andare su, chi deve andare giù, chi deve andare a dirigere i canali televisivi, i giornali, le banche.

Le persone di questa lista, tutte insieme, hanno 1.500 uffici (perfettamente legali) a Bruxelles nei quali si dedicano e si occupano di lobby gestendo i rapporti con le apposite e specifiche commissioni europee. 

Parlare quindi di Berlusconi o di Letta è inutile; sono persone che non contano nulla. 

Questi sono quelli che decidono.

La loro attività è stata spulciata, monitorizzata e analizzata nell'ultimo anno da un migliaio circa di folli internauti (tra cui il sottoscritto) disseminati in Europa e California e dalla prossima settimana, partendo dalla Francia, inizia il processo di presentazione pubblica della cupola. Un gruppo di giornalisti investigativi anglo-americani, in accordo con un gruppo di intellettuali francesi e austriaci, hanno prodotto un documentario nel quale raccontano le gesta dei 15.650 impiegati a pieno regime che lavorano a Bruxelles per questa organizzazione al fine di fare business. Puro business. Loro sono i monarchi, noi siamo i loro sudditi. Per queste persone noi non esistiamo come esseri umani, siamo -come ha ben sintetizzato il grande sociologo Zygmunt Bauman- un danno collaterale.

Il loro obiettivo strategico, in questa fase attuale, consiste nel distruggere ogni tentativo di costruire modelli di cittadinanza attiva e di opposizione ai partiti che loro controllano e finanziano in Europa. Dalla prossima settimana, inizia la diffusione in diverse città di Europa del documentario intitolato "The Brussels Bussiness" e diretto da Friedrich Moser e Mathieu Lieuthert che verrà proiettato in diverse città europee e poi diffuso anche in rete. Successivamente, comunicherò dove e quando è possibile vederlo a Roma, Milano, Palermo, Bologna. 

E' intorno a questo club che si gioca la partita d'Europa; è fondamentale, quindi, conoscerne la genesi, la modalità di comportamento, la strategia di impiego. In tal modo sarà utile poter cominciare a parlare delle questioni vere sapendo chi sono gli interlocutori veri, di cui in televisione e sul cartaceo non sentirete mai neppure una parola al riguardo. 

Sono suddivisi in settori: 

Competition Policy

Chairman: Jacob Wallenberg Convenor: Wolfgang Kopf Contact: Roeland Van der Stappen
Competitiveness
Chairman: Peter Löscher Convenor: Contact: Roeland Van der Stappen
Energy & Climate Change
Chairman: Bruno Lafont Convenor: Vincent Mages Contact: Kimberley Lansford
Raw Materials
Chairman: Convenor: Gunnar S. Jungk Contact: Roeland Van der Stappen
Societal Changes
Chairman: Carlo Bozotti Convenor: Tjerk Hooghiemstra Contact: Kimberley Lansford
Trade and Market Access
Chairman: Nils S. Andersen Convenor: Anders Würtzen Contact: Roeland Van der Stappen

CFO Task Force
Chairman: Peter R. Voser Convenor: Simon Henry Contact: Roeland Van der Stappen
(n.d.r: per CFO si intende tutta la normativa europea che riguarda finanza pubblica, suo impiego, sua tassazione, sua normativa)

Il nostro bravo Bozotti che dirige e coordina tutti gli aspetti legati alle politiche sociali in Europa è uno dei più importanti imprenditori italiani, leader nella produzione dei semi-conduttori, che ha il compito di assumere il controllo di tutta la produzione elettronica imbavagliando la rete. L'importanza del suo nome e della sua posizione è venuta fuori grazie al pragmatismo anglo-sassone. Un blogger, infatti, che si occupa di finanza, è rimasto colpito dal fatto che per ben tre volte il nostro concittadino entrasse dentro importanti aziende, le facesse fallire, e quando erano decotte poi venisse saldato con parcelle principesche. In una pubblicazione on line di cui avete qui il link http://www.electronicsweekly.com/mannerisms/shenanigans/bozottis-bonus-2012-05/ si chiedeva come mai ciò avvenisse, e poi si è dato da fare e ha costruito per noi la biografia di questo imprenditore, gentilmente condivisa con il popolo della rete http://www.leadersmag.com/issues/2012.1_Jan/ROB/LEADERS-Carlo-Bozotti-STMicroelectronics.html


Qui di seguito c'è la biografia (in inglese, ma si capisce lo stesso) del nostro sconosciuto imprenditore: 

Carlo Bozotti has held his current position since March 2005. He is the sole member of the Management Board and chairs the company’s Corporate Executive Committee and Corporate Strategic Committee. Bozotti also serves as Vice-Chairman of the Board of Directors at ST-Ericsson SA. He joined SGS-ATES (later renamed SGS Microelettronica), a predecessor company to STMicroelectronics, in 1977. Ten years later, SGS Microelettronica of Italy merged with Thomson Semiconducteurs of France and is today STMicroelectronics, which is among the leading semiconductor companies worldwide, Bozotti became General Manager of the Telecom Product Division and, subsequently, he was promoted to Director of Corporate Strategic Marketing and Key Accounts, and later, to Corporate Vice President, Marketing and Sales, Americas. In 1994, Bozotti was appointed Corporate Vice President for Europe and the Headquarters Regions. From 1998 to 2005, he served as Corporate Vice President and General Manager of the Memory Products Group. In 2011, Bozotti began a second (nonconsecutive) term as the President of the European Semiconductor Industry Association (ESIA). He graduated with a degree in Electronic Engineering from the University of Pavia, Italy.


