Ragno Pavone, il ragno piu' bello del mondo. Le foto di Jurgen Otto. - Roberta Ragni

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Durante una passeggiata in Australia, l'entomologo Jurgen Otto si è imbattuto in un piccolo aracnide con cui non era mai entrato in contatto prima di allora. Era il ragno pavone australiano, chiamato anche Maratus volans o Peacock spiderche misura poco più di 4\5 millimetri, è in grado di fuggire via saltellando in modo irregolare e porta con sé un vero e proprio arcobaleno di colori,visibile quando solleva i lembi della parte posteriore del corpo nel rituale di accoppiamento.
"Quando sono arrivato a Sydney ero un po' annoiato, perché non c'era abbastanza da fotografare, ma ora non voglio vivere in nessun altro luogo. Penso che sia il ragno più bello del mondo", racconta l'entomologo, autore di magnifichi scatti del ragno più bello del mondo. Il Maratus volans, per attrarre le femmine, alza le sue "alette", così splendidamente colorate, come una sorta di ventaglio.
Lo fa sollevandosi su due zampe, è così che rivela le estensioni colorate, e vibrando mentre si sposta da un lato all'altro, nel tentativo di corteggiare la sua controparte femminile. Purtroppo, se la danza non impressiona la femmina, il maschio potrebbe finire per diventare la sua preda.
Anche se la paura dei ragni è la più comune fobia specifica in tutto il mondo, le foto di Jurgen Otto sono di certo un buon modo per riabilitare l'immagine di queste straordinarie creature.

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GLI ABUSI DELLE MULTINAZIONALI SUI MINORI: UN’INVISIBILE EPIDEMIA GLOBALE. - JOHN MCMURTRY Global Research



“Non ci può essere una rivelazione più profonda dell'anima di una società, del modo in cui tratta i suoi bambini” sostiene Nelson Mandela 

Come non essere d'accordo? 

Eppure oggi i bambini possono essere aggrediti, fatti ammalare, o uccisi da pervasivi farmaci commerciali, cibo e bevande spazzatura, resi perversi in vari modi dalla violenza senza scrupoli, impegnati in lavori forzati senza nessun beneficio, e poi buttati dentro a un futuro aziendale di schiavitù per debiti e lavoro senza senso. Come può questo crescente abuso sistematico essere consentito pubblicamente ad ogni livello? Che tipo di società potrebbe distogliere lo sguardo da come le sue istituzioni dominanti rovinano le vite dei giovani e lo stesso futuro dell'umanità? 

L'abuso è incorporato nel sistema. Tutti i diritti di coloro stessi che si preoccupano dei bambini –dai genitori lavoratori ai sistemi di sostegno sociale-- sono derivati da trattati “commerciali” aziendali che sorpassano le leggi per garantire come unico obiettivo la regola del “profitto degli investitori”. I bambini sono nello strato più basso, e per lo più espropriati senza scrupoli dal sistema globale. La scusa di “condizioni più competitive” significa, di fatto, una corsa al ribasso dei benefici per le famiglie, della sicurezza sociale, dell’educazione superiore libera dal debito, delle protezioni contro ambienti tossici, ai quali i giovani sono i più vulnerabili. Allo stesso tempo, vendite crescenti di cibo spazzatura, malnutrizione e deterioramento culturale incitano il solo sviluppo ottenuto -una richiesta sempre maggiore di denaro alla cima. 

I meccanismi di abuso non sono temperati da riforme come avveniva in passato, ma approfonditi e ampliati. Gli stanziamenti per [la legge ] Omnibus Harper che spoglia anche istituzioni scientifiche e sociali e toglie diritti aziendali stranieri transnazionali, nel nome di “un partnertariato trans-pacifico” e “Accordo Commerciale fra Canada e Europa” fanno avanzare ulteriormente la grande espropriazione. 

Una domanda non fatta unisce questi punti, ma è tabù porla. Quale guerra, collasso ecologico o sociale non è oggi alimentato dal rapido strisciare dei diritti aziendali allo scopo di derubare e inquinare le società e –i meno considerati- i giovani? 