Queste sono le persone che "stanno facendo oggi l'Europa e hanno fatto l'Europa così come oggi essa è". 

E' compito di ogni europeo pensante, di ogni professionista della comunicazione, di ogni intellettuale, di ogni libero cittadino, diffondere i nomi e ogni mansione e caratteristica pertinente di questi personaggi. Sapere chi sono e che cosa fanno e come lo fanno è fondamentale per aumentare le possibilità statistiche di poter vincere la battaglia europea per fermare questo massacro e avviare un processo di rifondazione dell'Europa dei Diritti Civili, della Cultura, della Civiltà. 

Se non sappiamo neppure chi sono come possiamo minimamente pensare di essere in grado di poterli contrastare?


Ecco tutti i nomi della cupola che governa l'Europa. Ci sono cinque italiani. - Sergio Di Cori Modigliani



Parliamo di cose serie e cominciamo a fare i nomi. Veri.

Quali sono le personalità più influenti nel mondo politico-economico, in Italia?

Berlusconi? Letta? Alfano? Cicchitto? D'Alema? Casini? Monti?......
Nessuno di questi.
Sono tutti intercambiabili.
Sono tutte persone di seconda fila il cui compito consiste nell'imbonire gli italiani, ciascuno secondo le proprie competenze, per far loro credere di vivere sotto una democrazia e quindi eseguire gli ordini dei loro veri padroni.
Chi decide in Europa?
Merkel? Van Rompuy? Olli Rehn? Barroso? Draghi?
Nessuno di questi.
Sono tutti intercambiabili.
Sono tutte persone di seconda fila il cui compito consiste ecc., ecc.

Se io vi dicessi che, oggi come oggi, la persona più importante, più influente, e decisiva, nel campo delle tematiche sociali in Italia -tanto per fare un esempio- è un certo Carlo Bozotti, il 99,99% dei lettori si metterebbe a dire sostenendo "ma chi lo conosce a questo?".
Infatti.
Qui sta il punto.

Chi decide in Europa è un pugno di uomini, ben allenati, amici tra di loro di lunga data.
Sono una cinquantina.
Costoro, sono la vera cupola che sovrintende ai destini degli europei. 
Loro decidono chi governa e chi non lo fa. Loro stabiliscono se l'Italia avrà le larghe intese, se la Germania avrà la grossekoalition e se è il caso che il Belgio abbia o non abbia un governo. 
Loro decidono quali Leggi far passare in Italia e nel resto d'Europa.
Loro decidono quanti disoccupati ci devono essere o non essere e se le imprese italiane devono o non devono essere pagate.
Sono tutti membri del più potente club del pianeta Terra.
In confronto, il Bilderberg è folclore per nuovi ricchi a caccia di status sociale da esibire.
Ecco, qui di seguito, tutti i nomi suddivisi per nazionalità e ordine alfabetico. 

Chairman

Leif Johansson
Ericsson
Sweden

Vice-Chairmen

Benoît Potier
Air Liquide
France
Peter Löscher
Siemens
Germany


Members

Gerhard Roiss
OMV
Austria
Jean-Pierre Clamadieu
Solvay
Belgium
Thomas Leysen
Umicore
Belgium
Nils S. Andersen
A.P. Moller - Maersk
Denmark
Antti Herlin
Kone
Finland
Pierre-André de Chalendar
Saint-Gobain
France
Christophe de Margerie
TOTAL
France
Bruno Lafont
Lafarge
France
Gérard Mestrallet
GDF SUEZ
France
Jim Snabe
SAP
Germany
Tom Enders
EADS
Germany
Marijn Dekkers
Bayer
Germany
Heinrich Hiesinger
ThyssenKrupp AG
Germany
Kasper Rorsted
Henkel
Germany
René Obermann
Deutsche Telekom
Germany
Norbert Reithofer
BMW Group
Germany
Johannes Teyssen
E.ON
Germany
Kurt Bock
BASF
Germany
Dimitri Papalexopoulos
Titan Cement
Greece
Zsolt Hernádi
MOL
Hungary
Gary McGann
Smurfit Kappa Group
Ireland
Franco Bernabè
Telecom Italia
Italy
John Elkann
Fiat
Italy
Carlo Bozotti
STMicroelectronics
Italy
Rodolfo De Benedetti
CIR
Italy
Paolo Scaroni
Eni
Italy
Svein Richard Brandtzaeg
Norsk Hydro
Norway
Jacek Krawiec
PKN Orlen
Poland
Paulo Azevedo
SONAE
Portugal
Ignacio S. Galán
Iberdrola
Spain
Antonio Brufau
Repsol
Spain
Pablo Isla
Inditex
Spain
César Alierta Izuel
Telefónica
Spain
Olof Persson
Volvo
Sweden
Jacob Wallenberg
Investor AB
Sweden
Severin Schwan
F. Hoffmann-La Roche
Switzerland
Paul Bulcke
Nestlé
Switzerland
Ton Büchner
AkzoNobel
The Netherlands
Jean-François van Boxmeer
Heineken
The Netherlands
Frans van Houten
Royal Philips Electronics
The Netherlands
Peter R. Voser
Royal Dutch Shell
The Netherlands
Güler Sabanci
Sabanci Holding
Turkey
Jan du Plessis
Rio Tinto
United Kingdom
Vittorio Colao
Vodafone Group
United Kingdom
Ian Davis
Rolls-Royce
United Kingdom
Carl-Henric Svanberg
BP
United Kingdom