Nella seconda versione ampliata di Cancer Stage of Capitalism (Lo stadio canceroso del capitalismo, ndt) spiego l'intero sistema. Operazioni monetarie onnivore [attivate] dalla ricchezza aziendale proliferano attraverso i loro ospiti viventi, superando le difese della vita sociale a ogni livello e mettendo a tacere le critiche. Nessuna [di queste operazioni] tende a servire una funzione sociale (“supporto alla vita” nell’originale, ndt) ma solo a massimizzare i profitti. Esse circondano, minacciano, corrompono e molestano con le armate delle lobby aziendali per oltrepassare le legislature e lanciare attacchi tramite pubblicità e guerre con i mass media come loro veicoli di propaganda. Ci sono tutte le caratteristiche classiche del bullismo– richieste pervasive a senso unico, fare una gang, minacciare con la forza, falsi pretesti, indebolire gli oppositori presi e sfruttati, e attaccare brutalmente chi resiste. Ma i bulli sono visti solo fra gli stessi giovani, mentre il governo nell'interesse del benessere dei bambini è sacrificato in modo crescente alla fanatica dottrina secondo la quale la “mano invisibile” del dio mercato è la Provvidenza e tutte le merci sono “beni”. 

COME L'ABUSO AZIENDALE SI MUOVE FIN DENTRO I BAMBINI 

Ricordiamo come il portavoce della General Electric e il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan mandarono in onda la guerra post anni ‘80 contro sindacati, attivisti per la pace, ambientalisti, e ogni tipo di comunità non asservita ai diritti aziendali americani. Il Nicaragua, piccolo e alla fame, che si era alzato contro la tirannia preparata dagli USA, portando educazione pubblica e benefici alla salute per i bambini sopraffatti dalla povertà fu individuato come esempio. 

“Tutto quello che devono fare è dire “Zio””, diceva con un sorrisetto Reagan alla stampa quando gli chiedevano cosa poteva fare il Nicaragua per fermare gli attacchi statunitensi. Loro non lo fecero e gli USA minarono il loro porto centrale e finanziarono i Contras con denaro proveniente dalla droga per le armi per attaccare e bruciare le scuole e gli ospedali. Il governo di Reagan e i mezzi di comunicazione ignorarono la sentenza da sei miliardi di dollari della Corte Internazionale contro i crimini di guerra e la falsa rivendicazione della “difesa personale”. Coloro che abusano continuano sempre se non vengono indicati e le prime vittime sono sempre i bambini. 

Ora con il collasso ideato dalle banche dell'Europa social-democratica, oppositori ricchi di petrolio che hanno guadagnato dal saccheggio delle aziende nel Medio Oriente e i sistemi di supporto ai beni di prima necessità in lento declino, noi siamo capaci di vedere la diretta invasione aziendale delle menti e corpi dei bambini. Come da altre parti, la giustificazione è “dare loro ciò che vogliono”. E tutte le leve vengono premute per agganciare i giovani ai prodotti delle multinazionali che danno dipendenza – il bambino e l'adolescente hanno paura di essere lasciati da soli, il desiderio di più zucchero, sale e grasso, il fascino primordiale delle immagini di violenza e distruzione, il desiderio di attenzione in forme stereotipate, la noia di inerzia con nessuna funzione vitale, la perdita di aree per lo svago sociale a causa della grande mancanza di fondi, l’incessante coazione alla distrazione, e dubbi da buco nero sul proprio Io. Tutte le istigazioni e prodotti poco salutari e che creano dipendenza formano un modello comune di abuso sui bambini, che è molto più destabilizzante per la vita di qualunque altro del passato. Sotto la scoperta, cresce un'epidemia patologica. 

In risposta alle malattie causate dalle merci, dall'obesità alle stelle e mancanza di forma fisica a depressione giovanile senza precedenti e indifferenza psichica alla violenza, quasi nessuno standard di vita pubblica di ciò che è spinto ai giovani è consentito nel mercato super lucrativo. Anche quando il consumo crescente dei bambini di innumerevoli cibi spazzatura, droghe farmaceutiche e divertimenti che distruggono la vita li rende dipendenti da ciò che alla fine potrebbe rovinare le loro vite, si vedono le lobby che ostacolano furiosamente gli stili di vita salutari. 

Come mostra Childhood Under Siege/ How Big Business Targets Your Children (Infanzia sotto assedio, come la grande impresa bersaglia i vostri bambini, ndt) di Joel Bakan, l'abuso sistematico viene ignorato, negato e bloccato contro la regolamentazione pubblica. Anche con diabeti mortali dovuti al cibo ed alle bevande spazzatura e disfunzioni ormonali e avvelenamento del corpo dovuto alle innumerevoli sostanze chimiche, materiali e sostanze chimiche non testate che nutrono le nostre vite, i giovani non sono protetti da questo abuso sistematico e crescente ad opera delle multinazionali, neanche un pacchetto di informazioni obbligatorio per prevenire i loro disturbi fisici e mentali, i quali continuano a crescere. 

CAPIRE L'ABUSO DELLE AZIENDE SUI BAMBINI COME UNA PATOLOGIA DEL SISTEMA 

Il classico film e libro di Bakan, The corporation, ha rivelato passo passo la “multinazionale come uno psicopatico”. Professore di giurisprudenza e anche genitore, egli ricorda l'”idea andata troppo oltre” di civiltà moderna che è stata aggressivamente messa da parte: “che i bambini e l'infanzia hanno bisogno di quel tipo di protezione pubblica e sostegno che solo la società potrebbe offrire”. Ora osserva, le grandi multinazionali sono “libere di promuovere idee e prodotti non salutari – di fare pressione sugli scienziati e i fisici per spingere le vendite delle loro droghe psicotrope – di far diventare gli ambienti dei bambini – di fatto i loro stessi corpi-- stufe tossiche-- e di trarre profitto dai sistemi scolastici sempre più trasformati in grandi affari”. Da lungo tempo l’orrore e i pericoli del lavoro minorile hanno richiamato l'attenzione, e Bakan riporta che oggi essi stanno ritornando. 

Il classico testo di Ronald Laing, The politics of the family (La politica della famiglia, Edizioni Einaudi, ndt) , approfondisce le problematiche del lavoro minorile sostenendo che i giovani vengono fatti vivere dentro un dramma teatrale i cui ruoli sono programmati da una generazione per quella successiva. Essi sono “buoni” o “cattivi” nella misura in cui seguono o oppongono resistenza ai ruoli a loro imposti. Il cambiamento di rotta oggi è che il palco e la trama sono dettati dal marketing delle multinazionali dei grandi affari. Loro allestiscono il palco e le trame delle attività e i sogni giovanili attraverso modelli di sport, giochi e relazioni simili, formazione dell'identità, mangiare e bere, espressione creativa, assistenza clinica, aumentando la scolarità e addirittura il sonno. Le loro pubblicità condizionano i bambini fin dalla culla e li spingono fortemente verso sostanze dannose che creano dipendenza. Questo è il motivo per cui, ad esempio, “solo l'1% di tutta la pubblicità del cibo propone un'alimentazione salutare”. La vendita di desideri malsani attraverso ogni finestra di menti impressionabili si è moltiplicata così tanto che quasi nessuna regione della vita, comprese le scuole, è libera dall'ordine del giorno totale. 

Nel mentre i governi controllati dalle multinazionali abdicano un obbligo definitivo di governo moderno – rendendo possibile la protezione delle vite dei giovani e del futuro sano dell'umanità. Sui prodotti di pervasiva violenza delle multinazionali, per esempio, l'American Medical Association riporta: “pensiero e comportamento violenti sono indotti sistematicamente e virtualmente in tutti i bambini dai giochi delle multinazionali”. L'occupazione dell'infanzia e adolescenza ha ora raggiunto 9-11 ore al giorno per l'età 8-18 anni che sono incollati a prodotti multimediali orchestrati dalle multinazionali commerciali. I bambini sono motivati da desideri non necessari e dall’adattamento a una cultura che li circonda che ha un “sistema di marketing panottico” per attaccarli alle loro “emozioni profonde”. La ripetizione senza sosta di slogan e false immagini sostituisce le ragioni e la cura della vita, e la logica delle pubblicità è che sei difettoso senza il prodotto. In sostanza, la dipendenza da merci spazzatura di ogni tipo guida la crescita delle vendite delle multinazionali e l'incapacità delle capacità di vita dei bambini viene dopo. Quale maggiore abuso dei bambini potrebbe esistere? 

Bakan riporta copiose evidenze di Big Pharma che compra i dottori con favori, mettendo articoli nei nomi dei giornali, inventa malattie infantili per prescrivere loro medicine, e droga i giovani fin dall'infanzia con le sostanze non sicure che loro propongono. L'invasione aziendale dell'educazione pubblica viaggia insieme all'invasione della salute dei bambini. Amministratori con salari da capi d'azienda per nessuna funzione educativa collaborano nell'agenda, e dispositivi di test meccanici vicini all'esaminazione accademica indipendente sono il cavallo di Troia per un lucchetto massivo di mala educazione. Bakan è consapevole che tutta la tendenza dell’ aziendalizzazione della scuola e delle istituzioni educative “mina il ruolo dell'educazione nel promuovere pensiero critico e riflessioni intelligenti”. Di fatto combatte contro di loro per principio. Perché il ragionamento e la ricerca critica hanno bisogno di persone che apprendono per indirizzare i problemi indipendentemente dai profitti della multinazionale e di penetrare oltre le credenze condizionate dal mercato. I grandi affari chiedono l'opposto. Massimizza i ritorni di denaro come il suo primo e unico principio di pensiero e giudizio e seleziona contro ogni verità o conoscenza che è in conflitto con il suo obiettivo. 

L'abuso aziendale dei bambini, in breve, va ben oltre tutte le altre forme di abuso dei bambini messe insieme. Ma in un mondo dove entrambi i genitori sono al lavoro per sopravvivere e il denaro vince sempre le elezioni, gli interessi di vita dei bambini sono spinti fuori dalla visuale. “Le multinazionali sono grandi, potenti e dominano le istituzioni” riassume Bakan, “deliberatamente programmate per sfruttare e rigettare gli altri che cercano benessere per loro”. 

Quindi qual è la soluzione? Bakan enfatizza il principio precauzionale e leggi contro danni evidenti ai giovani. Egli enfatizza i “valori” e “insegnare ciò che è bene per loro e ciò che non lo è”. Per cui non abbiamo nessun criterio principale dei due. Essi si mostrano da soli una volta visti. Il bene per i bambini è qualunque cosa renda funzionali le capacità di vita per crescere coerentemente, e il male è ciò che le rende non funzionali. Il dominio delle multinazionali va nella direzione opposta. Perciò la mancanza di forma fisica, obesità, depressione, fantasie dell'ego, violenza aggressiva e mancanza di obiettivi aumentano al massimo il suo profitto sull'abuso dei bambini va fuori controllo. Questo è il cuore del nostro disordine. La soluzi
one è il controllo pubblico delle multinazionali in base a standard collaudati di capacità di vita. 

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LE ECONOMIE AVANZATE SONO ORMAI UN COLOSSALE SCHEMA PONZI?



I debiti sovrani battono nuovi record ogni settimana, questo purtroppo è quello che tutti sentiamo periodicamente. L’articolo di oggi è la nostra risposta all’interessante articolo del famoso blog americano Zero Hedge di cui questo è il link: Fonzie Or Ponzi? One Theory On The Limits To Government Debt.

Per chi non avesse voglia di leggerlo, facciamo ora un breve riassunto. Lo scopo dell’articolo è dimostrare che il debito pubblico di uno stato ad alto sviluppo umano potrebbe dividersi semplificando in tre categorie: Fonzie, Fonzie or Ponzi e Ponzi.

Per chi non li conoscesse Fonzie e Ponzi sono due personaggi realmente esistiti. Fonzie corrisponde al personaggio televisivo Arthur Fonzarelli, interpretato da Henry Winkler, protagonista della sitcom Happy Days, prodotta dal 1974 al 1984. Egli interpreta il tipo cool dell’epoca, giacca di pelle, atteggiamento deciso, vincente con le ragazze e uomo di strada. Ponzi invece è una persona reale, il cui nome americano era Charles Ponzi, italiano emigrato in America agli inizi del Novecento. Fu uno dei più grandi truffatori della Storia e inventò appunto lo schema Ponzi, una sorta di catena di S.Antonio finanziaria. In poche parole lo schema Ponzi promette un investimento con alto tasso di profitto senza però attuare nessun investimento concreto; ai clienti iniziali vengono pagati gli interessi come promesso ed essi iniziano a espandere la voce portando sempre nuovi clienti. Il truffatore utilizza quindi i soldi investiti dai nuovi clienti per pagare gli interessi ai clienti precedenti, in una piramide che collassa quando quantità di nuovi clienti necessaria per pagare gli interessi è talmente grande da non essere più sostenuta dal mercato. A questo punto iniziano i primi dubbi dei clienti su questo schema e iniziano le prime richieste di rimborso del capitale che quindi fanno collassare lo schema stesso.

Detto questo l’articolista di Zero Hedge parla invece di Fonzie e spiega, attraverso un episodio della serie, che Fonzie è vero che fa il duro ed è rispettato da tutti come un combattente, ma in realtà Fonzie non ha mai picchiato nessuno, ma semplicemente, attraverso la sicurezza del suo atteggiamento non ne ha mai avuto bisogno perché gli altri si ritirano prima di sfidarlo realmente.

Quindi lo scopo finale dell’articolo è stabilire quali tra gli stati con economie avanzate abbia un debito Ponzi, cioè senza via d’uscita se non fare ulteriore debito e quale invece sia ancora Fonzie, quindi il debito è ancora credibile e ci sono ancora possibilità di diminuirlo.

Zero Hedge stabilisce dei livelli Ponzi e Fonzie che si basano unicamente sull’entità del debito pubblico, mentre qui oggi vogliamo ampliare questa interessante teoria creando un indice che possa stabilire con più precisione quale debito sia Ponzie e quali sia Fonzie. Questo indice lo abbiamo chiamato Index Ponzie e si ricava su base decennale, scegliendo un appropriato anno pre crisi e rapportando la crescita economica alla crescita del debito rispetto al Pil, tenendo in considerazione l’entità del debito stesso e anche l’importanza del PIL del paese analizzato sull’economia globale (più un’economia é importante meno il suo debito è vulnerabile). Non mostreremo i dettagli di come abbiamo ricavato questo indice, non per tenerlo segreto ma semplicemente perché e’ un indice empirico il cui scopo è ottenere dei livelli che rivelino delle informazioni coerenti sul debito e soprattutto data l’unicità della situazione, è un indice che deve essere messo alla prova dai fatti, quindi bisognerà vedere se effettivamente funzionerà in futuro. Dal 2008, cioè l’inizio di questa grande crisi l’indice funziona.

Qui di seguito mostriamo la nostra tabella Fonzie/Ponzi ricavata con l’index Ponzi sopra descritto:


Tra le economie avanzate analizzate, USA, Giappone, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna e Grecia risultano ormai Ponzi, da quando hanno superato la soglia empirica da noi stabilità di 90, non sono più riusciti a creare crescita economica al netto di nuovo debito pubblico (alcuni stati come l’Italia non hanno nemmeno prodotto crescita ma decrescita) e di conseguenza il debito pubblico sul PIL continua ad aumentare e dal superamento di 90 dell’Index Ponzi è solo costantemente aumentato. Di conseguenza possiamo definire le economie di questi paesi ormai dei veri e propri schemi Ponzi dove il debito si paga esclusivamente con nuovo debito in una spirale senza via d’uscita. Germania, Canada e Paesi Bassi sono invece in una fase di transizione. Germania e Canada sembrano che siano riusciti a rallentare la spirale del debito mentre i Paesi Bassi sono sull’orlo dell’essere Ponzi. Australia, Norvegia ed Estonia attualmente sono invece Fonzie, con delle economie ancora libere da un eccesso di debito.

Abbiamo notato che i paesi, ad eccezione della Spagna, che avevano l’anno prima dello scoppio della crisi una crescita economica al netto di nuovo debito sono riusciti a non farsi travolgere dal debito, mentre tutti gli altri sono finiti Ponzi o quasi.

In questo articolo quindi a differenza di quello di Zero Hedge abbiamo considerato non solo l’entità del debito pubblico ma anche il fatto che se il paese considerato riesca o meno a creare nuova crescita economica al netto di nuovi debiti e abbiamo visto che rispetto a Zero Hedge i paesi ormai Ponzi sono di più.

Come può quindi un paese Ponzi uscire dalla spirale del debito nel nostro regime capitalista? Attualmente è molto difficile uscirne, anche perché i governi dei paesi sopracitati hanno reagito in due modi: o tagliando e tassando per ridurre il debito ma questi sono provvedimenti depressivi che diminuendo le entrate non fanno che peggiorare la situazione oppure con politiche monetarie accomodanti che sostenendo il sistema finanziario provano a sostenere l’economia reale ma con scarsi risultati e probabilmente diventando esse stesse degli assurdi schemi Ponzi (come ad esempio negli USA dove il Quantitative Easing è costantemente cresciuto e non si riesce a rallentare senza provare ripercussioni sui mercati, come un “drogato in crisi d’astinenza”). A nostro avviso questi due provvedimenti finora attuati dai governi sono di un’ottusità che è difficile ritenere casuale. Ma detto questo è ancora possibile uscire da uno schema Ponzi ma assolutamente non lo si può fare alzando la pressione fiscale o tagliando in maniera lineare, perché gli effetti depressivi superano le maggiori entrate o le minori spese.

L’unica soluzione può essere o un cambio radicale del regime politico ed economicoo il fallimento, oppure, se ci fosse un governo con un po’ di buon senso, tagliare tutte le spese inutili e utilizzare i soldi così ottenuti esclusivamente per alleviare la pressione fiscale o per incentivare il mondo del lavoro e i consumi, e non per tagliare il debito pubblico..

Nel caso dei paesi europei, come già detto in altri nostri articoli, la crisi non è casuale ed ha scopi ben precisi e probabilmente avrà la sua conclusione con la cessione definitiva della sovranità nazionale all’Europa in cambio di aiuti economici oppure la frammentazione dello stesso stato nazionale in più parti.

Nel caso invece degli Stati Uniti o del Giappone, chi crede che possano uscire dalla politica monetaria espansiva si sbaglia di grosso e probabilmente, appena questa bolla monetaria scoppierà, sarà ricordata come la scintilla del collasso del nostro sistema economico.

Concludendo, le principali economie avanzate sono ormai soltanto dei truffaldini schemi Ponzi, dove l’obiettivo dei governi è soltanto calciare il barattolo di qualche mese in più. Noi continueremo a monitorare l’Index Ponzi per verificare i prossimi anni, se ci sarà qualche inversione di tendenza anche se sembra praticamente impossibile. Vogliamo anche sottolineare che questo indice non è un indice della salute economica di uno stato ma soltanto dimostra se uno stato è ancora in tempo ad uscire dalla spirale del debito pubblico oppure no. Questo non significa che stati che adesso non sono Ponzi, non lo diventino improvvisamente a causa di problemi interni o internazionali.


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Inps, Mastrapasqua al governo: “Allarme conti”. Ma Saccomanni lo smentisce.

Mastrapasqua


Il presidente dell'istituto scrive ai ministri Saccomanni e Giovanni: "Valutare un intervento dello Stato per coprire i deficit dell'ex Inpdap, altrimenti le passività aumenteranno". L'ultimo bilancio segnava un rosso di quasi 10 miliardi. E a "La Gabbia" su La7 aveva detto: "Possiamo sopportare solo 3 anni di disavanzo". Angeletti: "Avvertimento tardivo" e Bonanni chiede di fare chiarezza.

Attenzione ai conti, non c’è da stare tranquilli. Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, lo ha scritto ai ministri dell’Economia e del Lavoro, Fabrizio Saccomanni e Enrico Giovannini, e poi lo ha ribadito alla commissione bicamerale sul controllo degli enti previdenziali. Le ragioni? L’accorpamento con Inpdap ed Enpals, ma anche la “forte contrazione dei contributi per il blocco del turn over del pubblico impiego” e al “continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali” come ha spiegato lo stesso capo dell’istituto di previdenza in Parlamento. E quindi ha invitato “a fare un’attenta riflessione” sul bilancio dell’istituto che ormai è “un bilancio unico, essendo il disavanzo patrimoniale ed economico qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale di non totale tranquillità”. Ma una secca smentita arriva dal ministro dell’Economia:  “Non c’è nessuna ulteriore necessità di intervento”.
 Il bilancio uscito nel settembre scorso era in rosso di quasi 10 miliardi di euro. Nel 2012 l’istituto di previdenza ha registrato un disavanzo economico di 12,216 miliardi di euro, con un incremento di 9,955 miliardi rispetto al 2011. Durante “La Gabbia”, il programma di La7 condotto da Gianluigi Paragone, Mastrapasqua aveva peraltro detto che l’Inps può sopportare solo tre anni di deficit e poi potrebbe materializzarsi il crac. Dunque serve valutare “nelle sedi competenti, – continua il presidente Inps – l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”. Il riferimento è alla situazione ante-2008, quando lo Stato trasferiva le risorse per coprire la gestione Inpdap, in modo strutturale. Il rischio, altrimenti, è un “aumento delle passività”. 
Sul bilancio ex-Inpdap, spiega Mastrapasqua parlando alla commissione bicamerale, grava “il continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali, a fronte di trasferimenti statali che appaiono non completamente rispondenti ai fabbisogni, soprattutto nella quota attribuita come anticipazione, innescando crescenti rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività”. Sarebbe quindi “auspicabile” riflettere sulla possibilità di intervenire, per legge, in modo da tornare alla situazione precedente alla Finanziaria del 2008, quando in pratica, prosegue Mastrapasqua, l’Inpdap diventò “debitore dello Stato da creditore che era”, con la conseguente generazione “dello squilibrio”, che ora, dopo la fusione, ricade sull’Inps. Nel corso dell’audizione il presidente dell’Istituto ricorda inoltre che l’accorpamento deve “consentire la realizzazione di una riduzione dei costi complessivi di funzionamento non inferiore a 20 milioni di euro nel 2012, 50 milioni di euro per l’anno 2013 e 100 milioni di euro a decorrere dal 2014”. Sforbiciate a cui si devono aggiungere altri tagli “che prevedono complessivamente per l’Istituto – evidenzia Mastrapasqua – una diminuzione delle spese di funzionamento di 169 milioni di euro per l’anno 2012, 477 milioni di euro per l’anno 2013 ed oltre 530 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2014”.
Concentrandosi, in particolare, sulla fusione con Inpdap ed Enpals Mastrapasqua precisa che serve rivedere le norme che hanno regolato l’accorpamento: il deficit dell’ex ente pubblico sul bilancio Inps infatti si va facendo sempre più pesante. Occorre dunque abbandonare la pratica delle anticipazioni, “di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni”, e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero “innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività”. Quindi c’è la necessità di un intervento di governo e Parlamento. “Sarebbe auspicabile che fosse approfondita e valutata nelle sedi competenti l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”, dice ricordando come all’origine del deficit ex Inpdap via sia stata la soppressione, con la finanziaria 2008, della norma in vigore dal 1996 che prevedeva l’apporto dello Stato a favore della gestione ex Inpdap, per garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali. A fronte di questo, infatti, l’Inpdap ha fatto ricorso all’avanzo di amministrazione per la coperture del relativo deficit finanziario e soprattutto, alle anticipazioni di bilancio.
“Non c’è alcuna necessità di un nuovo intervento”. Controbatte il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che si trova a Bruxelles per l’Eurogruppo, a proposito delle stime sul Pil diffuse dal’Istat. “I dati – ha aggiunto Saccomanni – si riferiscono ai primi tre trimestri, il dato dell’ultimo mese è migliore di quanto ci si potesse attendere e il quarto trimestre sarà positivo”. Per questo, “il dato annuo è in linea con le previsioni” del governo, “quindi non c’è nessuna necessità di correzioni”.
Ma l’appello di Mastrapasqua è già raccolto dal presidente della commissione Finanze della Camera,Daniele Capezzone: “Non possiamo sottovalutare le preoccupazioni” dice. “Ma la sostenibilità finanziaria dell’ente – continua – è strettamente legata al tema dell’equità soprattutto intergenerazionale. Accanto allo squilibrio nei conti, infatti, non possiamo dimenticare lo squilibrio tra le prestazioni attuali – molte, troppe, superano di decine di volte quelle minime – e tra le attuali e quelle future. Il Governo farà bene a tenere questo monito in giusta considerazione”. Il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, invece, attacca: “I dati sui dirigenti della pubblica amministrazione italiana che sono i più pagati dell’area Ocse sono vergognosi, un vero insulto alla povertà dilagante nel nostro Paese. Il governo deve tagliare subito gli stipendi e le pensioni d’oro – cumuli compresi – mettendo un tetto a 5000 euro al mese. Non si capisce perché in Italia il popolo deve fare i sacrifici e i manager devono guadagnare il doppio degli altri Paesi. Perché Mastrapasqua deve guadagnare più di Obama?”.
L’altra accusa è quella di una dichiarazione tardiva da parte del presidente dell’Inps. Ha dato l’allarme sui conti, dice il segretario della Uil Luigi Angeletti, “colpevolmente con due mesi di ritardo rispetto a noi, che abbiamo votato contro il bilancio”. “Il più grande evasore contributivo – aggiunge – è lo Stato che non ha pagato i contributi per i propri dipendenti per circa 8 miliardi. Adesso stanno cercando il modo di usare i soldi dei lavoratori privati per finanziare il buco dello Stato”. “Occorre fare subito una verifica con il governo e con i vertici dell’Inps per fugare ogni dubbio sui conti e sulla stabilità del nostro istituto di previdenza”, anche il segretario generale della CislRaffaele Bonanni, interviene. ”Non serve alzare polveroni mediatici o allarmare i lavoratori. Noi avevamo detto con chiarezza che bisognava andarci con i piedi di piombo quando si è trattato di integrare Inps e Inpdap, senza farsi trascinare dal furore mediatico che sta rovinando il Paese. Prima si fa questa verifica con il Governo e con l’Inps meglio è per tutti”, conclude Bonanni.
Critiche a Mastrapasqua arrivano anche dalla Lega Nord critica Mastrapasqua: “Ha sollevato un problema che la Lega Nord ha fatto emergere da diverso tempo e in diverse occasioni – dichiara Massimiliano Fedriga, capogruppo in Commissione Lavoro  alla Camera – Con il combinato della riforma delle pensioni Fornero e l’accorpamento di Inpdap in Inps si vuole far pagare il buco di 9 miliardi dell’ex ente di previdenza dei dipendenti pubblici a lavoratori e imprese. Il buco è dovuto anche a contributi non pagati da parte di molti enti pubblici, specialmente quelli allocati nel sud del Paese. È una vergogna che si peschi dalle tasche dei lavoratori per coprire i buchi del pubblico. La Lega Nord aveva avvisato tutti per tempo, ma le forze politiche che appoggiavano il governo Monti, che poi sono la maggioranza attuale, hanno preferito difendere l’esecutivo piuttosto che difendere i lavoratori”. 

Ocse: “In Italia i dirigenti pubblici più pagati. Quasi il triplo della media”.

Ocse: “In Italia i dirigenti pubblici più pagati. Quasi il triplo della media”


Con uno stipendio medio di 650mila dollari, i manager della nostra pubblica amministrazione battono di gran lunga quelli degli altri Paesi membri dell'organizzazione parigina. Male anche la fiducia dei cittadini per il governo e per il sistema giudiziario.

I senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più pagati dell’area Ocse, con uno stipendio medio di 650mila dollari, oltre 250mila in più dei secondi classificati (i neozelandesi con 397mila dollari) e quasi il triplo della media Ocse (232mila dollari). Lo rileva l’Ocse, con dati aggiornati al 2011. In Francia, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260mila dollari all’anno, in Germania 231mila e in Gran Bretagna 348mila. Negli Stati Uniti, la retribuzione media è di 275mila dollari.
Il report Ocse sulle amministrazioni pubbliche valuta poi la fiducia dei cittadini nel loro governo, scesa dal 2007 di due punti, fino al 28%, dato riferito a un’indagine svolta nel 2012. Il dato italiano è ben al di sotto della media dei Paesi dell’organizzazione (40%), e delle percentuali registrate in Francia (44%), Germania (42%) e Gran Bretagna (47%). In testa alla classifica della fiducia nei loro governi ci sono Svizzera (77%) e Lussemburgo (74%), in coda Grecia (13%), Giappone e Repubblica Ceca (17%). Gli italiani hanno poca fiducia anche nel sistema giudiziario (38% contro una media Ocse del 51%) e in quello sanitario (55% contro 71%), mentre ne hanno molta nella polizia locale (76% contro 72%).
Secondo l’Ocse, la spesa pubblica del nostro Paese nel 2011 arrivava quasi al 50% del Pil, contro il 45,4% della media Ocse e il debito pubblico al 120%, oltre 40 punti percentuali in più della media (79%). In dettaglio in Italia sono superiori alla media le spese in welfare (41% contro 35,6%) e i servizi pubblici generali (17,3% contro 13,6%); inferiori alla media le spese in educazione (8,5% contro 12,5%) e difesa (3% contro 3,9%).
L’Italia resta indietro tra i Paesi Ocse anche per l’utilizzo di Internet nei rapporti con la pubblica amministrazione. Secondo un rapporto comparativo dell’organizzazione parigina, solo il 19% dei cittadini italiani usano la rete per interagire con enti locali e governo centrale, contro una media Ocse del 50%. Solo il Cile, con il 7%, ha un risultato peggiore, mentre tutti i grandi Paesi europei sono al di sopra del 40%: la Gran Bretagna al 43%, la Spagna al 45%, la Germania al 51% e la Francia al 61%. Nella classifica non è incluso il Giappone, per cui non erano disponibili dati aggiornati. La percentuale di utilizzatori di servizi di e-government cresce nettamente per quanto riguarda le imprese, al 76%, ma resta la penultima tra i Paesi Ocse, davanti alla sola Svizzera, e nettamente inferiore alla media, che si attesta all’88%. 

Andrea Scanzi





È bastato indagare un po' per scoprire che la Cancellieri è andata ben oltre le "semplici telefonate di solidarietà". C'è un'altra telefonata fatta dal ministro ad Antonino Ligresti, fatta poco prima di essere sentita come teste dai pm. E poi tante, troppe telefonate tra il marito della Cancellieri e i Ligresti. Qualcosa che va molto, troppo oltre le chiamate "umanitarie". Qualcosa che in qualsiasi altro paese democratico sarebbe parso oltremodo inaccettabile.
La Cancellieri doveva dimettersi o essere dimessa. Il governo è stato nuovamente indecente nel salvarla, come con Alfano sul caso Shalabayeva. Letta "Balls of Steel" si sta rivelando un mix ferale tra Andreotti, Forlani, Monti e Don Lurio. Quando il suo governo cadrà, sarà sempre troppo tardi.


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